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Dante Alighieri
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la vita e opere di Dante Alghieri con relativi approfondimenti sulle opere.
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DANTE Vita di Dante Alighieri Dante Alighieri nasce a Firenze nel 1265 in una famiglia della piccola nobiltà fiorentina. Il suo primo e più importante maestro di arte e di vita è Brunetto Latini, che in questi anni ha una notevole influenza sulla vita politica e civile di Firenze. Dante cresce in un ambiente "cortese" ed elegante, impara da solo l'arte della poesia e stringe amicizia con alcuni dei poeti più importanti della scuola stilnovistica: Guido Cavalcanti, Lapo Gianni e Cino da Pistoia, condividendo con loro un ideale di cultura aristocratica e di poesia raffinata. Ancora giovanissimo conosce Beatrice (figura femminile centrale nell'opera del nostro poeta), a cui Dante è legato da un amore profondo e sublimato dalla spiritualità stilnovistica. Beatrice muore, e questo avvenimento segna per Dante un momento di crisi: l'amore per la giovane donna si trasforma assumendo un valore sempre più finalizzato all'impegno morale, alla ricerca filosofica, alla passione per la verità e la giustizia che infine portano Dante ad entrare attivamente e coscientemente nella vita politica della sua città. La sua carriera politica raggiunge l'apice nel 1300 quando Dante, guelfo di parte bianca, viene eletto priore (la carica più importante del comune fiorentino): il poeta è un politico moderato, tuttavia convinto sostenitore dell'autonomia della città di Firenze, che deve...
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essere libera dalle intromissioni del potere del Papa. L'anno successivo, il papa Bonifacio VIII decide di inviare a Firenze Carlo di Valois, fratello del re di Francia, con l'intenzione nascosta di eliminare i guelfi bianchi dalla scena politica; Dante e altri due ambasciatori si recano dal Papa per convincerlo a evitare l'intervento francese, ma è ormai troppo tardi. Dante è già partito da Firenze quando Carlo di Valois entra nella città e sostiene il potere dei guelfi neri: il poeta non ritornerà mai più nella sua città natale in quanto viene condannato ingiustamente all'esilio. Per Dante l'esilio rappresenta un momento di sofferenza e di dolore e al tempo stesso uno stimolo per la sua produzione letteraria e poetica: lontano da Firenze può vedere in modo più nitido la corruzione, l'egoismo, l'odio che governano la vita politica, civile e morale dei suoi contemporanei. La denuncia e il tentativo di indirizzare di nuovo l'uomo verso la retta via sono per lui l'ispirazione di una nuova poesia che prende forma nella Divina Commedia. Opere di Dante Alighieri: Vita nuova La Vita nuova (o Vita nova) è un prosimetro di Dante Alighieri, cioè un testo composto da prosa e poesia. Fu composto dall'autore probabilmente negli anni tra il 1293 e il 1295. Dante ricapitola una propria esperienza passata, ossia la vicenda del suo amore terreno per Beatrice; si tratta di un percorso ideale, che segue alcune tappe ben precise. È bene precisare però che l'autore non vuole narrare la propria vita, e per questo motivo non siamo di fronte a un'autobiografia; inoltre è interessato non tanto alla ricostruzione fedele di tutta la vicenda, ma più alla sua "sentenzia", cioè al suo significato. In ogni caso, Dante Alighieri sceglie all'interno della sua produzione le liriche che ritiene più importanti e le ricolloca in un preciso percorso, rintracciando quindi un filo che dia senso alla propria scrittura poetica. Ogni testo viene quindi collocato nel percorso; solitamente spiega, in un'introduzione in prosa, la genesi della scrittura e l'occasione che gliel'ha ispirato e poi procede in un secondo momento con un commento retorico, che costituisce la vera novità dell'opera. LE FASI dell'esperienza amorosa dopo il primo incontro con Beatrice bambina all'età di nove anni, sono tre, nettamente distinte: 1. Il secondo incontro, nove anni dopo. Beatrice saluta Dante per la prima volta, e genera così la massima felicità possibile per il poeta che, secondo i canoni dell'amore cortese, si sforza di mantenere nascosto il suo amore. Decide quindi di scegliersi una donna schermo, ossia una donna che costituisce il suo finto interesse allo scopo di proteggere la reputazione di Beatrice. Lei, però, sdegnata per la finzione, decide di negare il saluto al poeta, causandogli un'indicibile sofferenza. 2. In una seconda fase, il poeta decide di cambiare il proprio registro poetico. Non vuole più infatti descrivere la propria sofferenza, ma tessere solo la lode di Beatrice. 3. La terza fase inizia con la morte di Beatrice. Per fuggire al dolore, Dante trova nuova consolazione nello sguardo di una pietosa donna gentile; ma in una nuova visione gli appare Beatrice stessa, che lo ammonisce di non amare nessun'altra donna al di fuori di lei. Il prosimetro si conclude con l'impegno di non parlare mai più di Beatrice. L'amore secondo Dante Alighieri Le tre parti corrispondono anche ai tre stadi dell'amore secondo Dante: • Amore cortese, tipico della scrittura di Guinizzelli, in cui si rintraccia l'equivalenza tra saluto e salvezza; Nuovo amore, interno, disinteressato, che si manifesta nella lode della creatura amata; • Amore mistico perfetto, puro, astratto, senza legami con la realtà, Dante comprende che la donna è un tramite per giungere a Dio, e così facendo supera il divario proposto da Guinizzelli. Si tratta di un amore superiore, poiché il poeta ama semplicemente Dio, e tale amore contemplativo è sufficiente alla vita. Complessivamente si deve dunque capire che la Vita nuova non è un "romanzetto d'amore" o il racconto di una vicenda personale, ma la spiegazione in chiave allegorica di un'esperienza mistica, che sarà poi maggiormente approfondita nel percorso della Commedia. If Proemio della Vita nuova È il primo brevissimo capitolo del "libello", come l'autore stesso lo definisce, in cui Dante enuncia il tema dell'opera e il proposito di voler narrare gli eventi della sua gioventù registrati nel "libro della memoria". -In quella parte del libro de la mia memoria dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere [1], si trova una rubrica la quale dice: ipit vita nova. [2] Sotto la ale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d'assemplare [3] in questo libello; e se non tutte, almeno la loro sentenzia. [4] - [1] Nella parte relativa alla giovinezza. [2] Un titolo che dice: Inizia la Vita nuova. [3] Di trascrivere, come copiando da un modello. [4] Il loro significato. INTERPRETAZIONE • Dante introduce il tema dell'opera usando la metafora del libro della memoria, in cui sono annotati i ricordi che lui, relativamente a quelli della giovinezza, intende trascrivere come copiando da un modello. La giovinezza è definita come la parte di quel libro in cui si può leggere poco, perché i ricordi sono scarsi e non ben definiti. • II Proemio contiene anche il titolo dell'opera, attraverso la formula Incipit vita nova ("Inizia la giovinezza", ma anche "Inizia la vita rinnovata dall'amore"). Il titolo forse allude anche a una nuova forma di poetare. La Prima Apparizione Di Beatrice INTERPRETAZIONE -Il capitolo, occupato interamente da una narrazione in prosa, racconta il primissimo incontro tra Dante e Beatrice ed è fitto di significati simbolici, a cominciare dal numero nove che ricorre costantemente per tutta l'opera: il passo di apertura è una complessa perifrasi astronomica che indica l'anno in cui l'incontro è avvenuto (quando entrambi avevano circa nove anni) e conferisce una certa solennità agli eventi narrati, mentre sono del tutto assenti altri particolari quali, ad esempio, il luogo in cui i due si sono visti. Beatrice è descritta come una "angiola giovanissima", con una veste di color rosso scuro (simbolo della passione amorosa) e se pure la sua bellezza conquista subito Dante, la sua "nobilissima vertù" fa sì che il futuro poeta non faccia alcun atto sconveniente alla sua presenza, dunque l'amore si configura subito come alto e spirituale secondo la maniera stilnovistica. -La vista di Beatrice fa subito innamorare Dante e provoca in lui uno sconvolgimento interiore, descritto secondo la teoria degli "spiriti vitali" (le funzioni dell'organismo in base alla fisiologia medievale) che viene ripresa da Cavalcanti: Dante cita lo "spirito de la vita", che risiede nel cuore e inizia a venir meno per la presenza di Amore, poi lo "spirito animale" (la percezione dei sensi) che risiede nel cervello ("l'alta camera"), poi quello "naturale" che è preposto al nutrimento del corpo e che a causa delle pene amorose sarà "impedito" (Dante, innamorato di Beatrice, soffrirà di inappetenza). Il poeta personifica gli spiriti e attribuisce loro delle parole, con una teatralizzazione che ricorda molto quella di alcuni sonetti di Cavalcanti in cui, tuttavia, l'amore era visto come forza devastante che provocava per lo più sofferenza, mentre qui è descritto piuttosto come forza positiva La Seconda Apparizione Di Beatrice Il capitolo narra il secondo incontro fra Dante e Beatrice, che avviene nove anni dopo il primo quando entrambi hanno diciotto anni: l'incontro è seguito da un sogno del poeta in cui vede il dio Amore che tiene in braccio la donna amata e il cuore di lui, che poi fa mangiare a Beatrice secondo una lunga tradizione della poesia amorosa. Dante espone il tutto in un sonetto, il primo della "Vita nuova", indirizzato ad altri poeti perché gli spieghino il senso della visione e al quale risponderà lo stesso Cavalcanti. INTERPRETAZIONE • Dante descrive il secondo e decisivo incontro con Beatrice, che avviene a nove anni esatti dal primo narrato nel cap. II (II primo incontro con Beatrice) secondo la simbologia del numero nove, caratteristica della Vita nuova; questa volta la donna è vestita di bianco ed è accompagnata da due nobildonne più anziane, e soprattutto concede il suo saluto a Dante, che prova una felicità indescrivibile. Il sogno da lui descritto più avanti mostra Amore che tiene fra le braccia Beatrice addormentata, avvolta in un mantello rosso come nel primo incontro, e alla quale il dio farà mangiare il cuore in fiamme di Dante, a significare il legame amoroso che ormai unisce lui e la donna. Il sogno si conclude col pianto di Amore che si allontana verso il cielo, fatto che verrà poi interpretato da Dante come la futura morte e beatitudine di Beatrice. Svolta Poetica Di Dante Per difendere Il segreto del suo amore Dante finta che la sua attenzione si è rivolta a due altre donne, chiamate donne schermo, in quanto coprono e nascondono il reale oggetto del desiderio. Ma la finzione va oltre, nei commenti della gente, da superare i limiti della convivenza. A questo punto Beatrice toglie il saluto al poeta. La privazione del saluto da parte di Beatrice offre a Dante l'opportunità di chiarire il significato che questo ha per lui. Il fine dell'amore posto nel saluto, è caratteristico della prima delle tre frasi della vita nuova, in cui Dante Cerca una ricompensa, anche se astratta, al suo amore. Dante si rifà ai termini dell'amore Cortese in cui l'amante poteva sempre sperare in una ricompensa dall'amata. (In questo caso la beatitudine) Dopo un incontro con un gruppo di donne gentili e il successivo dialogo, Dante coglie l'occasione per una presa di coscienza fondamentale. La donna gentile con cui ha parlato gli chiede Quale sia il fine del suo amore per Beatrice, dato che non può sostenere neppure la sua presenza. Dante risponde che in un primo tempo il suo fine era il saluto, da cui scaturiva la sua beatitudine, poi, avendogli negato il saluto, il fine era quello di lodarla nei suoi versi. Ma a questo punto la donna gentile coglie una contraddizione: Dante, invece di lodare Beatrice, Aveva insistito solo sulla sua condizione di sofferenza. A questo punto Dante riflette, vergognoso, e giunge al proposito di assumere come materia dei suoi versi solo le lodi di Beatrice. Una materia che si rende conto di essere troppo alta rispetto alle sue capacità e per questo motivo resta molto tempo senza scrivere. Ha inizio così Un amore che si modella sull'amore mistico per Dio. "DONNE CHE AVETE INTELLETTO D'AMORE" Analisi del testo Nel diciannovesimo capitolo della Vita Nova, Dante tocca un punto fondamentale della propria autobiografia in versi. Il rinnovamento portato da Dante è assai significativo. In "Donne ch'avete intelletto d'amore" è infatti rilevante l'individuazione, da parte del poeta, del pubblico di riferimento cui si vuol parlare: quella cerchia ristretta di donne che hanno sperimentato l'amore. Se infatti gli autori precedenti (Guido Guinizzelli su tutti, ma con particolare riferimento anche al modello di Guido Cavalcanti, uno dei principali maestri di Dante) intendevano la parola poetica come occasione per celebrare la bellezza dell'amata, qui assume sicuramente maggior peso la 'lode' della figura femminile che, nella seconda e terza strofa della poesia, viene esplicitamente paragonata alla Madonna stessa. La funzione salvifica della donna lodata dal poeta, dietro cui si cela Beatrice, assume così significati ben più complessi di quelli di semplice destinataria di una lirica d'amore. Al tema della contemplazione dell'oggetto del proprio desiderio si sovrappone la riflessione di Dante sugli effetti benefici di Beatrice nel mondo circostante. Dopo aver dunque definito un nuovo modello di donna e un nuovo modello di poesia, Dante, nell'ultima strofa di "Donne ch'avete intelletto d'amore", si rivolge alla sua stessa "canzone", assegnandole il compito di recarsi come ancella d'Amore da colei che è la destinataria della 'lode' del poeta. Nel far ciò, la canzone dovrà ovviamente evitare con attenzione la "gente villana", per rivolgersi esclusivamente a colei per cui è stata composta. Lo stile della canzone, corrisponde ad uno stato d'animo pacificato, liberato dal conflitto amore e dolore che caratterizzava lo stadio precedente della poetica di Dante. Tanto gentile e tanto onesta pare Testo: Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia, quand'ella altrui saluta, ch'ogne lingua devèn, tremando, muta, e li occhi no l'ardiscon di guardare. Ella si va, sentendosi laudare, benignamente e d'umiltà vestuta, e par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare. Mostrasi sì piacente a chi la mira che dà per li occhi una dolcezza al core, che 'ntender no la può chi no la prova; e par che de la sua labbia si mova un spirito soave pien d'amore, che va dicendo a l'anima: Sospira. Analisi del testo: La donna è così comprendere. Riassunto Prima strofa (vv.1-4) - Il saluto della donna: Quando Beatrice appare e saluta, tutti gli uomini rimangono talmente colpiti che non sono più in grado di parlare e di guardarla negli occhi. Seconda strofa (vv.5-8) – Il miracolo della donna: La donna cammina con umiltà e sembra una creatura venuta dal cielo, una creatura miracolosa. Terza strofa (vv.9-11) - La bellezza della donna: trasmette una grande al cuore di chi la ammira e solo chi la prova diretta Quarta strofa (vv.12-14) – Il sospiro: Sembra che dal volto della donna uno spirito dolce e pieno d'amore dica all'anima: Sospira. Tematiche della poesia: te può • La lode di Beatrice, creatura la cui natura simile ad un angelo la rende un tramite divino; Il saluto di Beatrice e il suo effetto benefico che porta salvezza a chi la guarda. In questo sonetto, una delle più intense e alte espressioni della lode di scuola stilnovista, il passaggio per la via rappresenta un momento beatifico e Beatrice è una creatura celestiale di alte qualità morali e ineffabile dolcezza. Manca del tutto ogni accenno alle sue qualità fisiche, infatti al centro del componimento vi è la descrizione delle caratteristiche interiori della donna e la raffigurazione dei fenomeni da lei causati. Nel primo verso Dante presenta Beatrice come una donna gentile e onesta, questi due aggettivi hanno in poesia un significato diverso da quello del linguaggio odierno: • Gentile significa di carattere nobile, elevato. Si riferisce all'aspetto interiore: virtù morali ; Onesta significa dal comportamento dignitoso e rispettoso. Si riferisce all'aspetto esteriore: gesti e portamento. Dante mira quindi a descrivere non tanto la bellezza fisica di Beatrice quanto la bellezza della sua anima perché Beatrice non è semplicemente una donna bella ma è soprattutto una creatura che avvicina l'uomo a Dio, un angelo. Andando oltre l'apparenza ella è simbolo della divinità. Per questo suo essere celestiale il suo saluto ha il compito di trasmettere il messaggio di salvezza inviato da Dio a coloro che sono in grado di coglierlo. Parole chiave ● Numerose le parole chiave del sonetto: • pare / mostrare / mostrasi: termini relativi alla apparizione quasi divina, miracolosa, di Beatrice; salutare: = salutare augurando salvezza. miracol / mira= meravigliarsi; • occhi / chi: termini collegati perché in poesia gli occhi sono le finestre dell'anima, attraverso loro la dolcezza della donna arriva al cuore di chi la guarda. ● Il saluto Il tema dell'incontro amoroso attraverso il saluto in Tanto gentile e tanto onesta pare si differenzia radicalmente da quello raccontato da Guinizzelli nella sua lirica Lo vostro bel saluto e 'l gentil sguardo: in cui lo sguardo e il saluto dell'amata provocano nel poeta dolore ed angoscia, qui, in questo sonetto invece l'effetto è benefico e salvifico. Influsso di Cavalcanti Nel sonetto Tanto e tanto onesta pare il concetto di amore, tipico di Cavalcanti, visto come angoscia e dolore per l'inadeguatezza del poeta di fronte alla perfezione della donna. Tuttavia, molte tracce dell'influsso di Cavalcanti rimangono in alcune riprese lessicali, concetti e versi, per esempio: • personificazione dello spirito d'amore; il tremore che rivela lo sgomento di chi ammira davanti a tanta perfezione; • immagine del Sospiro; termini come: gentile, dolcezza, piacere, salute; • il tema dell'ineffabilità dell'esperienza amorosa espresso nel concetto che chi non prova direttamente non può comprendere cosa significhi. LE RIME Le rime e' una raccolta di poesie ordinata in questo modo non da Dante, ma da editori e critici moderni. Ci sono sia liriche giovanili che di età più matura (fino al tempo dell'esilio), comunque tutte quelle poesie che Dante non volle personalmente inserire in altre raccolte come La Vita Nova o Il Convivio. Quest'opera mostra la grande versatilità poetica di Dante, la sua capacità di spaziare fra temi, lingua e stili molto diversi fra loro. O Le rime giovanili: risentono dell'influenza dell'amor cortese, di Guittone d'Arezzo, di Guinizzelli e Cavalcanti. Sono anche dette liriche stilnovistiche, appunto perché riflettono temi e stile di questa corrente poetica. Rime allegoriche: Dopo la morte di Beatrice (1290) nacque in Dante una forte passione per la filosofia--> compose per questo alcune canzoni allegoriche (sotto l'immagine della donna cantata si cela in realtà la filosofia) In alcune liriche Dante condanna la corruzione della propria epoca: la scoperta della vita politica lo instradò infatti verso un'ideale di vita attiva, di impegno civile ispirato al rigore morale. O Le rime petrose: influenzate dalla poesia trobadorica, hanno un linguaggio ricco di tecnicismi e immagini difficili. Le rime petrose sono chiamate così perché dedicate ad una donna, Petra, bella e insensibile, e sono rime ricche di passione sensuale e forte carica erotica. Rime dell'esilio: sono caratterizzate da una visione apocalittica del mondo: una visione cupa, in cui i valori morali sono profondamente degradati e dove si avverte un forte desiderio di pace e giustizia. Guido,i' vorrei che tu e lapo ed io Riassunto O prima strofa (vv.1-4) - Dante si rivolge all'amico Guido Cavalcanti rivelandogli il desiderio di poter essere con lui ed un altro amico, Lapo, per una magia, su un vascello che navighi in base ai desideri dei passeggeri. O Seconda strofa(vv.5-8) – il vascello naviga non ostacolato da tempeste ma guidato dall'amore e dall'armonia tra i passeggeri uniti nella fusione spirituale data dal loro comune modo di vedere. - Terza strofa (vv.9-11) – sulla nave magica ci sarà posto anche per le tre rispettive donne amate: Vanna, Lagia e la trentesima donna più bella di Firenze. Quarta strofa (vv.12-14) – insieme parlare sempre d'amore in una dimensione di armonia e piacere. Tematiche della poesia ● O O Amore e amicizia sono i temi che emergono da questo sonetto: • Il tema amoroso esplicitato in quel ragionar sempre d'amore e nel coinvolgimento delle rispettive donne amate. L'amicizia vista come un sodalizio di condivisione di ideali e desideri e come estensione della fusione spirituale della coppia ad un gruppo di fedeli d'amore. Il sogno di evasione, con gli amici più cari e le rispettive donne amate, sottende la critica della società reale, quella della logica mercantile dei Comuni e il desiderio di avere una ideale vita cortese. Analisi del testo della poesia In questo sonetto, il desiderio è il fulcro di tutta la lirica. La Lirica si gioca infatti su una fantasia che è desiderio di evasione dalla realtà, il poeta aspira ad essere in una dimensione diversa nella quale si possa godere spiritualmente dell'essenziale senza essere coinvolti dalle cose di questo mondo. Dante coinvolge gli amici più cari, coloro che hanno in comune con lui gli stessi interessi e la stessa visione del mondo. In questo sonetto Dante non cita Beatrice come donna amata ma utilizza la donna-schermo, ovvero fa riferimento ad un'altra donna per nascondere il suo vero amore, Beatrice, preservando così quest'ultima da critiche e pettegolezzi. Il Convivio Scritto tra il 1304 e il 1307, è frutto degli studi filosofici del poeta. Nelle intenzioni di Dante, doveva essere una sorta di enciclopedia, composta da 15 trattati con lo scopo di difendersi dalle accuse che lo avevano portato all'esilio. Questi trattati dovevano essere dei commenti ad altrettante canzoni (un po' come il prosimetro nella Vita Nova), ma l'opera non fu terminata --> Dante scrisse solo 4 trattati. Lingua L'opera NON è scritta in latino (lingua normalmente usata nelle opere d'insegnamento come questa), ma in volgare (lingua di cui Dante pronuncia anche un'esaltazione). Pubblico Cargomento del primo trattato] Nonostante l'uso della lingua volgare non bisogna pensare che l'opera fosse destinata ad un pubblico "popolare" o comunque non colto. Dante mira ad un pubblico nobile (anche femminile!), ma non solo nobile per nascita, ma anche e soprattutto nello spirito: un pubblico che ami la cultura in forma disinteressata, senza scopo di lucro (come ad esempio faceva la nuova borghesia mercantile che secondo lui era avida e corrotta). Il pubblico a cui Dante si rivolge dovrà essere, secondo lui, la nuova classe dirigente- al posto della borghesia, appunto. Prosa La prosa del Convivio non è una prosa lirica, poetica come quella della Vita Nova--> ma è una prosa più "tesa", robusta, adatta all'argomentazione e al ragionamento. Il Convivio è il primo esempio di prosa italiana in volgare. Differenze Convivio - Vita Nova • La Vita Nova è un'opera giovanile Il Convivio è opera della maturità di Dante. • L'amore nel Convivio non è più rivolto ad una donna specifica (come era Beatrice nella Vita Nova), bensì è un amore verso la conoscenza e il sapere. Il significato del convivio Ci troviamo di fronte ad un esempio di prosa filosofica in volgare, che presenta molti caratteri tipici della cultura medievale. Il primo trattato parte dal presupposto aristotelico che spiega che tutti gli uomini hanno innato il desiderio della conoscenza e della curiosità di sapere. Tuttavia non tutti hanno la possibilità di coltivare il sapere e la conoscenza attraverso lo studio, a causa di particolari motivi: dentro l'uomo possono esserci due difetti e impedimenti: uno dalla parte del corpo e l'altro dalla parte dell'anima. Dante, quando parla di impedimenti dalla parte del corpo, intende gli impedimenti/difetti fisici, mentre quando parla di impedimenti dalla parte dell'anima, intende la disposizione al male. Al di fuori dell'uomo possono esserci allo stesso tempo due ragioni diverse che lo allontanano dalla conoscenza: la prima, induce l'anima a preoccuparsi delle esigenze materiali (impegni familiari e pubblici che non consentono all'uomo di potersi dedicare alla conoscenza.), l'altra induce alla pigrizia. L'altra ragione è costituita dalla mancanza del luogo nel quale la persona possa dedicarsi alla conoscenza e allo studio. Inoltre, Dante specifica che i difetti fisici e gli impegni familiari e pubblici sono da scusare e degne di perdono, ma le altre due, la disposizione al male e il luogo, sono degno di biasimo, di condanna. De vulgari eloquentia Tra il 1303 e il 1304, contemporaneamente alla stesura del Convivio, Dante inizia a scrivere il De vulgari eloquentia, un trattato sulla lingua volgare scritto in latino. Dante attraverso quest'opera vuole rivolgersi ai dotti, allo scopo di convincerli del valore della lingua volgare. Dei quattro libri previsti però, il poeta non terminò neppure il secondo. Il Primo libro del De Vulgari Eloquentia Nel primo libro, Dante passa in rassegna tutti i dialetti d'Italia alla ricerca del volgare illustre, cioè di un linguaggio che tratta argomenti elevati e di importanti punto non riesci a trovarlo in alcuno di essi. La retorica medievale dava enorme importanza alla distinzione degli stili a seconda della materia trattata, e classifica va gli stili in sublime, tragico, comico umile o elegiaco. Il volgare illustre, destinato al più alto livello di stile, secondo Dante doveva essere illustre, come lo è già, in quanto avrebbe trattato argomenti elevati ed importanti, cardinale, in quanto fungerebbe da cardine per tutti i volgari d'Italia; regale o aulico perché se in Italia vi fosse un re e una reggia, quella sarebbe la sua dimora naturale; curiale, perché è il linguaggio elegante che si addice alle Corti. Il secondo libro del De vulgari eloquentia Nel secondo libro Dante passa a definire i modi e le possibilità d'uso del volgare illustre. Essendo poi il linguaggio <<ottimo fra tutti», gli si addicono solo gli argomenti elevati e precisamente: Le armi • L'amore • La virtù Dante passa poi all'esame delle forme metriche: alla canzone si addice lo stile illustre o tragico; alla ballata e al sonetto si addice lo stile medio o comico De monarchia Dante scrive un'opera dottrinale di carattere politico che si intitola “De Monarchia”. Scritto quindi in latino, è insieme alla Divina Commedia l'unica portata a termine. 1. Nel primo libro dimostra la necessità di una monarchia universale dove ci sia un imperatore che governi su tutti gli altri governati, che assicuri la giustizia e che diventi arbitro di tutte le contese che ci possono essere tra i sudditi. 2. Nel secondo libro si dimostra invece come l'autorità imperiale sia stata concessa da Dio al popolo romano, che ebbe il gravoso compito di pacificare gli e unificare il mondo preparandolo all'arrivo di Gesù Cristo. 3. Il terzo è quello, più importante perché affronta il rapporto tra l'impero e la chiesa. Dante sosteneva che il potere supremo deve essere concesso all'imperatore e che il papa fosse subordinato ad esso. DE MONARCHIA, TEORIA DEI DUE SOLI Secondo Dante infatti il rapporto Tra Papa e Imperatore non poteva essere considerato come quello del sole, che Brilla di luce propria, con la luna, che Brilla di luce riflessa, ma come quello fra "due soli." Egli pensava che entrambi agissero in maniera diversa anche se la loro azione è complementare, in quanto sono tenuti a collaborare. L'impero ha per fine la felicità dell'uomo, la chiesa, invece, ha per fine la cura delle anime degli uomini dopo la morte. Il poeta riflette sul fatto che solo se l'umanità è in pace può seguire la guida del papà e giungere alla salvezza, pertanto l'opera della chiesa richiede come presupposto indispensabile l'azione dell'imperatore. E poiché il fine della chiesa è più alto di quello dell'impero, quest'ultimo deve alla chiesa una naturale riverenza. LE EPISTOLE Di Dante ci sono aggiunte 13 lettere scritte in latino. Si tratta di lettere fficiali, composte in uno stile estremamente elaborato. Le più interessanti sono quelle in cui si esprimono il pensiero e la passione politica di Dante. L'Epistola XIII è la più discussa, essendo la lettera con cui Dante invia a Cangrande della Scala un gruppo di canti del Paradiso: nella lettera Dante fornisce alcune spiegazioni circa il contenuto della Commedia, in particolare sulla struttura allegorica dell'opera in cui sono da individuare quattro «sensi» (letterale, allegorico, morale, anagogico, secondo il modello dell'interpretazione biblica). L'autenticità dell'Epistola è stata più volte messa in dubbio dagli studiosi moderni per via di alcune affermazioni circa l'interpretazione del poema, anche se l'orientamento prevalente oggi è incline a riconoscere la paternità dantesca.
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Dante Alighieri
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la vita e opere di Dante Alghieri con relativi approfondimenti sulle opere.
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Io voglio del ver la mia donna laudare
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Secondo canto dell’Inferno dantesco
Riassunto e Analisi del secondo canto del’Inferno
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Dante Alighieri
Sintesi della biografia di Dante e analisi di alcuni capitoli della Vita Nova
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Dante Alighieri:la vita
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LA VITA NOVA di Dante
SINTESI SULLA VITA NOVA DI DANTE ALIGHIERI
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Scuola Siciliana e Siculo-Toscana, Dante, Dolce Stil Novo e Vita Nova.
Brevi appunti
DANTE Vita di Dante Alighieri Dante Alighieri nasce a Firenze nel 1265 in una famiglia della piccola nobiltà fiorentina. Il suo primo e più importante maestro di arte e di vita è Brunetto Latini, che in questi anni ha una notevole influenza sulla vita politica e civile di Firenze. Dante cresce in un ambiente "cortese" ed elegante, impara da solo l'arte della poesia e stringe amicizia con alcuni dei poeti più importanti della scuola stilnovistica: Guido Cavalcanti, Lapo Gianni e Cino da Pistoia, condividendo con loro un ideale di cultura aristocratica e di poesia raffinata. Ancora giovanissimo conosce Beatrice (figura femminile centrale nell'opera del nostro poeta), a cui Dante è legato da un amore profondo e sublimato dalla spiritualità stilnovistica. Beatrice muore, e questo avvenimento segna per Dante un momento di crisi: l'amore per la giovane donna si trasforma assumendo un valore sempre più finalizzato all'impegno morale, alla ricerca filosofica, alla passione per la verità e la giustizia che infine portano Dante ad entrare attivamente e coscientemente nella vita politica della sua città. La sua carriera politica raggiunge l'apice nel 1300 quando Dante, guelfo di parte bianca, viene eletto priore (la carica più importante del comune fiorentino): il poeta è un politico moderato, tuttavia convinto sostenitore dell'autonomia della città di Firenze, che deve...
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essere libera dalle intromissioni del potere del Papa. L'anno successivo, il papa Bonifacio VIII decide di inviare a Firenze Carlo di Valois, fratello del re di Francia, con l'intenzione nascosta di eliminare i guelfi bianchi dalla scena politica; Dante e altri due ambasciatori si recano dal Papa per convincerlo a evitare l'intervento francese, ma è ormai troppo tardi. Dante è già partito da Firenze quando Carlo di Valois entra nella città e sostiene il potere dei guelfi neri: il poeta non ritornerà mai più nella sua città natale in quanto viene condannato ingiustamente all'esilio. Per Dante l'esilio rappresenta un momento di sofferenza e di dolore e al tempo stesso uno stimolo per la sua produzione letteraria e poetica: lontano da Firenze può vedere in modo più nitido la corruzione, l'egoismo, l'odio che governano la vita politica, civile e morale dei suoi contemporanei. La denuncia e il tentativo di indirizzare di nuovo l'uomo verso la retta via sono per lui l'ispirazione di una nuova poesia che prende forma nella Divina Commedia. Opere di Dante Alighieri: Vita nuova La Vita nuova (o Vita nova) è un prosimetro di Dante Alighieri, cioè un testo composto da prosa e poesia. Fu composto dall'autore probabilmente negli anni tra il 1293 e il 1295. Dante ricapitola una propria esperienza passata, ossia la vicenda del suo amore terreno per Beatrice; si tratta di un percorso ideale, che segue alcune tappe ben precise. È bene precisare però che l'autore non vuole narrare la propria vita, e per questo motivo non siamo di fronte a un'autobiografia; inoltre è interessato non tanto alla ricostruzione fedele di tutta la vicenda, ma più alla sua "sentenzia", cioè al suo significato. In ogni caso, Dante Alighieri sceglie all'interno della sua produzione le liriche che ritiene più importanti e le ricolloca in un preciso percorso, rintracciando quindi un filo che dia senso alla propria scrittura poetica. Ogni testo viene quindi collocato nel percorso; solitamente spiega, in un'introduzione in prosa, la genesi della scrittura e l'occasione che gliel'ha ispirato e poi procede in un secondo momento con un commento retorico, che costituisce la vera novità dell'opera. LE FASI dell'esperienza amorosa dopo il primo incontro con Beatrice bambina all'età di nove anni, sono tre, nettamente distinte: 1. Il secondo incontro, nove anni dopo. Beatrice saluta Dante per la prima volta, e genera così la massima felicità possibile per il poeta che, secondo i canoni dell'amore cortese, si sforza di mantenere nascosto il suo amore. Decide quindi di scegliersi una donna schermo, ossia una donna che costituisce il suo finto interesse allo scopo di proteggere la reputazione di Beatrice. Lei, però, sdegnata per la finzione, decide di negare il saluto al poeta, causandogli un'indicibile sofferenza. 2. In una seconda fase, il poeta decide di cambiare il proprio registro poetico. Non vuole più infatti descrivere la propria sofferenza, ma tessere solo la lode di Beatrice. 3. La terza fase inizia con la morte di Beatrice. Per fuggire al dolore, Dante trova nuova consolazione nello sguardo di una pietosa donna gentile; ma in una nuova visione gli appare Beatrice stessa, che lo ammonisce di non amare nessun'altra donna al di fuori di lei. Il prosimetro si conclude con l'impegno di non parlare mai più di Beatrice. L'amore secondo Dante Alighieri Le tre parti corrispondono anche ai tre stadi dell'amore secondo Dante: • Amore cortese, tipico della scrittura di Guinizzelli, in cui si rintraccia l'equivalenza tra saluto e salvezza; Nuovo amore, interno, disinteressato, che si manifesta nella lode della creatura amata; • Amore mistico perfetto, puro, astratto, senza legami con la realtà, Dante comprende che la donna è un tramite per giungere a Dio, e così facendo supera il divario proposto da Guinizzelli. Si tratta di un amore superiore, poiché il poeta ama semplicemente Dio, e tale amore contemplativo è sufficiente alla vita. Complessivamente si deve dunque capire che la Vita nuova non è un "romanzetto d'amore" o il racconto di una vicenda personale, ma la spiegazione in chiave allegorica di un'esperienza mistica, che sarà poi maggiormente approfondita nel percorso della Commedia. If Proemio della Vita nuova È il primo brevissimo capitolo del "libello", come l'autore stesso lo definisce, in cui Dante enuncia il tema dell'opera e il proposito di voler narrare gli eventi della sua gioventù registrati nel "libro della memoria". -In quella parte del libro de la mia memoria dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere [1], si trova una rubrica la quale dice: ipit vita nova. [2] Sotto la ale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d'assemplare [3] in questo libello; e se non tutte, almeno la loro sentenzia. [4] - [1] Nella parte relativa alla giovinezza. [2] Un titolo che dice: Inizia la Vita nuova. [3] Di trascrivere, come copiando da un modello. [4] Il loro significato. INTERPRETAZIONE • Dante introduce il tema dell'opera usando la metafora del libro della memoria, in cui sono annotati i ricordi che lui, relativamente a quelli della giovinezza, intende trascrivere come copiando da un modello. La giovinezza è definita come la parte di quel libro in cui si può leggere poco, perché i ricordi sono scarsi e non ben definiti. • II Proemio contiene anche il titolo dell'opera, attraverso la formula Incipit vita nova ("Inizia la giovinezza", ma anche "Inizia la vita rinnovata dall'amore"). Il titolo forse allude anche a una nuova forma di poetare. La Prima Apparizione Di Beatrice INTERPRETAZIONE -Il capitolo, occupato interamente da una narrazione in prosa, racconta il primissimo incontro tra Dante e Beatrice ed è fitto di significati simbolici, a cominciare dal numero nove che ricorre costantemente per tutta l'opera: il passo di apertura è una complessa perifrasi astronomica che indica l'anno in cui l'incontro è avvenuto (quando entrambi avevano circa nove anni) e conferisce una certa solennità agli eventi narrati, mentre sono del tutto assenti altri particolari quali, ad esempio, il luogo in cui i due si sono visti. Beatrice è descritta come una "angiola giovanissima", con una veste di color rosso scuro (simbolo della passione amorosa) e se pure la sua bellezza conquista subito Dante, la sua "nobilissima vertù" fa sì che il futuro poeta non faccia alcun atto sconveniente alla sua presenza, dunque l'amore si configura subito come alto e spirituale secondo la maniera stilnovistica. -La vista di Beatrice fa subito innamorare Dante e provoca in lui uno sconvolgimento interiore, descritto secondo la teoria degli "spiriti vitali" (le funzioni dell'organismo in base alla fisiologia medievale) che viene ripresa da Cavalcanti: Dante cita lo "spirito de la vita", che risiede nel cuore e inizia a venir meno per la presenza di Amore, poi lo "spirito animale" (la percezione dei sensi) che risiede nel cervello ("l'alta camera"), poi quello "naturale" che è preposto al nutrimento del corpo e che a causa delle pene amorose sarà "impedito" (Dante, innamorato di Beatrice, soffrirà di inappetenza). Il poeta personifica gli spiriti e attribuisce loro delle parole, con una teatralizzazione che ricorda molto quella di alcuni sonetti di Cavalcanti in cui, tuttavia, l'amore era visto come forza devastante che provocava per lo più sofferenza, mentre qui è descritto piuttosto come forza positiva La Seconda Apparizione Di Beatrice Il capitolo narra il secondo incontro fra Dante e Beatrice, che avviene nove anni dopo il primo quando entrambi hanno diciotto anni: l'incontro è seguito da un sogno del poeta in cui vede il dio Amore che tiene in braccio la donna amata e il cuore di lui, che poi fa mangiare a Beatrice secondo una lunga tradizione della poesia amorosa. Dante espone il tutto in un sonetto, il primo della "Vita nuova", indirizzato ad altri poeti perché gli spieghino il senso della visione e al quale risponderà lo stesso Cavalcanti. INTERPRETAZIONE • Dante descrive il secondo e decisivo incontro con Beatrice, che avviene a nove anni esatti dal primo narrato nel cap. II (II primo incontro con Beatrice) secondo la simbologia del numero nove, caratteristica della Vita nuova; questa volta la donna è vestita di bianco ed è accompagnata da due nobildonne più anziane, e soprattutto concede il suo saluto a Dante, che prova una felicità indescrivibile. Il sogno da lui descritto più avanti mostra Amore che tiene fra le braccia Beatrice addormentata, avvolta in un mantello rosso come nel primo incontro, e alla quale il dio farà mangiare il cuore in fiamme di Dante, a significare il legame amoroso che ormai unisce lui e la donna. Il sogno si conclude col pianto di Amore che si allontana verso il cielo, fatto che verrà poi interpretato da Dante come la futura morte e beatitudine di Beatrice. Svolta Poetica Di Dante Per difendere Il segreto del suo amore Dante finta che la sua attenzione si è rivolta a due altre donne, chiamate donne schermo, in quanto coprono e nascondono il reale oggetto del desiderio. Ma la finzione va oltre, nei commenti della gente, da superare i limiti della convivenza. A questo punto Beatrice toglie il saluto al poeta. La privazione del saluto da parte di Beatrice offre a Dante l'opportunità di chiarire il significato che questo ha per lui. Il fine dell'amore posto nel saluto, è caratteristico della prima delle tre frasi della vita nuova, in cui Dante Cerca una ricompensa, anche se astratta, al suo amore. Dante si rifà ai termini dell'amore Cortese in cui l'amante poteva sempre sperare in una ricompensa dall'amata. (In questo caso la beatitudine) Dopo un incontro con un gruppo di donne gentili e il successivo dialogo, Dante coglie l'occasione per una presa di coscienza fondamentale. La donna gentile con cui ha parlato gli chiede Quale sia il fine del suo amore per Beatrice, dato che non può sostenere neppure la sua presenza. Dante risponde che in un primo tempo il suo fine era il saluto, da cui scaturiva la sua beatitudine, poi, avendogli negato il saluto, il fine era quello di lodarla nei suoi versi. Ma a questo punto la donna gentile coglie una contraddizione: Dante, invece di lodare Beatrice, Aveva insistito solo sulla sua condizione di sofferenza. A questo punto Dante riflette, vergognoso, e giunge al proposito di assumere come materia dei suoi versi solo le lodi di Beatrice. Una materia che si rende conto di essere troppo alta rispetto alle sue capacità e per questo motivo resta molto tempo senza scrivere. Ha inizio così Un amore che si modella sull'amore mistico per Dio. "DONNE CHE AVETE INTELLETTO D'AMORE" Analisi del testo Nel diciannovesimo capitolo della Vita Nova, Dante tocca un punto fondamentale della propria autobiografia in versi. Il rinnovamento portato da Dante è assai significativo. In "Donne ch'avete intelletto d'amore" è infatti rilevante l'individuazione, da parte del poeta, del pubblico di riferimento cui si vuol parlare: quella cerchia ristretta di donne che hanno sperimentato l'amore. Se infatti gli autori precedenti (Guido Guinizzelli su tutti, ma con particolare riferimento anche al modello di Guido Cavalcanti, uno dei principali maestri di Dante) intendevano la parola poetica come occasione per celebrare la bellezza dell'amata, qui assume sicuramente maggior peso la 'lode' della figura femminile che, nella seconda e terza strofa della poesia, viene esplicitamente paragonata alla Madonna stessa. La funzione salvifica della donna lodata dal poeta, dietro cui si cela Beatrice, assume così significati ben più complessi di quelli di semplice destinataria di una lirica d'amore. Al tema della contemplazione dell'oggetto del proprio desiderio si sovrappone la riflessione di Dante sugli effetti benefici di Beatrice nel mondo circostante. Dopo aver dunque definito un nuovo modello di donna e un nuovo modello di poesia, Dante, nell'ultima strofa di "Donne ch'avete intelletto d'amore", si rivolge alla sua stessa "canzone", assegnandole il compito di recarsi come ancella d'Amore da colei che è la destinataria della 'lode' del poeta. Nel far ciò, la canzone dovrà ovviamente evitare con attenzione la "gente villana", per rivolgersi esclusivamente a colei per cui è stata composta. Lo stile della canzone, corrisponde ad uno stato d'animo pacificato, liberato dal conflitto amore e dolore che caratterizzava lo stadio precedente della poetica di Dante. Tanto gentile e tanto onesta pare Testo: Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia, quand'ella altrui saluta, ch'ogne lingua devèn, tremando, muta, e li occhi no l'ardiscon di guardare. Ella si va, sentendosi laudare, benignamente e d'umiltà vestuta, e par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare. Mostrasi sì piacente a chi la mira che dà per li occhi una dolcezza al core, che 'ntender no la può chi no la prova; e par che de la sua labbia si mova un spirito soave pien d'amore, che va dicendo a l'anima: Sospira. Analisi del testo: La donna è così comprendere. Riassunto Prima strofa (vv.1-4) - Il saluto della donna: Quando Beatrice appare e saluta, tutti gli uomini rimangono talmente colpiti che non sono più in grado di parlare e di guardarla negli occhi. Seconda strofa (vv.5-8) – Il miracolo della donna: La donna cammina con umiltà e sembra una creatura venuta dal cielo, una creatura miracolosa. Terza strofa (vv.9-11) - La bellezza della donna: trasmette una grande al cuore di chi la ammira e solo chi la prova diretta Quarta strofa (vv.12-14) – Il sospiro: Sembra che dal volto della donna uno spirito dolce e pieno d'amore dica all'anima: Sospira. Tematiche della poesia: te può • La lode di Beatrice, creatura la cui natura simile ad un angelo la rende un tramite divino; Il saluto di Beatrice e il suo effetto benefico che porta salvezza a chi la guarda. In questo sonetto, una delle più intense e alte espressioni della lode di scuola stilnovista, il passaggio per la via rappresenta un momento beatifico e Beatrice è una creatura celestiale di alte qualità morali e ineffabile dolcezza. Manca del tutto ogni accenno alle sue qualità fisiche, infatti al centro del componimento vi è la descrizione delle caratteristiche interiori della donna e la raffigurazione dei fenomeni da lei causati. Nel primo verso Dante presenta Beatrice come una donna gentile e onesta, questi due aggettivi hanno in poesia un significato diverso da quello del linguaggio odierno: • Gentile significa di carattere nobile, elevato. Si riferisce all'aspetto interiore: virtù morali ; Onesta significa dal comportamento dignitoso e rispettoso. Si riferisce all'aspetto esteriore: gesti e portamento. Dante mira quindi a descrivere non tanto la bellezza fisica di Beatrice quanto la bellezza della sua anima perché Beatrice non è semplicemente una donna bella ma è soprattutto una creatura che avvicina l'uomo a Dio, un angelo. Andando oltre l'apparenza ella è simbolo della divinità. Per questo suo essere celestiale il suo saluto ha il compito di trasmettere il messaggio di salvezza inviato da Dio a coloro che sono in grado di coglierlo. Parole chiave ● Numerose le parole chiave del sonetto: • pare / mostrare / mostrasi: termini relativi alla apparizione quasi divina, miracolosa, di Beatrice; salutare: = salutare augurando salvezza. miracol / mira= meravigliarsi; • occhi / chi: termini collegati perché in poesia gli occhi sono le finestre dell'anima, attraverso loro la dolcezza della donna arriva al cuore di chi la guarda. ● Il saluto Il tema dell'incontro amoroso attraverso il saluto in Tanto gentile e tanto onesta pare si differenzia radicalmente da quello raccontato da Guinizzelli nella sua lirica Lo vostro bel saluto e 'l gentil sguardo: in cui lo sguardo e il saluto dell'amata provocano nel poeta dolore ed angoscia, qui, in questo sonetto invece l'effetto è benefico e salvifico. Influsso di Cavalcanti Nel sonetto Tanto e tanto onesta pare il concetto di amore, tipico di Cavalcanti, visto come angoscia e dolore per l'inadeguatezza del poeta di fronte alla perfezione della donna. Tuttavia, molte tracce dell'influsso di Cavalcanti rimangono in alcune riprese lessicali, concetti e versi, per esempio: • personificazione dello spirito d'amore; il tremore che rivela lo sgomento di chi ammira davanti a tanta perfezione; • immagine del Sospiro; termini come: gentile, dolcezza, piacere, salute; • il tema dell'ineffabilità dell'esperienza amorosa espresso nel concetto che chi non prova direttamente non può comprendere cosa significhi. LE RIME Le rime e' una raccolta di poesie ordinata in questo modo non da Dante, ma da editori e critici moderni. Ci sono sia liriche giovanili che di età più matura (fino al tempo dell'esilio), comunque tutte quelle poesie che Dante non volle personalmente inserire in altre raccolte come La Vita Nova o Il Convivio. Quest'opera mostra la grande versatilità poetica di Dante, la sua capacità di spaziare fra temi, lingua e stili molto diversi fra loro. O Le rime giovanili: risentono dell'influenza dell'amor cortese, di Guittone d'Arezzo, di Guinizzelli e Cavalcanti. Sono anche dette liriche stilnovistiche, appunto perché riflettono temi e stile di questa corrente poetica. Rime allegoriche: Dopo la morte di Beatrice (1290) nacque in Dante una forte passione per la filosofia--> compose per questo alcune canzoni allegoriche (sotto l'immagine della donna cantata si cela in realtà la filosofia) In alcune liriche Dante condanna la corruzione della propria epoca: la scoperta della vita politica lo instradò infatti verso un'ideale di vita attiva, di impegno civile ispirato al rigore morale. O Le rime petrose: influenzate dalla poesia trobadorica, hanno un linguaggio ricco di tecnicismi e immagini difficili. Le rime petrose sono chiamate così perché dedicate ad una donna, Petra, bella e insensibile, e sono rime ricche di passione sensuale e forte carica erotica. Rime dell'esilio: sono caratterizzate da una visione apocalittica del mondo: una visione cupa, in cui i valori morali sono profondamente degradati e dove si avverte un forte desiderio di pace e giustizia. Guido,i' vorrei che tu e lapo ed io Riassunto O prima strofa (vv.1-4) - Dante si rivolge all'amico Guido Cavalcanti rivelandogli il desiderio di poter essere con lui ed un altro amico, Lapo, per una magia, su un vascello che navighi in base ai desideri dei passeggeri. O Seconda strofa(vv.5-8) – il vascello naviga non ostacolato da tempeste ma guidato dall'amore e dall'armonia tra i passeggeri uniti nella fusione spirituale data dal loro comune modo di vedere. - Terza strofa (vv.9-11) – sulla nave magica ci sarà posto anche per le tre rispettive donne amate: Vanna, Lagia e la trentesima donna più bella di Firenze. Quarta strofa (vv.12-14) – insieme parlare sempre d'amore in una dimensione di armonia e piacere. Tematiche della poesia ● O O Amore e amicizia sono i temi che emergono da questo sonetto: • Il tema amoroso esplicitato in quel ragionar sempre d'amore e nel coinvolgimento delle rispettive donne amate. L'amicizia vista come un sodalizio di condivisione di ideali e desideri e come estensione della fusione spirituale della coppia ad un gruppo di fedeli d'amore. Il sogno di evasione, con gli amici più cari e le rispettive donne amate, sottende la critica della società reale, quella della logica mercantile dei Comuni e il desiderio di avere una ideale vita cortese. Analisi del testo della poesia In questo sonetto, il desiderio è il fulcro di tutta la lirica. La Lirica si gioca infatti su una fantasia che è desiderio di evasione dalla realtà, il poeta aspira ad essere in una dimensione diversa nella quale si possa godere spiritualmente dell'essenziale senza essere coinvolti dalle cose di questo mondo. Dante coinvolge gli amici più cari, coloro che hanno in comune con lui gli stessi interessi e la stessa visione del mondo. In questo sonetto Dante non cita Beatrice come donna amata ma utilizza la donna-schermo, ovvero fa riferimento ad un'altra donna per nascondere il suo vero amore, Beatrice, preservando così quest'ultima da critiche e pettegolezzi. Il Convivio Scritto tra il 1304 e il 1307, è frutto degli studi filosofici del poeta. Nelle intenzioni di Dante, doveva essere una sorta di enciclopedia, composta da 15 trattati con lo scopo di difendersi dalle accuse che lo avevano portato all'esilio. Questi trattati dovevano essere dei commenti ad altrettante canzoni (un po' come il prosimetro nella Vita Nova), ma l'opera non fu terminata --> Dante scrisse solo 4 trattati. Lingua L'opera NON è scritta in latino (lingua normalmente usata nelle opere d'insegnamento come questa), ma in volgare (lingua di cui Dante pronuncia anche un'esaltazione). Pubblico Cargomento del primo trattato] Nonostante l'uso della lingua volgare non bisogna pensare che l'opera fosse destinata ad un pubblico "popolare" o comunque non colto. Dante mira ad un pubblico nobile (anche femminile!), ma non solo nobile per nascita, ma anche e soprattutto nello spirito: un pubblico che ami la cultura in forma disinteressata, senza scopo di lucro (come ad esempio faceva la nuova borghesia mercantile che secondo lui era avida e corrotta). Il pubblico a cui Dante si rivolge dovrà essere, secondo lui, la nuova classe dirigente- al posto della borghesia, appunto. Prosa La prosa del Convivio non è una prosa lirica, poetica come quella della Vita Nova--> ma è una prosa più "tesa", robusta, adatta all'argomentazione e al ragionamento. Il Convivio è il primo esempio di prosa italiana in volgare. Differenze Convivio - Vita Nova • La Vita Nova è un'opera giovanile Il Convivio è opera della maturità di Dante. • L'amore nel Convivio non è più rivolto ad una donna specifica (come era Beatrice nella Vita Nova), bensì è un amore verso la conoscenza e il sapere. Il significato del convivio Ci troviamo di fronte ad un esempio di prosa filosofica in volgare, che presenta molti caratteri tipici della cultura medievale. Il primo trattato parte dal presupposto aristotelico che spiega che tutti gli uomini hanno innato il desiderio della conoscenza e della curiosità di sapere. Tuttavia non tutti hanno la possibilità di coltivare il sapere e la conoscenza attraverso lo studio, a causa di particolari motivi: dentro l'uomo possono esserci due difetti e impedimenti: uno dalla parte del corpo e l'altro dalla parte dell'anima. Dante, quando parla di impedimenti dalla parte del corpo, intende gli impedimenti/difetti fisici, mentre quando parla di impedimenti dalla parte dell'anima, intende la disposizione al male. Al di fuori dell'uomo possono esserci allo stesso tempo due ragioni diverse che lo allontanano dalla conoscenza: la prima, induce l'anima a preoccuparsi delle esigenze materiali (impegni familiari e pubblici che non consentono all'uomo di potersi dedicare alla conoscenza.), l'altra induce alla pigrizia. L'altra ragione è costituita dalla mancanza del luogo nel quale la persona possa dedicarsi alla conoscenza e allo studio. Inoltre, Dante specifica che i difetti fisici e gli impegni familiari e pubblici sono da scusare e degne di perdono, ma le altre due, la disposizione al male e il luogo, sono degno di biasimo, di condanna. De vulgari eloquentia Tra il 1303 e il 1304, contemporaneamente alla stesura del Convivio, Dante inizia a scrivere il De vulgari eloquentia, un trattato sulla lingua volgare scritto in latino. Dante attraverso quest'opera vuole rivolgersi ai dotti, allo scopo di convincerli del valore della lingua volgare. Dei quattro libri previsti però, il poeta non terminò neppure il secondo. Il Primo libro del De Vulgari Eloquentia Nel primo libro, Dante passa in rassegna tutti i dialetti d'Italia alla ricerca del volgare illustre, cioè di un linguaggio che tratta argomenti elevati e di importanti punto non riesci a trovarlo in alcuno di essi. La retorica medievale dava enorme importanza alla distinzione degli stili a seconda della materia trattata, e classifica va gli stili in sublime, tragico, comico umile o elegiaco. Il volgare illustre, destinato al più alto livello di stile, secondo Dante doveva essere illustre, come lo è già, in quanto avrebbe trattato argomenti elevati ed importanti, cardinale, in quanto fungerebbe da cardine per tutti i volgari d'Italia; regale o aulico perché se in Italia vi fosse un re e una reggia, quella sarebbe la sua dimora naturale; curiale, perché è il linguaggio elegante che si addice alle Corti. Il secondo libro del De vulgari eloquentia Nel secondo libro Dante passa a definire i modi e le possibilità d'uso del volgare illustre. Essendo poi il linguaggio <<ottimo fra tutti», gli si addicono solo gli argomenti elevati e precisamente: Le armi • L'amore • La virtù Dante passa poi all'esame delle forme metriche: alla canzone si addice lo stile illustre o tragico; alla ballata e al sonetto si addice lo stile medio o comico De monarchia Dante scrive un'opera dottrinale di carattere politico che si intitola “De Monarchia”. Scritto quindi in latino, è insieme alla Divina Commedia l'unica portata a termine. 1. Nel primo libro dimostra la necessità di una monarchia universale dove ci sia un imperatore che governi su tutti gli altri governati, che assicuri la giustizia e che diventi arbitro di tutte le contese che ci possono essere tra i sudditi. 2. Nel secondo libro si dimostra invece come l'autorità imperiale sia stata concessa da Dio al popolo romano, che ebbe il gravoso compito di pacificare gli e unificare il mondo preparandolo all'arrivo di Gesù Cristo. 3. Il terzo è quello, più importante perché affronta il rapporto tra l'impero e la chiesa. Dante sosteneva che il potere supremo deve essere concesso all'imperatore e che il papa fosse subordinato ad esso. DE MONARCHIA, TEORIA DEI DUE SOLI Secondo Dante infatti il rapporto Tra Papa e Imperatore non poteva essere considerato come quello del sole, che Brilla di luce propria, con la luna, che Brilla di luce riflessa, ma come quello fra "due soli." Egli pensava che entrambi agissero in maniera diversa anche se la loro azione è complementare, in quanto sono tenuti a collaborare. L'impero ha per fine la felicità dell'uomo, la chiesa, invece, ha per fine la cura delle anime degli uomini dopo la morte. Il poeta riflette sul fatto che solo se l'umanità è in pace può seguire la guida del papà e giungere alla salvezza, pertanto l'opera della chiesa richiede come presupposto indispensabile l'azione dell'imperatore. E poiché il fine della chiesa è più alto di quello dell'impero, quest'ultimo deve alla chiesa una naturale riverenza. LE EPISTOLE Di Dante ci sono aggiunte 13 lettere scritte in latino. Si tratta di lettere fficiali, composte in uno stile estremamente elaborato. Le più interessanti sono quelle in cui si esprimono il pensiero e la passione politica di Dante. L'Epistola XIII è la più discussa, essendo la lettera con cui Dante invia a Cangrande della Scala un gruppo di canti del Paradiso: nella lettera Dante fornisce alcune spiegazioni circa il contenuto della Commedia, in particolare sulla struttura allegorica dell'opera in cui sono da individuare quattro «sensi» (letterale, allegorico, morale, anagogico, secondo il modello dell'interpretazione biblica). L'autenticità dell'Epistola è stata più volte messa in dubbio dagli studiosi moderni per via di alcune affermazioni circa l'interpretazione del poema, anche se l'orientamento prevalente oggi è incline a riconoscere la paternità dantesca.