Giosuè Carducci rappresenta una delle figure più significative della letteratura italiana dell'Ottocento, celebre per le sue poesie famose e il suo contributo al rinnovamento della poesia italiana.
Giosuè Carducci si distingue per la sua vasta produzione poetica, che include opere fondamentali come "San Martino", "Pianto Antico" e l'iconico "Inno a Satana". Quest'ultima opera, in particolare, rappresenta una svolta nella sua produzione, celebrando il progresso e la modernità attraverso la figura simbolica di Satana. Nel componimento, il treno diventa "un bello e orribile mostro" che rappresenta l'avanzamento tecnologico e la rottura con il passato. Le figure retoriche utilizzate nell'Inno sono particolarmente significative, con metafore e similitudini che costruiscono un'atmosfera di ribellione e rinnovamento.
La sua poetica si intreccia con il movimento della Scapigliatura, pur mantenendo una sua distintiva originalità. A differenza dei poeti maledetti italiani, Carducci mantiene un equilibrio tra tradizione e innovazione. Le sue opere più celebri, come "Cipressi" e la poesia dedicata a Bolgheri, mostrano un profondo legame con la natura e la terra toscana. Il dualismo presente nelle sue opere riflette le tensioni dell'epoca tra progresso e tradizione, anticipando alcuni aspetti del Decadentismo pur mantenendosi distinto da esso. La sua influenza sulla letteratura italiana è documentata in numerose raccolte, disponibili anche in formato PDF, che testimoniano la ricchezza e la varietà della sua produzione poetica.