La Poetica e le Opere di Giovanni Pascoli
La poetica pascoliana trova la sua massima espressione nel saggio "Il fanciullino", pubblicato nel 1897, dove l'autore delinea la sua visione della poesia e del poeta. Secondo Pascoli, in ogni persona dimora un "fanciullino", una parte dell'animo che mantiene uno sguardo puro e meravigliato sul mondo. È proprio questa capacità di stupirsi e vedere il mondo con occhi ingenui che caratterizza il vero poeta.
Definizione: Il fanciullino pascoliano rappresenta quella parte dell'animo umano capace di meravigliarsi davanti alle piccole cose e di coglierne il significato più profondo e autentico.
La raccolta "Myricae" rappresenta la perfetta incarnazione di questa poetica. Il titolo, ispirato a un verso delle Bucoliche di Virgilio, preannuncia la predilezione per temi umili e quotidiani. L'opera si concentra sulla descrizione della vita campestre, dei fiori, degli uccelli e delle piccole cose quotidiane, ma nasconde anche un nucleo tematico più oscuro legato alla morte e al passaggio del tempo.
La poesia "X agosto" è emblematica della poetica pascoliana. Scritta in memoria dell'assassinio del padre, avvenuto proprio il 10 agosto, festa di San Lorenzo, la lirica intreccia magistralmente elementi naturali e biografici. Le stelle cadenti diventano lacrime dell'universo, mentre il parallelo tra la rondine che torna al nido e il padre che tornava a casa crea un'immagine potente dell'ingiustizia del mondo.
Esempio: Nel discorso "La grande Proletaria s'è mossa", tenuto a Barga nel 1911, Pascoli esprime il suo sostegno all'impresa libica, vedendola come un'opportunità di riscatto nazionale e una soluzione al problema dell'emigrazione italiana.