Le Basi della Genetica: Da Ippocrate a Mendel
La storia della genetica inizia con le prime teorie formulate nell'antica Grecia. Ippocrate 460−379a.C. propose la teoria della pangenesi, secondo cui il corpo umano era costituito da minuscole particelle chiamate pangeni. Queste particelle, secondo la teoria, si staccavano dalle varie parti del corpo per entrare negli organi sessuali, trasmettendo così le caratteristiche alla progenie.
Definizione: La pangenesi è una teoria antica che tentava di spiegare l'ereditarietà attraverso particelle microscopiche che si trasmettevano dai genitori ai figli.
Aristotele 384−322a.C. contestò questa visione, sostenendo invece che i figli ereditassero la capacità di sviluppare determinate caratteristiche, piuttosto che ricevere direttamente le particelle che le determinavano. Queste due teorie dominarono il pensiero scientifico fino al XIX secolo, quando emerse l'ipotesi della mescolanza. Secondo questa teoria, il materiale ereditario dei genitori si mescolava nella prole, similmente a come i colori si fondono tra loro.
La vera rivoluzione nella comprensione dell'ereditarietà arrivò con Gregor Mendel, un monaco agostiniano che condusse i suoi celebri esperimenti intorno al 1860. Le sue ricerche, che costituiscono le fondamenta della Prima legge di Mendel e della Seconda legge di Mendel, utilizzarono le piante di pisello Pisumsativum come organismo modello.
Evidenziazione: Gli esperimenti di Mendel rappresentano il primo approccio scientifico sistematico allo studio dell'ereditarietà, introducendo il concetto di fattori ereditari discreti ogginoticomegeni.