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nicolò machiavelli

3/10/2022

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Niccolò Machiavelli
Vita: Nasce a Firenze nel 1469 da una colta famiglia borghese; nonostante l'iniziale scarsità di mezzi riceve dal padre

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Niccolò Machiavelli Vita: Nasce a Firenze nel 1469 da una colta famiglia borghese; nonostante l'iniziale scarsità di mezzi riceve dal padre avvocato una buona educazione umanistica basata sulla conoscenza della lingua latina e sui classici. Tra i suoi libri preferiti troviamo il De Rerum Natura (natura delle cose), il poema dell'autore latino Lucrezio che decide di trascrivere. Questo è un primo indizio sulla personalità di Machiavelli che aveva interesse per un testo di ispirazione materialistica in un periodo storico in cui a Firenze Girolamo Savonarola si fa portavoce dei valori dello spirito e del disprezzo del mondo. A Savonarola sono dedicate le sue prime riflessioni politiche molto critiche nei confronti delle opere e delle personalità del frate. • Carriera politica e l'esilio: Dopo la condanna e l'esecuzione di Savonarola avvenuta nel 1498, Niccolò inizia la carriera politica. Diventò segretario della seconda Cancelleria della Repubblica (1498) - anni in cui gli interessi sono principalmente diplomazia e esercito, fondamentali per la sua futura elaborazione politica. Diventò il principale collaboratore del capo del governo civile Pier Soderini per 15 anni. Grazie a importanti missioni diplomatiche si ritrovò ad osservare da vicino ingranaggi di potere, nel 1500 e nel 1504 si trovò presso il re di Francia Luigi XII e due anni dopo incontrò il...

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Didascalia alternativa:

duca Valentino che indicherà nel Principe come un modello da imitare. Nel 1512 la Repubblica cadde, i medici tornarono a Firenze e Machiavelli viene licenziato da tutti gli incarichi. Si ritirò nel podere dell'Albergaccio e qui scrisse le sue opere maggiori. Nel 1513 venne arrestato e torturato con l'accusa di aver partecipato a una congiura contro i medici. Nel 1518 scrisse la commedia "mandragola". Tra il 1519 e il 1520 scrisse "dell'arte della guerra", nel 1525 presentò a Papa Clemente 7° le " Istorie fiorentine", che narrano i fatti storici avvenuti dalla caduta dell'impero romano fino alla morte di Lorenzo il Magnifico: a Machiavelli interessava soprattutto che la storia fosse maestra di vita, e dunque egli interpretava i fatti per trarre elezioni politiche attuali. I rapporti con i medici migliorano quindi venne eletto provveditore e cancelliere per la difesa di Firenze nel 1525. Nel 1527 in seguito al sacco di Roma, i medici vennero scacciati dalla città, dove fu ristabilita la Repubblica. Machiavelli, guardato con sospetto per aver collaborato con i signori di Firenze, venne di nuovo escluso dall'attività politica. Provato dall'ennesima delusione, Machiavelli si ammala e morì il 21 giugno del 1527. La Mandragola - È una delle tante commedie carnevalesche di stampo latino scritte nel periodo di esilio della vita politica. È una comicità cupa e amara: astuzia, inganno. Scritta intorno al 1518, è influenzata dalle commedie Plautine e di Terenzio, ma anche da Boccaccio. La mandragola riprende lo schema del teatro comico, in quanto l'amore è dapprima contrastato, ma si nasconde con un lieto fine. Riprende il tema della beffa di Boccaccio, ma a differenza di questi, Machiavelli non esalta l'ingegno dei beffatori, limitandosi a constatare che il mondo è diviso tra ingannatori ed ingannati. La vicenda è sviluppata in cinque atti ed è ambientata a Firenze: Trama - il giovane Callimaco è innamorato di Lucrezia, sposata con Nicia, un avvocato sciocco e limitato. Lucrezia e Nicia non riescono ad avere figli. Callimaco fece credere al marito che la moglie rimarrà incinta se berrà una pozione di mandragola, un'erba velenosa, ma che morirà colui che avrebbe avuto subito un rapporto con lei. Così viene proposto di scambiarsi con un garzonaccio ovvero Callimaco travestito il quale può finalmente realizzare il proprio desiderio, Lucrezia si è convinta del grande passo in seguito ai consigli della madre Sostrata e al suo confessore fra Timoteo. Alla fine Lucrezia, una volta scoperta la verità accoglie sotto il suo tetto Callimaco decide di averlo come amante per il resto dei suoi giorni. Anche se la struttura richiama Plauto, la comicità sul modello Terenziano, cupa e amara come se a essere rappresentato fosse un dramma. Viene descritto un mondo senza amore reale, dominato dalla legge dell'interesse economico, in cui si ricorre all'astuzia e all'inganno e mancano i sentimenti nobili e la morale. Il principe - scritto tra il luglio e il dicembre del 1513, in un periodo di forzata inattività quando era in esilio nella sua casa di campagna vicino a San Casciano. È un breve trattato in prosa in 26 capitoli e 4 sezioni: "Le varie specie dei principati" - analisi dei diversi tipi di principato Che l'autore distingue di natura ereditaria, misti e nuovi. I primi sono le monarchie dinastiche, i secondi sono formati dall'aggiunta di nuove conquiste, i terzi si basano su una distruzione violenta di un regime precedente. Quando l'autore parla del caso di chi sia divenuto principe per fortuna si riferisce a Cesare Borgia detto duca Valentino che Machiavelli indica come modello di principe nuovo. La soluzione preferita dell'autore è costituita dal principato civile ottenuto con consenso del popolo che garantisce stabilità al re e prosperità ai cittadini. Infine Machiavelli prende in esame i principati ecclesiastici che obbediscono a regole proprie. 2. "La questione delle milizie" - nella seconda sezione tratta della composizione degli eserciti: egli ritiene che solo le milizie proprie cioè quelle guidate dal principe e formate dai sudditi sono in grado di garantire la sicurezza dello Stato. Per Machiavelli le milizie mercenarie sono inaffidabili. 3. "Etica e virtù del principe" - in questa sezione Machiavelli dichiara che lo scopo della sua opera sia l'utilità quindi preferisce rivolgersi alla realtà piuttosto che al modo con cui essa viene immaginata, cioè un ideale astratto. Un principe accorto ha come obiettivo la sicurezza e la conservazione dello Stato, deve imparare a non essere buono, deve essere crudele, opportunista, quindi assumere comportamenti moralmente negativi se necessario. Per non fallire deve saper usare bene sia la bestia che l'uomo utilizzando in certi casi l'astuzia (volpe) e la forza (leone) quando la pietà risulta inutile o dannosa. 4. "Fortuna e virtù" - la quarta parte si riferisce ai tre capitoli conclusivi dove si analizza la crisi della politica italiana per l'incapacità dei suoi principi. Machiavelli dopo aver riflettuto su quanto sia importante la fortuna nella vita degli uomini e sulla capacità della virtù di controllare la metà delle vicende umane - chiude l'opera con una esortazione ai medici affinché si facciano promotori di un'impresa capace di risollevare l'Italia. Temi: il principe ideale nel medioevo e nell'umanesimo: Machiavelli non fu il primo a porsi come obiettivo quello di ragionare sulle qualità necessarie al principe per raggiungere e consolidare il potere, nel medioevo infatti esistevano trattati che contenevano caratteristiche del perfetto principe erano opere finalizzate a creare un modello ideale ispirato ad un'etica cristiana. Nell'umanesimo esistevano dei trattati che non si basavano sulla teologia ma sulla morale laica, il sovrano esemplare doveva essere dotato di sensibilità, cultura, lealtà e moderazione. (Il principe ideale prima di Machiavelli era una figura moralmente ineccepibile secondo l'etica cristiana nel medioevo, poi secondo quella laica nell'umanesimo.) Machiavelli ritiene che la morale non deve interferire con la gestione efficace dello Stato e del potere, per mantenere i quali in alcuni casi sono necessari comportamenti che il buon senso comune, la morale religiosa e quella laica giudicano intollerabili e spregevoli. Il concetto di bene di male non rientra più nella riflessione perché non sono più sufficienti per rappresentare la politica in quanto la verità è spesso brutale. sulla base di ciò le qualità del principe risultano spregiudicate e scandalose. La gerarchia dei comportamenti essenziali per il principe capace non contempla più i sentimenti e costumi morali, quello che conta è il successo dell'azione, l'interesse dei sudditi e dello Stato da realizzare con qualsiasi mezzo anche il più crudele se necessario. Il buon senso del principe non è più legato alla lealtà e alla rettitudine ma alla capacità di alternare il bene e il male, il positivo e il negativo. *Un principe capace alterna il bene e il male. FORTUNA E VIRTÙ - l'uomo politico è esposto a risvolti oscuri e imprevedibili degli eventi perché ci sono forse circostanze che possono essere gestite attraverso la ragione solo in parte. C'è sempre un momento che sfugge al controllo dell'uomo e quindi in questi casi egli è costretto a fronteggiare situazioni incostanti indipendenti dalla sua volontà. Per Machiavelli la fortuna è un momento che non si può calcolare distintamente e non si può prevedere, può rendere inutile ogni cosa: l'unica arma che l'individuo può opporvi è la virtù ovvero lo strumento che permette di valutare le situazioni cioè deve possedere armi per non far affondare il proprio stato e deve progettarne i rimedi con coraggio ed immediatezza predisponendo tutti i ripari e gli argini per evitare le avversità. Machiavelli - Metodo deduttivo che trae origine da un assunto generale per trovarvi conferma nel particolare. L'atteggiamento di Machiavelli è realistico e pragmatico, non più condizionato dai principi morali tradizionali, cristiani o laici. In politica, per Niccolò il bene corrisponde all'utile. Nell'azione politica sono indispensabili, come in ogni battaglia la forza e l'astuzia. Machiavelli partecipa alla vita politica Fiorentina sia durante la repubblica sia durante il principato dei medici, considerandosi un funzionario al servizio dello Stato e guardando alla politica come a una professione. Il principe non è il risultato delle riflessioni di uno specialista della politica ma l'espressione del desiderio ci contribuire a trasformare l'Italia nel momento in cui essa vive uno tra i momenti più disastrosi della sua storia. Il trattato si chiude con l'indicazione di un progetto concreto, ossia con l'esortazione ai Medici a mettersi alla guida dei sovrani italiani contro gli invasori stranieri.