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Sparta E Atene

18/6/2022

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Caracappa Carlotta 1G
Il declino di Sparta e la breve egemonia di Tebe
La ripresa dell'iniziativa antipersiana scatenò subito una reazione d

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Caracappa Carlotta 1G Il declino di Sparta e la breve egemonia di Tebe La ripresa dell'iniziativa antipersiana scatenò subito una reazione del re Artaserse II che istituì un'alleanza antispartana con l'aiuto delle principali poleis che erano in conflitto con Sparta: queste erano Corinto, Tebe, Atene e Argo. Cosi nel 395 a.C. scoppiò una nuova battaglia che però non fu risolutiva perché Sparta ebbe nuovamente la meglio. La situazione fu diversa però nella lonia d'Asia dove la flotta persiana, affiancata da quella atenese, riuscì a sconfiggere la flotta spartana nelle acque di Cnido e questo costituì la ripresa della potenza ateniese. A questo punto deciso di stringere un patto ferreo con i persiani in cui si riconosceva che le poleis greche dell'Asia Minore e l'isola di Cipro erano sotto il dominio persiano e stabiliva che tutte le confederazioni di città greche dovessero essere sciolte. Il malcontento delle altre poleis scatenò nuovi conflitti e stavolta l'iniziativa fu presa da Tebe che sotto il comando di Pelopida ed Epaminonda intrapresero una politica di espansione militare che la portò in contrasto con Sparta. Lo scontro decisivo si svolse a Leuttra dove l'esercito tebano attaccò Sparta adottando la tecnica della falange obliqua con cui riuscirono a sconfiggerla. In breve tempo Sparta perse il suo dominio. Con l'avanzata di Tebe anche gli ateniesi furono presi...

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Didascalia alternativa:

dal panico e si ribellarono. Dopo solo nove anni di egemonia Tebe fu sconfitta a causa dell'indebolimento dovuto alla morte dei suoi capi. In seguito al conflitto venne fatto un congresso in cui si decise che ciascuna città aveva il suo potere, ma non poteva esercitarlo sulle altre. Atene però era ancora a capo della Seconda Lega navale. storia Il regno di Macedonia Il regno di Macedonia si estendeva a nord-est della penisola ellenica ed era simile ad una federazione di popoli con a capo un sovrano che possedeva il potere centrale. Era fondata sull'idea che il sovrano fosse primo fra pari e veniva eletto dall'assemblea del popolo. La debolezza a riguardo era la mancanza di una successione dinastica e la presenza di una nobiltà composta da persone che non si ritenevano sudditi del re, ma suoi compagni Poiché sul trono di Macedonia sedevano membri della dinastia di Argo, i re Macedoni erano ammessi alle gare olimpiche, in quanto Greci. Un punto di svolta per i Macedoni fu quando Filippo II acquisì il potere delle miniere ed intensificò la creazione di nuovi centri urbani rendendo splendida la capitale. Introdusse l'arruolamento obbligatorio nell'esercito che rivoluzionò il modo di combattere introducendo la falange macedone, costituita da fanteria pesante armata di sarisse. Quando venne saccheggiato il santuario di Apollo, Filippo Il assunse la funzione di suo protettore che lo autorizzò ad interferire negli affari delle poleis greche. Ad Atene intanto furono sviluppati due progetto: uno era stato ideato da Demostene che voleva far riacquisire il potere perso ad Atene battendosi contro i Macedoni e l'altro, ideato da Isocrate, consisteva nell'allearsi con Filippo II per sconfiggere definitivamente i Persiani. Dopo un lungo dibattito fu deciso di attuare il piano di Demostene e i Greci iniziarono a costruire un'ampia coalizione con molte poleis. Le responsabilità maggiori erano affidate a Tebe e ad Atene. Il tutto si decise nella battaglia di Cheronea dove Filippo II annientò i nemici e decise di sfruttare le poleis greche sottomesse per annientare i Persiani. Nel 337 a.C. fu proclamata la pace generale per i Greci e costituirono l'alleanza di Corinto, da cui però rimase esclusa Sparta. L'ascesa di Atene Nel 477 a.C. nacque la lega delio-attica a cui aderirono tutte le città costiere dell'isola dell'Egeo e serviva per mantenere il controllo del mare contro le iniziative persiane Le città confederate dovevano fornire un tributo in denaro o equipaggi. Il tesoro della lega e il consiglio federale erano situati presso l'isola di Delo e successivamente nel 454 a.C. furono spostate ad Atene. Ciascun membro aveva gli stessi diritti nel prendere delle decisioni Temistocle riteneva che sparte Atene erano divise da una rivalità e da interessi che rendevano inevitabile il conflitto armato. A tal proposito Temistocle Realizzò le lunghe mura per proteggere il percorso nella città che conduceva al porto del Pireo e in tal modo la difesa sarebbe rimasta sempre in contatto con la flotta. Temistocle fu però ostracizzato nel 471 a.C. sotto accusa di aspirare alla tirannide e poi finisco i giorni sotto la protezione di Artaserse I. Simone, comandante della flotta delio attica nel 470 a.C. sconfisse la flotta persiana vicino al fiume Euromidonte. Per creare una solida alleanza con Sparta inviò 4000 opliti ateniesi in aiuto di Sparta che era coinvolta in una ribellione degli lotti della Messenia. Loro però simpatizzarono uno con i ribelli e quindi gli spartani dopo averli umiliati li rimandarono indietro e Cimone fu ostracizzato 461 a.C. L'Atene di Pericle Pericle da un'461 a.C. per circa un trentennio si occupò della politica ateniese: egli assunse la direzione degli affari pubblici e rafforzò la democrazia ateniese. Per consentire l'esercizio delle cariche pubbliche a tutti cittadini, anche quelli meno abbienti, fu stabilito il misto s'cioè il compenso per i membri del consiglio dei cinquecento. Inoltre la partecipazione alla raccontato fu esteso a gli zeuciti, cioè la terza classe di censo, oltre che a quelli appartenenti alle prime due classi. Pericle trasferì nel 454 a.C. il tesoro della lega ad Atene e grazie a ciò lanciò il programma di opere pubbliche e grazie al dominio dei mari Atene diventò il principale nodo di scambi nel Mediterraneo orientale. La guida ateniese assunse i caratteri di un vero dominio imperiale: le Polis che appartenevano alla Lega dovevano obbligatoriamente pagare un tributo e non potevano sottrarsi, altrimenti venivano punite con le armi. Gli episodi più rilevanti furono la spedizione in Egitto con l'obiettivo di cancellare la presenza persiana e il tentativo di strappare Cipro al gran re che però fallirono. Nel 449 a.C. fu stipulata la pace di Callia con cui i persiani stabilirono definitivamente le rispettive aree di influenza. Nel 444 a.C. la fondazione della colonia Tuhurii creò un'alleanza con numerose città greche d'oltremare per contrastare la potenza di Siracusa e per garantirsi le rotte commerciali verso il mare Tirreno. In Grecia invece si scatenò nel 431 a.C. la guerra del Peloponneso a causa della libertà della Grecia ed essa fu dichiarata da Sparta e dalla lega peloponnesiaca ad Atene e alla lega delio attica. Le cause profonde invece furono la rottura dell'equilibrio tra la potenza militare terrestre spartana e la potenza navale ateniese. La guerra del Peloponneso Sulla terra Sparta gli alleati della lega peloponnesiaca erano in vantaggio perché avevano 40.000 soldati mentre viene solo 15.000. Sul mare la situazione era opposta perché Atene aveva 300 triremi ateniesi. Nel 431 a.C. Pericle trasferì tutta la popolazione dell'Attica in città e Atiene poteva essere rifornita regolarmente mentre gli spartani invasero l'Attica più volte ma si ritirarono sistematicamente. A causa delle pessime condizioni igieniche ad Atene nel 1430 a.C. scoppiò un'epidemia che sterminò un terzo della popolazione tra cui Pericle che morì nel 429 a.C. Dopo la battaglia di Amfipoli nel 422 a.C. Sparta e Atene, ormai stanche, sottoscrissero la pace di Nicia che pose fine alla guerra. La pace di Nizza però finì rapidamente. Un episodio chE segnò il declino di Atene fu l'ascesa di Alcibiade. Egli voleva distruggere definitivamente Sparta e per farlo voleva invadere la Sicilia e sottomettere Siracusa per imporre l'egemonia ateniese sull'isola e ottenere nuovi alleati e nuove risorse da utilizzare contro gli spartani. Nel 415 a.C. partì con una flotta imponente composta da 134 trienni con un equipaggio di 25.000 uomini e 6400 soldati delle truppe da sbarco. La spedizione però si rivelò essere un fallimento perché appena la flotta approdò in Sicilia Alcibiade fu richiamato in patria con l'accusa infondata di aver scempiato le erme del dio Ermes che adornavano le vie della città. Alcibiade si rifugiò a Sparta e le forze ateniesi provarono ad attaccare Siracusa, ma una squadra navale spartana affiancò la flotta siracusana e massacrarono quasi tutti gli ateniesi. I pochi superstiti furono gettati nelle cave di pietra delle Latomie o venduti come schiavi. Sparta, nell'attesa di sconfiggere definitivamente la città rivale, nel 412 a.C. strinse un'alleanza con il gran re persiano Dario secondo: gli spartani diedero il via alla riconquista persiana delle città greche della lonia d' Asia in cambio di grandi finanziamenti. Nel 411 a.C. ad Atene fu distrutta la democrazia e fu instituito un consiglio di 400 che governava in modo autoritario, ma quando Alcibiade rientrò in patria la democrazia fu ripristinata. Egli dopo numerosi successi nel 407 a.C. fu eletto stratego ma l'anno dopo a causa di una sconfitta che gli costò la rielezione si ritirò in esilio volontariamente. La battaglia finale di Egospotami 1405 a.C. la flotta ateniese fu completamente distrutta e Atene si arrese nel 404 a.C. ponendo fine alla guerra del Peloponneso. Ciò che rendeva i Greci un popolo unico La vittoria dei greci sembrava imminente quando si diffuse una notizia allarmante secondo la quale i persiani avevano proposto latine un accordo separato e la città era tentata di accettarlo. I persiani subito si allarmarono e chiesero chiarimenti ad Atene che si senti offesa per questo aspetto che avevano avuto in quanto non avrebbero mai tradito la loro grecità. L'Ellade era un insieme di genti accomunate da: La stirpe cioè la consapevolezza di avere in comune origine o discendenza, infatti i greci erano distinti dagli altri popoli che erano chiamati barbari; La lingua e infatti i greci si esprimevano in dialetti diversi però o nonostante le differenze potevano comprendersi immediatamente; La religione che rappresentava da una parte la venerazione degli stessi dei e da un'altra i santuari comuni; E infine dalle usanze che si riferivano al modo di vivere alla greca che riguardava tutti gli aspetti della vita dei greci. I greci però volevano L'indipendenza nelle loro città e infatti erano un unico popolo ma non un unico Stato e questo lo si può capire dal fatto che anche dopo la vittoria s gli invasori persiani, ottenuta grazie all'unione di molte poleis, i greci continuarono a vivere divisi nelle loro città. Una forma di unione fu caratterizzata nelle leghe, la più comune era l'anfizionia e il centro di queste federazioni era un santuario e l'obiettivo era prevalentemente religioso, perché ci si riuniva per celebrare dei sacrifici o delle feste. Un'altra forma di unione era la summachia, cioè un'alleanza di carattere militare che durava soltanto per il periodo necessario. La religione dei Greci Lo storico greco Erodoto attribuiva grande importanza agli aspetti religiosi, infatti le poleis greche avevano le loro divinità preferite ma rispettavano e veneravano anche gli altri numerosi dei comuni. Per i cristiani la parola di Dio esprimi una entità unica, perfetta, onnipotente potente, eterna, che creato dal nulla l'universo e il mondo naturale è nettamente distinto da quello soprannaturale. Per i greci invece gli dei non erano così: consideravano gli dei immortali ma non eterni perché non erano stati loro a creare l'universo, ma erano nati da esso. Inoltre li consideravano superiori ai comuni mortali, ma vivevano nello stesso universo degli umani e condividevano con loro i sentimenti. Ciascuna divinità aveva un settore particolare in cui esercitava la propria forza che era incontrastabile. Il Pantheon dei greci era molto affollato però possiamo riconoscere 12 dei principali. Zeus rappresentava la sovranità ed infatti era il re degli dei, colui che garantiva l'ordine del mondo. Il suo simbolo era il fulmine e la sua compagna era l'aquila. Sua moglie, Era, rappresentava l'unione della coppia e la continuità della discendenza. Poseidone, fratello di Zeus, regnava sia sul cielo sia sulla terra, infatti era responsabile delle tempeste, dei terremoti, degli abissi marini e del sottosuolo. Zeus aveva molti figli, la sua prediletta era Atena che aveva generato da solo partorendola dalla sua testa. Atena proteggeva il lavoro degli artigiani e la tessitura delle donne, era spesso rappresentata come una dea guerriera ed era venerata dagli ateniesi come la protettrice della loro poleis. Apollo, figlio di Zeus, proteggeva la musica, la poesia e prevedeva il futuro, infatti era venerato nel santuario oracolare di Delfi. Dioniso era un dio molto amato perché aveva donato agli umani il vino rendendo la vita più gradevole Demetra invece si occupava della coltivazione dei cereali e garantiva il ritorno del sole primaverile, la rigenerazione delle messi, e i raccolti abbondanti. Artemide, sorella di Apollo, era venerata nei boschi e proteggeva le fanciulle nel passaggio dall'adolescenza al matrimonio e infatti la invocavano durante il parto. Afrodite rappresentava l'amore, l'attrazione fisica, la situazione, il corteggiamento, la sensualità, ed era una divinità inquietante, ma incantevole. Ermes era il dio delle notizie e dei viaggi, e sesto era venerato dagli artigiani e dei fabbri e Ares esprimeva la forza guerriera e distruttrice. Nell'aldilà non c'erano ricompense, le anime andavano tutte nell'Ade, immaginato come un mondo triste e tenebroso. Molti però ritenevano che il successo di un individuo dipendeva dai suoi meriti ma soprattutto dal favore degli dei. La religione greca non aveva libri sacri e quindi non necessitava di sacerdoti professionisti, infatti qualsiasi cittadino poteva svolgere le funzioni sacerdotali. Per i greci la religiosità si esprimeva soprattutto nell'osservanza dei riti: un uomo pio doveva manifestare la sua devozione agli dei offrendo a loro dei sacrifici e partecipando a tutte le cerimonie di culto. Il rito religioso rappresentava anche un momento in cui la comunità cittadina si riuniva e si riconosceva in una religione comune. Tra i compiti del cittadino, oltre a quello di partecipare all'assemblea o di ricoprire cariche pubbliche, c'era anche quello di partecipare alla vita religiosa. Nei riti aveva un ruolo particolare il sacrificio di animali al quale seguirà un banchetto dove partecipavano uomini e dei Insieme. Venivano uccisi animali come buoi, agnelli e venivano divise le carni: le viscere il grasso venivano bruciati per far arrivare il fumo agli dei, le parti prelibate venivano arrostite o bollite per il sacrificante e per i magistrati e il resto veniva equamente distribuito tra i presenti. Vivere a Sparta e ad Atene I greci erano politicamente divisi e le Polis dedicavano gran parte delle loro risorse umane materiali a combattersi reciprocamente. C'erano molte diversità, ma anche elementi comuni come la consapevolezza di appartenere a un unico popolo, a un'unica civiltà. La Polis infatti era una forma di autogoverno dei cittadini, ma non erano tutti uguali perché c'erano delle diversità tra quelli oligarchiche e quelle democratiche. Per quanto riguarda la società c'era lo stesso contrasto tra differenza e somiglianza: la vita dei Greci si rassomigliava per molti aspetti, ma esistevano anche delle caratteristiche diverse. Nell'antichità la maggior impresa di un essere umano era quella di sopravvivere alla nascita, infatti anche le donne dovevano sopravvivere perché c'era un alto numero di donne che perdevano la vita durante il parto. Nel mondo antico era diffusa la pratica dell'esposizione dei neonati, cioè se i genitori decidevano di non levare il neonato, questo veniva abbandonato in un luogo aperto. Qui il bambino spesso moriva di freddo e di fame, ma in alcuni casi veniva allevato per essere schiavo o veniva accolto con mio figlio in una nuova famiglia. Ad essere esposti erano maggiormente neonati malati o difformi, ma erano numerosi motivi che spingevano a esporre un bambino anche sano tra cui il patrimonio paterno, per mantenere limitato il numero degli eredi in modo da assicurare una maggiore agiatezza ai figli già cresciuti. Le femmine venivano esposte più frequentemente dei maschi perché una donna non maritata era ritenuta dalla famiglia una sventura, ma per trovare un marito doveva possedere una dote che non tutti genitori potevano garantire. Ad Atene e Sparta i bambini le bambine trascorrevano i primi anni di vita tra le pareti domestiche e questi primi anni erano dedicati all'affetto della famiglia e ai giochi come la trottola, l'aquilone, la palla, i carrettini per i maschi e le bambole per le femmine. Ad Atene a sette anni il percorso delle femmine si distingueva da quello dei maschi, infatti loro continuavano a crescere tra le pareti domestiche, dove la madre le insegnava delle nozioni indispensabili, mentre i maschi andavano a scuola dove venivano preparati per diventare dei futuri cittadini. L'istruzione scolastica comprendeva sia l'educazione del corpo che quella della mente. Le scuole erano finanziate dalle famiglie quindi potevano andarci solo i figli dei ceti benestanti e addirittura i bambini più ricchi erano assistiti anche da un maestro personale. L'educazione infantile era molto rigida e spesso si ricorreva anche a punizioni fisiche se i bambini non si comportavano in modo disciplinato. Il sistema spartano invece era diverso e aveva un'educazione molto più severa. A sette anni i bambini e bambine lasciavano le proprie famiglie per passare sotto il controllo di un magistrato e dopo essere stati raggruppati per età imparavano a socializzare, a rispettarsi e a ubbidire ai compagni più grandi a cui era affidata la guida del gruppo. L'educazione spartana prevedeva principalmente l'abitudine a uno stile di vita frugale: I fanciulli venivano forniti solo di un mantello che dovevano utilizzare per tutto l'anno e con esso dovevano affrontare anche il freddo, dovevano fabbricarsi da soli i propri giacigli con erbe e giunchi e ricevano pasti molto scarsi per abituarli a sopportare il digiuno. La formazione dei bambini spartani preved anche attività atletiche preparando i maschi futuri ad essere futuri guerrieri e le femmine future madri. Come si diventa adulti a Sparta In tutte le società del mondo la transizione dall'adolescenza all'età adulta è considerato un evento molto importante per la vita della comunità ed è spesso segnata da rituali e cerimonie. A Sparta i giovani prendevano parte ad un rito macabro e drammatico che solo dopo numerosi ipotesi è stato svelato il suo contenuto. Dopo essersi appostati in luoghi nascosti, armati soltanto con un pugnale, al calare della notte giravano a caccia di iloti per poi ucciderli. Questo rito era chiamato кpuptela e ha contribuito a creare l'immagine dello spartano dura e crudele. Molti studiosi hanno cercato di spiegare questa usanza e una delle spiegazioni più date è stata quella che era soltanto una fase del loro addestramento militare ed era un'esperienza indispensabile per abituarli ad uccidere. A intuire la sua vera spiegazione fu uno studioso francese agli inizi del XX secolo che osservò varie usanze simili che risultavano praticate da molti popoli del pianeta. Comparando queste culture tra loro e questi strani riti, quello spartano non fu più considerato una bizzarria Spartana e fu aggiunto all'elenco di usanze simili già diffuse per segnare il passaggio degli adolescenti nel gruppo degli adulti. La spiegazione vera fu che spesso nella popolazione maschile una parte di essa si distingue dal resto della comunità rappresentando il gruppo dominante e trascorrono gran parte della giornata insieme più che in famiglia e non ammettono intrusi tra loro. Per essere ammessi in questo gruppo dominante, i giovani maschi dovevano compiere un duro tirocinio e al suo termine se il giovane riteneva di possedere i requisiti per entrarci doveva svolgere dei riti. Come si diventa adulti ad Atene Ad Atene i giovani maschi a 18 anni diventavano efebi e restavano tali fino ai 20 anni. Durante questo periodo essi costituivano una categoria speciale di cittadini e che si dedicava principalmente all'addestramento militare. Nella Polis la condizione di cittadino coincideva con quella di soldato e infatti essere buoni soldati lo si imparava durante l'efebia. Prima di essere iscritti nell'elenco di questo gruppo, i giovani dovevano superare un'inchiesta che verificava la loro effettiva età e la loro condizione di liberi. Le contestazioni erano poi valutate dal tribunale e i giovani colpevoli di una falsa dichiarazione venivano venduti come schiavi. L'idoneità fisica era valutata con gran cura e gli idonei ricevevano le armi e pronunciavano un giuramento che è arrivato a noi grazie ad un'iscrizione. Durante il primo anno gli efebi stazionavano di guarnizioni al porto ateniese del Pireo e ricevevano da maestri specializzati una completa istruzione militare. La città forniva agli efebi una modesta paga e il vitto. Rispetto all'educazione spartana l'età dell'addestramento era più tardiva e per rafforzare i vincoli del gruppo i pasti venivano consumati in comune. L'esigenza dell'addestramento fisico dei giovani portò alla nascita del ginnasio, inizialmente uno spazio all'aperto, rifornito da acqua, di zone d'ombra e pianeggianti. Successivamente divenne un'aria architettonica complessa che poteva raggiungere dimensioni imponer in esso vi erano ambienti destinati agli esercizi, stanze per le abluzioni e vasche per i bagni caldi. Il ginnasio divenne dunque non solo un luogo per l'allenamento fisico, ma anche per funzioni sociali più ampie e luoghi di ritrovo e di cultura. Alla fine del primo anno di servizio gli efebi passavano in rivista davanti al popolo riunito in teatro e ricevevano ufficialmente lo scudo e la lancia dell'oplita. Durante questo apprendistato gli efebi vivevano per lunghi periodi lontano dalla famiglia e dalla città in località periferiche. Gli efebi erano cittadini ma non ancora del tutto erano soldati, infatti in caso di guerra si limitavano a difendere l'Attica. Donne di Sparta A Sparta le donne erano più libere e questa libertà dipendeva soprattutto dal fatto che la famiglia aveva un ruolo molto limitato. Le fanciulle erano solite danzare e cantare nelle feste sotto gli occhi dei maschi e in alcuni casi partecipavano nude ad alcune cerimonie religiose, ciò per alcuni suscitava grande riprovazione mentre per altri non era fatto indecente perché le fanciulle si esibivano con semplicità e senza malizia. Le altre donne greche, se tenevano alla loro reputazione, dovevano restare in casa dedicandosi ai lavori domestici, invece la donna spartana era sportiva e si esercitava nella ginnastica, nella corsa, nella lotta, nel lancio del disco e del giavellotto. L'educazione atletica delle donne spartane era un fatto molto serio che integrava la donna nei valori riconosciuti dall'intera comunità degli spartani. Infatti per generare i bambini sani era indispensabile che le donne avessero un corpo robusto, elastico e ben allenato. L'addestramento atletico delle donne aveva anche importanti conseguenze psicologiche, infatti le donne spartane apparivano molto fiere di loro e poco disposte a farsi dominare dall'altro sesso. Secondo un autore antico la legge spartana vietava di incidere sulle tombe il nome dei defunti, ma facevano eccezione gli uomini morti in guerra le donne morte di parto Donne di Atene Il filosofo Aristotele afferma che le donne erano la metà della città ma nelle Polis esse non furono mai considerate come la metà dei cittadini. Le donne erano madri, mogli e figlie di cittadini, ma era erano escluse dalla cittadinanza e dal diritto di partecipare alla vita politica. Da bambine, da fanciulle e da mogli le donne crescevano protette e quasi recluse negli spazi del gineceo, la zona della casa che gli era riservata. Per una donna rispettabile era infatti ritenuto sconveniente uscire di casa troppo spesso e troppo a lungo se non per le necessità della vita domestica. Una volta raggiunta l'età del marito la fanciulla compiva il passo decisivo della propria esistenza: il matrimonio, che era un evento importante atteso, ma in cui la fanciulla non aveva alcun ruolo nella scelta dello sposo. Il matrimonio infatti veniva combinato tra il padre o il parente tutore della ragazza e lo sposo con uno scopo economico di generare figli, che era il principale scopo del matrimonio. Alla donna sposata si chiedeva una fedeltà assoluta e l'adulterio femminile veniva punito con il ripudio e con l'esclusione dei culti civici delle feste religiose che comportava un esilio tra le mura domestiche. Il divorzio era una pratica diffusa che però non poneva problemi se era consensuale o se era deciso dal marito. La causa più frequente di divorzio era la sterilità, ma il marito, a differenza della moglie, non era obbligato a dire il motivo della sua decisione. Più difficile, invece era il divorzio chiesto dalla moglie, generalmente per motivi di violenza o di brutalità e in quel caso la moglie divorziata doveva tornare nella casa del padre o del tutore in attesa di un nuovo marito. La debolezza delle donne era aggravata dalla mancanza di indipendenza economica: anche se una donna apparteneva una famiglia benestante, non poteva disporre del suo patrimonio perché i beni familiari si trasmettevano in eredità solo ai maschi. L'unica cosa che possedeva era la dote che passava dalle mani del padre a quelle del marito e in caso di divorzio ritornava al padre. Le donne povere erano più libere di quelle ricche poiché non avendo schiavi avevano una scusa per uscire per fare la spesa e andare al mercato, invece le donne ricche non avevano nessuna motivazione valida per trattenesti fuori casa. L'acropoli di Atene, memoria vivente della città È uno dei siti archeologici più visitati al mondo, il luogo dove si trovano alcuni dei più grandi capolavori dell'architettura universale e malgrado i saccheggi e le distruzioni non ha mai smesso di incantare i visitatori ed è rimasto il simbolo dello splendore di Atene. L'acropoli si estende nel mezzo di una massiccia collina di calcare grigio-bluastro con venature rosate che con la luce del tramonto assumono un'intensità particolare. È ben rifornita di acqua e l'altura era ideale come un luogo fortificato. I primi insediamenti risalgono al 5000 a.C. ma nel periodo miceneo vi sorse una cittadella molto simile a quella di Tirinto e di Micene. Già nel VI secolo a.C. la collina era diventata il centro religioso della città ed era quasi del tutto ricoperta di edifici e monumenti sacri. Si raccontava che qui Atena e Poseidone si sfidarono per il possesso dell'attica e sarebbe risultato vincitore chi avesse inventato il dono più bello giudizio degli altri dei. Poseidone con un colpo di tridente fece scaturire un laghetto sull'acropoli mentre Atena ci fece spuntare un ulivo e la dea fu proclamata vincitrice. Di questo periodo sono rimasti pochi resti perché nel 480 a.C. l'acropoli fu devastata dai Persiani e gli Ateniesi una volta rientrato in città incominciarono immediatamente la ricostruzione. Fu solo grazie a Pericle che l'acropoli assunse l'aspetto che la rese così splendida. Per finanziare le enormi spese necessarie all'impresa fu utilizzato anche il tesoro della lega delio - attica. I lavori ebbero inizio intorno al 450 a.C. sotto la guida di Fidia che dirigeva molti architetti, scultori, operai e il progetto continuò anche durante la guerra del Peloponneso volgendo a termine in breve tempo. Verso la fine del V secolo a.C. l'acropoli aveva assunto la sua forma quasi definitiva. Il monumento più famoso dell'acropoli è il Partenone, il più bello dei templi greci ed uno dei massimi capolavori dell'architettura universale. Fu realizzato sulla sommità della collina in modo da essere visibile a grande distanza e furono seminati 70.000 pezzi per un peso di 20.000 t. La sua realizzazione costò 800 talenti d'argento. Le centinaia di racconti di viaggio dei visitatori moderni insistono sull'emozione che suscita la visita a questo monumento. Davanti al Partenone infatti è difficile trattenere le lacrime, sia per la gente comune che per uomini di cultura. Il tempio trasmette infatti anche una sensazione di mirabile armonia e per raggiungere questo risultato ogni cosa fu studiata e progettata con la massima precisione. Gli architetti Ictino e Callicrate calcolarono con grande cura gli effetti che le linee rette producono sulla vista umana e per questo il Partenone non ha line rette. Quando per esempio si osserva un colonnato cilindrico l'illusione ottica fa apparire le colonne più strette al centro e per evitare questa distorsione le colonne doriche del Partenone sono state create con un rigonfiamento al centro. Inoltre per evitare la distorsione prodotta dall'intersecarsi di linee rette il basamento del tempio è curvato verso l'alto in modo da dare l'impressione che sia assolutamente rettilineo. Nell'interno del tempio era ospitata la de statua della dea Atena, alta 12 m e disegnata da Fidia. La statua era una struttura interna di legno mentre le parti visibili erano da Borio ed oro che rendevano il suo valore materiale in stimabile. La dea era armata e teneva nella mano destra un'immagine della vittoria. Oggi il tempio appare interamente bianco, ma nell'intensità questo effetto di candore creava un affascinante contrasto con le sculture del fregio e dei due frontoni che secondo l'usanza del tempo erano completamente colorate. Il fregio del Partenone, opera di Fidia rappresentava l'unico grande soggetto: la processione delle Panatenee, la principale festa dedicata ogni quattro anni alla dea che culminava con il dono alla dea di un prezioso peplo ricamato dalle fanciulle ateniesi. Ai primi dell'ottocento l'ambasciatore inglese Lord Elgin si impossessò di gran parte di queste sculture portandole in Inghilterra al British Museum e infatti ancora oggi il governo greco ne reclama la restituzione, ma quello inglese si oppone fermamente Alessandro magno e la conquista dell'impero persiano Filippo cominciò realizzare un imponente spedizione contro la Persia ma fu improvvisamente assassinato nel 336 a.C. nel suo palazzo e la sua morte fece pensare alle città greche di poter recuperare la propria libertà. Alessandro Magno, figlio di Filippo, subito dimostrò il suo valore riducendo in schiavitù e radendo al suolo gli abitanti di Tebe che provarono a riprendersi la propria libertà. Alessandro subito si dedicò a proseguire l'impresa lasciata dal padre e organizzò una grande spedizione contro l'impero persiano che era governato da Dario III. I persiani però sottovalutarono la potenza di Alessandro e si fecero trovare impreparati, infatti Alessandro con circa 35.000 fanti e 5000 cavalieri vinse la prima battaglia presso il fiume Granico. Alessandro quindi conquistò una dopo l'altra le ricche città della lonia, della Lidia, della Licia, della caria e della frigia. E Alessandro aveva molta fiducia in sé stesso tanto da ritenersi di origine divina. Alessandro attraversò l'Asia minore e distrusse un esercito comandato dal re persiano. La cattura del tesoro e della famiglia reale furono un durissimo colpo per il re Dario III che causò l'abbandono da parte dei suoi sudditi. Alessandro attaccò la Fenicia per privarlo della flotta e dopo sette mesi di assedio anche tiro fu rasa al suolo. Alessandro si recò in Egitto dove consultò l'oracolo di Ammone e i sacerdoti lo nominarono figlio del dio. Alessandro fondò numerose città, tra cui Alessandria sul delta del Nilo, chiamata con il suo nome. Una volta occupato l'Egitto, nel 331 a.C., Alessandro si spostò in Mesopotamia per attaccare definitivamente il re Dario. Egli propose ad Alessandro la pace ma lui la respinse perché mirava a costruire un grande impero che sostituisse quello persiano e che gli consentisse di regnare sia sull'Occidente che sull'Oriente. L'esercito persiano fu definitivamente distrutto nella battaglia di ugamela e il Dario terzo fuggì nella Battriana dove fu ucciso a tradimento dal satrapo di questa regione. Alessandro intanto conquistò Babilonia, Susa, Persepoli e i loro tesori. Alessandro intraprese l'occupazione delle satrapie orientali fino a sospendere le operazioni nella Valle dell'Indo per la stanchezza dei soldati che in nove anni avevano percorso 20.000 km. Alessandro si ritirò a Babilonia che fissò come sua capitale e si dedicò all'organizzazione dei territori conquistati. Lo splendore di Alessandria d'Egitto Le città capitali erano diventate numerose, ma la più imponente restava sempre Alessandria, città capitale del mondo ellenistico per eccellenza che rappresentava tutti gli aspetti più caratteristici e gli antichi non trovavano parole per elogiarla. Alessandria era stata fondata da Alessandro magno nel 331 a.C. quando sfruttò il dominio persiano sull'Egitto e si impadroni del paese. La città fu scelta in un luogo favorevole e infatti era protetta a nord dall'isola di Faro, a sud dal lago Mareotide e a est dal Nilo. Il suo sviluppo fu grazie a Tolomeo I e Tolomeo Il che la resero una delle città più belle importanti del Mediterraneo. Faro era collegata alla costa da un molo molto lungo che frenava la corrente e creava due porti separati il cui accesso era guidato da un gigantesco faro. Le comunità più numerose erano la greca, giudaica e l'egizia. Il quartiere reale occupava almeno un quarto dell'intera città e qui furono molto attivi il museo e la biblioteca che furono fondati da Tolomeo I e resero Alessandria la città più vivace sia in campo scientifico che letterario. Il sepolcro di Alessandro Magno era una delle attrazioni principali e la principale meta di pellegrinaggi. All'inizio la salma era ospitata in un sarcofago d'oro che però fu venduto da un re in difficoltà economica e quindi fu sostituito con un sarcofago di alabastro. Ad Alessandria inoltre sorgeva il grande Serapeo, dedicato al dio greco-egizio Serapis: era considerato il più bel tempio del mondo dopo quello romano ed era celebre soprattutto per la gigantesca statua del dio rappresentata sul trono. L'acqua era molto abbondante, grazie anche ai filtri che purificavano l'acqua del Nilo e quindi riforniva tutti quartieri grazie a un efficiente sistema di canali, di pozzi e di cisterne. Nella stagione calda i ricchi cercavano il fresco nelle loro ville lussuose di campagna sulle sponde del lago Mareotide. Alessandra si trovava in un'ottima posizione anche per gli scambi commerciali perché era situata tra le vie che collegavano tre continenti e la città disponeva di qualsiasi prodotto, da quello più banale a quello più pregiato come il papiro che riforniva il mondo intero e gli oggetti di vetro per cui i ricchi Greci e Romani erano disposti a pagare grandi somme. La cultura ellenistica Gli storici chiamano ellenismo l'epoca che si estende dalla morte di Alessandro magno, nel 323 a.C. alla battaglia di Azio, nel 31 a.C. La parola ellenismo rappresenta l'aspetto fondamentale di quest'epoca, cioè la diffusione della cultura greca in un'aria immensa. I regni ellenistici infatti accolsero tutti coloro che avevano abbandonato le poleis di origine alla ricerca di nuove possibilità e alternative rispetto all'impoverimento e alla decadenza della madrepatria. La lingua ufficiale dei nuovi regni, detta kové era il greco ed era la lingua dei ceti dirigenti e del potere e il principale strumento di comunicazione internazionale. Nella città lo stile di vita greco si identificava nella frequentazione del ginnasio che era aperto soltanto agli individui di stirpe greca. Esso era un'istituzione complessa dove si svolgeva nell'addestramento atletico e militare, l'educazione musicale quella letteraria, scientifica oratoria e alcune attività religiose. La caduta degli ideali della poleis greca e l'intenso movimento migratorio dalla Grecia verso altre città dinamiche causarono un profondo cambiamento dei greci dal punto di vista culturale. Prima di tutto la perdita di legami ed identità creò un'esaltazione della dimensione individuale che porto a reazioni diverse: da un lato l'incontro con nuovi popoli e culture creò curiosità e apertura che oggi definiamo con il Cosmopolitismo, ma la dipendenza dalle volontà di sovrani potenti lontani crearono un senso di isolamento e di insicurezza negli individui che iniziarono a cercare risposte nella religione e qui fu decisivo il sincretismo religioso, la mescolanza di culti e pratiche di origine diversa. Queste nuove forme di religione erano accomunate dal fatto che davano risposta alle ansie e alle paure individuali e promettevano un destino di salvezza nella vita ultraterrena. La religione greca non era mai stata un sistema di credenze chiuso e insensibile a influenze esterne e infatti nell'età ellenistica si assistette alla circolazione di nuove divinità orientali. I sovrani ellenistici gareggiavano in una politica di prestigio che non riguardava solo gli aspetti militari, ma anche la costruzione di splendidi edifici nelle loro città. Manifestavano anche un particolare interesse per la vita intellettuale, infatti l'esempio più grandioso fu quello di Alessandra d'Egitto che divenne sede del famoso museo, un centro di ricerca esteso alle più diverse branche del sapere dove numerosi studiosi erano ospitati, compensati e disponevano di tutto il materiale necessario per approfondire le loro ricerche. La biblioteca annessa al museo arrivò a contenere 700.000 volumi e qui fu svolta una grande classificazione del sapere e fu anche effettuata una sistemazione dei testi della letteratura greca. Sotto la guida di due grandi studiosi, Callimaco e Apollonio Robbio, nella prima metà del III secolo a.C. fu curata la raccolta e la catalogazione dei testi. Di ciascuna opera presso la biblioteca fu curata anche un'edizione standard poiché le trascrizioni della medesima opera che si succedevano nel tempo erano corrotte nel testo per molteplici cause. L'attività di rivedere criticamente l'unica copia disponibile in modo di ristabilire il testo originario creò le basi della disciplina che oggi chiamiamo filologia. Gli studiosi hanno dato due interpretazioni dell'ellenismo, alcuni vedono nella diffusione della cultura greca un segno di progresso, infatti fu un potente mezzo di diffusione e penetrazione della cultura greca nel mondo, soprattutto per gli scambi di tradizioni culturali come la cosiddetta Settanta, la traduzione dell'antico testamento. Altri invece insistono su gli aspetti di dominio e di sfruttamento esercitati dai gruppi dirigenti greco macedoni sulle popolazioni locali. In effetti l'uso della lingua greca e la familiarità con la cultura letteraria rappresentavano uno dei fenomeni ristretti alla minoranza greco macedoni dominante nei regni ellenistici. Le grandi masse contadine furono poco toccate la diffusione dell'ellenismo e infatti continuavano a parlare le loro lingue d'origine e a praticare le loro tradizioni. I Greci in Italia Le prime colonie greche in Italia furono Pitecussa e Cuma, in Campania, tra il 775 e il 760 a.C. Partenope fu creata dai cumani circa un secolo dopo. Sulle coste della Calabria ionica Sibari e Crotone si svilupparono creando allora volta metà. Nel Golfo di Taranto e posidonia nella Campania meridionale. I crotoniati si espansero verso sud con gli insediamenti di Caulonia e Scillezio. Ancora più a sud intorno al 680 a.C. fu creata Locri Epizefiri che a sua volta creò più colonie sulla costa tirrenica della Calabria. Nel territorio delle nuove città furono fondamentali la produzione di cereali, vino, olio e infatti una delle motivazioni della colonizzazione greca era il bisogno di terra coltivabile. Un esempio ben noto è quello di Metaponto dove gli archeologi hanno identificato circa mille fattorie e un'organizzazione del territorio e lotti molto regolari. Fu notevole anche la produzione artigianale di tessuti, ceramiche, gioielli che furono esportati presso le popolazioni indigene modificandone consumi e stili di vita. L'attività delizia. And Sam perché la presenza di maestranze provenienti dalla madrepatria favorì la diffusione dei modelli dell'architettura civile e religiosa greca. In Italia meridionale fiorirono le scuole filosofiche di Pitagora, a Crotone e di Parmenide, a Elea. La vita economica e culturale e di un tale rigoglio che il nuovo mondo della grecità insulare fu detto Magna Grecia. In Sicilia alle prime fondazioni di massa, Catania Leontini si aggiunse quella di Zancle sullo stretto di Messina e Reggia sulla costa calabra. Zancle si espanse con le due fondazioni di Milazzo e Imera sulla costa settentrionale dell'isola. A sud intorno al 750 a.C. furono stabilite Megara Iblea, Siracusa e la costa meridionale della Sicilia era presidiata da Gela da cui derivò Agrigento. Anche in Sicilia ebbero uno straordinario sviluppo l'agricoltura, le attività artigianali e gli scambi commerciali. La potente spinta della colonizzazione greca non riuscì ad acquisire il controllo integrale della Sicilia e non riuscì nemmeno a procedere significativamente verso il nord della penisola perché le popolazioni indigene opposero resistenza alla penetrazione greca nelle aree interne. La principale causa dell'arrestamento dell'espansione coloniale greca fu rappresentato dalla presenza fenicia in Sicilia ed etrusca in Campania. Gli Etruschi e i Fenici in Italia Gli Etruschi furono la prima grande civiltà italica, si chiamavano con il nome di Rasna o Rasenna, i Romani li chiamavano Tusci o Etrusci e i Greci Tirseni o Tirreni da cui ha origine il nome del Mar Tirreno. Anche la storia etrusca fu di città autonomi che cercavano di mantenere la loro indipendenza. Essi crearono delle leghe, ma non ottennero mai un un'unità politica. Le leghe però avevano principalmente una funzione religiosa e quella più importante fu quella di Dodecapoli che si riconosceva per il santuario della dea Voltumna dove periodicamente si svolgevano feste e giochi. Oltre all'Etruria si stabilirono anche in alcune zone della pianura Padana e in Campagna dove per mantenere il controllo delle vie di comunicazione con essa alcune città etrusche assunsero il controllo di una parte del Lazio. Gli Etruschi erano famosi per il loro commercio, infatti esercitavano un grande controllo sulle principali rotte del Mar Tirreno e questo fu un ostacolo per i Greci. I Fenici nell'VIII secolo a.C. fondarono degli insediamenti stabili in Sicilia, il più conosciuto quello di Panormo (Palermo) e così acquisirono il controllo della parte settentrionale dell'isola. Alla fine del IX secolo fondarono Cartagine, vicino a Tunisi, che diventò un eccellente porto e un punto di riferimento per tutti gli altri insediamenti Fenici nel Mediterraneo occidentale quando nel corso del VI secolo a.C. gli Assiri conquistarono Tiro. Il principale scopo di questo impero marittimo era di mantenere il controllo delle rotte di navigazione e dei circuiti di scambio, il più importante era lo scambio tra il circuito commerciale Mediterraneo e le rotte atlantiche attraverso le quali si ottenevano beni preziosi come l'oro e l'avorio provenienti dall'Africa occidentale e lo stagno dalla Gran Bretagna. I cartaginesi si allearono con gli Etruschi per ostacolare i greci e impedirgli di assumere il dominio del Mar Tirreno e di espandere i loro territori. Nel 535 a.C. una squadra navale attaccò i Greci che avevano fondato la colonia Alalia in Corsica e furono costretti ad abbandonare il loro insediamento. Le origini di Roma La civiltà etrusca ebbe una grande importanza per la crescita economica e culturale di Roma e altri centri del Lazio. Il nome Lazio è connesso all'aggettivo latus e si riferiva in origine alla vasta pianura che si estende Eva dei colli Albani fino al promontorio del Circeo. Dal nome della regione prese anche il nome della gente che ci viveva, i latini. I vari centri dell'Lazio erano dal punto di vista politico divisi, ma rispettavano i vincoli religiosi che li facevano riunire periodicamente in santuari comuni. I latini vivevano in villaggi e praticavano un'agricoltura rudimentale e la pastorizia secondo le regole della transumanza. Il Lazio aveva una posizione geografica strategica perché si trovava a metà strada tra l'Etruria e la campagna e ciò favoriva i contatti tra le varie culture dell'Italia centro meridionale. Secondo la tradizione più diffusa, Roma sarebbe stata fondata nel 753 a.C. da Romolo sul colle Palatino dopo che aveva ucciso suo fratello Remo. Ciò che è sicuro è che il colle Palatino su cui poi sorse la città fu frequentato stabilmente a partire dalla metà del II millennio a.C. Durante l'VIII secolo a.C. le dimensioni degli abitanti aumentarono e progredirono anche le tecniche artigianali e quelle agricole. Inoltre si diffuse il ruolo di potenti aristocrazie che erano la classe sociale dominante. La città di Roma secondo gli edifici religiosi comuni e la sistemazione del foro fu costruita dal VII secolo a.C. I sette re di Roma La prima Roma fu governata da sette re: Romolo Numa Pompilio, Tullo Ostillio, Anco Marcio, Tarquinio Prisco, servio Tullio e Tarquinio il superbo. Questo però sembra impossibile perché il periodo monarchico sarebbe durato dal 753 a.C. al 509 a.C., quando la monarchia fu abbattuta e ciò significherebbe che ciascuno dei sette re avrebbe regnato in media 35 anni. Numa Pompilio era conosciuto come il sovrano religioso, Tullo Ostilio per quello guerriero e Anco Marcio per quello che si dedica a opere civili come adesso empio la fondazione di Ostia. Dopo il regno di Anco marcio si insediarono a Roma tre re di origine etrusca, Tarquinio Prisco, servi io Tullio e Tarquinio il superbo. Grazie a questo A Roma giunsero aristocratici stranieri che occuparono la monarchia e inoltre Roma si arricchì con la ceramica di fabbricazione etrusca che arricchì la cultura romana. Molte usanze romane derivano infatti dagli etruschi: i giochi pubblici, alcuni culti e alcune cerimonie, e persino le insegne del potere supremo, i Fasces. Le tecniche costruttive idrauliche etrusche consentirono la realizzazione di importanti opere di ingegneria di architettura, adesso empio un efficiente sistema di cloache Che scaricavano nel Tevere Permettendo il prosciugamento completo della valle del foro. Sul Campidoglio fu edificato il tempio della divinità principale, la nota triade capitolina, composta da Giove, Giunone e Minerva. L'influsso etrusco e Beppe ti positivi anche sull'artigianato sul commercio, rafforzando la presenza dei romani nei traffici tirrenici. L'organizzazione sociale delle origini e la divisione tra Patrizi e Plebei La cellula base della società romana fu la famiglia il cui membro principale era il cittadino. La famiglia romana però era composta da marito, moglie, figli, nipoti, pronipoti, ma anche schiavi, liberti e beni materiali. Al capo della famiglia c'era il Pater famiglia s'da cui tutto dipendeva infatti aveva il potere anche della pena di morte e amministrava senza alcuna limitazione il patrimonio domestico. Poteva anche incrementare il numero dei propri figli, soprattutto per motivi di interesse economico e politico, ricorrendo anche al metodo dell'adozione, dove i figli adottivi avevano gli stessi diritti dei figli naturali. Alla morte del Pater famiglia s'la famiglia si scomponeva in tanti nuovi nuclei quanti erano gli immediati discendenti maschi del Pater. Un figlio poteva diventare adulto anche se il padre lui emancipata cioè devo sottraeva al proprio potere, ma se il padre non lo emancipata ed era ancora in vita, lui aveva i diritti di un minorenne e la sua condizione era di un tale. La struttura principale dell'ordinamento politico era rappresentata dalla gente, il gruppo di famiglia che si riconosceva in comune antenato da cui veniva preso il nomen, una delle componenti del sistema onomastico della tria nomina. I suoi membri praticavano culti privati e detenevano luoghi di sepoltura riservati. Gli appartenenti alle Gentes si definivano Patrizi ed erano aristocratici rappresentavano la fascia più ricca della popolazione. I Patrizi esercitavano il loro potere partecipando alla elezione del re e partecipando al governo in qualità di componenti del Senato, un'istituzione di 100 membri creata da Romolo. La gente non si componeva solo di coloro i quali erano legati da rapporti di parentela ma appartenevano ad essa anche il cliente, cioè la clientela che rappresentava un'istituzione diffusa anche presso gli etruschi altri popoli italici e designava un impegno di ordine morale e giuridico in virtù del quale il cliente, cittadino di vibra condizioni, offriva volontario amente obbedienza assoluta al suo patrono ricevendone in cambio protezione e assistenza. Infatti la potenza di un agente Patrizia se mi superava in base al numero dei suoi clienti, che poteva raggiungere le migliaia di unità. Individui di condizione libera che non appartenevano alle gentes Patrizia erano Plebei, ovvero gli appartenenti alla massa ed erano totalmente esclusi dal governo della città. Si pensa che Roma lo stesso avrebbe diviso alle origini della città il popolo in Patrizi e plebei e, ma è più credibile l'ipotesi che la plebe sia stata il frutto della sovrapposizione di numerose componenti sociali non integrate nel sistema delle gentes. L'organizzazione della cittadinanza La Roma dei primi secoli era una Polis retta da una monarchia elettiva con il supporto di un autorevole influente consiglio degli anziani. La partecipazione dei cittadini si realizzava nella sede di un'assemblea di nominata comizio. A Roma i diritti politici erano strettamente collegati alla partecipazione al servizio nell'esercito. Secondo la tradizione Romolo avrebbe organizzato la prima cittadinanza romana in tre tribù e 30 Ci: ciascuna tribù forniva 1000 fanti, una cintura per ogni curia e 100 cavalieri, corrispondenti alla legione. Al re servi io Tullio gli attribuiva la riforma dell'assemblea popolare romana in collegamento con l'introduzione dell'esercito politico. L'ordinamento centuriato E detto così perché l'unità di voto nei comizi centuriati era rappresentata dall'unità di base dell'esercito, la centuria. La cittadinanza venne così suddivisa in classi di censo: i più ricchi militavano in cavalleria nella fanteria pesante pagandosi il proprio equipaggiamento e rappresentavano la maggioranza delle centurie in assemblea. Questa riforma però assegno maggior peso politico e cittadini più ricchi senza operare alcuna distinzione tra Patrizi e plebei e infatti si pensa che questa riforma favorì la nascita della Repubblica con la caduta della monarchia poiché alterò l'equilibrio della società romana fondato sulla separazione della società in due gruppi di uomini liberi: Patrizi e Plebei.