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Il Rinascimento

27/1/2023

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RINASCIMENTO RINASCIMENTO E MENTALITÀ Il Rinascimento è una corrente artistica che si sviluppa in 200 anni (1400/1500) e possiamo individuare 3 periodi: 1. Inizio del Rinascimento a Firenze (prima fase del 400); 2. Rinascimento "maturo" con ideali maturati e gli artisti principali sono Da Vinci e Michelangelo; 3. Fase Conclusiva/Manierismo, quando gli ideali del rinascimento vengono stravolti. Se in ambito letterario c'era stato un ritorno al pensiero classico con l'Umanesimo, in campo artistico abbiamo il Rinascimento con una rinascita e ritorno dell'arte classica (arte romana e greca), ossia la base dell'arte, rifacendosi agli ideali di equilibrio e semplicità di questi. Questo movimento nasce in contrapposizione al periodo Medievale che viene solitamente descritto come un brutto periodo a causa delle invasioni barbariche, quando in realtà si tratta di uno dei migliori periodi. Un altro fattore che spinge gli artisti del Rinascimento a rifarsi al mondo classico è la natura, presente sempre nelle opere greche, e hanno come obiettivo quello di dimostrare che riescono a rappresentare al meglio e quindi superare gli elementi del mondo classico. L'atteggiamento dell'uomo cambia, se nel Medioevo l'uomo accettava qualunque cosa e non lottava poiché pensava che fosse destinato a ciò a causa della visione teocentrica dell'epoca, nel Rinascimento/Umanesimo l'uomo inizia ad avere una nuova consapevolezza di se stesso e delle proprie capacità, ritenendosi responsabile del proprio...

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Didascalia alternativa:

destino e capace di cambiare, attraverso le proprie azioni, il corso della storia, abbiamo molte scoperte scientifiche. Quindi in questo periodo troviamo un nuovo modo di porsi nei confronti della vita, cosa che caratterizzerà ogni forma d'arte. Un personaggio biblico che diventerá emblema del Rinascimento é Davide (primo re di Israele), il quale tramite la propria astuzia e intelligenza riuscì a sconfiggere il gigante Golia, traendolo in inganno colpendolo in fronte con una pietra. Davide per questo suo modo di agire é simbolo del Rinascimento perché il suo atteggiamento rispecchia proprio quello di quest'epoca, perciò lotta e non si abbandona al destino come il tipico uomo medievale. Davide diventa personaggio simbolo del Rinascimento infatti sarà scolpito e raffigurato in varie opere di Artisti come Michelangelo o Raffaello. LA PROSPETTIVA La mentalità cambia anche perché cambiano anche gli strumenti e nell'arte la grande novità è la prospettiva. La prospettiva è una tecnica che permette di rappresentare uno spazio tridimensionale su un foglio da disegno. Già Giotto in maniera intuitiva aveva pensato a come raffigurare la profondità nello spazio ma in tutte le sue opere non si arriva mai ad una prospettiva geometrica lineare secondo le regole che verranno scritte nel quattrocento. La grande rivoluzione ci fu con Brunelleschi che iniziò a scrivere le regole della prospettive che sono tantissime, al punto che Leon Battista Alberti le semplifica perché altrimenti sarebbe impossibile seguirle per un generico pittore. Questo concetto di prospettiva verrà poi esteso con Leonardo Da Vinci, il quale invece di utilizzare le regole geometriche della prospettiva, utilizzò i colori per raffigurarla (prospettiva aerea). Quest'ultima prese vita con un osservazione di Leonardo, il quale noto che nell'aria ci fosse tanto pulviscolo e perciò se avesse osservato un oggetto da lontano, con maggiore pulviscolo, l'avrebbe visto sfocato. Perciò possiamo affermare le figure in primo piano sono più dettagliate e nitide mentre quelle in lontananza sono sempre più dettagliate fino ad essere coperte dalla nebbia. Quando parliamo di prospettiva dobbiamo definire alcuni elementi: 1. Un oggetto da rappresentare; 2. La persona che guarda l'oggetto; 3. La posizione rispetto all'oggetto è ben precisa. In base alla posizione possiamo raffigurare infinite prospettive. É come se tra l'osservatore e l'oggetto ci fosse un foglio trasparente, e per dare il via alla prospettiva dobbiamo innanzitutto chiudere un occhio in modo da avere una riproduzione precisa su questo foglio trasparente. Più sono lontano dall'oggetto più l'oggetto è piccolo e viceversa. Sul foglio da disegno il mio sguardo rappresenta il punto di fuga, ossia il punto dove si indirizzano tutte le linee del foglio. Visione con due occhi: stereoscopica. Brunelleschi si rese conto tramite una tavoletta ottica, la quale aveva un foro dove posiziona il suo occhio, che le figure intorno a lui assumevano questa forma tridimensionale. Grazie all'uso di questa tavoletta lui disegno vari edifici con questa prospettiva come il battistero di Firenze. PROPORZIONE Quello di proporzione é un altro concetto molto importante durante questo periodo. Quest'ultimo era molto usato anche dai greci, i quali raffiguravano proporzioni perfette. Questo concetto di proporzionalità viene ripreso da Vitruvio, un architetto romano, dalla quale Leonardo Da Vinci prese spunto e realizzò un disegno definito "uomo Vitruviano", icona della proporzione. Vitruvio diceva che se stendiamo un uomo per terra con le gambe e le braccia aperte e puntiamo il compasso il compasso sull'ombelico dell'uomo, é possibile tracciare una circonferenza dove arrivano sia le gambe e sia le braccia. La larghezza dell'uomo con le braccia aperte è uguale all'altezza dalle gambe ai piedi, perciò l'uomo può anche essere inscritto in un quadrato. Quindi la figura umana è proporzionata al punto che può essere inscritta sia in una circonferenza che in un quadrato. Queste regole erano già state scoperte dai greci ma Leonardo le riprende nella sua opera. Questo concetto di proporzionalità é molto diffuso soprattutto nell'architettura poiché si cerca di creare un equilibrio tra le varie strutture che compongono un edificio, ma anche nella scultura. LE ROVINE Lo sguardo verso l'antico porta ad un recupero di molti edifici antichi, perciò Roma (anche se rovinata e trascurata) rimane il punto di massima aspirazione di tutti gli artisti dell'epoca. La città era rovinata a causa dei vari saccheggi e invasioni barbariche che ci furono nel medioevo (tra i quali le spoglie del Colosseo), inoltre molti edifici vennero coperti dalla vegetazione. Perciò per la prima volta abbiamo una catalogazione di ciò che rimaneva dell'antica Roma, perciò si creò un catalogo con i vari dettagliati disegni dei monumenti e strutture che erano rimasti. Le rovine di queste strutture diventano tema importante per i pittori, i quali raffiguravano città rovinate e semidistrutte. FIRENZE Il Rinascimento nasce a Firenze poiché in questa città grazie al governo da parte della famiglia de I Medici che erano molto devoti all'arte. I quali furono i primi ad avere una grande fiducia agli artisti del Rinascimento come Brunelleschi o Botticelli poiché loro erano degli amanti dell'arte (mecenate), loro misero a disposizione i propri beni per lo sviluppo dell'arte e per la decorazione della città. I Medici perciò furono fondamentali per la nascita del Rinascimento, poiché favorirono grazie al loro amore per l'arte il lavoro di molti artisti, i quali erano legati alla famiglia al tal punto che vivevano con loro, creando un forte legame. La fase iniziale del Rinascimento si sviluppa solo a Firenze poi si diffonde in tutta Italia (unico paese dove si sviluppa il Rinascimento) grazie alle varie corti che vogliono gareggiare l’una con l'altra in base allo splendore del proprio governo. Corti importanti ci furono a Milano, Ferrara, Napoli, Mantova. Il Rinascimento sarà solo un fenomeno artistico italiano fino alla fine del 500, prima di dar vita al Barocco. LA PROSPETTIVA SECONDO FILIPPO BRUNELLESCHI Le testimonianze più rilevanti dello studio della prospettiva di Filippo Brunelleschi, oggi purtroppo andate perdute, erano 2 tavolette di 30 cm di lato circa, realizzate su una base di argento brunito e raffiguranti: 1. Palazzo Vecchio → nell'angolo nordoccidentale di Piazza della Signoria 2. Battistero di San Giovanni →visto dalla porta centrale di Santa Maria del Fiore Mirror with sighting hole Sight line AFTUR AAA Koma Painting with polished silver sky Esse dovevano essere osservate dal retro, riflesse da uno specchio e attraverso un foro che coincideva con il punto di fuga della composizione, cioè il centro. Così Brunelleschi faceva in modo che l'osservatore fosse nella posizione corretta per osservare le opere e cogliere la profondità del disegno prospettico, data dal convergere di tutte le rette ortogonali proprio nel punto di fuga. Gli oggetti più in lontananza erano disegnati con dimensioni minori, secondo il punto di vista e quindi la distanza dell'osservatore. FILIPPO BRUNELLESCHI IL CONCORSO DEL BATTISTERO DI FIRENZE Il Rinascimento nasce a firenze nel 1401, quando Firenze già era una città ricca, piena di mercanti e banchieri e gli stessi Medici non erano una famiglia nobile ma di bancari, molto dediti all'arte. Questo desiderio di volere cose belle nella città stava a significare il potere che essi avevano. Una caratteristica importante dell' arte è proprio quella di dimostrare la grandezza di chi regna in un preciso territorio. Il quattrocento si apre a Firenze con un concorso per la costruzione del portone d'ingresso del battistero di Firenze (edificio più importante per gli abitanti dell'epoca). Non fu dato l'incarico ad un determinato artista ma si dà l'opportunità a tutti di partecipare, stimolando la creatività dei migliori artisti della Città. L'apertura al concorso è data dal fatto che si voleva dare l'opportunità a tutti di sfoggiare le proprie capacità. Tra gli artisti più bravi del concorso abbiamo Brunelleschi e Ghiberti. Il compito del concorso era quello di realizzare una formella (la quale doveva rappresentare una scena biblica del sacrificio di Isacco, figlio che Abramo ha in vecchiaia. Dio chiede ad Abramo di uccidere il figlio vista la sua importanza per il profeta. Abramo accetta e carica su un asino e mentre prepara tutto per ucciderlo arriva un angelo dal Cielo che lo ferma e gli confessa che Dio l'aveva messo alla prova), questa era la scena da raccontare su questa lastra che doveva essere composta da un singolo oggetto di bronzo. In finale arrivano le fornelle di Brunelleschi e Ghiberti. Formella di Brunelleschi Formella di Ghiberti LE FORMELLE DI BRUNELLESCHI E GHIBERTI Nella formella di Brunelleschi (a differenza di quella di Ghiberti) Abramo e Isacco sono centralizzati mentre i servitori escono quasi fuori, perciò le figure si espandono verso l'esterno. L'angelo che arriva dall'alto blocca la mano di Abramo fisicamente in maniera brusca e Isacco lotta e cerca di difendersi non abbandonandosi dal destino. Nella formella di Ghiberti c'è una sorta di altare con Abramo che sta per pugnalare il figlio, abbiamo dei servitori di Abramo che chiacchierano tra di loro. L'angelo che arriva dall'alto non interviene in maniera fisica ma a voce e Isacco accetta il destino passivamente. Possiamo confrontare queste due fornelle e renderci conto che rappresentato la differenza tra la mentalità dell'uomo tra il Medioevo (Ghiberti) e il Rinascimento (Brunelleschi). Poiché l'opera di Brunelleschi era più innovativa ed il popolo non era ancora pronto a questo cambiamento, decidono di far vincere Ghiberti. É proprio con la formella di Brunelleschi che diamo inizio al Rinascimento. Ghiberti, dopo aver vinto, realizzò tutta la porta e visto che sembra far ingresso al paradiso è chiamata "Porta del Paradiso". LA CUPOLA DI SANTA MARIA DEL FIORE Brunelleschi studia la sua teoria sulla prospettiva sul battistero di firenze tramite la tavoletta ottica fino a quando gli viene assegnata l'offerta più importante della sua vita. A firenze esisteva la Basilica di Santa Maria del Fiore, la quale era incompleta poiché il tamburo che avrebbe retto la cupola era troppo grande e nessuno se la sentiva di realizzarla. La chiesa era utilizzata ma non era completa con un diametro del tamburo della cupola di circa 45/49 metri. Brunelleschi era un giovane che si dedicava molto all'architettura ma si interessava a tutto, perfino alle opere letterarie come quella di Virgilio. Era andato più volte a Roma con il suo amico per prendere ispirazione dalle rovine dell'età classica e avendo visto anche più volte il Pantheon e si domandò come i romani avevano costruito una cupola del genere; decise, quindi, di studiare i sistemi costruttivi degli antichi romani e realizzò un progetto per la cupola di Santa Maria del Fiore. Brunelleschi si occupò della costruzione della cupola dal 1417 fino alla sua morte. La costruzione della cupola fu affidata a Brunelleschi perché, oltre ad aver presentato il modello, presentò anche un piano di lavoro coerente e si presentò alle fornaci per controllare che i mattoni non avessero difetti, sceglieva le pietre una a una, forniva dei modelli di legno del lavoro finale e si preoccupava, per primo, di controllare i macchinari che dovevano salire i materiali. 00 000 8000 ALLA Il problema di Firenze era che non si potessero costruire delle centine (strutture di sostegno di legno) poiché troppo grandi. Anche i romani non le riuscirono a costruire ma utilizzarono un metodo autoportante come Brunelleschi. Quest'ultimo, per non renderla troppo pesante, costruisce una calotta interna per dare sostegno. Ancora oggi ci si può arrivare in cima attraverso dei percorsi interni, i quali raggiungono la lanterna (punto più alto della cupola). Il tamburo (piano di sostegno della cupola) aveva pianta ottagonale e perciò anche la cupola avrebbe dovuto averla, sugli spigoli realizza degli archi di marmo. Nelle cattedrali gotiche si riempiva gli spazi tra gli archi con dei mattoni, cosa che non poteva essere fatta a Firenze poiché erano troppo grandi. Perciò il sistema è autoportante con una cupola che cresce man mano su se stessa. Per sostenere questo grosso peso Brunelleschi usa il metodo a spina di pesce (sistema di montaggio romano che impedisce ai mattoni di scivolare). I mattoni si incastrano in maniera obliqua creando una sorta di forma a spirale, cosa che consente alla cupola di sostenersi. Arrivata alla sommità si utilizza una sorta di tempietto. Il progetto fu di Brunelleschi ma non riuscì a realizzarlo lui stesso poichè morì prima. Dai popoli antichi veniva definita come un riparo che copriva tutti i popoli della Toscana. Ancora oggi è la cupola più grande in muratura mai realizzata. La finalità della cupola, oltre all'estetica, era anche quella di proteggere la costruzione dall' umidità. Ghiberti (acerrimo nemico di Brunelleschi) lavorò inizialmente anche lui alla cupola. Però nasce una forte rivalità, basta pensare che un giorno Brunelleschi si finse malato per lasciare Ghiberti da solo, incapace di continuare poiché il progetto era di Brunelleschi. Quest'ultimo trova le soluzioni all'istante poiché era sempre presente durante la costruzione della cupola, la quale fu assegnata inizialmente a entrambi ma alla fine fu assegnata unicamente a Brunelleschi. Quest'ultimo è uno dei primi di architetti progettisti e mentre stava costruendo la cupola ebbe altri incarichi come architetto militare (il quale progettava fortificazione, mura di difesa per la città poiché in quell'anno fu scoperta la polvere da sparo e perciò le città dovevano difendersi al meglio). LO SPEDALE DEGLI INNOCENTI A Firenze ci sono altrettanti edifici di Brunelleschi come lo Spedale degli Innocenti.. Lo Spedale degli innocenti era anticamente un orfanotrofio o brefotrofio, dove venivano cresciuti bambini che erano stati abbandonati. Questo spedale era affiancato alla chiesa dell'Annunziata (luogo d'abbandono dei bambini). Questo orfanotrofio comprende il complesso che è composto da un portico, un cortile, una chiesa, un refettorio e le cellette da letto. Nel rinascimento, con il ritorno all'antico, il prospetto (facciata) affaccia sulla piazza che viene rimmaginata come il centro rispetto al periodo medievale dove le strade erano strette, le case che si incastrano tra di loro e non c'erano grandi piazze ma delle piccole piazzette. Le città, quindi, vengono costruite seguendo lo schema delle città romane, strade rettilinee dove all'incontro di esse non c'è più il foro ma la piazza. La piazza dove affaccia lo spedale viene immaginata come un foro circondata da edifici con dei portici. Per realizzare questo edificio Brunelleschi fa riferimento ad un sistema chiamato modulo. Il modulo è un'unità di misura base che viene riprodotta per intero o raddoppiata/dimezzata ma tutte le misure e tutti gli elementi che lo compongono fanno riferimento a questa misura. Il piano di calpestio è rialzato ed è raggiungibile tramite dei gradi che ricordano i templi. La facciata è composta da nove arcate con archi a tutto sesto, copiati dai romani, con al di sopra una fascia rettilinea, molto doppia, che prende il nome di architrave, copiata dai greci, con un fregio lineare. La facciata sopra l'architrave ha delle finestre, a ogni arco corrisponde un finestra. I cerchietti presenti tra le varie arcate sone in ceramica invetriata che sono state realizzate dopo per arricchire lo spazio vuoto. Se consideriamo come unità base l'altezza della colonna che è alta a anche l'intercolumnio, lo spazio tra due colonne, sarà a ma non solo anche la profondità, la distanza tra la colonna è il muro che ricorda che capate delle cattedrali romaniche, sara a (h=l=p); abbiamo quindi, uno spazio cubico. L'arco avrà un raggio di a/2 invece l'altezza, dalla base della colonna all'architrave, sarà di 2a. Sopra l'architrave abbiamo un ulteriore misura che corrisponde ad a ed è la misura dall'estradosso dell'arco alla cornice superiore. Al di sopra di ogni arco abbiamo una finestra con un timpano triangolare, copiato dalla facciata di un tempio greco, che misura a/2. Questa precisione c'è perché c'era un concetto di precisione e proporzionalità, come nei templi greci. La copertura delle campate era una volta a padiglione; se abbiamo una base circolare su cui c'è una semisfera e immaginiamo di tagliare con un quadrato, inscritto nella base circolare, questa semisfera. 2a MICHELOZZO DI BARTOLOMEO Michelozzo era un architetto ed è considerato a Firenze, subito dopo Brunelleschi, un architetto importantissimo; talmente importante che la famiglia dei Medici, in particolare Cosimo dei Medici, commissiona, a questo architetto, la progettazione del proprio palazzo di famiglia che cerca di riprendere dei modelli antichi e classici. Come detto in precedenza, le strade assumono un carattere romano, quindi perpendicolari, e nell'incrocio delle strade nascevano i palazzi rinascimentali; palazzi che poi, a partire dai Medici, si faranno costruire tutte le famiglie ricche fiorentine ma anche altre famiglie in tutta l'Italia. IL PALAZZO MEDICI/RICCIARDI Il Pazzallo Medici è un palazzo che, dopo il possesso dei Medici, andrà in mano alla famiglia Ricciardi nel '600 e quindi diventa oggi il Palazzo Medici/Ricciardi. Questo palazzo è costruito al centro di Firenze, oggi museo, e dà l'aspetto di essere un edificio imponente perché vuole richiamare le domus romane (chiuse all'esterno con cortili interni) infatti, come le domus, è tutto chiuso esternamente ma ha un grande cortile interno creato secondo uno stile rinascimentale. Lo schema, quindi, è quello di una corte ovvero un cortile intero intorno intorno al quale si sviluppa un porticato ed ha come ingresso un androne. Esternamente si presenta come unico blocco e ha come particolare il bugnato, rivestimento esterno fatto in pietre che al piano terra è molto ruvido e sporgente, al primo piano è liscio e al secondo piano quasi inesistente; senso di alleggerimento. Altro elemento caratteristico è la cornice sporgente in alto. Questo palazzo è importante perché tutte le vicende della famiglia dei Medici si svolgono in questo palazzo; palazzo che al suo interno custodirà il David di Donatello che sarà posizionata al centro del cortile che fu un elemento di scandalo perché il David era nudo, come sculture greche. I nuovi palazzi erano suddivisi tutti in tre piani: ● Piano terra→→stalle o cucine ● Piano nobile o primo piano riservato ai nobili che vivevano al primo piano perché siccome le strade non erano asfaltate i carri alzavano terra e polvere Secondi piano →→ riservano alla servitù perché, oltre ad avere un tetto basso, d'estate faceva caldo ed invero freddo perché esposti DONATELLO Donatello nasce a Firenze nel 1386; non proveniva da una famiglia ricca o importante, come quelle viste in precedenza e in età giovanile iniziò a lavorare nella bottega di Ghiberti (scultore di grande abilità) con la quale imparò molte tecniche del mestiere. Lo abbiamo già incontrato con Brunelleschi nel viaggio a Roma, che fu per lui un importante viaggio di formazione, in cui studiò e ammirò grandi opere di artisti classici, quindi opere greche e romane. Negli anni successivi tornò a Roma con Michelozzo per approfondire la sua conoscenza sugli aspetti decorativi. Fu un'artista molto vario e a 360° poiché utilizzò e testò tutte le tecniche che poté sperimentare uno scultore, a partire dal tutto tondo, bassorilievi, altorilievi, e inventò addirittura una tecnica scultorea chiamata stiacciato; provò anche molti materiali quali pietra, marmo, bronzo, legno, terracotta, stucco e ripropose l'uso della cera persa usata dagli antichi greci che era una tecnica utilizzata per la realizzazione di manufatti in bronzo la quale si basava sulla colatura di metallo fuso eseguendo quindi in cera la scultura che si vuole trasformare in bronzo; tentò dunque in tutti i modi di riformare la scultura medievale. Le sue opere sono partite dal gotico per creare poi uno stile rinascimentale, tuttavia vediamo che in esse non troviamo un pieno stile rinascimentale ma c'è ancora un minimo utilizzo dello stile gotico. Partecipò alla realizzazione di cinque statue per il Campanile di Giotto (Firenze) e due/tre per i tabernacoli esterni della Chiesa di Orsanmichele (Firenze). La fama di Donatello inizia a crescere andando oltre Firenze, infatti lavorerà in molte città italiane, quali Pisa, Prato, Ferrara, Siena e soprattutto Padova (città che chiedeva la presenza dei maggiori artisti), tuttavia questo passaggio risulta essere importantissimo poiché egli trasporta con sé gli ideali del Rinascimento tant'è vero che nel Veneto viene a costruirsi una scuola basata su quanto portato da Donatello. Quest'artista rappresenta un'assoluta importanza poiché fu il primo artista ad allacciarsi alla tradizione classica e fu il primo a superarla. Morì a Firenze nel 1466. SAN GIORGIO Una delle sue prime opere giovanili è San Giorgio che realizzò nel 1417 e, essendoci ancora influenza gotica, presenta guglie, punte, arco a sesto acuto; questa statua, insieme ad altre sempre di Donatello, si trova nel tabernacolo esterno della Chiesa di Orsanmichele che, a causa delle piogge e dei cambiamenti atmosferici, venne spostata nel Museo Nazionale del Bargello a Firenze, in cui è posizionata tutt'oggi. Abbiamo già parlato di San Giorgio nell'opera di Pisanello "San Giorgio e la principessa" e la sua figura, insieme a quella di David, venne molto utilizzata poiché, rappresenta un eroe buono, essendo un cavaliere, che combatte per cercare di compiere qualcosa di buono, in questo caso egli cerca di liberare la principessa. La statua di San Giorgio è una struttura in marmo posizionata in una nicchia, infatti si può vedere solo davanti e rappresenta un giovane cavaliere che non sempre è appoggiato a terra e, oltre ad avere uno scudo romboidale tra le mani ha anche le gambe leggermente aperte, questo serve per creare un equilibrio del corpo. Il mantello abbastanza raffinato ci ricorda ancora lo stile gotico e il suo sguardo è molto tranquillo e sicuro di sé facendo sembrare che egli guardi lontano. Con il Rinascimento nasce l'espressività, infatti i personaggi di Donatello esprimono delle emozioni; in quella di San Giorgio, per esempio, c'è una consapevolezza di essere eroe poiché combatte contro un drago portando a casa la vittoria, e lo si può vedere sia dallo sguardo che dalla postura. Sotto la nicchia di San Giorgio c'è un bassorilievo, che racconta la scena di "San Giorgio e la principessa", realizzato con la sua nuova tecnica, 16 cioè la tecnica dello stiacciato in cui unisce sia la scultura (bassorilievo) che la pittura (prospettiva). Nel bassorilievo infatti sono presenti: San Giorgio che si trova su un cavallo, il drago che si trova su due piedi e la principessa. Quest'ultima rappresenta la Chiesa, per cui San Giorgio simboleggia l'eroe che blocca il drago il quale rappresenta a sua volta una figura infernale, quindi Satana, che cerca di estendere il suo potere ma viene fermato; sulla destra ci sono degli archi a tutto sesto realizzati in prospettiva elaborando uno spazio tridimensionale e presentando un senso di profondità basato sulle regole di Brunelleschi, mentre sulla sinistra c'è la caverna dalla quale esce il drago e sembra essere un luogo disordinato, mettendosi così in contrasto con l'ordine degli archi e creando una contrapposizione tra visione infernale e visione paradisiaca. Donatello mostra quindi, con questo bassorilievo, come ha già acquisito la padronanza delle tecniche di Brunelleschi riguardanti la prospettiva, per esempio la linea d'orizzonte si trova all'altezza della testa della principessa e il punto di fuga (punto in cui si incontrano tutte le linee) è posizionato sul dorso di San Giorgio. IL BANCHETTO DI ERODE Un'altra opera realizzata con la tecnica dello stiacciato è il Banchetto di Erode che si trova a Siena nel Battistero di San Giovanni nella Fonte battesimale ed è stata realizzata tra il 1423 e il 1427, quando Donatello, Jacopo della Quercia, Ghiberti ed altri, vennero chiamati per realizzazione di questo fonte battesimale. È un episodio biblico riguardante la morte di San Giovanni Battista, cugino di Gesù nonché suo padrino, che fu arrestato da Erode poiché quest'ultimo aveva paura di lui. San Giovanni era contro l'ingiustizia sociale e la causa per cui lui ed Erode non andavano d'accordo era perché Erode conviveva con la moglie del fratello (di Erode) e per San Giovanni non era lecito, per questo Erode lo arrestò. Quest'ultimo organizzò per il suo compleanno un banchetto in cui Salomè, la figlia della compagna, realizzò un balletto; il re rimase entusiasta tanto da dirle che ella potesse chiedere tutto ciò che volesse e, non avendo nulla da chiedere si rivolse alla madre chiedendole un consiglio. La madre le disse di chiedere la testa di Giovanni Battista ed Erode, nonostante provasse timore nei confronti del santo, mandò comunque dei servitori. La scena che viene rappresentata è proprio questa, una scena un po' macabra. In essa troviamo un servitore inginocchiato che porta un vassoio contenente la testa di San Giovanni Battista, di fronte troviamo il re Erode con le braccia aperte poiché vedere una testa su un vassoio crea un senso di disgusto ed Erodiade, compagna di Erode, la quale indica al compagno il vassoio; intorno c'è un movimento, tra cui una persona che copre il viso per non vedere, sulla destra Salomè che sembra danzare, o ha appena concluso, accompagnata dalla melodia del suonatore che si trova al centro. Le figure in primo piano sono molto più sporgenti rispetto a quelle in secondo e terzo piano e oltre alla stanza in primo piano, ci sono degli archi a tutto sesto aperti, dietro ai quali si intravede una seconda stanza e la stessa cosa si ripete ancora dietro, creando una prospettiva centrale. Il banchetto non solo racconta la scena, ma anche la storia evoluta con il passare del tempo; mette quindi in lontananza, ciò che è avvenuto tempo prima, rispetto a ciò che mette in primo piano, quello che è avvenuto dopo. Nell'ultima stanza viene rappresentato il momento in cui il servitore mostra ad Erodiade o Salomè e ad altre due ancelle, la testa del Battista, che è appunto avvenuto prima della scena raccontata in primo piano. Se nei modelli medioevali venivano rappresentati momenti di storia differenti in opere differenti, con Donatello troviamo una visione simultanea tuttavia in un'unica opera vengono rappresentati diversi momenti della storia. Un'altra capacità di Donatello sta nel lasciare uno spazio vuoto al centro poiché mette in risalto il senso di tridimensionalità, quindi si differenzia dagli altri artisti i quali generalmente rappresentano i personaggi in primo piano al centro, tant'è vero che Donatello fu il primo da cui poi prese spunto Leonardo Da Vinci nella sua opera "l'Ultima Cena". IL DAVID Il David è una famosa opera di Donatello (ad oggi è un premio cinematografico) e la sua data è ancora oggi molto discussa ma molto probabilmente può collocarsi intorno al 1435/1440. È una statua realizzata a tutto tondo poiché è visibile a 360°, è in bronzo ed è stata realizzata con la tecnica della cera persa, utilizzata dagli antichi greci. È un personaggio molto rappresentato durante il Rinascimento, per esempio lo vedremo rappresentato da Michelangelo, ed era un ragazzo giovane che, poiché sapeva che con la forza fisica non poté sconfiggere il gigante Golia, mise in atto la sua astuzia e la sua intelligenza colpendolo in fronte con un sasso ed una fionda; sappiamo che fu il primo re di Israele. Proprio grazie ai suoi atteggiamenti diventa simbolo del Rinascimento poiché è l'esempio di una persona che usa la propria testa introducendo la ragione umana (come la figura di Isacco nella formella di Brunelleschi); divenne anche il simbolo di Firenze poiché essa fu la città che mostrò questa rinascita culturale. Questa statua è stata commissionata dai Medici ed è stata posizionata centro del cortile del loro palazzo e ad oggi si trova nel Museo del Bargello a Firenze. Essa ebbe una grande diffusione poiché era nuda e, siccome nel Medioevo la mentalità era chiusa, la nudità era considerata un peccato e fu proprio un ritorno al classico; ricordando le statue greche che erano nude. Infatti il David riprende i "temi" greci cioè tutto il peso sulla gamba destra, di conseguenza il bacino della gamba sinistra si abbassa, la spalla sinistra è lievemente rialzata rispetto alla destra, la mano destra impugna una spada, il piede sinistro è posato sulla testa del nemico in segno di vittoria e per riequilibrare la figura c'è una rotazione del busto; per cui Donatello dopo aver visto e studiato le opere classiche a Roma (durante il viaggio con Brunelleschi) decide di riprodurre una statua a tutto tondo dopo 2000 anni con gli stessi temi. David ai piedi ha la testa del mostro, in testa un cappello con dei fiori e indossa dei calzari con delle ali. Sono elementi che fanno pensare che non sia realmente David ma Hermes (Mercurio) che uccide Argo, in particolar modo perché Hermes veniva sempre rappresentato con questi calzari alati. Un altro particolare sta nella testa del mostro che presenta un elmo il quale copre la fronte e quindi si pensa che sia stato impossibile che David l'abbia colpito, infatti nelle altre rappresentazioni del David c'è realmente il buco sulla fronte; per cui si ha ancora il dubbio su chi potrebbe essere. C'è un contrasto anche nella luce che si riflette sulla statua, poiché il corpo del ragazzo è molto lucido mentre sia la testa del mostro che la parte sotto presentano un forte chiaroscuro. LA MADDALENA PENITENTE Quest'opera venne realizzata pochi anni prima della morte di Donatello; il quale ha maturato le sue concezioni artistiche che oltrepassano gli ideali rinascimentali, risultando incomprensibile anche per i suoi contemporanei. In questa statua è rappresentata la Maddalena, che è un personaggio biblico, e prima fu una prostituta ma dopo seguì Gesù nel suo pellegrinaggio e sappiamo che rimase ai piedi della croce fino alla sua morte. Inizialmente questa statua era collocata nel battistero fiorentino di San Giovanni ma ad oggi è conservata nel Museo dell'Opera del Duomo. È una statua in legno a tutto tondo, cioè visibile a 360°; l'uso del legno non è casuale ma viene utilizzato perché si tratta di un materiale umile, nel quale lo scalpello sembra scavare delle ombre e delle luci somiglianti delle ferite sul corpo. Rappresenta una donna sofferente a causa del dolore provato per la morte di Gesù infatti anche dopo la sua morte continua a digiunare e ad essere penitente, non a caso viene chiamata Maddalena Penitente. Ha dei lunghi capelli che le scendono su tutto il corpo infatti ad un certo punto non si capisce se siano i suoi capelli o la tunica. Oltre ad essere sfigurata nel suo fisico, presentando le mani congiunte nella preghiera, la sua espressione risulta essere molto sofferente grazie alla forte tecnica di espressività di Donatello. Firenze e Roma. MASACCIO Masaccio insieme a Brunelleschi e Donatello completa la triade degli artisti più importanti del primo rinascimento, coloro che hanno dato vita al movimento artistico a Firenze. Se Brunelleschi era un architetto, Donatello uno scultore, Masaccio sarà un pittore. Masaccio morì molto giovane ma ci sono pervenute molte sue magnifiche opere, rappresentando la vera e propria innovazione rinascimentale nella pittura attraverso la prospettiva, probabilmente aiutato da Brunelleschi, portando a termine la lezione di Giotto attraverso: volumi, espressioni, punti luce, prospettiva. Il pittore decorò maggiormente le città di LA CAPPELLA BRANCACCI La Cappella Brancacci è simile al modello della cappella degli Scrovegni di Giotto (cappelle gentilizie). Essa si trova a Firenze nella Chiesa del Carmine ed è stata affrescata contemporaneamente da Masaccio e Masolino ed è proprio dal confronto dei due che notiamo quanto lo stile di Masaccio sia molto più avanti rispetto agli artisti dell'epoca. L'opera fu completata dopo la morte dell'artista ed è dedicata a San Pietro; probabilmente poiché un membro della famiglia Brancacci si chiamava Pietro. IL TRIBUTO Il Tributo è un affresco presente all'interno della cappella Brancacci e ricorda pienamente lo stile di Giotto attraverso la profondità o la tridimensionalità degli edifici però, differenziandosi da Giotto, Masaccio usa delle regole ben precise; secondo le regole del Brunelleschi. Elementi che ricordano Giotto all'interno dell'opera sono le montagne che assumono un colore sempre più sbiadito, i personaggi rappresentati di spalle o di profilo o le gesta delle figure. All'interno dell'opera possiamo osservare una storia divisibile in quattro parti. La storia racconta dell'entrata di Gesù con i suoi discepoli nella città di Capanna. Appena Gesù entra a Capanna il gabelliere (colui che riscuote le tasse) gli va incontro ma Gesù non ha soldi e perció dice a Pietro di andare a pescare affermando che avrebbe preso un pesce con una moneta in bocca. Possiamo perciò distinguere quattro scene: 1. L'arrivo del gabelliere; 2. La richiesta da parte di Gesù; 3. La pesca di Pietro 4. Il pagamento dopo la pesca. Il punto di fuga è il volto di Gesù dove convergono minimo 2 linee. LA CACCIATA DAL PARADISO TERRESTRE All'interno della cappella Brancacci un'altro importante affresco è "la cacciata dal paradiso terrestre" il quale raffigura Adamo ed Eva che vengono cacciati dal Paradiso. Le loro espressioni comunicano esplicitamente ed immediatamente i loro stati d'animo, raffigurando tristezza e disperazione. I due si coprono poiché osservano di essere nudi solo dopo aver mangiato ed il loro modo di nascondersi è molto simile a quello delle statue greche. All'interno dell'affresco evince un intenso gioco di luci ed ombre, evidente nel viso di Eva che rappresenta uno dei vertici più alti e drammatici della pittura di Masaccio. LA TRINITÀ Alla realizzazione dell'opera ha contribuito anche Brunelleschi e si trova all'interno della Chiesa di Santa Maria Novella a Firenze. Possiamo distinguere due parti fondamentali, quella superiore e quella inferiore. Nella parte inferiore è dipinto un sarcofago sulla quale è presente uno scheletro ed è incisa la frase "io sono quello che tu sarai, io ero quello che tu sei", perciò questo è un modo per farci riflettere che tutti sono destinati alla morte. Nella parte superiore troviamo quattro colonnine che reggono una grossa mensola e sopra di essa troviamo la parte fondamentale dell'opera. Sul primo gradino sono presenti le due persone che hanno commissionato l'opera (uno di rosso e uno di blu), l'altro gradino invece introduce ad una scena sacra dove sono presenti Gesù in croce, la Madonna e San Giovanni (le uniche due persone che hanno sostenuto Gesù fini alla morte). Ancora più in alto è rappresentato Dio che sostiene la croce del figlio e tra i due è presente una colonna bianca, simbolo dello Spirito Santo. È questa l'immagine fondamentale della trinità rappresentata da Padre, Figlio e lo Spirito Santo. La rappresentazione delle figure è estremamente realistica. Ciò che risalta all'occhio è sicuramente il sistema architettonico, é come se Masaccio avesse costruito una cappella di perfetto stile romano (ritorno agli stili classici). Ai lati esterni troviamo due paraste (elementi addossati al muro) con dei capitelli corinzi, troviamo inoltre due colonne con capitelli ionici sui quali sono presenti archi a tutto sesto. L'opera può essere associata inoltre allo Spedale degli Innocenti per i cerchietti presenti nei pennacchi (spazi tra l'arco e la trabeazione). All'interno dell'opera è presente un forte senso di profondità grazie alla prospettiva, la quale riesce a rendere la nostra osservazione della volte a botte a cassettoni ancora più realistica. La prospettiva e le dimensioni umane realistiche riescono a creare una sorta di illusione ottica, capace di coinvolgere lo spettatore a partecipare ed a immedesimarsi all'interno dell'opera. Un importante dettaglio è la separazione dal mondo terreno a quello sacro attraverso l'altezza dei gradini. Il punto di fuga è il costato di Gesù. LEON BATTISTA ALBERTI Dopo aver dato vita agli ideali di questo movimento artistico, con artisti come Leon Battista Alberti si inizia una vera e propria sperimentazione. Leon Battista Alberti era un architetto per lo più teorico, ha scritto un libro di nome "De Re Aedificatoria" su quelle che erano le regole del costruire nel Rinascimento. L'artista ha realizzato molti progetti poiché a differenza di Brunelleschi che era sempre presente durante la costruzione di un suo edificio, Leon Battista Alberti è un teorico alla quale piace scrivere, raccontare, progettare. È figlio illegittimo perché nasce da una coppia non sposata a Genova sebbene la famiglia sia di origine fiorentine. Ciò che impediva all'architetto di recarsi a Firenze era l'esilio nei confronti della sua famiglia. Prima di essere un architetto Leon Battista Alberti fu un umanista, appassionato di cultura classica ed entrò anche a far parte della vita religiosa (probabilmente aiutato poiché essendo figlio illegittimo non avrebbe potuto). La carriera religiosa rappresentó un enorme sostegno economico nei confronti dell'artista. Perciò diventò prete non per desiderio personale ma per avere un aiuto economico. Dopo l'esilio della famiglia, intorno alla metà del 400, tornò a Firenze e intraprese la corrente artistica rinascimentale nata nella stessa città. PALAZZO RUCELLAI Il Palazzo Rucellai è un classico esempio di un palazzo rinascimentale (per esempio il Palazzo Medici) il quale, a prima vista, risulta incompleto; infatti si può notare come la costruzione del bugnato, che continua in maniera geometrica dal piano terra all'ultimo piano, sembra essere rimasta in sospeso, per cui l'idea era quella di prolungare questo palazzo. È composto da sette campate e al piano terra ci sono due portoni che si susseguono in corrispondenza ad ogni due finestre. Una caratteristica che differenzia i tre piani sono i diversi stili delle colonne: 1. Al piano terra è presente lo stile tuscanico 2. Al primo piano lo stile ionico 3. All'ultimo piano lo stile corinzio Questa caratteristica la si trova anche nel Colosseo, infatti Leon Battista Alberti ha l'idea di riprendere l'architettura del Colosseo stesso che si differenzia per la sua facciata curva. Tuttavia,se l'immagine del Palazzo Rucellai fosse stata curva e non piatta, sarebbe stata la stessa, data dalla sovrapposizione di ordini e con gli archi a tutto sesto che si inseriscono tra le file di colonne; ciò non toglie però un'innovazione nonostante ci sia questo richiamo all'arte passata infatti questo palazzo ospita anche una grande trabeazione il quale completa la sua facciata. SANTA SANTA MARIA NOVELLA Tra gli edifici costruiti da Leon Battista Alberti troviamo la facciata della chiesa di Santa Maria Novella, all'interno della quale troviamo la Trinità di Masaccio. La facciata della chiesa inizialmente aveva un carattere prettamente gotico, deducibile dagli archi a sesto acuto tipicamente gotici. Successivamente poi il compito di costruire la facciata fu affidato a Leon Battista Alberti da parte della famiglia nobile fiorentina Rucellai. La costruzione della facciata fu davvero complicata per l'architetto visto che era già stata iniziata secondo uno stile artistico differente. La facciata è divisa in una parte superiore ed inferiore suddivise da una grande architrave decorata. Il materiale utilizzato é marmo di colore bianco e verde, tipico di Firenze, come nel battistero di San Giovanni. 000000 1000000 AMANALOO 000009 La fascia alta della parte inferiore è sormontata da due paraste che sorreggono la trabeazione e anche delle colonne che sorreggono l'arco a tutto sesto, un po' come nello Spedale Degli Innocenti del Brunelleschi. Leon Battista Alberti cerca di oscurare lo stile gotico presente nella prima fase della costruzione della chiesa attraverso l'uso di archi a tutto sesto come nel caso del portone centrale. Superiormente notiamo un richiamo ai templi greci, con quattro colonne e un timpano triangolare. Inoltre, nella parte superiore, l'architetto inventa due elementi di raccolto che da questo momento in poi verranno utilizzati maggiormente per collegare due parti distinte di una facciata. La chiesa ha tre navate, la centrale sembra molto più alta esternamente mentre internamente è più bassa, questo perché si voleva innalzare la parte esterna. Anche in questa costruzione è presente un forte senso di proporzionalità per dare un ordine, armonia, equilibrio e perfezione alla struttura. La proporzione è data dalla possibilità di inscrivere la facciata in un quadrato, il quale può essere diviso in due parti, inferiore dove troviamo due quadrati piccoli che sono 1/4 di quello principale, superiore posizionato al centro. SANT'ANDREA A MANTOVA Questa chiesa sarà completata dopo la morte di Leon Battista Alberti grazie ai progetti che lasciò. L'ingresso è indietreggiato per dare profondità alla facciata. Osservando la facciata è molto simile ad un tempio con quattro paraste in stile corinzio che reggono un timpano ed inoltre l'utilizzo della volta a botte cassettonata ricorda gli archi trionfali in epoca romana. All'interno di questa chiesa troviamo una singola navata con una volta a botte cassettonata molto simile alla struttura delle basiliche paleocristiane come quella di Massenzio. In conclusione Leon Battista Alberti utilizza elementi tipici dell'architettura classica (colonne, paraste, stili architettonici, archi, trabeazioni, timpani) e li utilizza in maniera originale, unendoli attraverso nuovi schemi e tecniche. PIERO DELLA FRANCESCA VITA Con Piero della Francesca iniziamo ad uscire dall'ambito fiorentino, infatti adesso si capisce come gli ideali del rinascimento siano stati portati fuori dalla città di Firenze e in molte corti, specialmente del nord Italia, gli artisti rinascimentali erano molto richiesti. Lui nasce a San Sepolcro, vicino Arezzo, infatti non è fiorentino di nascita, ma, come tutti gli artisti dell'epoca, è stato in viaggio a Firenze ma anche a Roma. Prima di diventare un pittore è stato un matematico e un trattatista, colui che scrive trattati. Lui era un attento studioso delle leggi della matematica e della geometria infatti è stato il primo a studiare e disegnare i poliedri, forme difficili da rappresentate poiché presentano molte facce. Avendo avuto una formazione matematica, l'aspetto che gli interessava di più del rinascimento era la prospettiva. È stato un artista importante nel panorama italiano perché per primo ha utilizzato la pittura a olio, poiché gli altri artisti utilizzavano le tempere. La pittura a olio usa come collante tra i pigmenti coloranti l'olio, così i colori sono più vivi e brillanti e, poiché il pennello è più scivoloso dà la possibilità di rappresentare anche i minimi dettagli. Questa pittura fu inventata dalla scuola fiamminga nel 400 e Piero è stato uno dei primi a importare il suo utilizzo e l'utilizzo del dettaglio, infatti questa pittura si chiama anche lenticolare, perché può essere guardata con una lente di ingrandimento. Lui ha lavorato molto nel suo luogo di nascita, ha lavorato a Roma nella vecchia Cappella Sistina, ma la sua attività pittorica è legata soprattutto al Ducato di Urbino, un ducato del centro Italia governato da Federico da Montefeltro che gli faceva da mecenate, infatti per questo personaggio storico ha realizzato molte opere d'arte. IL BATTESIMO DI CRISTO Quest'opera l'ha realizzata nei primi anni della sua attività pittorica è racconta appunto il momento del battesimo di Gesù. Al centro è presente Cristo con San Giovanni Battista che lo battezza. Vicino a Gesù c'è un albero che rappresenta il segno della croce, poi 3 angeli che stanno parlando tra di loro. Dietro un uomo che o si potrebbe spogliare o si potrebbe vestire, quindi o rappresenta chi si sta spogliando dai peccato o chi si riveste con una veste nuova, chi guarda l'opera può interpretarlo come vuole. In fondo ci sono delle persone che assistono alla scena. In quest'opera a differenza di quella di Masaccio, non è presente Dio come figura umana ma lo vediamo in una luce divina, in dei raggi dorati che escono dal cielo e uniscono le tre figure; Padre, Figlio e Spirito Santo. Come tutte le sue opere ci sono dei significati che non sono di facile comprensione, ci sono sei significati che lui non ha spiegato come delle leggende di cui non si conosce l'origine. Nel paesaggio, in chi si vede anche un borgo medievale, è stata utilizzata la pittura ad olio. È presente anche una contraddizione poiché Gesù è stato battezzato nel fiume Giordano in Palestina, ma il borgo e tutto il paesaggio dietro rappresentano San Sepolcro, città originaria dell'artista. Questa decisione è come se avesse voluto ambientare una scena sacra nel suo paese natale. Anche l'albero è uno degli alberi tipici della valle della sua città. Ci sono molti dettagli, come le nuvole che si rispecchiano nell'acqua. Sono presenti molti riferimenti geometrici. Abbiamo infatti un asse di simmetria che coincide con la figure di Gesù, poi possiamo vedere come se l'opera fosse composta da un rettangolo e un semicerchio, il rettangolo è definito dalla colomba con le ali aperte, che separa la parte sottostante da quella superiore, ma c'è anche un altro schema geometrico che è la costruzione di un triangolo che va sempre dalle ali della colombe fino ai piedi di Gesù, in cui troviamo riunite le tre persone della trinità, quindi è un significato simbolico che si ripete. È evidente il suo stile in quest'opera, infatti le figure sembrano quasi delle statue infatti non c'è una percezione del movimento, poi l' ambiente molto luminoso, infatti lui usa molto la luce nelle sue opere ma in questo caso è una luce soffusa infatti non c'è un punto preciso dal quale nasce la luce e ce ne accorgiamo dall'assenza di ombre. C'è poco chiaroscuro e ci sono pochi contrasti. LA FLAGELLAZIONE DI CRISTO Questa è una piccola tavola conservata nel museo di Urbino, dove Piero ha lavorato per molti anni alla corte di Federico da Montefeltro. La presenza di Piero della Francesca ad Urbino è importante poiché qui nacque Raffaello, che venne molto influenzato dalle sue opere e forse è stato il suo primo maestro, ma indirettamente poiché non l'ha mai conosciuto di persone. Quindi grazie alle opere di Piero della Francesca, Raffaello ha potuto assorbire questi ideali. Quest'opera racchiude tanti misteri. Si chiama la flagellazione di Cristo però nella realtà forse aveva un altro titolo perché la flagellazione è in secondo piano rispetto agli altri personaggi più avanti che, probabilmente, hanno a che vedere con alcune vicende politiche. Infatti questi tre personaggi potrebbero rappresentare degli emissari, coloro che si danno da fare per riportare la cristianità a Costantinopoli, poiché in quel periodo la Turchia erano state conquistati dall'islam e quindi si faceva pressione a Federico da Montefeltro affinché organizzasse una crociata in Turchia per riportare la cristianità. Però non è niente certo perché Piero della Francesca non ha mai svelato i misteri delle sue opere. In quest'opera ha disegnato uno spazio prospettico precisissimo e nel dettaglio e sembra di poterlo vedere e ricostruire. Il quadro è quasi diviso a metà, la parte esterna al porticato e la parte interna. C'è quindi una grande cura nello spazio architettonico che risulta disegnato alla perfezione. Sotto al porticato c'è uno spazio semiaperto, che potrebbe essere la scena principale in cui c'è una colonna con sopra un idolo dorato, Gesù legato alla colonna e sulla sedia vicino alla colonna è seduto Ponzio Pilato che è vestito in modo particolare, infatti indossa un cappello strano che potrebbe ricordare quelli usati nella Costantinopoli del 1400, quindi ci sono dei riferimenti alla situazione politica che si stava sviluppando in Turchia, però non ne siamo certi è solo una supposizione. Qualcuno ipotizza che la figura vestita di rosso sia uno dei figli di Federico da Montefeltro morto da giovane, e il suo colorito spento potrebbe ricordare a un cadavere. Anche in quest'opera ci sono molti colori e molta luce che questa volta, a differenza del battesimo di Cristo, proviene da sinistra e sono presenti le ombre. Anche qui i movimenti sembrano bloccati, creando un'atmosfera surreale. LA SACRA CONVERSAZIONE Adesso si trova all'accademia di Brera, a Milano, e si chiama così perché al centro dell'immagine c'è la Madonna (la Maestà) con attorno dei santi e degli angeli ma una figura importante è il personaggio inginocchiato cioè Federico da Montefeltro. Egli viene sempre rappresentato sul lato sinistro perché in battaglia perse l'occhio destro, quindi portava una benda, e siccome era un combattente in battaglia, per vedere bene da un occhio solo, si era fatto rompere il setto nasale per riuscire a guardare anche dall'altro lato. La scena è raffigurata all'interno di una chiesa rinascimentale, più o meno in corrispondenza del transetto e dietro è presente l'abside, quindi nel presbiterio, zona in cui si celebra la messa; grazie allo spazio disegnato alla perfezione e alla prospettiva è possibile capire dove si svolge la scena. Quest'opera ricorda la Trinità di Masaccio, però a differenza sua che aveva otto file di cassettoni, essa ne ha nove con una migliore distribuzione all'interno della volta. C'è molta luce e si vede anche l'origine di questa fonte luminosa che si trova a sinistra poiché è presente una finestra che non compare direttamente nel dipinto ma si può notare nell'armatura di Federico. Nell'opera sono presenti tanti simboli, ad esempio Federico che è inginocchiato che aveva posato a terra l'elmo e i guanti in segno di resa perché stava vivendo un forte dolore a causa della morte della moglie e del figlio. Questo dolore si percepisce anche da alcuni santi che hanno degli atteggiamenti strani ad esempio uno che si batte il petto con una pietra in segno di disperazione e uno che ha la testa spaccata e si vede anche del sangue. Un altro simbolo è la collana di corallo portata dal bambino che poggia sul petto di Gesù proprio dove la lancia lo trafiggerà, quindi potrebbe rappresentare quello che sarà la vita di Gesù. Un altro elemento simbolico è un uovo di struzzo è un simbolo di rinascita. In questo dipinto è molto evidente l'uso della pittura a olio soprattutto sul vestito della Madonna, che è estremamente curato e dettagliato. VITA Alessandro Filipepi, detto Botticelli, poiché probabilmente aveva lavorato in una bottega in cui si usava uno strumento chiamato "botticello", vive nella Firenze degli anni d'oro e ha lavorato nella bottega del maestro di Leonardo da Vinci, quindi probabilmente lo ha conosciuto da piccolo. Era molto amico della Famiglia dei Medici, in modo particolare di Lorenzo e Giuliano, e viveva proprio con loro, che vedevano in questo artista una persona degna di essere sostenuta. Però a un certo punto va a Roma, come tutti gli artisti del rinascimento, dove lavorerà alla Cappella Sistina e successivamente ha una sorta di conversione al Cristianesimo, perché tornando a Firenze aderisce alle teorie di Girolamo Savonarola, cioè un frate che si era scagliato contro i Medici accusandoli di eresia e di immoralità, e così si allontanò dalla famiglia dei Medici. Girolamo però venne smascherato in seguito ad una rivolta popolare poiché voleva combattere i Medici sul piano religioso, e fece una brutta fine. Prima dell'incontro con questo personaggio, Botticelli non tratta temi religiosi, come si può notare nella Primavera o nella Nascita di Venere, dopo però iniziò a trattare temi religiosi e una novità da lui introdotta furono i personaggi mitologici, quindi riprende gli elementi mitologici, e poiché siamo in pieno Umanesimo, c'è un ritorno ai racconti greci e romani. Botticelli segue una filosofia che si chiama neoplatonismo, cioè una via di mezzo tra filosofia e teologia, dove si utilizzano personaggi mitologici attribuendogli dei valori morali. SANDRO BOTTICELLI LO STILE Le caratteristiche fondamentali dello stile di Botticelli sono: 1. La ricerca di un armonioso equilibrio compositivo, in cui sceglie soprattutto composizioni sciolte, ritmiche; 2. Un disegno sottile e dinamico, con una linea precisa e ondulata. La linea per Botticelli è fondamentale, perché tutto nelle sue opere è basato sui percorsi e i movimenti leggiadri del suo disegno. Affiancati alla linea troviamo: il colore, la prospettiva, le forme, i volumi. Nella sua pittura tende a prevalere il principio di astrazione: non c'è ricerca di volumi, di masse, né di profondità o di chiaroscuro. Le forme appaiono leggere, senza peso, sembrano ritagliate da contorni sottili e incisivi. Gli sfondi non hanno profondità, sembrano pareti disegnate o ricamate. I colori sono spesso freddi e innaturali: anche questi sono astratti. La pittura di Botticelli è quella di un mondo immaginario, mentale, ed è piena di riferimenti e significati intellettualistici molto complessi, legati all'élite culturale mediceo, che oggi risultano misteriosi e quasi indecifrabili. F at ala LA PRIMAVERA Un esempio di questa rappresentazione mitologica è la Primavera, che fu realizzata per il matrimonio di un cugino dei Medici, il titolo gli è stato attribuito dopo e non si sa quello originale dato da Botticelli. Il pittore si ispira a grandi fonti letterarie classiche come nel caso del De rerum Natura di Lucrezio e le Metamorfosi di Ovidio. Abbiamo Zefiro, dio del vento, che era innamorato della ninfa Clori, fino a che non la possiede e dalla loro unione nasce Flora. Al centro c'è Venere, che ha la faccia di una ragazza fiorentina, chiamata Simonetta Vespucci, che era l'amante di Giuliano dei Medici, ed è sormontata da Cupido che sta lanciando una freccia verso le tre grazie, che ballano e sono un simbolo di eleganza e bellezza. Poi all'estremità c'è Mercurio che con un bastone sta cercando di allontanare le nuvole che si stanno avvicinando a questo giardino. Nelle opere di Botticelli non c'è prospettiva e nemmeno senso di profondità, ma è presente una sensazione di movimento che in Piero della Francesca non era presente. La vegetazione è molto rigogliosa e dipinta con diverse tonalità di verdi molto intensi. Al centro del boschetto di aranci si apre una perfetta arcata, in cui si trova Venere. Questo luogo perfetto rappresenterebbe Cipro, la mitica isola in cui, secondo gli antichi si trovava il giardino di Venere. Piante, colori e ambiente sono scelti da Botticelli in virtù di particolari significati che rinviano alla filosofia neoplatonica. LA NASCITA DI VENERE Anche qua c'è una storia mitologica, ed è presente sempre Flora che cerca di coprire Venere, perché secondo la leggenda Venere nasce dalla spuma del mare, quindi nasce pura, ma quando arriva a Cipro su di una conchiglia, il contatto con la materia la rende esposta e quindi ha bisogno di proteggersi, per questo Flora le porta un velo. C'è sempre Zefiro, dio dei venti e abbracciato a Clori, che soffiando fa muovere la conchiglia sull'acqua e la porta a riva. Anche qui non è presente la prospettiva ma essendo Botticelli molto abile nell'utilizzo dei colori è evidente una sensazione di movimento. L'inconfondibile espressione malinconica sul volto della dea è quella che caratterizza tutte le figure femminili di Botticelli: rappresentata come la Venere pudica classica, è l'incarnazione dell'humanitas, cioè degli aspetti spirituali e razionali dell'animo, e dell'amore sublime, nonché simbolo della purezza dell'anima. Concentrato su l'intento allegorico e filosofico e sul raggiungimento di una forma raffinata e astratta che lo manifestasse, Botticelli infatti non si interessò mai veramente alla resa spaziale in senso prospettico e al volume delle figure, che per questo ci appaiono su un fondale bidimensionale. Botticelli riesce a rendere la sostanza corporea con un minimo di materia, alleggerendo gli elementi plastici e giungendo alla massima purezza di forme senza smaterializzarle del tutto.