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Giuseppe Ungaretti

23/3/2023

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Giuseppe Ungharetti
Vita e opere:
Giuseppe Ungaretti nasce nel 1888 ad Alessandria d'Egitto (come per Saba, i genitori
lavoravano per la cos

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Giuseppe Ungharetti Vita e opere: Giuseppe Ungaretti nasce nel 1888 ad Alessandria d'Egitto (come per Saba, i genitori lavoravano per la costruzione del Canale di Suez). Studia a Parigi, dove frequenta le lezioni del filosofo Henri Bergson, uno dei più autorevoli esponenti del soggettivismo e del vitalismo di inizio Novecento. Ha modo di approfondire la conoscenza riguardo la poesia decadente e simbolista. A Parigi frequenta gli ambienti delle Avanguardie, dove fa conoscenza tra i maggiori artisti e scrittori (Apollinaire, picasso, De Chirico,...). In Svizzera completa gli studi internazionali. Nel 1914 prende contatto con i principali esponenti del ismo fiorenti le sue prime poesie sulla rivista "Lacerba". grazie ai quali pubblica Centrale nella vita e nella produzione di Ungaretti è lo scoppio della Prima Guerra Mondiale: si arruola come volontario in un reggimento di fanteria e combatte sul Carso. Qui prendono forma le liriche pubblicate ad Udine nel 1916 col titolo di II porto sepolto. Queste poesie compaiono insieme ad altri versi nella raccolta Allegria di Naufragi del 1919. Nel corso della propria vita, Ungaretti compone diverse raccolte di poesie, che continua a revisionare e a ri-pubblicare in diverse versioni aggiornate (l'unica che comparirà senza mai essere alterata sarà Il porto sepolto). Le due raccolte confluiscono nel 1931 in un altro ulteriore testo, il volume Allegria del 1931. Nel 1921...

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Didascalia alternativa:

si trasferisce a Roma, dove aderisce con entusiasmo al Fascismo, convinto che la dittatura potesse rafforzare la solidarietà nazionale. Attivo sul campo giornalistico e di saggista fu anche un importante traduttore delle opere di Shakespeare. Diviene uno dei più noti e prestigiosi intellettuali italiani: la sua figura costituisce un punto essenziale per la nuova poesia, che darà vita alla poetica ermetica. Nel 1936 ricopre la cattedra di Letteratura italiana presso l'Università di San Paolo in Brasile, e rientrato in Italia nel 1942 insegna Letteratura contemporanea all'Università di Roma. Lo stesso anno viene nominato accademico d'Italia. L'edizione completa e definitiva dei suoi versi viene pubblicata da Mondadori nel 1969 col titolo di Vita di un uomo. Tutte le poesie (titolo che meglio esprime la caratteristica biografica delle sue liriche). Ungaretti si spegne a Milano nel 1970. La poetica: La raccolta Allegria è costituita da cinque parti: ● ● Ultime: in cui vi è il rifiuto ed il superamento delle precedenti fasi poetiche; Il porto sepolto e Naufragi: entrambe si rinviano alle due omonime poesie; Girovago: esprime la condizione del poeta; Prime: un preludio alla nuova stagione poetica. La poesia di Ungaretti è segnata da una forte componente autobiografica: la raccolta è come un diario e la poesia è specchio dell'anima. Centrali nella produzione di Ungaretti sono le vicende della propria vita e delle proprie esperienze. Delle poesie, conosciamo molte particolarità riguardo alla loro composizione (la data, il luogo). Ungaretti lasciò interviste alla Rai riguardo i propri pensieri e sentimento. Ungaretti lasciò numerose versioni delle proprie opere, che continuava a revisionare ed aggiornare in cerca della forma perfetta, una costante sfida che lo tormentava →→ le diverse varianti delle proprie poesie testimoniano il proprio percorso poetico. Il poeta vuole esprimere qualcosa di universalmente valido, che però viene espresso dal proprio punto di vista, dalla propria biografia. La poesia è figlia del periodo storico e delle vicende, e delle esperienze personali dell'autore (la poesia onesta, veritiera). Ungaretti parla dello spirito dei tempi, il vissuto del tempo che influenza la poesia. La poesia per Ungaretti deve contenere un segreto: non tutte le parole devono essere di facile interpretazione, ma alcune presentano significati nascosti e vanno intese con un duplice senso. La parola per Ungaretti ha un potere mistico, rivelatrice, che cerca di avvicinarsi al segreto senza però mai svelarlo completamente. Figure di riferimento per Ungaretti sono Leopardi e Mallarmé (importante autore del simbolismo francese). Le sue poesie riprendono la poetica del frammento di Rebora, mentre dall'haiku giapponese riprende la brevitas. Tuttavia, a differenza di Mallarmé, non vuole fare della poesia oscura: lui desidera poter andare oltre la semplice realtà apparente, oltre il tempo e la storia, per comprendere i significati nascosti delle cose. Dall'esperienza di Rebora, Ungaretti riprende anche l'espressionismo linguistico, la capacità di piegare la lingua ai propri sentimenti. Dal simbolismo francese invece, riprende la figura retorica dell'analogia, e l'impianto metrico sciolto coi versi liberi. La poesia per Ungaretti è qualcosa di spontaneo ed immediato: l'ispirazione arriva all'improvviso, "come una folgorazione". Egli scrive sul momento i propri pensieri e le proprie sensazioni (in trincea scriveva su cartoline e pezzettini di carta che trovava). Altre poesie invece necessitano anche di molti mesi di lavoro per poter giungere alla forma perfetta. Grazie ad Ungaretti, la figura del poeta viene riabilitata: dopo i crepuscolari ed i vociani, il poeta è tornato a svolgere un ruolo importante: il suo compito è quello di vedere l'invisibile nel visibile, di trascendere la realtà apparente e di poter comprendere il significato nascosto e segreto delle cose. All'interno delle sue poesie vi sono elementi mistici e richiami religiosi (solo Dio è capace di conoscere e vedere veramente l'abisso). Importante è anche la scelta della terminologia: dal simbolismo francese riprende anche il fonosimbolismo (vi sono suoni più dolci e suoni più taglienti). Le parole hanno anche un duplice significato: il primo è più magico e primitivo, il secondo invece universale. Il porto sepolto Si tratta della poesia che ha dato il titolo alla prima raccolta, pubblicata nel 1916. Reca l'indicazione "Mariano il 29 giugno 1916" → le poesie di Ungaretti recano il luogo e il giorno della composizione, per conferire un maggiore carattere biografico (la raccolta è un diario della vita dell'autore). La raccolta venne poi inclusa in Allegria e naufragi: il titolo indica la caducità dell'esistenza, ma ciò nonostante, sono presenti dei brevi attimi di felicità che riescono a strappare dall'oblio e vincere la morte del tempo. Il titolo si rifà ad una leggenda che parla della presenza di un porto antico, sommerso, risalente all'epoca tolemaica, che testimonierebbe come la città di Alessandria d'Egitto sarebbe precedente all'epoca di Alessandro Magno (suo storico fondatore). Scritto in versi liberi di diversa misura (non vi è un impianto metrico), il componimento è privo di punteggiatura, senza rime con molti enjambement (sembra senza sintassi). Al porto sepolto arriva il poeta (Vi), il quale compie un viaggio (come Enea e Dante nell'Oltretomba, è una catabasi). Il porto sepolto rappresenta l'origine misteriosa e simbolica della poesia: è la fonte poetica in cui il poeta trova le poesie (canti) e, tornando indietro, le mostra agli altri (il poeta compone poesie anche per gli altri). Riprende Leopardi per la presenza dei molti aggettivi dimostrativi (questa, quel). Il nulla a cui si riferisce corrisponde all'Infinito leopardiano. Il poeta parla di un segreto, il significato nascosto, che è inesauribile poichè il poeta non potrà mai comprenderlo completamente. Veglia Reca l'indicazione "Cima Quattro il 23 dicembre 1915". I versi sono sempre liberi senza rima. Lo stile è nominale (non vi sono verbi ma partecipi, con un richiamo al Futurismo per la presenza di verbi non volti all'infinito). La poesia riprende il Viatico di Rebora, in cui emerge sempre l'orrore della guerra. Compare l'allitterazione delle t (nottata-buttato) e la descrizione cruda (con suoni di s-r-t) del cadavere del compagno caduto: il focus si concentra sulle parti del suo corpo massacrato (com'era accaduto in Rebora). La bocca, digrignata, è rivolta al plenilunio, le mani sono vittime della congestione (metonimia per indicare la malattia). Dinnanzi alla più cruda manifestazione della guerra, il poeta scrive lettere d'amore (come nel naufragio si riesca a trovare la gioia). Mentre è immerso nel baratro, il poeta si sente ancora più attaccato alla vita. Sia il Viatico di Rebora che la Veglia di Ungaretti esprimono un momento di commiato verso il morto (il viatico è l'estrema unzione e la veglia funebre). Tuttavia, nel Viatico la morte è vista come una liberazione, mentre Ungaretti è più attaccato alla vita. Ungaretti chiama il caduto "compagno", mentre in Rebora vi è un atteggiamento quasi di egoistica invidia verso il moribondo. Fratelli Reca l'indicazione "Mariano il 15 luglio 1916". L'unico segno di punteggiatura è il ? della domanda di inizio poesia. La lirica ha una struttura ad anello (Ringkomposition) poiché incomincia e termina con la parola fratelli. Dalla poesia emerge un forte sentimento di fratellanza umana e unione (messaggio importante per il credo cristiano). La parola viene umanizzata (essa trema nella notte per la paura, ed è spasimante, sofferente). Vi è l'analogia con la foglia appena nata, per sottolineare la fragilità ma anche la possibilità della rinascita. L'uomo si ribella alla guerra, all'orrore, e lo fa in modo istintivo (involontario). Nel naufragio è cora possibile la speranza di una rinascita. Soldati Reca l'indicazione "Bosco di Courton luglio 1918". In questa poesia emerge l'estrema concisione e brevità (ripresa dall'haiku giapponese). È presente un solo periodo (potrebbe essere una frase in prosa). Il Si impersonale è riferito a tutti quanti i soldati, che sono una massa indefinita. I soldati sono paragonati (similitudine del come) a delle foglie autunnali su un albero. SI tratta di un paragone antico, che risale al tempo di Omero: per i greci la vita era paragonata ad un albero, le cui foglie cadevano e spuntavano continuamente. Poiché si parla di autunno, le foglie possono cadere da un momento all'altro (come i soldati in trincea). Ma dopo la morte portata dall'autunno, ricompare la primavera che porta con sé speranza di nuova vita.