L'amicizia come dono divino e virtù suprema
Nel "De amicitia", Cicerone eleva l'amicizia al rango di dono divino, paragonandola alla saggezza per importanza. L'autore sostiene che questi due elementi procedano di pari passo nella vita dell'uomo.
Highlight: L'amicizia è considerata da Cicerone un dono degli dei immortali, secondo solo alla saggezza.
Cicerone approfondisce il concetto di amicizia, associandolo strettamente alla virtù. Secondo l'autore, la virtù non solo genera l'amicizia ma la sostiene nel tempo.
Quote: "Est enim amicitia nihil aliud nisi omnium divinarum humanarumque rerum cum benevolentia et caritate consensio" (L'amicizia infatti non è nient'altro che una concordia di tutte le cose divine e umane unita a benevolenza e affetto).
L'autore critica la visione utilitaristica dell'amicizia tipica dei Romani, che spesso la associavano a rapporti di alleanza politica o legami clientelari. Cicerone si impegna a rinnovare questo concetto, enfatizzando l'importanza di sentimenti come la benevolentia e la caritas.
Vocabulary: Caritas - Termine che indica sia l'alto prezzo di qualcosa sia l'affetto e l'amore, intesi come disposizione spirituale rivolta a oggetti di natura elevata.
Cicerone propone una definizione di uomini buoni (viri boni), coloro tra i quali può esistere una vera amicizia. Questi sono caratterizzati da lealtà, integrità, senso di giustizia e generosità, privi di cupidigia e passioni distruttive.
Example: Cicerone cita figure storiche come Paolo, Catone, Gallo e Scipione come esempi di uomini virtuosi capaci di vera amicizia.
In conclusione, il "De amicitia" di Cicerone offre una profonda riflessione sul valore dell'amicizia, elevandola a virtù suprema e dono divino, essenziale per una vita piena e significativa.