La filosofia di Hegel rappresenta uno dei sistemi di pensiero più influenti e complessi della storia della filosofia occidentale.
Il pensiero di Hegel in breve si basa sul concetto che la realtà è razionale e che tutto ciò che è razionale è reale. La sua filosofia si sviluppa attraverso la dialettica, un processo in cui ogni concetto (tesi) genera il suo opposto (antitesi) per poi risolversi in una sintesi superiore. Questo movimento dialettico caratterizza lo sviluppo dello Spirito, che per Hegel è il principio fondamentale della realtà. Nella sua opera principale, la Fenomenologia dello Spirito, Hegel descrive il percorso della coscienza che, partendo dalla certezza sensibile, attraversa varie tappe fino a giungere al sapere assoluto.
La Fenomenologia dello Spirito si articola in tre momenti fondamentali: la coscienza, l'autocoscienza e la ragione. Particolarmente significativo è il concetto della coscienza infelice, che rappresenta il momento in cui l'autocoscienza si scopre divisa tra la sua finitezza e l'aspirazione all'infinito. Questo tema è stato poi ripreso e criticato da filosofi successivi come Kierkegaard e Schopenhauer. Le differenze tra Hegel e Kierkegaard si manifestano soprattutto nella concezione dell'esistenza individuale: mentre per Hegel l'individuo trova il suo significato solo all'interno del processo dialettico dello Spirito, Kierkegaard enfatizza l'irriducibile singolarità dell'esistenza umana. Anche Marx critica Hegel per aver posto lo Spirito, e non la materia, come principio fondamentale della realtà, sviluppando così il materialismo dialettico come inversione della dialettica hegeliana.