La crisi della Repubblica romana fu segnata da eventi cruciali che ne determinarono il declino e la successiva caduta.
La Rivolta di Spartaco e fine della Repubblica romana rappresentò uno dei momenti più drammatici di questo periodo. Tra il 73 e il 71 a.C., lo schiavo trace Spartaco guidò una rivolta che mise in seria difficoltà Roma, raccogliendo circa 70.000 seguaci tra schiavi e oppressi. Questa insurrezione evidenziò le profonde tensioni sociali e la fragilità del sistema romano, nonostante la sua sconfitta finale per mano di Marco Licinio Crasso.
L'Affermazione politica di Pompeo e Crasso segnò un altro capitolo fondamentale. Questi due potenti uomini politici formarono una alleanza strategica che modificò gli equilibri della Repubblica. Pompeo si distinse per le sue vittorie militari in Oriente, mentre Crasso accumulò immense ricchezze e influenza politica. La loro ascesa dimostrò come il potere si stesse concentrando nelle mani di pochi individui, minando i principi repubblicani tradizionali. La Congiura di Catilina e fragilità delle istituzioni romane del 63 a.C. rappresentò un ulteriore momento di crisi. Lucio Sergio Catilina, un patrizio romano, tentò di prendere il potere con la forza, organizzando una cospirazione che fu sventata dal console Cicerone. Questo episodio mise in luce la debolezza delle istituzioni repubblicane e la corruzione diffusa nella classe dirigente romana. La congiura rivelò anche le profonde divisioni sociali e politiche che attraversavano la società romana, con i populares che si opponevano agli optimates in una lotta sempre più aspra per il controllo del potere.
Questi eventi storici sono interconnessi e mostrano come la Repubblica romana stesse attraversando una profonda crisi strutturale, che avrebbe portato alla sua fine e all'instaurazione dell'Impero. Le istituzioni tradizionali non erano più in grado di gestire i conflitti sociali e politici, mentre l'emergere di figure carismatiche e potenti minava le basi del sistema repubblicano.