La teoria della complessità secondo Edgar Morin rappresenta un approccio rivoluzionario alla comprensione dei fenomeni educativi e sociali. Il paradigma della complessità Morin si basa sull'idea che la realtà non può essere compresa attraverso una visione riduzionista e frammentata, ma richiede una prospettiva sistemica e multidimensionale.
Le scienze umane e sociali studiano l'essere umano nelle sue molteplici dimensioni: psicologica, sociale, antropologica e pedagogica. Nel contesto del Liceo Scienze Umane, questi ambiti vengono esplorati in modo interconnesso, superando la tradizionale separazione disciplinare. La differenza tra educazione e formazione in pedagogia è fondamentale: mentre l'educazione riguarda lo sviluppo globale della persona, la formazione si concentra sull'acquisizione di competenze specifiche. Il percorso formativo dell'Istituto magistrale, che oggi si è evoluto nel Liceo delle Scienze Umane, ha storicamente rappresentato il principale canale di formazione per gli educatori.
I sette principi della teoria della complessità di Morin includono: il principio sistemico, il principio ologrammatico, il principio dell'anello retroattivo, il principio dell'anello ricorsivo, il principio di autonomia/dipendenza, il principio dialogico e il principio di reintroduzione del soggetto conoscente. Questi principi sono fondamentali per comprendere il rapporto tra educazione e istruzione in pedagogia, evidenziando come i processi educativi siano caratterizzati da una complessità intrinseca che richiede un approccio multidimensionale. La teoria della complessità psicologia e la teoria della complessità sociologia applicano questi principi ai rispettivi campi di studio, dimostrando come il pensiero complesso sia essenziale per comprendere i fenomeni umani e sociali nella loro totalità.