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Hegel. Filosofia

22/9/2022

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Hegel nasce a Stoccarda, in Germania, il
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Tutto quello che devi sapere su Hegel DD 1770-1831 Chi era Hegel ? Hegel nasce a Stoccarda, in Germania, il 27 agosto 1770 da una famiglia di religione luterana da cui viene avviato agli studi di teologia. Negli anni dell'università stringe con il poeta romantico Hölderlin e il filosofo Schelling con i quali condivide l'entusiasmo per la rivoluzione francese. Il giovane Hegel si mostra insoddisfatto del rigido insegnamento e infrange ripetutamente le norme e riceve molte punizioni fino alla prigione di isolamento. Dopo l'università rifiuta la via religiosa e si dedica all'attività di precettore prima in Svizzera e poi in Germania. In questi anni inizia a esercitare il suo genio di pensatore e scrittore. Alla morte del padre, su invito dell'amico Schelling, si trasferisce a Jena, qui scrive una delle sue opere più celebri : la fenomenologia dello spirito. Nel 1807 la Germania viene invasa dalle truppe napoleoniche. Hegel a causa della guerra perde la sua posizione di docente ma assume una serie di incarichi. Viene anche chiamato all'Università di Berlino del re di Prussia in persona e la sua celebrità è tale da influenzare la vita culturale dell'intero paese. Hegel muore nel 1831 durante un'epidemia di colera lasciando alla filosofia tedesca e al mondo un'eredità immensa e incancellabile. Il Colombo della filosofia ▶▶ DD Nella critica della ragion pura di Kant c'è un'immagine per distinguere la verità dall'apparenza: un'isola che ha come terreno solido quello...

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Didascalia alternativa:

dell' esperienza (il rapporto tra il nostro intelletto e i sensi) Fuori quest'isola c'è un mare tempestoso (il mondo esterno) e chiunque si avventuri in questo mare è destinato a naufragio. Per Kant l'apparenza è necessaria, come quando l'astronomo vede la luna più grande quando è prossima all'orizzonte di come di come la vede quando è allo zenit, oppure chi porta (come si usava nel 700) delle calze bianche sembra avere i polpacci molto più grossi di quando indossa le calze nere. Hegel, invece parte per quello che definisce un viaggio di scoperta che lo condurrà dall'apparenza ai fenomeni, alla verità. In Kant l'uomo è diviso tra 2 incognite : qualcosa che non conosce, il mondo esterno, di cui noi vediamo gli effetti ma di cui non conosciamo la natura e l'io stesso umano. In Hegel c'è il tentativo di viaggiare attraverso le apparenze/fenomeni senza fare naufragio e giungere attraverso questo oceano alla terra della verità = Hegel si presenta come una specie di Cristoforo Colombo filosofico. L'impero tedesco in cui Hegel vive fino alla sua dissoluzione nel 1806, è un conglomerato di 360 città libere in cui l'imperatore era elettivo ma con gli Asburgo dagli inizi del 400 era diventato di fatto ereditario. Quest'impero imponeva le sue leggi ma non avevano più presa perché nell'animo degli individui non veniva più sentito. Tra l'impero e la religione si tende a una situazione di estrema rigidità: gli uomini aspirano senza sapere a cosa, a una vita migliore che contrasta, dice Hegel, la vita offerta e consentita. Per cui c'è una contrapposizione tra legalità e moralità il sintomo della crisi. = La legalità = osservanza della legge soltanto perché si ha paura delle conseguenze, della pena, é un'osservanza del tutto esteriore e questo riguarda la grande massa della popolazione. Invece gli intellettuali o i filosofi si ritirano dal mondo e cercano di costruire una legislazione interiore cioè la moralità. La legge e l'obbedienza▶▶ Il problema che Hegel si porrà è di creare uno stato/politica che sia in grado di ricucire questa separazione, di far si che gli uomini obbediscano alle leggi perché lo stato si è rinnovato e ha ascoltato le esigenze dei cittadini e ha adeguato le leggi a ciò che è giusto In campo cristiano Hegel parte scrivendo di Gesù, di come egli predica l'amore come conciliazione e come accordo ma si scontra con la legge dei farisei quindi Gesù preferisce morire quando vede che il suo messaggio non è maturo per i tempi in cui vive. Hegel quindi non accetta l'adesione passiva ai regimi politici o religiosi del suo tempo. La grandezza di Gesù é quella di aver rifiutato il suo tempo perché il suo messaggio avesse più presa nel futuro. Hegel sente e pensa di vivere in un'epoca di crisi che è stata aperta per fortuna dalla rivoluzione francese che anche se sembra fallita mostra che qualcosa si è mosso e non si può tornare indietro. L'Astuzia della natura C'è un episodio della vita di Hegel che ha segnato il suo pensiero sin dagli anni giovanili : Hegel quando era precettore in Svizzera compie nel luglio del 1796 un'escursione sulle Alpi Bernesi. Mentre c'era questa ammirazione per le grandi montagne dalle cime innevate, Hegel confessa che non gli fanno alcuna impressione, quello che lo incanta sono le cascate (perchè lo scorrere dell'acqua ha quell'elemento che lui chiama "dialettico) Quello che gli interessa in queste vallate e montagne è il lavoro umano ad esempio come dal latte si fa il formaggio e come dalla genziana si fa il liquore. Hegel sì interessa a chiedere ai contadini e agli allevatori del posto cosa scambiano. Quindi è interessato più all'aspetto umano che naturale. Da questo gli viene una grande intuizione : mentre per Kant era difficile provare il finalismo (che la natura avesse uno scopo), per Hegel la risposta sta nel lavoro umano, è questo che introduce la finalità dove non c'è. Per far comprendere meglio: aveva ragione Voltaire a dire che Dio non ha creato il sughero perché noi ci facessimo dei tappi di bottiglia e non ha creato le orecchie perché noi ci appoggiassimo gli occhiali. Quindi Hegel accetta la critica che tutto in natura sia fatto per il nostro beneficio, le mammelle delle mucche si gonfiano spontaneamente di latte senza che noi glielo chiediamo ma alla fine è il pastore che prende il latte, è il pastore che introduce attraverso il lavoro la finalità nella natura, cioè cambia ciò che non ha scopo per noi in ciò che lo ha. L'astuzia della ragione e l'importanza della storia DD ww ✓ Per Hegel la storia è mossa dalle passioni umane: ambizione, amore, odio, vanità. Gli uomini agiscono in vista dei propri interessi, ma nella confluenza tra le azioni di milioni e milioni di uomini quello che succede è che le mie intenzioni si squagliano e viene fuori qualcosa di diverso che non corrisponde alla nostra volontà : questa è l'astuzia della ragione. + ✓ = La storia a prima vista appare come un banco di macellaio fatta soltanto di tragedie. Hegel dice invece che ciascuno di noi si deve immergere nella storia. Per questo ce l'ha contro i romantici, contro le anime belle che non si vogliono sporcare le mani con la storia: bisogna sporcarsi le mani con la storia, entrare e cercare di trasformare questo macello in qualcosa di più vivibile. Nella filosofia del diritto del 1821 la filosofia viene presentata da Hegel come la civetta di Minerva, simbolo di sapienza greca che ha grandi occhi ed è capace di vedere nella notte. Così come la filosofia che in epoca di crisi notturna, di passaggio tra il vecchio e il nuovo mondo,ha questa capacità di vedere i fenomeni. Hegel sa quando un'epoca si è chiusa, se ne apre un'altra che non si sa quale sia, quindi la filosofia cerca di vedere nella notte, nel buio, come la civetta. = In Hegel rispetto alla civetta c'è un altro animale simbolo: la talpa espressione della storia che lavora sotterraneamente, che scava e produce degli effetti. Immagine che viene dall'Amleto di Shakespeare (autore che ha avuto un peso enorme in Hegel). Mentre la filosofia guarda la storia lavora. Per Hegel queste immagini hanno un equivalente nei popoli: i tedeschi sono la civetta (un popolo contemplativo = pensano molto ma agiscono poco), i francesi sono la talpa (pensano poco ma agiscono molto) Hegel, come il giovane Marx che fonderà una rivista chiamata "Annali Franco tedeschi", è in favore di questa virtuosa unione tra l'intelligenza tedesca e la capacità politica trasformatrice dei francesi. La filosofia è come una civetta DD Cardini del suo pensiero filosofico La convinzione 01. della razionalità del reale L'idea che la verità coincida 02. con l'intero La concezione 03. dialettica della realtà 01. La convinzione della razionalità del reale DD La realtà coincide con la realizzazione e il dispiegarsi progressivo di un principio razionale: lo spirito (idea o Assoluto) = organismo unitario di cui ogni cosa non è che una manifestazione particolare. Esso non è sostanza ma processo e la sua verità è il risultato che si realizza alla fine del processo stesso. La realtà coincide con la ragione; concezione che segna la differenza tra Hegel e gli illuministi. Per gli ultimi il compito della filosofia è quello di modificare il senso razionale della realtà. Per Hegel la filosofia non ha un compito 'prescrittivo' ma 'descrittivo', dovendo constatare ciò che è avvenuto e comprenderne l'intrinseca struttura. (metafora della nottola di Minerva). L'idea che la verità 02.) coincida con l'intero La verità non consiste in una considerazione parziale delle cose ma nella visione completa e globale di esse. Un singolo aspetto non ci conduce alla verità. Hegel definisce 'astrazione' il pensiero che non ci permette di cogliere tutte le sfumature di un avvenimento o di un fatto, un errore in cui gli uomini incorrono frequentemente. Esempio: Un assassino viene condannato al patibolo. Per il popolo non è altro che un assassino. Se alcune signore avrebbero pensato sia un bell'uomo, non si può pensare che un assassino sia bello. Pensare in modo astratto significa non vedere nell'assassino nient'altro che quest'astrazione e mediante questa cancellare in lui ogni essenza umana. Coloro che giudicano prendono in considerazione un solo carattere della personalità e lo assolutizzano. L'astrazione è tipica dell'intelletto che separa e divide, è utile per distinguere i vari aspetti della realtà che poi però occorre riunificare le parti dell'oggetto nella sintesi = verità; in questo consiste l'approccio scientifico. La filosofia è scienza in quanto è in grado di elaborare un concetto attraverso la comprensione di tutte le sue interne sfaccettature. 03- La verità per Hegel coincide con l'idea del divenire: un soggetto che compie un percorso di progressiva manifestazione giungendo alla piena consapevolezza di sé. Per Hegel lo sviluppo dell'idea segue una legge che il filosofo chiama dialettica = regola interna della realtà e legge del pensiero. La dialettica si compone di 3 momenti La concezione dialettica della realtà 1. Tesi determinazione delle cose. La realtà ci appare costituita da oggetti separati e contrapposti gli uni agli altri. Il pensiero intellettuale rimane fermo mantenendo ogni cosa nel suo isolamento. Antitesi = contraddizione della tesi con la determinazione opposta (ogni cosa si definisce anche per ciò che non è e ha senso soltanto se in relazione con altre). Organo di tale comprensione è il pensiero razionale. = Sintesi al momento negativo dell'opposizione sostituisce quello positivo della sintesi (negazione della negazione). E il frutto degli aspetti positivi della Tesi e dell'Antitesi. 2. 3. )) = La Fenomenologia dello spirito ▶▶ La Fenomenologia dello spirito: il racconto del faticoso processo del sapere a partire dal livello più basso, privo di spiritualità (certezza sensibile) fino al livello più elevato cioè quello della ragione, del sapere assoluto, in cui lo spirito scopre di rappresentare esso stesso tutta la verità. In altre parole descrive l'emergere dell'idea e della ragione nella storia che coincide con l'avvento e lo sviluppo della civiltà umana. Si divide in 3 parti: • Coscienza (tesi): Predomina l'attenzione verso l'oggetto; • Autocoscienza (antitesi): Predomina l'attenzione verso il soggetto; • Ragione (sintesi): Si riconosce l'unità tra soggetto e oggetto. 1. Nel momento della certezza sensibile l'uomo crede di essere dinanzi alla forma di conoscenza più indiscutibile e certa, percepisce l'oggetto qui ed ora. Nota Hegel che un oggetto, un tavolo ad esempio, sono tali per noi unicamente quando inquadro e penso ciò che vedo in una categoria, sotto un nome generico che lo identifica (la parola "tavolo"). Ma ciò mi restituisce soltanto la percezione di una singolarità senza definizione e, dunque, quella che all'apparenza sembrava la conoscenza più piena, si rivela vuota, astratta COSCIENZA 2. Allorché si passa da un sapere immediato ad uno mediato (dalla mia mente) ci si imbatte nel momento della percezione. L'oggetto smette di essere qualcosa di indefinito ma associo ad esso una serie di qualità (il tavolo lo riconosco marrone, pesante, grande ecc.). Il “questo” precedente diventa dunque la "cosa", ovvero un'unità a cui io stesso riferisco le molteplici qualità sensibili che percepisco. Mi rendo conto che è la mia coscienza realizzare dati altrimenti a dei quell'unificazione dell'esperienza che risulterebbero vuoti e indefiniti. 3. Nel momento dell'intelletto l'oggetto non viene più percepito in quanto tale ma unicamente come fenomeno riconducibile ad una legge fisica. È ciò che avviene nell'atteggiamento scientifico, ancora un gradino più alto di conoscenza. Ed Hegel fa notare, a questo punto, come siamo noi stessi ad associare alla natura delle leggi fisiche. È la nostra mente che immagazzina e comprende i fenomeni percepiti attraverso delle leggi da noi fissate. Così, con l'intelletto, si arriva ad un primo dell'opposizione superamento soggetto-oggetto, non c'è più un soggetto che conosce ed un oggetto che gli è esterno, non si tratta più di due realtà La opposte. coscienza dell'oggetto esterno, nel momento in cui l'intelletto risolve il fenomeno nelle leggi da lui stesso stabilite, diventa coscienza di sé, cioè autocoscienza. 1) Il riconoscimento di un'autocoscienza secondo Hegel, non potrà che passare attraverso un momento di confronto/scontro con un'altra autocoscienza: l'uomo ha bisogno di altri uomini per potersi definire e acquisire coscienza di sé. Per il filosofo idealista: “senza le guerre la storia registra solo pagine bianche"; allo stesso modo lo sviluppo di un individuo non potrà mai evitare il momento del conflitto. Il riconoscimento di sé passa dunque attraverso dialettica del servo-padrone (concretizzatasi storicamente nel mondo antico): una autocoscienza decide di asservirsi a un'altra. Ma perché? Scrive Hegel: "colui che diventa padrone è colui che non ha avuto timore della morte". Dunque, padrone è chi ha vinto il timore materiale con la superiorità spirituale: il rifiuto cioè di rendersi schiavi. la Il padrone è padrone perché si sente riconosciuto dal servo come tale. Il servo è servo perché preferisce questa sua condizione alla perdita della vita in battaglia. Quindi inizialmente c'è la coscienza del padrone separata da quella del servo. 2) Momenti dello stoicismo e dello scetticismo: lo stoicismo disprezza le passioni, gli affetti e promuove l'indipendenza dai condizionamenti della realtà. Di fatto lo stoico non nega gli altri e la realtà circostante, rimanendo a essi vincolato e quindi ottenendo soltanto un'astratta libertà interiore. Per gli scettici si deve dubitare di tutto e non c'è nulla di vero. Vi è però una contraddizione perché da un lato si dice che non esista verità, dall'altro però bisogna ammettere che esista almeno una certezza, ossia che appunto la verità non esiste. Non vi è quindi nulla di positivo in queste astratte correnti filosofiche. Si può infatti parlare di lacerazione in cui il soggetto, aspirando all’immutabilità, si mette in rapporto con Dio. Avverte una sproporzione essendo limitato e Dio perfetto. L'uomo cerca così di colmare questa distanza attraverso penitenze e sacrifici di modo da rendersi più degno. Si raggiunse così la coscienza infelice. AUTOCOSCIENZA 3. Nel momento in cui dubita di tutto, anche di se stessa, la coscienza perde fiducia in sé stessa e nelle proprie capacità. Si passa dunque ad una delle figure più evocative della Fenomenologia dello spirito: la coscienza infelice. L'uomo tende a sentirsi un nulla contrapposto ad un Dio che è lontanissimo, il tutto, l'Assoluto. La coscienza è dunque infelice perché non riesce a realizzare che quel Dio potente in realtà è essa stessa; così si denigra sino a compiere una completa flagellazione delle carni attraverso le pratiche ascetiche. L'esperienza mistica, nello sforzo di avvicinare e unificare l'uomo con Dio, si capovolge a questo punto in una nuova consapevolezza: la coscienza scopre di essere Dio. 1. La ragione a questo punto ricerca se stessa nella realtà. Lo fa in primo luogo osservando la natura alla ricerca delle sue leggi. È il momento dello sviluppo della scienza moderna: è la ragione che, fissando le leggi, cerca di riconoscersi nella realtà oggettiva che le si presenta davanti (ragione osservativa). 2. Nel secondo momento è la ragione stessa che cerca di imporsi alla realtà: dall'osservazione oggettiva si passa all'azione soggettiva (ragione soggettiva). Secondo Hegel, in questa fase la ragione comprende come l'unità di soggetto-oggetto non è qualcosa di già esistente, semplicemente da contemplare, ma deve essere realizzata. Ma è un tentativo destinato a fallire in quanto corrisponde ad un progetto individuale. Tuttavia il progetto è destinato a fallire essendo appunto individuale. RAGIONE 3. Nel terzo e ultimo momento (individualità in sé e per sé) Hegel dimostra come l'individuo, pur nel momento in cui ricerca in se stesso delle leggi che risultino valide per tutti o si pone nella condizione di giudicarne la presunta bontà, non riuscirà mai ad elevarsi all'universalità. Infine, l'uomo riesce a raggiungere l'universalità solo discostandosi dal punto di vista dell'individuo, nella fase dello spirito oggettivo come "sostanza etica"; cioè solo quando la ragione si realizza concretamente nelle istituzioni storico-politiche di un popolo e, soprattutto, dello Stato. Di qui deriva la formazione di uno Stato etico che vuole dare all’uomo principi e valori universali su cui fondare la propria esistenza. Riflessioni e pensieri "Non preoccupati del futuro, ma cerca di diventare fermo e chiaro nello spirito, perché la tua felicità non dipende dal tuo destino ma da come riesci ad affrontarlo" "Parlando in termini morali, pensare solo a sé è la stessa cosa che non pensarci affatto, perché il fiore assoluto dell'individuo non è dentro di lui : è nell'umanità intera" "Nel processo della conoscenza, il modo più comune di ingannare sé e gli altri è di presupporre qualcosa come noto e di accettarlo come tale".