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Vittorio Alfieri

30/11/2022

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Villaria Alfieri
VITA
Nato ad Asti nel 1749 da una famiglia nobile (a differenza di Goldoni che nacque
da una famiglia borghese) e frequentò

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Villaria Alfieri VITA Nato ad Asti nel 1749 da una famiglia nobile (a differenza di Goldoni che nacque da una famiglia borghese) e frequentò l'Accademia militare a Torino, che decise di abbandonare per viaggiare per l'Europa e studiare le opere classiche, dedicandosi infine alla scrittura del genere delle tragedie. Tra le varie opere compone Antonio e Cleopatra. Utilizza la scrittura come opera di purificazione delle sue inquietudini, quindi come catarsi (che significa purificazione). Oltre a viaggiare per l'Europa si reca in Toscana per apprendere la lingua italiana letteraria, dove si innamora della duchessa di Albany, Luisa Stolberg, per la quale scrisse alcune poesie. In Toscana compose il trattato della tirannide contro la tirannia e altre tragedie come Antigone, Agamennone e Oreste e anche il gruppo delle tragedie della libertà, alle quali appartiene una delle più famose tragedie di Alfieri, Saul, nel 1782. (Saul fu il primo re di Israele). Alfieri si recò anche a Parigi per celebrare la presa della Bastiglia nell'ode Parigi sbastigliata. Infine torna in Italia, dove muore a Firenze nel 1803. Tra le sue ultime opere c'è anche un'autobiografia intitolata Vita scritta da esso. PENSIERO 1. Il rapporto con l'Illuminismo Per Alfieri l'Illuminismo non era visto positivamente, ne era ostile, perchè nutre un'insofferenza nei confronti della scienza, specialmente se va ad intaccare la poesia. Per Alfieri la poesia è frutto di...

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immaginazione, di spontaneità, di irrazionalità e per questo la scienza non può intaccare tutto ciò. 2. Tensione verso l'infinito e verso l'assoluto E' d'accordo con l'arte letteraria vista come spunto di immaginazione e di spontaneità, quindi nutre una tensione verso l'assoluto e l'infinito, pur non essendo molto religioso. Questa tensione verso l'infinito preannuncia il Romanticismo, essendo un elemento tipicamente romantico. 3. Dispotismo illuminato Rispetto a Goldoni e Parini che credevano nel dispotismo illuminato, Alfieri crede che non sia la forma di governo migliore poichè era una sorta di tirannia. Egli non predilige una forma di governo, infatti non dà un'alternativa, poichè la sua insofferenza era verso il potere in generale. Quindi lo si può definire un anarchico, non avendo un ideale politico da contrapporre al dispotismo illuminato. Essendo nobile, inoltre, critica anche il potere borghese. 4. Titanismo alfieriano Alfieri esalta il suo desiderio di grandezza contro ogni forma di potere; l'alternativa la conferisce sul piano personale tramite il titanismo, ovvero esaltare il proprio ego contro ogni forma di potere, quindi di esaltare una libertà infinita contro la tirannia. 5. Pessimismo L'uomo è un essere finito e limitato, quindi questo desiderio di grandezza si va a scontrare con la presa di coscienza che l'uomo di per sé non può essere infinito perché ha un'intelligenza finita e limitata, da qui ha origine il suo pessimismo. Pertanto il titanismo va incontro alla presa di coscienza che l'uomo è limitato e quindi questa grandezza infinita non è realizzabile. OPERE POLITICHE Si possono dividere in 3 fasi: 1. La prima fase è quella della ribellione contro ogni forma di potere e del titanismo; 2. La seconda fase è quella in cui Alfieri si batte per dare potere alla scrittura come evasione dalla realtà e meno potere alla politica; 3. La terza fase è quella dei compromessi con la nobiltà, che reputa unica guida possibile nonostante i suoi vizi; Nello specifico: 1. L'opera principale della prima fase è: Della Tirannide, un breve trattato politico scritto in prosa in cui parla dei limiti del regime tirannico; si parla di tirannia quando il sovrano si pone al di sopra delle leggi, per questo secondo Alfieri il dispotismo illuminato non è che un modo per nascondere la tirannia. Inoltre secondo Alfieri sono preferibili le tirannie feroci che fanno aprire gli occhi al popolo per conquistare la nobiltà con la rivolta, mentre con il dispotismo illuminato il popolo non capisce la vera natura della tirannide. I tiranni usano 3 strumenti per tenere a bada il popolo: ● nobiltà; esercito; • clero. Per Alfieri ci sono 2 modi per sfuggire al regime tirannico: uccidere il tiranno; uccidere se stessi. → In entrambi i casi viene esaltata la propria individualità che supera ogni limite. → Questa è una fase più critica, battagliera e anarchica. 2. In questa fase parla della scrittura come metodo di evasione dalla realtà ed esalta il ruolo della poesia. L'opera associata alla seconda fase è: • Panegirico di Plinio a Traiano in cui parla del discorso di Plinio a Traiano (imperatore romano che governò dal 98 al 117 d.C.) in cui lo loda per aver dato la libertà al popolo. Un'altra opera molto importante è: ● Del principe e delle lettere, è divisa in 3 libri in cui parla del rapporto tra scrittore e potere assoluto. Parla della scrittura come un impegno fisso e superiore alle altre attività. Per Alfieri la scrittura è l'unica attività con la quale l'essenza umana e la libertà dell'individuo possono realizzarsi completamente. 3. Nella terza fase parla della nobiltà, di quest'ultima critica i vizi ma la vede come l'unica guida per l'Italia. Una delle opere più importanti di questa fase è: • Il Misogallo, scritto in prosa e versi (si mescolano tra loro). Misogallo significa odio verso i galli (abitanti della Gallia, l'attuale Francia). Si scaglia contro i francesi e contro la rivoluzione francese ma difende alcune prerogative dei nobili come la proprietà privata che ci deve essere. Capisce che la monarchia assoluta è un male minore rispetto al potere della plebe o dei borghesi. Inoltre nasce in lui la possibilità del Risorgimento italiano, ovvero che l'Italia possa unirsi come nazione diventando libera e unica. In questa fase diventa meno critico riguardo ai nobili. Altre opere molto importanti sono: ● Le Satire, scritte nel 1786-1797. Sono 17 satire polemiche nei confronti delle altre società contemporanee; parla di: ● Grandi sono i nobili che critica per il loro ozio e i loro vizi ma li vede comunque come unica guida del popolo ● Plebe= è il popolo ● Sesquiplebe (una plebe una volta e mezzo)= sono i borghesi e li critica e li reputa inferiori della plebe. Inoltre la plebe e la sesquiplebe devono solo obbedire agli ordini dei grandi. → In questa fase la religione viene vista solo come strumento per mantenere a freno eventuali disordini causati dalla plebe e dalla sesquiplebe. Un'altra opera importante sono le 6 commedie che indagano sui vizi della realtà contemporanea e sulla politica, di cui 4 intitolate: ● Uno, in cui critica la monarchia; I pochi, in cui critica l'oligarchia; I troppi, in cui critica la democrazia; • L'antidoto, in cui parla di un governo misto come compromesso tra le tre forme di governo. Altra opera importante: ● Il Divorzio in questa opera/satira critica il cicibeismo con toni aspri polemi ma anche ironici. LE TRAGEDIE È un genere sublime ed elevato destinato ad una cerchia ristretta di colti aristocratici (poichè erano gli unici in grado di capire e apprezzare le sue opere). Alfieri interpreta le tragedie come catarsi (cura) per le sue inquietudini e come forma di espressione del titanismo. FONTI Usa come modello la tragedia classica francese ma evita le eccessive lungaggini (es. descrizioni) e i personaggi secondari. Utilizza uno stile rapido ed essenziale con battute brevi; usa molti monosillabi. Ha un linguaggio anti musicale, rigido, pieno di pause, fratture e enjambement. Rispetta le unità aristoteliche: 1) Unità di luogo (il racconto deve svolgersi in un solo luogo); 2) Unità di tempo (il racconto deve svolgersi in 24h); 3) Unità di azione (il racconto deve narrare di un tema principale e unico). Alfieri utilizza le unità aristoteliche perché conferiscono rapidità e dava ordine alle sue inquietudini. COME COMPONE LE TRAGEDIE Per comporre le tragedie, Alfieri usa tre momenti: 1) Ideare, in cui si idealizza il personaggio e la trama; 2) Stendere, in cui si scrive in prosa; 3) Verseggiare, in cui si scrive in versi. ● TRAGEDIE ALFIERIANE Si possono dividere in varie fasi: 1. Titanismo e pessimismo A questa prima fase appartengono alcune tragedie come Filippo, Polinice, Antigone, Agamennone e Oreste, perchè parla di personalità importanti e di tiranni. Filippo si parla di Filippo II di Spagna, il feroce tiranno che uccise il figlio che vi si oppose. • Polinice si tratta dei due fratelli Eteocle e Polinice, i figli di Edipo, che muoiono in battaglia per il dominio di fede. ● Agamennone tratta della moglie Clitemnestra che aveva un amante, Egisto, il quale uccide Agamennone. • Oreste, il figlio di Agamennone, in cui vendicherà la morte del padre uccidendo Egisto. 2. Tragedie sulla libertà A queste seguono le 3 tragedie sulla libertà: Virginia, la Congiura dei Pazzi e il Timoleone; esse rappresentano il tentativo di alcuni eroi di sconfiggere il tiranno e ribellarsi alla sua autorità. ● ● Congiura dei Pazzi, in cui fa riferimento a Firenze quando la famiglia Pazzi cercò di andar contro i Medici (il tiranno in questo caso è rappresentato da Lorenzo che diverrà molto più autoritario perché perde il fratello Giuliano nella stessa congiura). Virginia è una tragedia ambientata nell'antica Roma perchè si parla del tiranno Appio Claudio che desidera Virginia, la quale viene difesa da Icilio. I due giovani muoiono a causa del tiranno, ma grazie alla loro morte il popolo riesce a insorgere contro Appio Claudio. • Timoleone è ambientato in Grecia, dove egli uccide il fratello per liberare Sparta. 3. Dissidio interiorizzato all'interno della figura del tiranno e dell'eroe In questa fase si ha a che fare con un'unica persona che incarna sia la figura del tiranno che del liber uomo. A questa fase appartengono le 2 tragedie più famose di Alfieri: Saul (1782) e Mirra (1784). • Saul, scritta in endecasillabi sciolti, tratta del re di Israele, che mostra un comportamento ambiguo verso il genero David, che diventerà poi suo successore perchè prescelto da Dio, mentre Saul si ucciderà in campo di battaglia perchè prova verso David due sentimenti ambivalenti: da un lato è contento che sia lui il suo successore, dall'altro ha una punta di gelosia nei suoi confronti. Egli attraverso il suicidio riaffermerà sia la sua libertà, ma ne segnerà anche la sua definitiva sconfitta. La vicenda si svolge in una sola giornata e in un unico luogo. Il linguaggio è piuttosto aspro. • Mirra tratta di una storia più intima scritta in endecasillabi sciolti; ella infatti ama il padre Ciniro e questo amore incestuoso va a turbare l'animo della giovane, tanto è vero che il tiranno contro cui Mirra deve combattere è proprio sé stessa. Alla fine Mirra si suicida per sopprimere il suo amore, non potendo cedere al suo desiderio. La lingua è vicina al parlato. Alfieri in questa tragedia rappresenta il conflitto tra la dimensione inconscia del soggetto e la sua razionalità. → Entrambe le due tragedie sono simili perché sia Saul che Mirra devono combattere contro se stessi, ma la differenza è quella che Saul è un re, quindi ha una personalità istituzionale, mentre Mirra è un campione di umanità comune, nel quale ci si sofferma ad indagare la psicologia umana. Altre importanti opere di Alfieri sono: ● la Vita scritta da esso, un'autobiografia cominciata nel 1790 e pubblicata dopo la sua morte nel 1804. L'opera è divisa in 4 parti che Alfieri definisce delle epoche, divise in: • puerizia; adolescenza; • giovinezza; ● virilità. La sua vita viene vista come un percorso di conversione e purificazione alla poesia, che esalta come se fosse una divinità (come Dante nel percorso della sua purificazione attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso nella Divina Commedia). Lo stile usato è essenziale e conciso, talvolta mista ad un'autoironia e la forma è vivace e incalzante. Alfieri compone anche delle poesie: ● le Rime, che hanno tutte una particolarità, ovvero la precisazione di data e luogo, come se fosse un diario. Per la maggior parte si trattano di sonetti, ma sono presenti anche odi, epigrammi e canzoni. Gli argomenti variano dalla mitologia a tematiche intime e personali, ma anche politiche. La fonte di ispirazione delle Rime fu Petrarca, che come lui nasconde ed evoca nelle sue rime il suo dissidio interiore; rispetto a Petrarca quello di Alfieri era un dissidio più violento e meno pacato. La differenza tra Alfieri e Petrarca sta anche nella forma: Petrarca usa uno stile levigato e unilinguistico, mentre Alfieri usa uno stile più aspro con forti chiaroscuri.