L'Età giolittiana rappresenta un periodo cruciale nella storia italiana, caratterizzato da importanti riforme sociali e politiche.
Le Riforme Giolitti hanno profondamente trasformato l'Italia nei primi anni del '900. Giovanni Giolitti introdusse significative modifiche nel campo del lavoro e dei diritti civili. Tra le riforme più importanti ricordiamo la regolamentazione del lavoro minorile, l'introduzione dell'assicurazione obbligatoria per gli infortuni sul lavoro e la nazionalizzazione delle ferrovie. La riforma Giolitti del 1912 introdusse il suffragio universale maschile, estendendo il diritto di voto a tutti i cittadini maschi che avessero compiuto 30 anni o prestato il servizio militare, rappresentando un passo fondamentale verso la democratizzazione del paese.
Un momento chiave di questo periodo fu il Patto Gentiloni, stipulato nel 1913, che segnò un importante riavvicinamento tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica. Il significato del Patto Gentiloni fu quello di permettere ai cattolici di partecipare alla vita politica italiana, sostenendo candidati liberali che si impegnavano a difendere alcuni principi religiosi. Le conseguenze del Patto Gentiloni furono rilevanti per la politica italiana, contribuendo a modificare gli equilibri parlamentari e aprendo la strada a una maggiore partecipazione dei cattolici alla vita pubblica. Il percorso verso il suffragio universale in Italia si completò solo nel 1946, quando anche le donne ottennero il diritto di voto, mentre il suffragio universale maschile venne ulteriormente esteso nel 1919 abbassando il limite di età a 21 anni. Questo periodo di riforme ha posto le basi per molte delle istituzioni democratiche dell'Italia moderna.