L'antropologia culturale è una disciplina fondamentale delle scienze umane che studia le diverse culture e società umane attraverso un approccio olistico e comparativo.
L'origine dell'antropologia culturale risale alla fine del XIX secolo, in un periodo di grande fermento intellettuale e scientifico. Uno dei suoi padri fondatori più influenti è stato Franz Boas, che ha introdotto il concetto di relativismo culturale, secondo cui ogni cultura deve essere compresa nei suoi propri termini, senza giudizi di valore basati su altre culture. Questo principio è diventato uno dei pilastri fondamentali della disciplina, insieme ai concetti di base dell'antropologia culturale come l'etnografia, l'osservazione partecipante e l'analisi comparativa delle società umane.
La ricerca antropologica si distingue per il suo metodo particolare che combina l'osservazione diretta sul campo con l'analisi teorica. Gli antropologi studiano vari aspetti della vita sociale e culturale, dalle pratiche rituali alle strutture di parentela, dall'organizzazione economica ai sistemi di credenze. Questo approccio si è sviluppato in parallelo con altre scienze sociali come la sociologia, ma mantiene la sua specificità nell'enfasi sulla comprensione profonda delle differenze culturali e nella ricerca di modelli universali del comportamento umano. L'antropologia fisica, che studia l'evoluzione biologica dell'uomo, si integra con l'antropologia culturale per fornire una comprensione completa della natura umana. Questi studi sono stati fortemente influenzati dal periodo dell'Illuminismo, un movimento culturale che ha posto le basi per lo sviluppo del pensiero scientifico moderno attraverso i suoi principi fondamentali di razionalità, progresso e libertà di pensiero. L'Illuminismo europeo ha infatti contribuito a sviluppare un approccio più sistematico e scientifico allo studio delle società umane, superando i pregiudizi etnocentrici e aprendo la strada alla moderna antropologia culturale.