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Ludovico Ariosto

16/9/2022

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Ludovico Ariosto
Primo di dieci fratelli e sorelle, Ludovico Ariosto nacque nel 1474 a Reggio Emilia, dove il
padre era comandante della gua

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Ludovico Ariosto Primo di dieci fratelli e sorelle, Ludovico Ariosto nacque nel 1474 a Reggio Emilia, dove il padre era comandante della guarnigione militare e funzionario al servizio dei duchi d'Este. Poi la famiglia si trasferì a Ferrara e qui seguì studi letterari, ma frequentò anche corsi di diritto solo per compiacere il padre. In seguito, si dedicò completamente agli studi umanistici, frequentando gli intellettuali presenti alla corte estense. Nel 1500 la morte improvvisa del padre, lo costrinse a dover cercare un impiego: fu capitano della rocca di Canossa, senza però tralasciare la sua attività letteraria. Successivamente, Ariosto passò al servizio del cardinale Ippolito d'Este e vi rimase fino al 1517, ricoprendo vari incarichi diplomatici. In questo periodo prese gli ordini minori e divenne chierico, ma per questioni esclusivamente economiche. Nel corso di un incarico diplomatico, a Firenze, conobbe Alessandra Benucci, una donna da poco vedova, con la quale aveva stretto un legame, ma che sposò solo molto più tardi in gran segreto, innanzitutto perché la donna non voleva perdere il diritto all'eredità del marito, in secondo luogo, perché Ariosto aveva fatto voto di celibato. Dopo la rottura con il cardinale, passò al servizio di Alfonso I d'Este. Nonostante le difficoltà economiche e i numerosi incarichi che lo portavano a viaggiare per I'Italia, Ariosto si dedicava...

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Didascalia alternativa:

alla sua attività letteraria: era già uscita la prima edizione dell' <<Orlando furioso» e, nel 1521 ne aveva pubblicato anche la seconda edizione; tra il 1517 e il 1525 mise in scena la commedia «<l Suppositi», scrisse la commedia «La Cassaria»; le <<Satire»>. Nel 1522 fu costretto ad accettare dal duca Alfonso d'Este un compito difficile, quello di governatore della Garfagnana, una regione appenninica molto turbolenta e infestata da banditi, quindi lasciò la sua città, Ferrara, Ariosto comunque si dimostrò all'altezza dell'incarico, anche se gli pesava la lontananza dalla sua città e il non potersi dedicare alla sua attività letteraria e ai suoi studi. Ritornato a Ferrara, dopo tre anni, ricoprì altri incarichi diplomatici e fu nominato sovrintendente del teatro di corte. Riprese così la sua attività teatrale, lavorando inoltre all'edizione definitiva del «Furioso». Per quanto abbia svolto, per quasi tutta la vita, incarichi ed incombenze di ordine pratico, lo scrittore, come ci dice nelle <<Satire»>, lui non riteneva dignitoso che un letterato dovesse occuparsi di tali faccende, in quanto erano in contrasto con la sua indole che predilige la tranquillità, ma anche con la sua vocazione agli studi e alla poesia. Nel 1533, in seguito all'aggravarsi di una malattia, morì nella sua casa di Ferrara. L'opera più famosa di Ariosto è l' «Orlando furioso», ma, come abbiamo detto, egli si dedicò anche alla stesura di altre opere poetiche e teatrali. Incaricato di allestire gli spettacoli scenici per le feste di corte, Ariosto non si limitò a riproporre testi latini tradotti e adattati al nuovo contesto, com'era consuetudine, ma inaugurò una produzione originale di commedie in volgare, prima in prosa («La Cassaria e «<l Suppositi»), poi in versi («Gli studenti>>, rimasta incompiuta; <<Il Negromante»; «La Lena»): esse segnano la rinascita di questo genere letterario di ispirazione classica in età moderna. I modelli sono i commediografi latini, ma si nota anche l'influenza della novellistica italiana. Fatta eccezione per «La Cassaria», la cui vicenda si svolge in una città greca, Ariosto tende a rappresentare realisticamente ambienti familiari agli spettatori: la corte ferrarese, l'ambiente universitario... Le liriche (poesie) in volgare, le «Rime», ci danno testimonianza di vicende biografiche dello scrittore. Mentre era in vita, il poeta non volle mai pubblicarle perché le riteneva imperfette. Si tratta di 87 componimenti ispirati in gran parte al tema amoroso. <<Le Satire»> sono sette componimenti in forma di lettere poetiche, in terzine di endecasillabi, pubblicate postume. Le Satire di Ariosto si distinguono per le seguenti caratteristiche: il lessico è semplice, proprio come si addice a una lettera indirizzata ad un familiare o ad un amico; inserimento di favole che attenuano l'amarezza delle riflessioni del poeta sugli eventi della propria vita; intenzione di raggiungere una libertà interiore ed un sereno distacco da tutte le vicende, in modo da poterle guardare con tolleranza, ironia ed autoironia. E' presente nelle Satire la «condanna della corte», ambiente in cui spadroneggiano l'adulazione, il servilismo e gli intrighi. Nelle Satire, infatti, Ariosto si lamenta spesso di essere costretto a lavorare per i signori per mantenere se stesso e la sua famiglia; è un tema che si ripete, insieme ad altri: la nostalgia di Ferrara e della sua donna, il matrimonio, il desiderio di una vita tranquilla, dedicata agli studi letterari. Orlando Furioso L'«<Orlando furioso» è un poema epico-cavalleresco suddiviso in 46 canti, con strofe da otto versi (ottave) costituite da versi endecasillabi. A una prima edizione, pubblicata nel 1516, ne seguì un'altra nel 1521 e poi quella definitiva nel 1532, nella quale il poeta ampliò la materia (da 40 a 46 canti) e adeguò la lingua ai canoni classicisti fissati da Bembo nell'opera «Le prose della volgar lingua» (1525), in cui si indicava il fiorentino toscano del Trecento come modello linguistico di riferimento. Nella scelta dell'argomento, Ariosto opera una fusione tra materia carolingia (il tema delle armi) e materia bretone (tema dell'amore cortese), introducendo anche elementi legati alla magia, al meraviglioso adattandoli al nuovo spirito rinascimentale. Come egli stesso ci dice, riprende la trama dell'Orlando innamorato di Boiardo dal punto in cui la narrazione si era interrotta. Tra i numerosi fili narrativi di cui l' «Orlando furioso» si compone, se ne possono individuare tre principali, tre filoni narrativi che si intrecciano tra loro: ● la guerra tra cristiani (Carlo Magno) e saraceni (re Agramante); motivo cavalleresco; l'amore infelice e «folle»> del paladino Orlando per Angelica (principessa del Catai, che è venuta in Francia con il proposito di distogliere con incantesimi i paladini di Carlo Magno dalla difesa della cristianità); motivo amoroso; l'amore di Ruggiero e Bradamante, i progenitori della casata d'Este; motivo encomiastico-celebrativo della dinastia estense. ● Quest'ultimo è il nucleo narrativo intorno al quale convergono i motivi celebrativi che non possono mancare in un'opera legata all'ambiente cortigiano (dal matrimonio di Ruggiero Bradamante sarebbe poi discesa la casata della famiglia d'Este), anche se il pubblico cui Ariosto si rivolge non è rappresentato solo dalla corte ferrarese: infatti, si indirizza ad una corte ideale formata dalle persone colte di tutti i centri italiani. Caratteristiche del poema Nell' <<Orlando furioso» l'ideale cavalleresco assume significati nuovi, tipici della sensibilità rinascimentale: innanzitutto, l'amore non è più un valore cortese, ma può essere causa di pazzia; inoltre, il protagonista delle molteplici avventure non è più un eroe, ma un uomo con qualità positive e negative. Come avveniva nei romanzi del ciclo bretone-arturiano, la storia ruota intorno al meccanismo della quiete, ovvero dell' inchiesta», da intendere come «<ricerca», cioè del viaggio alla ricerca dell'oggetto del desiderio, materiale o ideale. Nell'opera di Ariosto questa ricerca ha una struttura circolare, ritorna sempre su stessa dopo un inseguimento inutile e frustrante, dopo disavventure di ogni genere per i protagonisti. Il poema delinea l'immagine di una realtà labirintica, infinitamente varia e dominata dalla Fortuna, nella quale i personaggi si muovono alla ricerca costantemente inappagata di oggetti irraggiungibili o che si rivelano illusorie. I personaggi sono distribuiti in due fronti contrapposti: personaggi cristiani= Orlando, Rinaldo, Astolfo e Bradamante; personaggi pagani= Angelica, Ruggiero, Cloridano e Medoro, Ferraù, Sacripante, Mandricardo. Tecniche narrative La complessità dell'intreccio produce un racconto sempre in movimento. La tecnica narrativa del <<Furioso» è l' «entrelacement»>( intreccio, groviglio) in cui la narrazione comprende più storie legate tra loro che avvengono in contemporanea e che continuamente vengono sospese e riprese, susseguendosi in un ritmo molto rapido. Gli avvenimenti sono accostati l'uno all'altro secondo una tecnica basata sulla sospensione del racconto, quindi sull'alternanza degli episodi. Lo scopo è quello di creare suspense e di destare l'attenzione del pubblico. Il narratore è onnisciente, conosce perciò ogni aspetto della vicenda, collega i vari episodi, ne spiega il significato, esprime un giudizio e attribuisce alle azioni un significato morale, spesso con tono ironico. Al disordine della materia fa da contrappunto l'ordine armonico della narrazione, che compone le molteplici vicende in una struttura perfettamente organica e coerente. In tal senso, l'opera rappresenta bene l'ideale rinascimentale dell'uomo che domina razionalmente la realtà e, sul piano estetico, dell'artista che dà forma al caos della materia, come Dio ha plasmato il mondo.