L'autore del Satyricon viene chiamato, nei manoscritti che lo hanno tramandato, con il nome di Caius (o Titus o Publius) Petronius Arbiter, come indicato anche da alcuni grammatici del III secolo d.C. che citano passi dell'opera. Oggi si tende a riconoscere nell'autore Gaio Petronio Nigro, che fu console nel 62 o nel 63 e che si suicidò per ordine di Nerone nel 66. A lui accennano Plutarco, Plinio il Vecchio e soprattutto Tacito, che lo definisce elegantiae arbiter. La coincidenza con il cognomen tramandato dai manoscritti non può essere casuale. Tacito dedica a Petronio un excursus nel quadro della dura repressione che seguì la scoperta (65 d.C.) della congiura di Pisone e ne risulta una personalità molto originale: passava le giornate dormendo, la notte la riservava agli affari e ai piaceri della vita. Passava per un raffinato uomo di mondo, anche se i suoi gesti erano apparentemente semplici. Come proconsole di Bitinia e poi come console, si rivelò energico e all'altezza dei compiti. Tornato poi ai suoi vizi, o meglio alla loro ostentazione, fu ammesso nella ristretta cerchia degli intimi di Nerone, come arbitro di eleganza. Da qui la gelosia di Tigellino che spinse Nerone a considerare Petronio coinvolto nella congiura di Pisone e a gettarlo in carcere. Petronio non volle protrarre oltre l'attesa della condanna a morte: si fece aprire le vene, per poi, a capriccio, chiuderle e riaprirle ancora, intrattenendosi con gli amici ma non su temi seri, quelli che gli procurassero gloria di fermezza. Ascoltava solo poesie leggere e versi giocosi, distribuendo doni ad alcuni servi e frustate ad altri. Sedette a banchetto, indossò al sonno, poiché la sua morte, benché imposta, apparisse accidentale. Neppure nel suo ultimo scritto adulò Nerone e Tigellino o qualche potente, ma scrisse dettagliatamente le infamie del princeps, con i nomi dei suoi amanti e con specifica eccentricità di ogni rapporto sessuale, e mandò il testo, con tanto di sigillo, a Nerone. Poi spezzò l'anello del sigillo, perché non servisse in seguito a danneggiare altre persone.
Del Satyricon possediamo solo un frammento, quindi ogni giudizio sull'opera deve essere molto prudente, tanto più che la mancanza dell'epilogo lascia aperto lo spazio a ipotesi contrastanti sul messaggio dell'opera. Quanto del Satyricon è giunto fino a noi è pregiudicato da numerose lacune testuali, spesso vaste. Il termine Satyricon è in greco un genitivo plurale neutro dell'aggettivo satyricós, va dunque associato a un sostantivo libri sottinteso. Secondo alcuni, la forma più probabile del titolo sarebbe Satyrica, al plurale "cose riguardanti i satiri". Nel titolo vi è anche il riecheggiamento del genere letterario della satira e in particolare della satura Menippea, con il suo misto di prosa e versi: nel tessuto narrativo dell'opera entrano infatti con una certa frequenza brani in versi. Il racconto del Satyricon, narrato in prima persona dal protagonista Encolpio, concerne la movimentata storia d'amore tra lo stesso Encolpio e Gitone, continuamente insidiato da altri personaggi, che svolgono la funzione di antagonisti. All'interno di questa vicenda fondamentale si dispongono molteplici episodi che si accavallano talvolta in successione frenetica l'uno dopo l'altro, altrove invece riassunti con scarna rapidità. Il lettore si imbatte ora in gesti e situazioni comuni, ora in eventi più squisitamente narrativi, caratteristici del romanzo greco, come separazioni e ritrovamenti, risse e naufragi, letture di testamenti e riti magici.
Il filo narrativo generale del romanzo è assai esile, mobile e incoerente, come la personalità delle figure che lo abitano. Encolpio, il protagonista, scacciato come capro espiatorio dalla sua città e perseguitato dal dio Priapo, intraprende un lungo viaggio attraverso il Mediterraneo, che diventa occasione di incontro e scontro con molti altri personaggi; suoi compagni di avventura sono per gran parte della narrazione altri due giovani, Ascilto e Gitone, suo amante. Encolpio, il protagonista, rappresentante di una gioventù colta e anticonformista, è una figura enigmatica: appare perennemente incerto, è un perdente, uno che subisce gli eventi e ne viene condizionato; se tenta una iniziativa si può star certi che fallirà; e se con sincerità ama Gitone, tuttavia ne ricava più delusioni che soddisfazioni. Cerca il piacere ma, quando lo trova, l'eccesso lo fa ritrarre disgustato.
Con la trama del Satyricon e la vita di Petronio concludiamo questo riassunto su uno dei romanzi più enigmatici della letteratura latina. Se desideri saperne di più su Petronio, la sua vita e le sue opere, puoi consultare il pdf su Petronio vita e opere, per approfondire il pensiero e lo stile di questo autore. Troverai anche il riassunto per la maturità e il riassunto del Satyricon, così come altre analisi e spunti di approfondimento.