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Plauto, vita e opere
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Appunto
Plauto Tito Maccio Plauto nacque a sàrsina tra il 255 e il 250 A.C., e morì A ROMA Nel 184 A.C. Nel più antico codice plautino conservato, il palinsesto Ambrosiano, si attestano tre nomi, Titus Maccius Plautus, tutti da considerarsi “nomi d’arte”. • Maccius Rimanda a una maschera della Fabula atellana il “Maccus”, lo sciocco, il buffone, ed è un riferimento alla sua attività di attore delle Atellane nei primi anni a Roma; • Plautus Allude a una caratteristica fisica, i piedi piatti, probabilmente indica che Plauto in qualità di attore era solito recitare scalzo, a piedi nudi o in modo legnoso; ● Titus si riferisce a un suo modo buffo di camminare sulla scena per accentuare i tratti farseschi dei personaggi che soleva interpretare quando era un attore. Le prime commedie risalgono al 218 A.C., anno dell'inizio della II^ guerra punica. Le ultime al 186 a.C. Plauto fu dunque un autore che si “fece le ossa” praticando forme popolari di teatro, come la fabula Atellana: Si formò come attore e, quando iniziò a comporre commedie, portò con sé le radici del teatro italico. Visse interamente della sua arte, praticata con instancabile fervore creativo: egli scriveva per vivere, la sua scrittura era una professione a tutti gli effetti. Alla sua morte entrarono in circolazione tutta una serie di...
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commedie a suo nome, molte delle quali rivelatesi in seguito dei Falsi. Nel I sec. a.c., ne circolavano addirittura 130 titoli: evidentemente il nome di Plauto era una garanzia di successo che spingeva commediografi a false attribuzioni. Un erudito dell'epoca, Marco Terenzio varrone, le Studiò e nel suo saggio, "De comoedis Plautinis", le suddivise in 3 gruppi: • 21 certamente plautine: "Fabulae varronianae”; • 19 di attribuzione incerta; Tutte le altre considerate spurie. La commedia Plauto è il primo autore latino a “specializzarsi” in uno solo dei due versanti teatrali, quello comico. L'aspetto fondamentale del teatro di Plauto non è quello di creare trame originali o personaggi complessi con una loro specifica psicologia...egli mette in scena tipi caratteristici che agiscono all'interno di una trama sempre uguale fatta di schemi fissi e ripetitivi. Si tratta di Storie d'amore che rispondono al medesimo schema di base: due giovani che sono innamorati – un adulescens che ama una meretrix - molti ostacoli che si frappongono al coronamento del loro sogno d'amor ma, infine, grazie all'intervento del caso o all'astuzia dei servi, vi è un lieto fine. Tutto si risolve con un esito positivo. Però va sottolineato che non tutte le commedie hanno una trama d'amore = un caso particolare è la commedia "i captivi”, un'opera dai toni delicati, in cui i personaggi sono positivi e altruisti. Tra le principali differenze tra commedie greche e romane, troviamo che in quelle latine: sparisce la divisione in atti e l'azione diventa continua, senza pause istituzionali; • Plauto trasforma le parti cantate (cantica) che non sono più aggiunte estranee all'azione, ma brani che la fanno procedere. i personaggi I personaggi di Plauto sono tipi fissi che si ritrovano in situazioni ricorrenti, maschere che incarnano vizi e difetti spesso esagerati e deformati in chiave comica, per divertire gli spettatori. L'interesse di Plauto è innanzitutto volto a personaggi la cui “maschera” è già di per se portatrice di comicità vivace e immediata. Il suo Obiettivo è quello di far ridere il suo pubblico dinnanzi alle disavventure dei suoi personaggi. ⇒ In Plauto si constata il fatto che nella vita a prevalere non sono i buoni ma gli scaltri. Il bene non necessariamente trionfa. Manca dunque in Plauto, quel sentimento di philantropia = la comprensione verso gli altri esseri umani. PERSONAGGI MASCHILI: Adulescens: È un giovane innamorato ma ingenuo, insicuro e spaventato, del tutto incapace di affrontare le situazioni senza l'ausilio di un servus. parasitus: È uno spiantato, disposto a qualsiasi compromesso pur di raggiungere un tornaconto personale. senex: È una parodia del pater familias: severo, ricco, avaro, capace di intimidire i figli e di lasciarli senza soldi. A volte è perseguitato da una moglie terribile, alle altre è un vanesio che rivaleggia in amore con il figlio. In genere, è raggirato dal servo e esce perdente dalla commedia. Leno: È lo sfruttatore di prostitute, un uomo miserabile e privo di morale che commercia in ragazze e cerca di impedire che le sue protette s'innamorino dei giovani di buona famiglia; servus: E' per eccellenza callidus (Astuto). Si mette al servizio del suo padrone per aiutarlo nelle sue avventure amorose e per tirarlo fuori dai guai. E' colui che dirige tutti gli intrighi e risolve le situazioni più imbrogliate. I PERSONAGGI FEMMINILI: Rivestono, rispetto ai primi, una minore importanza, e rappresentano le figure tipiche della società romana uxor: madre dell'adulescens e sposa del senex, è una donna perbene, dedita alla famiglia, a volte autoitaria ma incensurabile; Meretrix: Il ruolo femminile più importante è quello della cortigiana, una figura sconosciuta a Roma prima che nascesse la palliata, e che era invece consueta nel mondo greco. In questo caso il loro più grande desiderio è quello di essere riscattate dall'amante. Naturalmente l'espediente dell'agnizione - riconoscimento - può consentire loro il Felice passaggio dalla condizione di amanti a quella di spose. Alcune di loro sono abilissime e sfrontate, altre dolci e sensibili ed è il caso più frequente. Altre figure caratteristiche sono: · Avarus, il tirchio, sovente vecchio e arcigno; • Ancilla, la servetta che collabora con la sua padrona; ● • Miles gloriosus, il soldato spaccone che si dà grandi arie ma è codardo e Sfortunato in amore; • cocus, il cuoco che ogni tanto irrompe sulla scena con le sue pentole per preparare un banchetto. la lingua La sua è una lingua brillante ricolma di doppi sensi, paradossi, metafore, battute e parolacce. Il principale aspetto della comicità plautina è il trionfo della parola che si realizza sulla bocca dei personaggi. uno degli strumenti linguistici prediletti da Plauto è la “tirata”: una sequenza di parole recitate da un solo attore quasi trattenendo il fiato, che travolgono l'interlocutore e destano il riso del pubblico. Il suo linguaggio vicino al parlato – sermo cotidianus – è la più importante testimonianza giunta a noi del latino arcaico. le trame Tema del doppio: due simillimi identici - dal medesimo aspetto, in alcuni casi due gemelli, sono scambiati l'uno per l'altro ma, soprattutto, ignorano l'esistenza l'uno dell'altro. Gli equivoci comici da questa situazione scatenati si risolvono solo alla fine quando i 2 finiscono col riconoscersi. - Anfitrione= Si tratta dell'unica commedia di Plauto a carattere mitologico. Essa è la parodia di un famoso mito greco: Giove ama la mortale Alcmena, moglie di Anfitrione, re di Tebe. Dal momento che Alcmena è una donna casta, per ingannarla il signore degli dèi assume l'aspetto del marito ed entra nella sua casa; dunque, ci sono due Anfitrione: uno vero e UNO FAISO. A Complicare la faccenda, Anfitrione ha un servo chiamato sosia; perciò, il dio mercurio, complice di Giove, prende l'aspetto di sosia e si mette a fare la guardia davanti alla porta. Alla fine, Giove e Mercurio, vale a dire i finti Anfitrione e sosia, si allontanano e giungono quelli veri. Alcmena, dal canto suo, si stupisce che il marito rientri così presto e voglia tornare a letto con lei: Anfitrione pensa che la donna abbia dunque incontrato un amante e l'ACCUSA MA Alcmena dichiara la sua innocenza. Dopo una serie di equivoci, nel finale Giove rientra in scena con il suo vero aspetto, chiarisce ogni cosa e preannuncia che la donna darà alla luce due figli, uno di Anfitrione, l'altro suo: Ercole, il più forte degli eroi. - Menecmi.= un padre di siracusa decide di portare i suoi due figli gemelli al mercato di Taranto, ma uno dei due, Menecmo, si perde tra la folla e non viene più ritrovato dal padre. L'uomo, soffocato dal dolore, muore poco dopo, e il nonno dei due gemelli, pensando che il primo sia ormai morto, decide di dare al secondo il nome del defunto, rinominandolo menecmo. Menecmo I - quello disperso al mercato - in realtà non è morto, ma è stato trovato da un uomo di Epidamno, che l'ha adottato come figlio legittimo e portato nella sua città. MeneCMO II - quello rimasto presso il nonno - non crede che il fratello sia morto, e così decide di cercario dappertutto, fino ad arrivare a Epidamno. Da lì, equivoci su equivoci: essendo gemelli, i due fratelli sono perfettamente confondibili, causando così un continuo scambio di persona, Menecmo II incontra via via la moglie, il suocero e l'amante di MenecmO I. Tutti questi personaggi, scambiandolo per il fratello, lo rimproverano o lo abbracciano, parlando di cose di cui Menecmo II non capisce nulla. come se non Fosse abbastanza, Me ecmo I, essendo stato adottato e portato a Epidamno da bambino, non ricorda assolutamente di avere un fratello e non immagina che lì, nella sua città, ci sia un uomo identico a lui, scambiato per lui erroneamente da tutti. La commedia si chiude con l'agognato riconoscimento: trovatisi faccia a faccia, i due Menecmi capiscono che non c'è nessuno scambio di persona, ma ci sono semplicemente due persone uguali tra loro. Menecmo II racconta la terribile disgrazia a menecmo I, il quale finalmente viene a conoscenza dell'episodio della sua infanzia e riabbraccia il fratello. Agnizione: - casina: L'ambientazione della commedia è ad Atene. Un giorno il vecchio Lisidamo vede che una donna, di primo mattino, sta abbandonando una bambina per strada. Il vecchio le si avvicina e le chiede di affidarla a lui, e la donna decide di dargliela. Lisidamo la porta a casa e la consegna a sua moglie cleostrata, pregandola di averne cura. LA PADRONA IA accoglie come se fosse sua figlia. Questa bambina viene chiamata casina – “Fanciulla dal profumo di cannella”. Quando casina diventa una bellissima fanciulla, il vecchio se ne innamora follemente e, come lui, anche suo figliolo Eutinico. con l'idea di averla come amante, Lisidamo pensa di accasarla con il suo fattore olimpione e lo stesso decide di fare il giovane con lo scudiero calino, sperando entrambi di aver modo di dormire fuori casa con la bella fanciulla. Il vecchio però, accortosi dell'interesse del figlio, vedendolo come un ostacolo ai suoi piani, decide di mandarlo all'estero. Dopo tante discussioni cleostrata e il vecchio decidono di estrarre a sorte chi sarà tra olimpione e calino il futuro marito della bellissima fanciulla. La sorte dice olimpione, ma la moglie, venuta a conoscenza delle intenzioni del marito, si prepara a punirio: travestirà lo scudiero e lo scambierà con casina. Il giorno delle nozze, il fattore e Lisidamo portano casina nella casa di olimpione, ignorando che la sposa non è altro che lo scudiero vestito da donna. Il vecchio, resosi conto dello sgradevole inganno, scappa vergognandosi. Chiede scusa alla moglie che in seguito lo perdonerà. Alla fine, si scopre che casina è una ragazza libera, una nobile ateniese, fatto questo che le permetterà di sposare Eutinico. creazione di un personaggio tipizzato: - Aulularia o "commedia della pentola” = parla di un vecchio avaro, Euclione, il quale scopre nella sua casa una pentola ricolma d'oro che diventa presto la sua sola ragione di vita. Euclione ha una figlia bellissima, promessa sposa al vecchio Megadoro, che ha deciso di contrarre matrimonio in età avanzata; la ragazza è stata però sedotta dal giovane Liconide, nipote di megadoro stesso, e aspetta un bambino. Alla fine lo zio acconsente a cedere la ragazza al nipote, l'insopportabile Euclione perde e ritrova la pentola e, rabbonito, accetta di far celebrare il matrimonio. La trama è semplice, ma la figura del vecchio avaro è uno dei “tipi” più riusciti del teatro del sarsinate, che farà da modello ad autori di ogni epoca. - Miles gloriosus = la trama ruota intorno a un soldato vanesio e fanfarone, Pirgopolinice - letteralmente “espugnatore di rocche e di Città”. Il soldato compra, portando con sè a Efeso, una giovane cortigiana, amata da un giovane ateniese. Il furbo schiavo del giovane, palestrione, si mette sulle tracce di Pirgopolinice. Dopo una serie di disavventure, lo schiavo riesce a raggiungere il soldato e a escogitare un piano per salvare la ragazza, facendo credere a Pirgopolinice che la ricca moglie del suo vicino sia innamorata di lui. Il marito della donna, trovando Pirgopolinice a casa sua, lo accusa di adulterio, lo fa bastonare a dovere e lo rimanda via tutto pesto e beffato. - Pseudolus = 10 Pseudolo è uno schiavo furbo e scaltro che aiuta, con trucchi e raggiri, il proprio giovane padrone, calidoro, a sottrarre al lenone la fanciulla (Fenicio) di cui è innamorato e che è stata promessa, dietro versamento di denaro, a un soldato. commedia morale: captivi = La commedia è ambientata in un'imprecisata Città dell'Etolia, durante la guerra fra Etoli ed Elei. Il ricco Egione aveva due figli: uno gli è stato rapito in gioventù, l'altro, Filopolemo, è stato fatto prigioniero durante la guerra; per poterlo riscattare il padre acquista il maggior numero possibile di schiavi Elei, sperando di trovare qualcuno da poter scambiare con suo figlio. Acquista dunque Filocrate, nobile eleate, e Tindaro, il suo schiavo. I due però decidono di scambiarsi i ruoli; così Filocrate viene liberato al posto del suo schiavo, Tindaro, per poter contrattare la liberazione di Filopolemo ad Elea. Egione, con l'aiuto dello schiavo, scopre l'inganno e spedisce Tindaro ai lavori forzati; successivamente Filocrate ritorna con Filopolemo, figlio di Egione. Si scopre, dunque, che Tindaro altri non è che il figlio rapito a Egione vent'anni prima. La commedia si conclude con Tindaro liberato e riconosciuto come figlio da Egione, Filocrate nuovamente libero e Filopolemo che ritorna a casa.
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Plauto, vita e opere
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Plauto
Le notizie biografiche, Le commedie, Caratteri della commedia plautina: intreccio e personaggi
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Plauto
File riassuntivo di 7 pagine riguardante PLAUTO
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PLAUTO E TERENZIO
APPUNTI PLAUTO E TERENZIO LICEO CLASSICO. VOTO: 8,5
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Plauto
appunti di letteratura latina
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plauto vita e opere
Plauto Tito Maccio Plauto nacque a sàrsina tra il 255 e il 250 A.C., e morì A ROMA Nel 184 A.C. Nel più antico codice plautino conservato, il palinsesto Ambrosiano, si attestano tre nomi, Titus Maccius Plautus, tutti da considerarsi “nomi d’arte”. • Maccius Rimanda a una maschera della Fabula atellana il “Maccus”, lo sciocco, il buffone, ed è un riferimento alla sua attività di attore delle Atellane nei primi anni a Roma; • Plautus Allude a una caratteristica fisica, i piedi piatti, probabilmente indica che Plauto in qualità di attore era solito recitare scalzo, a piedi nudi o in modo legnoso; ● Titus si riferisce a un suo modo buffo di camminare sulla scena per accentuare i tratti farseschi dei personaggi che soleva interpretare quando era un attore. Le prime commedie risalgono al 218 A.C., anno dell'inizio della II^ guerra punica. Le ultime al 186 a.C. Plauto fu dunque un autore che si “fece le ossa” praticando forme popolari di teatro, come la fabula Atellana: Si formò come attore e, quando iniziò a comporre commedie, portò con sé le radici del teatro italico. Visse interamente della sua arte, praticata con instancabile fervore creativo: egli scriveva per vivere, la sua scrittura era una professione a tutti gli effetti. Alla sua morte entrarono in circolazione tutta una serie di...
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commedie a suo nome, molte delle quali rivelatesi in seguito dei Falsi. Nel I sec. a.c., ne circolavano addirittura 130 titoli: evidentemente il nome di Plauto era una garanzia di successo che spingeva commediografi a false attribuzioni. Un erudito dell'epoca, Marco Terenzio varrone, le Studiò e nel suo saggio, "De comoedis Plautinis", le suddivise in 3 gruppi: • 21 certamente plautine: "Fabulae varronianae”; • 19 di attribuzione incerta; Tutte le altre considerate spurie. La commedia Plauto è il primo autore latino a “specializzarsi” in uno solo dei due versanti teatrali, quello comico. L'aspetto fondamentale del teatro di Plauto non è quello di creare trame originali o personaggi complessi con una loro specifica psicologia...egli mette in scena tipi caratteristici che agiscono all'interno di una trama sempre uguale fatta di schemi fissi e ripetitivi. Si tratta di Storie d'amore che rispondono al medesimo schema di base: due giovani che sono innamorati – un adulescens che ama una meretrix - molti ostacoli che si frappongono al coronamento del loro sogno d'amor ma, infine, grazie all'intervento del caso o all'astuzia dei servi, vi è un lieto fine. Tutto si risolve con un esito positivo. Però va sottolineato che non tutte le commedie hanno una trama d'amore = un caso particolare è la commedia "i captivi”, un'opera dai toni delicati, in cui i personaggi sono positivi e altruisti. Tra le principali differenze tra commedie greche e romane, troviamo che in quelle latine: sparisce la divisione in atti e l'azione diventa continua, senza pause istituzionali; • Plauto trasforma le parti cantate (cantica) che non sono più aggiunte estranee all'azione, ma brani che la fanno procedere. i personaggi I personaggi di Plauto sono tipi fissi che si ritrovano in situazioni ricorrenti, maschere che incarnano vizi e difetti spesso esagerati e deformati in chiave comica, per divertire gli spettatori. L'interesse di Plauto è innanzitutto volto a personaggi la cui “maschera” è già di per se portatrice di comicità vivace e immediata. Il suo Obiettivo è quello di far ridere il suo pubblico dinnanzi alle disavventure dei suoi personaggi. ⇒ In Plauto si constata il fatto che nella vita a prevalere non sono i buoni ma gli scaltri. Il bene non necessariamente trionfa. Manca dunque in Plauto, quel sentimento di philantropia = la comprensione verso gli altri esseri umani. PERSONAGGI MASCHILI: Adulescens: È un giovane innamorato ma ingenuo, insicuro e spaventato, del tutto incapace di affrontare le situazioni senza l'ausilio di un servus. parasitus: È uno spiantato, disposto a qualsiasi compromesso pur di raggiungere un tornaconto personale. senex: È una parodia del pater familias: severo, ricco, avaro, capace di intimidire i figli e di lasciarli senza soldi. A volte è perseguitato da una moglie terribile, alle altre è un vanesio che rivaleggia in amore con il figlio. In genere, è raggirato dal servo e esce perdente dalla commedia. Leno: È lo sfruttatore di prostitute, un uomo miserabile e privo di morale che commercia in ragazze e cerca di impedire che le sue protette s'innamorino dei giovani di buona famiglia; servus: E' per eccellenza callidus (Astuto). Si mette al servizio del suo padrone per aiutarlo nelle sue avventure amorose e per tirarlo fuori dai guai. E' colui che dirige tutti gli intrighi e risolve le situazioni più imbrogliate. I PERSONAGGI FEMMINILI: Rivestono, rispetto ai primi, una minore importanza, e rappresentano le figure tipiche della società romana uxor: madre dell'adulescens e sposa del senex, è una donna perbene, dedita alla famiglia, a volte autoitaria ma incensurabile; Meretrix: Il ruolo femminile più importante è quello della cortigiana, una figura sconosciuta a Roma prima che nascesse la palliata, e che era invece consueta nel mondo greco. In questo caso il loro più grande desiderio è quello di essere riscattate dall'amante. Naturalmente l'espediente dell'agnizione - riconoscimento - può consentire loro il Felice passaggio dalla condizione di amanti a quella di spose. Alcune di loro sono abilissime e sfrontate, altre dolci e sensibili ed è il caso più frequente. Altre figure caratteristiche sono: · Avarus, il tirchio, sovente vecchio e arcigno; • Ancilla, la servetta che collabora con la sua padrona; ● • Miles gloriosus, il soldato spaccone che si dà grandi arie ma è codardo e Sfortunato in amore; • cocus, il cuoco che ogni tanto irrompe sulla scena con le sue pentole per preparare un banchetto. la lingua La sua è una lingua brillante ricolma di doppi sensi, paradossi, metafore, battute e parolacce. Il principale aspetto della comicità plautina è il trionfo della parola che si realizza sulla bocca dei personaggi. uno degli strumenti linguistici prediletti da Plauto è la “tirata”: una sequenza di parole recitate da un solo attore quasi trattenendo il fiato, che travolgono l'interlocutore e destano il riso del pubblico. Il suo linguaggio vicino al parlato – sermo cotidianus – è la più importante testimonianza giunta a noi del latino arcaico. le trame Tema del doppio: due simillimi identici - dal medesimo aspetto, in alcuni casi due gemelli, sono scambiati l'uno per l'altro ma, soprattutto, ignorano l'esistenza l'uno dell'altro. Gli equivoci comici da questa situazione scatenati si risolvono solo alla fine quando i 2 finiscono col riconoscersi. - Anfitrione= Si tratta dell'unica commedia di Plauto a carattere mitologico. Essa è la parodia di un famoso mito greco: Giove ama la mortale Alcmena, moglie di Anfitrione, re di Tebe. Dal momento che Alcmena è una donna casta, per ingannarla il signore degli dèi assume l'aspetto del marito ed entra nella sua casa; dunque, ci sono due Anfitrione: uno vero e UNO FAISO. A Complicare la faccenda, Anfitrione ha un servo chiamato sosia; perciò, il dio mercurio, complice di Giove, prende l'aspetto di sosia e si mette a fare la guardia davanti alla porta. Alla fine, Giove e Mercurio, vale a dire i finti Anfitrione e sosia, si allontanano e giungono quelli veri. Alcmena, dal canto suo, si stupisce che il marito rientri così presto e voglia tornare a letto con lei: Anfitrione pensa che la donna abbia dunque incontrato un amante e l'ACCUSA MA Alcmena dichiara la sua innocenza. Dopo una serie di equivoci, nel finale Giove rientra in scena con il suo vero aspetto, chiarisce ogni cosa e preannuncia che la donna darà alla luce due figli, uno di Anfitrione, l'altro suo: Ercole, il più forte degli eroi. - Menecmi.= un padre di siracusa decide di portare i suoi due figli gemelli al mercato di Taranto, ma uno dei due, Menecmo, si perde tra la folla e non viene più ritrovato dal padre. L'uomo, soffocato dal dolore, muore poco dopo, e il nonno dei due gemelli, pensando che il primo sia ormai morto, decide di dare al secondo il nome del defunto, rinominandolo menecmo. Menecmo I - quello disperso al mercato - in realtà non è morto, ma è stato trovato da un uomo di Epidamno, che l'ha adottato come figlio legittimo e portato nella sua città. MeneCMO II - quello rimasto presso il nonno - non crede che il fratello sia morto, e così decide di cercario dappertutto, fino ad arrivare a Epidamno. Da lì, equivoci su equivoci: essendo gemelli, i due fratelli sono perfettamente confondibili, causando così un continuo scambio di persona, Menecmo II incontra via via la moglie, il suocero e l'amante di MenecmO I. Tutti questi personaggi, scambiandolo per il fratello, lo rimproverano o lo abbracciano, parlando di cose di cui Menecmo II non capisce nulla. come se non Fosse abbastanza, Me ecmo I, essendo stato adottato e portato a Epidamno da bambino, non ricorda assolutamente di avere un fratello e non immagina che lì, nella sua città, ci sia un uomo identico a lui, scambiato per lui erroneamente da tutti. La commedia si chiude con l'agognato riconoscimento: trovatisi faccia a faccia, i due Menecmi capiscono che non c'è nessuno scambio di persona, ma ci sono semplicemente due persone uguali tra loro. Menecmo II racconta la terribile disgrazia a menecmo I, il quale finalmente viene a conoscenza dell'episodio della sua infanzia e riabbraccia il fratello. Agnizione: - casina: L'ambientazione della commedia è ad Atene. Un giorno il vecchio Lisidamo vede che una donna, di primo mattino, sta abbandonando una bambina per strada. Il vecchio le si avvicina e le chiede di affidarla a lui, e la donna decide di dargliela. Lisidamo la porta a casa e la consegna a sua moglie cleostrata, pregandola di averne cura. LA PADRONA IA accoglie come se fosse sua figlia. Questa bambina viene chiamata casina – “Fanciulla dal profumo di cannella”. Quando casina diventa una bellissima fanciulla, il vecchio se ne innamora follemente e, come lui, anche suo figliolo Eutinico. con l'idea di averla come amante, Lisidamo pensa di accasarla con il suo fattore olimpione e lo stesso decide di fare il giovane con lo scudiero calino, sperando entrambi di aver modo di dormire fuori casa con la bella fanciulla. Il vecchio però, accortosi dell'interesse del figlio, vedendolo come un ostacolo ai suoi piani, decide di mandarlo all'estero. Dopo tante discussioni cleostrata e il vecchio decidono di estrarre a sorte chi sarà tra olimpione e calino il futuro marito della bellissima fanciulla. La sorte dice olimpione, ma la moglie, venuta a conoscenza delle intenzioni del marito, si prepara a punirio: travestirà lo scudiero e lo scambierà con casina. Il giorno delle nozze, il fattore e Lisidamo portano casina nella casa di olimpione, ignorando che la sposa non è altro che lo scudiero vestito da donna. Il vecchio, resosi conto dello sgradevole inganno, scappa vergognandosi. Chiede scusa alla moglie che in seguito lo perdonerà. Alla fine, si scopre che casina è una ragazza libera, una nobile ateniese, fatto questo che le permetterà di sposare Eutinico. creazione di un personaggio tipizzato: - Aulularia o "commedia della pentola” = parla di un vecchio avaro, Euclione, il quale scopre nella sua casa una pentola ricolma d'oro che diventa presto la sua sola ragione di vita. Euclione ha una figlia bellissima, promessa sposa al vecchio Megadoro, che ha deciso di contrarre matrimonio in età avanzata; la ragazza è stata però sedotta dal giovane Liconide, nipote di megadoro stesso, e aspetta un bambino. Alla fine lo zio acconsente a cedere la ragazza al nipote, l'insopportabile Euclione perde e ritrova la pentola e, rabbonito, accetta di far celebrare il matrimonio. La trama è semplice, ma la figura del vecchio avaro è uno dei “tipi” più riusciti del teatro del sarsinate, che farà da modello ad autori di ogni epoca. - Miles gloriosus = la trama ruota intorno a un soldato vanesio e fanfarone, Pirgopolinice - letteralmente “espugnatore di rocche e di Città”. Il soldato compra, portando con sè a Efeso, una giovane cortigiana, amata da un giovane ateniese. Il furbo schiavo del giovane, palestrione, si mette sulle tracce di Pirgopolinice. Dopo una serie di disavventure, lo schiavo riesce a raggiungere il soldato e a escogitare un piano per salvare la ragazza, facendo credere a Pirgopolinice che la ricca moglie del suo vicino sia innamorata di lui. Il marito della donna, trovando Pirgopolinice a casa sua, lo accusa di adulterio, lo fa bastonare a dovere e lo rimanda via tutto pesto e beffato. - Pseudolus = 10 Pseudolo è uno schiavo furbo e scaltro che aiuta, con trucchi e raggiri, il proprio giovane padrone, calidoro, a sottrarre al lenone la fanciulla (Fenicio) di cui è innamorato e che è stata promessa, dietro versamento di denaro, a un soldato. commedia morale: captivi = La commedia è ambientata in un'imprecisata Città dell'Etolia, durante la guerra fra Etoli ed Elei. Il ricco Egione aveva due figli: uno gli è stato rapito in gioventù, l'altro, Filopolemo, è stato fatto prigioniero durante la guerra; per poterlo riscattare il padre acquista il maggior numero possibile di schiavi Elei, sperando di trovare qualcuno da poter scambiare con suo figlio. Acquista dunque Filocrate, nobile eleate, e Tindaro, il suo schiavo. I due però decidono di scambiarsi i ruoli; così Filocrate viene liberato al posto del suo schiavo, Tindaro, per poter contrattare la liberazione di Filopolemo ad Elea. Egione, con l'aiuto dello schiavo, scopre l'inganno e spedisce Tindaro ai lavori forzati; successivamente Filocrate ritorna con Filopolemo, figlio di Egione. Si scopre, dunque, che Tindaro altri non è che il figlio rapito a Egione vent'anni prima. La commedia si conclude con Tindaro liberato e riconosciuto come figlio da Egione, Filocrate nuovamente libero e Filopolemo che ritorna a casa.