La filosofia greca antica si concentra sul dibattito tra due visioni contrastanti della realtà.
Da un lato troviamo la visione della staticità di Parmenide, che sostiene l'immutabilità dell'essere e nega il cambiamento come illusione dei sensi. Dall'altro lato abbiamo la teoria del movimento di Eraclito, che vede la realtà in continuo mutamento, simboleggiata dal fuoco e dal famoso aforisma "non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume". Questo contrasto tra immobilità e divenire rappresenta uno dei problemi fondamentali della filosofia greca.
La conciliazione di queste visioni opposte viene tentata da diversi filosofi successivi. Empedocle propone la teoria delle quattro radici (terra, acqua, aria e fuoco) che si mescolano e si separano guidate da Amore e Odio, spiegando così sia il cambiamento che la permanenza. Anassagora sviluppa la teoria dei semi, secondo cui ogni cosa contiene in sé parti di tutte le altre, governate da un'Intelligenza ordinatrice (Nous). Infine, Democrito elabora la teoria atomistica, che spiega il mutamento attraverso il movimento degli atomi nel vuoto, mentre la loro natura immutabile garantisce una forma di permanenza. Questi pensatori cercano di conciliare la conoscenza derivata dai sensi, che ci mostra il cambiamento, con quella della ragione, che ci suggerisce l'esistenza di elementi stabili e immutabili alla base della realtà. Le loro teorie rappresentano i primi tentativi di spiegare scientificamente la struttura della materia e i processi di trasformazione naturale.