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Friedrich Nietzsche

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NIETZSCHE
BIOGRAFIA
Friedrich Wilhelm Nietzsche nacque a Rocken, vicino Lipsia, nel 1844, figlio di un pastore
protestante. A soli cinque an

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NIETZSCHE BIOGRAFIA Friedrich Wilhelm Nietzsche nacque a Rocken, vicino Lipsia, nel 1844, figlio di un pastore protestante. A soli cinque anni perse il padre e visse, da allora, con la madre e la sorella senza riuscire mai a guadagnare un rapporto sereno con loro. Nietzsche fu, sin da giovane, una mente fervida, un ragazzo acuto e dalle grandi capacità intellettive. A soli 24 anni divenne professore di lingua e letteratura greca presso l'Università svizzera di Basilea, ma la sua salute era cagionevole e, colpito da frequenti attacchi di emicrania e disturbi alla vista, abbandonò la cattedra per iniziare il suo pellegrinaggio per le città della Francia, della Svizzera e dell'Italia alla ricerca di una serenità che non riuscì mai a raggiungere. Quasi quarantenne si innamorò di una giovane russa di 21 anni, Lou Salomè, che il filosofo aveva individuato come la sua compagna di vita. Tuttavia la donna si rifiutò di sposarlo, lasciando Nietzsche in preda ad una depressione sempre più acuta. Pubblicò a sue spese i suoi ultimi lavori e si trasferì per un breve periodo a Torino, dove sopraggiunse un disagio psichico importante. Venne trascinato da un amico in una clinica per malattie nervose in Svizzera e trascorse gli ultimi anni della sua vita con la sorella, immerso nella completa follia. Morì a Weimar nel 1900,...

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Didascalia alternativa:

mentre la sua fama cominciò a crescere sempre più senza che lui potesse, però, rendersene conto. NAZIFICAZIONE E DENAZIFICAZIONE Il nome Nietzsche è stato associato per molto tempo, alla cultura nazifascista. Questa lettura, è stata agevolata dalle operazioni di sua sorella, Elisabeth, che ha contribuito a diffondere l'immagine del fratello come teorico e propugnatore di una palingenesi reazionaria dell'umanità. Ma Nietzsche non può essere ridotto a filosofo che prepara l'avvento del nazismo in Italia. Anche se bisogna ammettere, con franchezza, che nei testi editi e inediti di Nietzsche si trovano spunti antidemocratici e antiegualitari atti a favorire, per lo meno una lettura "reazionaria", o "di destra". Le interpretazioni nazifasciste, sono state radicalmente contestate nel secondo dopoguerra, nel corso di un vistoso processo di denazificazione che ha trovato la propria espressione filologica nell'edizione critica delle opere di Nietzsche- →pubblicata dagli Adelphi da Montinari, Colli e Giammetta In questi ultimi anni, col venir meno delle opposte leggende di un Nietzsche nazista, ha cominciato ad affermarsi un punto di vista che, pur sottolineando gli elementi di novità e di rottura della sua filosofia, non intende misconoscere, le componenti reazionarie. LE CARATTERISTICHE DEL PENSIERO E DELLA SCRITTURA DI NIETZSCHE Il pensiero di Nietzsche risulta essere caratterizzato da una radicale messa in discussione della civiltà e della filosofia dell'occidente che si traduce in una distruzione programmatica delle certezze del passato. Quest'opera di demolizione polemica del passato non si risolve in un semplice rifiuto delle teorie e dei comportamenti tradizionali, in quanto mette capo alla delineazione di un nuovo tipo di umanità, tratteggiato da Nietzsche nell'immagine del superuomo, o dell'oltreuomo. Da ciò il carattere propositivo - e non puramente distruttivo - del filosofare nietzscheano. A questa originalità di contenuti si accompagna la ricerca di nuove modalità espressive e di diversi stili: nuove forme di comunicazione filosofica (poesie, immagini, racconti mitici..) A partire da "Umano, troppo umano" in cui il filosofo, opta per la forma breve dell'aforisma, cioè per l'illuminazione istantanea, finalizzata a cogliere le cose al volo. Non basta però leggere un aforisma per capirlo. L'aforisma esige un "arte dell'interpretazione" che Nietzsche chiama "ruminare" -Questi diversi stili hanno come attributo comune un tono personale e coinvolgente che testimonia l'esistenzialità del filosofare nietzscheano. Il pensiero di Nietzsche è programmaticamente asistematico attacco alla tradizione, ai vecchi trattati freddi e asettici "Così parlò Zarathustra "si ispira alla scrittura in versetti propria dei vangeli e segue il modello della poesia in prosa e dell'annuncio profetico, ricco di simboli, allegorie e parabole. →E per questo il fiscorso di Nietzsche è multidimensionale e presenta una pluralità di significati e di direzioni di marcia che non sono univocamente decifrabili. In relazione a ciò, non esistono monopoli interpretativi, ma,tracce o ipotesi di lettura. LE FASI DEL FILOSOFARE NIETZSCHEANO L'opera di Nietzsche viene suddivisa in alcune fasi, le quali tuttavia non vanno intese come scansioni rigide, ma come tappe transitorie di un pensiero in divenire che riunisce in se stesso rottura e continuità. ● ● ● Gli scritti giovanili del periodo wagneriano-schopenhaueriano (1872-1876) comprendono "La nascita della tragedia", le quattro "Considerazioni inattuali”. Gli scritti intermedi del periodo "illuministico" o "genealogico" (1878-1882) comprendono "Umano, troppo umano", "Aurora", "La gaia scienza". Gli scritti "del meriggio" o "di Zarathustra" (1883-1885), comprendono "Cosi parlò Zarathustrae" e i relativi frammenti pubblicati postumi. Gli scritti degli ultimi anni o "del tramonto" (1886-1889), comprendono "Al di là del bene e del male", "Genealogia della morale", "Ecce Homo". IL PERIODO GIOVANILE TRAGEDIA E FILOSOFIA La nascita e la decadenza della tragedia. "La nascita della tragedia dallo spirito musica. Ovvero, grecità e pessimismo" (1872) è un'opera composita, nella quale coesistono, di fatto, filologia filosofia, estetica e teoria della cultura. L'ispirazione dominante dello scritto è comunque di tipo filosofico. Il motivo centrale della "Nascita della tragedia" è la distinzione tra apollineo e dionisiaco. Con questa coppia di opposti Nietzsche intende indicare, i due impulsi di base dello spirito e dell'arte greci. L'apollineo, che scaturisce da un impulso alla forma e da un atteggiamento di fuga di fronte al divenire, si esprime nelle forme limpide e armoniche della scultura e della poesia epica. Il dionisiaco, che scaturisce dalla forza vitale e dalla partecipazione al divenire, si esprime nell'esaltazione creatrice della musica e della poesia lirica. Il dionisiaco è la verità intorno alla vita, ossia la consapevolezza della sua assenza di significato, l'apollineo è quella illusione razionale che permette di vivere la vita in modo più sopportabile Per Nietzsche la tragedia attica, ossia quella di Eschilo e di Sofocle, è la sintesi perfetta di apollineo e dionisiaco: in quanto esprime la tragicità e la caoticità dell'esistenza in forme artistiche perfette. Tuttavia con l'avvento di Socrate e la Tragedia di Euripide, la sintesi tra dionisiaco e apollineo, viene messa in forse, dal prevalere dell'apollineo, che trionfa sul dionisiaco: perché si tenta di dare una spiegazione razionale, a quello che razionale non è, ossia la tragicità dell'esistenza umana. Anzi si tenta di occultare l'aspetto più tragico dell'esistenza dietro a quell'ottimismo socratico che crede che alla base di qualsiasi azione umana, ci sia un intento razionale. ↓ -Secondo Nietzsche, la volontà di occultare il tragico dell'esistenza, dietro un ordine razionale, causa non solo la decadenza della tragedia, ma anche dell'intera civiltà occidentale, chiusa in rarefatte armonie azionali. Spirito tragico e accettazione della vita: la natura metafisica dell'arte La celebrazione nietzscheana dello spirito tragico e dionisiaco coincide con una forma di celebrazione della vita che, non può venir definita né "pessimista", né "ottimista", in quanto tende a porsi programmaticamente al di là sia del pessimismo, sia dell'ottimismo. Da ciò discende il problema dei rapporti tra Nietzsche e Schopenhauer. Infatti, se da Schopenhauer Nietzsche deriva la tesi del carattere doloroso dell'essere, di Schopenhauer respinge la tematica dell'ascesi, contrapponendo alla noluntas schopenhaueriana, fin dall'inizio, un atteggiamento di entusiastica accettazione dell'essere nella globalità dei suoi aspetti. Per Nietzsche la vita è dolore, lotta, distruzione, crudeltà, incertezza, errore. Essa non ha ordine, né scopo, il caso la domina. Due atteggiamenti sono allora possibili: -il primo e quello della rinuncia e della fuga. È l'atteggiamento che Schopenhauer derivò dalla sua diagnosi sull'essenza della vita - il secondo è quello dell'accettazione della vita così com'è. È l'atteggiamento che mette capo all'esaltazione della vita e al superamento dell'uomo. La scelta di Nietzsche è quella di essere un discepolo di Dioniso, poiché in quell'antica figura greca egli vede il simbolo del "si" totale al mondo Dioniso è il dio dell'ebbrezza e della gioia, il dio che canta, ride e danza. Egli è l'incarnazione di tutte le passioni che affermano la vita e il mondo. ● Il mondo è per Nietzsche una sorta di gioco estetico e tragico, costituito dalla lotta tra gli opposti primordiali della vita e della morte, della gioia e del dolore ecc. Soltanto l'arte riesce a comprenderlo veramente. Da ciò la natura metafisica dell'arte e la sua funzione di organo della filosofia. "Il fenomeno dell'arte viene posta centro; con esso e a partire da esso viene spiegato il mondo" (E Fink, La filosofia di Nietzsche). IL PERIODO "ILLUMINISTICO" IL METODO STORICO-GENEALOGICO E LA FILOSOFIA DEL MATTINO Umano, troppo umano, segna l'inizio di un nuovo periodo, definito "illuministico" -Tale periodo, risulta caratterizzato dall'esplicito ripudio dei maestri di un tempo (es: Shopenhauer) Questo mutamento mette capo all'abbandono della «<metafisica da artista» e al privilegiamento della prospettiva della scienza. Se precedentemente la metafisica e l'arte fungevano da vie privilegiate di accesso all'essere, ora <<tutto Nietzsche si rivolta: la scienza, la riflessione critica, la diffidenza metodica assumono la guida: metafisica, religione e arte vengono sottoposte a giudizio; non valgono più come modi fondamentali della verità, ma appaiono come illusione, che bisogna distruggere>> Nietzsche diviene quindi "illuminista" e dedica la prima edizione di Umano, troppo umano a Voltaire. Per "scienza" infatti, il filosofo non intende l'insieme delle scienze particolari, bensì un metodo di pensiero in grado di emancipare gli uomini dagli "errori" che gravano sulle loro menti. Nietzsche identifica questo nuovo metodo con un procedimento critico di tipo storico-genealogico. -Critico perché eleva il "sospetto" a regola di indagine -Storico-genealogico poiché ritiene che non esistano realtà statiche o immutabili, ma che ogni cosa sia l'esito di un processo da ricostruire. I concetti in cui si concretizza la filosofia illuministica e genealogica di Nietzsche sono lo spirito libero e la filosofia del mattino. LA "MORTE DI DIO" E LA FINE DELLE ILLUSIONI METAFISICHE Realtà e menzogna Per comprendere in modo adeguato che cosa significhi l'espressione <<morte di Dio»>, occorre tenere presente che per Nietzsche Dio è sostanzialmente: il simbolo di ogni prospettiva oltremondana che ponga il senso dell'essere al di là dell'essere, ovvero in un altro mondo contrapposto a questo mondo; Il primo punto è connesso alla convinzione nietzscheana secondo la quale Dio e l'oltremondo hanno storicamente rappresentato una fuga dalla vita e una rivolta contro questo mondo. la personificazione delle certezze ultime dell'umanità, ossia di tutte le credenze metafisiche e religiose elaborate attraverso i millenni per dare un "senso" e un ordine rassicurante alla vita. Il secondo punto è conseguenza della concezione nietzscheana della metafisica. Secondo il filo sofo, l'immagine di un cosmo ordinato e benefico è soltanto una costruzione della nostra mente, realizzata ai fini di sopportare la durezza dell'esistenza. Da ciò il messaggio inquietante di Nietzsche: Dio è la più antica delle bugie vitali, e quindi la quintessenza di tutte le credenze escogitate attraverso i tempi per poter fronteggiare il volto caotico e meduseo dell'esistenza. Il grande annuncio Nella Gaia scienza, l'autore “drammatizza” il messaggio della morte di Dio, con il noto racconto dell'uomo folle". Come il platonico "mito della caverna", anche questo passo nietzscheano contiene una ricca simbologia filosofica. L'uomo folle è il filosofo-profeta; le risa ironiche degli uomini del mercato rappresentano l'ateismo ottimistico e superficiale dei filosofi dell'Ottocento, insensibili alla portata e agli effetti della notizia della morte di Dio; la difficoltà di bere il mare, di cancellare l'orizzonte e di separare la terra dal proprio sole è un'allusione al carattere arduo e sovraumano dell'uccisione di Dio; il precipitare nello spazio vuoto, la mancanza di un alto e di un basso, il freddo e la notte esprimono il senso di "vertigine" e di "smarrimento" che seguono e al venir meno di certezze e punti di riferimento assoluti; la necessità di divenire dèi noi stessi per apparire degni dell'«<azione più grande» è un richiamo al fatto che per "reggere" la morte di Dio l'uomo deve farsi superuomo; il giungere «<troppo presto» dell'uomo folle indica che la coscienza della morte di Dio non si è ancora concretizzata in un fatto di massa, anche se è inevitabile che lo diventi nel prossimo futuro; le chiese chiamate <<sepolcri di Dio» alludono alla crisi moderna delle religioni, considerate alla stregua di "residui" ormai cadaverici del passato. La morte di Dio e l'avvento del superuomo La morte di Dio coincide con la nascita del superuomo. Solo chi ha il coraggio di guardare in faccia la realtà e di prendere atto del crollo degli assoluti è ormai maturo, secondo Nietzsche, per varcare l'abisso che divide l'uomo dal superuomo. Il superuomo ha davanti a sé, a titolo di conquista, il mare "aperto" delle possibilità connesse a una libera progettazione della propria esistenza al di là di ogni struttura metafisica data. In ogni caso, per Nietzsche l'uomo può diventare superuomo soltanto dopo essere passato sul cadavere di tutte le divinità. Zarathustra, profeta della terza fase della filosofia nietzscheana e simbolo della svolta epocale preconizzata da Nietzsche, esclamerà: «Morti son tutti gli dèi: ora vogliamo che il superuomo viva». L'ateismo di Nietzsche vuol essere così radicale che egli non contesta soltanto Dio, ma anche ogni suo ipotetico surrogato, ben consapevole che gli uomini, abbattute le antiche divinità, tendono inevitabilmente a crearne altre. Tant'è che nelle pagine finali dell'opera "Così parlò Zarathustra", Nietzsche racconta di uomini che si mettono a adorare un asino, con grande ira del filosofo-profeta, il quale constata come il passaggio dall'uomo al superuomo sia lento e difficile. L'asino" è il simbolo di ogni sostituto idolatrico di Dio e allude probabilmente alle varie forme dell'ateismo "positivo" dell'Ottocento. • Quando si sostiene che Dio, in Nietzsche, è definitivamente morto, per Dio si intende ciò che storicamente, da parte dei filosofi, è stato concepito come tale, ovvero l'essere metafisico e il valore dei valori. Come il "mondo vero" finì per diventare "favola" e l""autosoppressione della morale" Coincidendo con il venir meno delle certezze metafisiche, la morte di Dio coincide con il tramonto definitivo del platonismo, che per Nietzsche è per l'Occidente "la" metafisica per eccellenza. Ma quello che Platone aveva identificato come il "mondo vero" (mondo delle idee), ha finito per rivelarsi una "favola". Ciò è storicamente avvenuto attraverso un processo che Nietzsche nello scritto "Crepuscolo degli idoli" scandisce in 6 tappe: ● con Platone e con la filosofia greca, si ritiene che il "mondo vero" sia attingibile con i saggi; ● ● ● con il cristianesimo, il "mondo vero", momentaneamente inattingibile, viene promesso ai saggi e ai virtuosi; con il kantismo, il "mondo vero" (noumeno) viene ritenuto indimostrabile e ridotto, con una soluzione compromissoria, a un obbligo o a un postulato morale; con il "canto del gallo" del positivismo, che rappresenta il prima risveglio della ragione anti metafisica, il "mondo vero" viene decisamente prospettato come inconoscibile; con la "filosofia del mattino", il "mondo vero" si rivela un'idea inutile e superflua; ● con la filosofia di Zarathustra, all'eliminazione del "mondo vero" dell'aldilà si affianca l'eliminazione del "mondo apparente" dell'aldiqua, ovvero la definitiva sconfitta di ogni prospettiva metafisico-dualistica che faccia del nostro mondo la copia negativa di un "altro" mondo. Nell'opera "Aurora" Nietzsche presenta la fine del mondo vero (e quindi la morte di Dio) in termini di autosoppressione della morale, intendendo dire, con questa formula, che è proprio in omaggio ai valori morali e cristiani della veracità e dell'onestà che noi abbiamo finito per sbarazzarci delle idee morali e metafisiche di matrice platonico-cristiana. IL PERIODO DI ZARATHUSTRA La filosofia del meriggio Con l'opera intitolata "Così parlò Zarathustra" si apre la terza decisiva fase del filosofare nietzschiano. Una fase che comincia con la consapevolezza che con l'eliminazione del "mondo vero" è stato tolto di mezzo anche il "mondo apparente", cioè ogni scissione dualistica della realtà quello che la tradizione ci ha consegnato: visione dualistica di Aristotele(anima e corpo), dualismo di Platone (mondo sensibile e mondo delle idee), dualismo di Cartesio (res cogitans e res extensa) Dopo la morte di Dio si aprono due possibilità:- il superuomo (prima parte) ultimo uomo Superuomo In "Così parlò Zarathustra" vi è una grande rivoluzione stilistica, l'opera è un poema in prosa caratterizzato da un tono profetico e un flusso di immagini e parabole, che lo rendono difficile da interpretare. Nel testo i temi di base sono tre: la volontà di potenza (seconda parte) l'eterno ritorno (terza parte) IL SUPERUOMO Il superuomo (Übermensch) è senz'altro il motivo più noto del pensiero di Nietzsche, ma anche uno dei più complessi e controversi. Possiamo dire che il superuomo è un concetto filosofico di cui Nietzsche si serve per esprimere un modello di uomo in cui si concretizzano i temi di fondo del suo pensiero. Il superuomo è colui che è in grado di accettare la dimensione tragica e dionisiaca dell'esistenza, di dire «sì» alla vita, di "reggere" la morte di Dio e la perdita delle certezze assolute, di far propria la prospettiva dell'eterno ritorno, di emanciparsi dalla morale e dal cristianesimo, di porsi come volontà di potenza, di procedere oltre il nichilismo, di affermarsi come attività interpretante e prospettica ecc. In quanto tale, il superuomo non può che stagliarsi sull'orizzonte del futuro. Volendo evidenziare la differenza tra il superuomo e l'uomo, l'espressione Übermensch si può tradurre con "oltreuomo", utilizzando il prefisso über, per indicare un uomo "oltre l'uomo", cioè un uomo che si colloca al di là di ogni tipo antropologico dato. In sintesi, il superuomo nietzschiano, non è l'uomo al superlativo, ma un uomo “diverso" da quello che conosciamo: un uomo oltre l'uomo, capace di creare nuovi valori e di rapportarsi in modo inedito alla realtà. L'uomo è terra ed è nato per vivere sulla terra. L'anima, che dovrebbe essere il soggetto un'ipotetica esistenza ultraterrena, è insussistente: l'uomo è sostanzialmente corpo, «Corpo di io sono in tutto e per tutto», esclama Zarathustra. Questa rivendicazione della natura terrestre del superuomo fa tutt'uno con l'accettazione totale della vita che è propria dello spirito dionisiaco. In virtù di tale accettazione, la terra cessa di essere il deserto in cui l'uomo è in esilio per divenire la sua dimora gioiosa, e il corpo cessa di essere la prigione o la tomba dell'anima per divenire il concreto modo di essere dell'uomo nel mondo. L'eterno ritorno Nietzsche presenta la teoria dell'eterno ritorno dell'uguale, ovvero della ripetizione eterna di tutte le vicende del mondo, come il pensiero più profondo e decisivo della propria filosofia. La prima formulazione della dottrina dell'eterno ritorno si incontra nell'aforisma 314 della Gaia Scienza. Il pensiero dell'eterno ritorno funge da spartiacque tra l'uomo e il superuomo. Nietzsche torna quindi a recuperare una concezione precristiana del mondo, presente nella Grecia precristiana e nelle più antiche civiltà indiane, la quale presuppone una visione ciclica del tempo, opposta a quella rettilinea di tipo cristiano-moderno. Questa dottrina, che a prima vista appare come la semplice ripresa di un antico "mito", costituisce in realtà il punto più difficile e criticamente controverso dell'intera filosofia nietzschiana. Cos'è veramente la teoria dell'eterno ritorno? ● Forse si tratta di una certezza cosmologica • Oppure è un'ipotesi sull'essere che funge da schema etico o da nuovo imperativo categorico Porsi nella prospettiva dell'eterno ritorno significa escludere alcuni principi e difenderne altri. Da ciò la doppia portata, polemica da un lato e propositiva dall'altro, di questa dottrina. >Collocarsi nell'ottica dell'eterno ritorno vuol dire innanzitutto rifiutare la concezione lineare del tempo come catena di momenti. >Ma credere nell'eterno ritorno significa anche: 1- ritenere che il senso dell'essere non stia "fuori" dell'essere, ma nell'essere stesso, ossia in ciò che Nietzsche chiama il divenire «<innocente» e «dionisiaco» delle cose; 2. disporsi a vivere la vita, e ogni attimo di essa, come coincidenza di essere e di senso, realizzando in tal modo la «felicità del circolo». Ovviamente, il tipo di uomo capace di "decidere" l'eterno ritorno, e quindi di vivere come se tutto dovesse ritornare, non può essere l'uomo che conosciamo, cioè l'individuo risentito dell'Occidente, il quale soffre la scissione tra senso ed esistenza e concepisce il tempo come una tensione angosciosa verso un compimento sempre di là da venire, ma è un "oltreuomo", in grado di vivere la vita come un gioco creativo e avente in sé il proprio senso appagante. Per questo motivo, l'eterno ritorno incarna al massimo grado l'accettazione superomistica dell'essere, ponendosi, per dirla con Nietzsche, come «la suprema formula dell'affermazione che possa mai essere raggiunta>>. L'ULTIMO NIETZSCHE Nietzsche si propone di distruggere definitivamente le credenze dominanti, per far posto all'avvento di un nuovo pensiero, finalizzato alla creazione del superuomo. Il crepuscolo degli idoli e la "trasvalutazione dei valori" Il tema dell'accettazione della vita porta il filosofo a polemizzare aspramente contro la morale e il cristianesimo. Secondo Nietzsche, la morale è sempre stata considerata come un fatto evidente, che si autoimpone all'individuo. E' sempre mancato il problema stesso della morale. ● Come primo passo, Nietzsche intraprende un'analisi genealogica della morale, al fine di svelare l'origine psicologica. Egli ritiene infatti che i pretesi valori trascendenti della morale e la morale stessa non siano altro che la proiezione di determinate tendenze umane, che il filosofo, in virtù della psicologia, ha il compito di svelare nei loro meccanismi segreti. Anche la cosiddetta "voce della coscienza", non è altro che la presenza in noi delle autorità sociali, anziché essere "la voce di Dio nel petto dell'uomo", la coscienza risulta "la voce di alcuni uomini nell'uomo". In altre parole la moralità è “l'istinto del gregge nel singolo", ovvero il suo assoggettamento a determinate direttive fissate dalla società. Anziché rappresentate entità ontologiche autonome, i valori etici, considerati dal punto di vista storico-psicologico, sono “il risultato di determinate prospettive di utilità per il manteniemento e il rafforzamento delle forme di dominio umano; e solo falsamente sono proiettati nell'essenza delle cose" Si noti come Nietzsche, più che contro la figura di Gesù (verso il quale non nasconde la propria simpatia, considerandolo come un "santo anarchico", sia pur un po' “idiota") rivolga la propria polemica contro i suoi pretesi seguaci. Nietzsche infatti fa una proposta di una radicale trasvalutazione dei valori Ovvero un nuovo modo di rapportarsi ai valori, che vengono intesi come libere proiezioni dell'uomo e della sua volontà di potenza LA VOLONTA' DI POTENZA La volontà di potenza si identifica con la vita stessa, intesa come forza espansiva. La molla fondamentale della vita è la spinta dell'autoaffermazione: questo costitutivo espandersi della vita, trova la sua più alta espressione nel superuomo, perché la sua essenza consiste nel continuo oltrepassamento di sé. Quindi l'arte, intesa come forza creatrice, diviene la forma suprema della vita. Artista prima visibile forma dell'oltreuomo L'essenza creativa della volontà di potenza si manifesta nella produzione dei valori, che sono proiezioni della vita e condizioni del suo esercizio. Da ciò l'essenza interpretativa della volontà di potenza che ai suoi livelli più alti si configura come creazione superomistica di nuovi valori e nel tentativo di dare un senso all'inesattezza caotica del mondo. IL PROBLEMA DEL NICHILISMO E DEL SUO SUPERAMENTO Il problema del nichilismo costituisce uno dei motivi più importanti della riflessione di Nietzsche. ● ● In una prima accezione, Nietzsche intende per nichilismo, la "volontà del nulla", ovvero ogni atteggiamento di fuga e di disgusto del mondo concreto. In una seconda accezione, intende per nichilismo la specifica situazione dell'uomo moderno e contemporaneo, che non credendo più nei valori supremi di Dio, del bene, della verità, ecc... finisce per avvertire lo sgomento del vuoto e del nulla. Questo venir meno dei valori supremi cui l'Occidente, a partire da Platone, si è affidato, scaturisce dall'illusione svelata come tale, a cui però subentra un equivoco: eliminati quei valori, si tende a considerare la mancanza di ogni altro tipo di valore; si cade così nello svuotamento totale di senso. Nietzsche si dichiara nichilista, avendo dimostrato il carattere menzognero delle presunte verità, in modo tale da superare il nichilismo stesso. A tal proposito, distingue due tipi di nichilismo: - nichilismo attivo, che consiste nel mettere in discussione i valori della tradizione, non ponendone però di nuovi; - nichilismo passivo, che si limita a prendere atto del declinio dei valori e a sollazzarsi nel nulla. Da qui la figura del superuomo, che deve proporre un senso alla caotica mancanza di senso del mondo, deve reinventare il senso del mondo, ma non attraverso altre favole, piuttosto nella consapevolezza che il mondo è caos e che l'uomo ne è al centro e lo interpreta. Il superuomo, insomma, dovrà sopportare la morte di Dio, l'annullamento dei valori e riemergere, ovvero rielaborare la sua condizione nel mondo.

Friedrich Nietzsche

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Filosofia

 

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NIETZSCHE
BIOGRAFIA
Friedrich Wilhelm Nietzsche nacque a Rocken, vicino Lipsia, nel 1844, figlio di un pastore
protestante. A soli cinque an
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In 13 pagine ho riassunto la vita e le diverse fasi del filosofare Nietzscheano. fonte: libro di testo "percorsi di filosofia"

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NIETZSCHE BIOGRAFIA Friedrich Wilhelm Nietzsche nacque a Rocken, vicino Lipsia, nel 1844, figlio di un pastore protestante. A soli cinque anni perse il padre e visse, da allora, con la madre e la sorella senza riuscire mai a guadagnare un rapporto sereno con loro. Nietzsche fu, sin da giovane, una mente fervida, un ragazzo acuto e dalle grandi capacità intellettive. A soli 24 anni divenne professore di lingua e letteratura greca presso l'Università svizzera di Basilea, ma la sua salute era cagionevole e, colpito da frequenti attacchi di emicrania e disturbi alla vista, abbandonò la cattedra per iniziare il suo pellegrinaggio per le città della Francia, della Svizzera e dell'Italia alla ricerca di una serenità che non riuscì mai a raggiungere. Quasi quarantenne si innamorò di una giovane russa di 21 anni, Lou Salomè, che il filosofo aveva individuato come la sua compagna di vita. Tuttavia la donna si rifiutò di sposarlo, lasciando Nietzsche in preda ad una depressione sempre più acuta. Pubblicò a sue spese i suoi ultimi lavori e si trasferì per un breve periodo a Torino, dove sopraggiunse un disagio psichico importante. Venne trascinato da un amico in una clinica per malattie nervose in Svizzera e trascorse gli ultimi anni della sua vita con la sorella, immerso nella completa follia. Morì a Weimar nel 1900,...

NIETZSCHE BIOGRAFIA Friedrich Wilhelm Nietzsche nacque a Rocken, vicino Lipsia, nel 1844, figlio di un pastore protestante. A soli cinque anni perse il padre e visse, da allora, con la madre e la sorella senza riuscire mai a guadagnare un rapporto sereno con loro. Nietzsche fu, sin da giovane, una mente fervida, un ragazzo acuto e dalle grandi capacità intellettive. A soli 24 anni divenne professore di lingua e letteratura greca presso l'Università svizzera di Basilea, ma la sua salute era cagionevole e, colpito da frequenti attacchi di emicrania e disturbi alla vista, abbandonò la cattedra per iniziare il suo pellegrinaggio per le città della Francia, della Svizzera e dell'Italia alla ricerca di una serenità che non riuscì mai a raggiungere. Quasi quarantenne si innamorò di una giovane russa di 21 anni, Lou Salomè, che il filosofo aveva individuato come la sua compagna di vita. Tuttavia la donna si rifiutò di sposarlo, lasciando Nietzsche in preda ad una depressione sempre più acuta. Pubblicò a sue spese i suoi ultimi lavori e si trasferì per un breve periodo a Torino, dove sopraggiunse un disagio psichico importante. Venne trascinato da un amico in una clinica per malattie nervose in Svizzera e trascorse gli ultimi anni della sua vita con la sorella, immerso nella completa follia. Morì a Weimar nel 1900,...

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mentre la sua fama cominciò a crescere sempre più senza che lui potesse, però, rendersene conto. NAZIFICAZIONE E DENAZIFICAZIONE Il nome Nietzsche è stato associato per molto tempo, alla cultura nazifascista. Questa lettura, è stata agevolata dalle operazioni di sua sorella, Elisabeth, che ha contribuito a diffondere l'immagine del fratello come teorico e propugnatore di una palingenesi reazionaria dell'umanità. Ma Nietzsche non può essere ridotto a filosofo che prepara l'avvento del nazismo in Italia. Anche se bisogna ammettere, con franchezza, che nei testi editi e inediti di Nietzsche si trovano spunti antidemocratici e antiegualitari atti a favorire, per lo meno una lettura "reazionaria", o "di destra". Le interpretazioni nazifasciste, sono state radicalmente contestate nel secondo dopoguerra, nel corso di un vistoso processo di denazificazione che ha trovato la propria espressione filologica nell'edizione critica delle opere di Nietzsche- →pubblicata dagli Adelphi da Montinari, Colli e Giammetta In questi ultimi anni, col venir meno delle opposte leggende di un Nietzsche nazista, ha cominciato ad affermarsi un punto di vista che, pur sottolineando gli elementi di novità e di rottura della sua filosofia, non intende misconoscere, le componenti reazionarie. LE CARATTERISTICHE DEL PENSIERO E DELLA SCRITTURA DI NIETZSCHE Il pensiero di Nietzsche risulta essere caratterizzato da una radicale messa in discussione della civiltà e della filosofia dell'occidente che si traduce in una distruzione programmatica delle certezze del passato. Quest'opera di demolizione polemica del passato non si risolve in un semplice rifiuto delle teorie e dei comportamenti tradizionali, in quanto mette capo alla delineazione di un nuovo tipo di umanità, tratteggiato da Nietzsche nell'immagine del superuomo, o dell'oltreuomo. Da ciò il carattere propositivo - e non puramente distruttivo - del filosofare nietzscheano. A questa originalità di contenuti si accompagna la ricerca di nuove modalità espressive e di diversi stili: nuove forme di comunicazione filosofica (poesie, immagini, racconti mitici..) A partire da "Umano, troppo umano" in cui il filosofo, opta per la forma breve dell'aforisma, cioè per l'illuminazione istantanea, finalizzata a cogliere le cose al volo. Non basta però leggere un aforisma per capirlo. L'aforisma esige un "arte dell'interpretazione" che Nietzsche chiama "ruminare" -Questi diversi stili hanno come attributo comune un tono personale e coinvolgente che testimonia l'esistenzialità del filosofare nietzscheano. Il pensiero di Nietzsche è programmaticamente asistematico attacco alla tradizione, ai vecchi trattati freddi e asettici "Così parlò Zarathustra "si ispira alla scrittura in versetti propria dei vangeli e segue il modello della poesia in prosa e dell'annuncio profetico, ricco di simboli, allegorie e parabole. →E per questo il fiscorso di Nietzsche è multidimensionale e presenta una pluralità di significati e di direzioni di marcia che non sono univocamente decifrabili. In relazione a ciò, non esistono monopoli interpretativi, ma,tracce o ipotesi di lettura. LE FASI DEL FILOSOFARE NIETZSCHEANO L'opera di Nietzsche viene suddivisa in alcune fasi, le quali tuttavia non vanno intese come scansioni rigide, ma come tappe transitorie di un pensiero in divenire che riunisce in se stesso rottura e continuità. ● ● ● Gli scritti giovanili del periodo wagneriano-schopenhaueriano (1872-1876) comprendono "La nascita della tragedia", le quattro "Considerazioni inattuali”. Gli scritti intermedi del periodo "illuministico" o "genealogico" (1878-1882) comprendono "Umano, troppo umano", "Aurora", "La gaia scienza". Gli scritti "del meriggio" o "di Zarathustra" (1883-1885), comprendono "Cosi parlò Zarathustrae" e i relativi frammenti pubblicati postumi. Gli scritti degli ultimi anni o "del tramonto" (1886-1889), comprendono "Al di là del bene e del male", "Genealogia della morale", "Ecce Homo". IL PERIODO GIOVANILE TRAGEDIA E FILOSOFIA La nascita e la decadenza della tragedia. "La nascita della tragedia dallo spirito musica. Ovvero, grecità e pessimismo" (1872) è un'opera composita, nella quale coesistono, di fatto, filologia filosofia, estetica e teoria della cultura. L'ispirazione dominante dello scritto è comunque di tipo filosofico. Il motivo centrale della "Nascita della tragedia" è la distinzione tra apollineo e dionisiaco. Con questa coppia di opposti Nietzsche intende indicare, i due impulsi di base dello spirito e dell'arte greci. L'apollineo, che scaturisce da un impulso alla forma e da un atteggiamento di fuga di fronte al divenire, si esprime nelle forme limpide e armoniche della scultura e della poesia epica. Il dionisiaco, che scaturisce dalla forza vitale e dalla partecipazione al divenire, si esprime nell'esaltazione creatrice della musica e della poesia lirica. Il dionisiaco è la verità intorno alla vita, ossia la consapevolezza della sua assenza di significato, l'apollineo è quella illusione razionale che permette di vivere la vita in modo più sopportabile Per Nietzsche la tragedia attica, ossia quella di Eschilo e di Sofocle, è la sintesi perfetta di apollineo e dionisiaco: in quanto esprime la tragicità e la caoticità dell'esistenza in forme artistiche perfette. Tuttavia con l'avvento di Socrate e la Tragedia di Euripide, la sintesi tra dionisiaco e apollineo, viene messa in forse, dal prevalere dell'apollineo, che trionfa sul dionisiaco: perché si tenta di dare una spiegazione razionale, a quello che razionale non è, ossia la tragicità dell'esistenza umana. Anzi si tenta di occultare l'aspetto più tragico dell'esistenza dietro a quell'ottimismo socratico che crede che alla base di qualsiasi azione umana, ci sia un intento razionale. ↓ -Secondo Nietzsche, la volontà di occultare il tragico dell'esistenza, dietro un ordine razionale, causa non solo la decadenza della tragedia, ma anche dell'intera civiltà occidentale, chiusa in rarefatte armonie azionali. Spirito tragico e accettazione della vita: la natura metafisica dell'arte La celebrazione nietzscheana dello spirito tragico e dionisiaco coincide con una forma di celebrazione della vita che, non può venir definita né "pessimista", né "ottimista", in quanto tende a porsi programmaticamente al di là sia del pessimismo, sia dell'ottimismo. Da ciò discende il problema dei rapporti tra Nietzsche e Schopenhauer. Infatti, se da Schopenhauer Nietzsche deriva la tesi del carattere doloroso dell'essere, di Schopenhauer respinge la tematica dell'ascesi, contrapponendo alla noluntas schopenhaueriana, fin dall'inizio, un atteggiamento di entusiastica accettazione dell'essere nella globalità dei suoi aspetti. Per Nietzsche la vita è dolore, lotta, distruzione, crudeltà, incertezza, errore. Essa non ha ordine, né scopo, il caso la domina. Due atteggiamenti sono allora possibili: -il primo e quello della rinuncia e della fuga. È l'atteggiamento che Schopenhauer derivò dalla sua diagnosi sull'essenza della vita - il secondo è quello dell'accettazione della vita così com'è. È l'atteggiamento che mette capo all'esaltazione della vita e al superamento dell'uomo. La scelta di Nietzsche è quella di essere un discepolo di Dioniso, poiché in quell'antica figura greca egli vede il simbolo del "si" totale al mondo Dioniso è il dio dell'ebbrezza e della gioia, il dio che canta, ride e danza. Egli è l'incarnazione di tutte le passioni che affermano la vita e il mondo. ● Il mondo è per Nietzsche una sorta di gioco estetico e tragico, costituito dalla lotta tra gli opposti primordiali della vita e della morte, della gioia e del dolore ecc. Soltanto l'arte riesce a comprenderlo veramente. Da ciò la natura metafisica dell'arte e la sua funzione di organo della filosofia. "Il fenomeno dell'arte viene posta centro; con esso e a partire da esso viene spiegato il mondo" (E Fink, La filosofia di Nietzsche). IL PERIODO "ILLUMINISTICO" IL METODO STORICO-GENEALOGICO E LA FILOSOFIA DEL MATTINO Umano, troppo umano, segna l'inizio di un nuovo periodo, definito "illuministico" -Tale periodo, risulta caratterizzato dall'esplicito ripudio dei maestri di un tempo (es: Shopenhauer) Questo mutamento mette capo all'abbandono della «<metafisica da artista» e al privilegiamento della prospettiva della scienza. Se precedentemente la metafisica e l'arte fungevano da vie privilegiate di accesso all'essere, ora <<tutto Nietzsche si rivolta: la scienza, la riflessione critica, la diffidenza metodica assumono la guida: metafisica, religione e arte vengono sottoposte a giudizio; non valgono più come modi fondamentali della verità, ma appaiono come illusione, che bisogna distruggere>> Nietzsche diviene quindi "illuminista" e dedica la prima edizione di Umano, troppo umano a Voltaire. Per "scienza" infatti, il filosofo non intende l'insieme delle scienze particolari, bensì un metodo di pensiero in grado di emancipare gli uomini dagli "errori" che gravano sulle loro menti. Nietzsche identifica questo nuovo metodo con un procedimento critico di tipo storico-genealogico. -Critico perché eleva il "sospetto" a regola di indagine -Storico-genealogico poiché ritiene che non esistano realtà statiche o immutabili, ma che ogni cosa sia l'esito di un processo da ricostruire. I concetti in cui si concretizza la filosofia illuministica e genealogica di Nietzsche sono lo spirito libero e la filosofia del mattino. LA "MORTE DI DIO" E LA FINE DELLE ILLUSIONI METAFISICHE Realtà e menzogna Per comprendere in modo adeguato che cosa significhi l'espressione <<morte di Dio»>, occorre tenere presente che per Nietzsche Dio è sostanzialmente: il simbolo di ogni prospettiva oltremondana che ponga il senso dell'essere al di là dell'essere, ovvero in un altro mondo contrapposto a questo mondo; Il primo punto è connesso alla convinzione nietzscheana secondo la quale Dio e l'oltremondo hanno storicamente rappresentato una fuga dalla vita e una rivolta contro questo mondo. la personificazione delle certezze ultime dell'umanità, ossia di tutte le credenze metafisiche e religiose elaborate attraverso i millenni per dare un "senso" e un ordine rassicurante alla vita. Il secondo punto è conseguenza della concezione nietzscheana della metafisica. Secondo il filo sofo, l'immagine di un cosmo ordinato e benefico è soltanto una costruzione della nostra mente, realizzata ai fini di sopportare la durezza dell'esistenza. Da ciò il messaggio inquietante di Nietzsche: Dio è la più antica delle bugie vitali, e quindi la quintessenza di tutte le credenze escogitate attraverso i tempi per poter fronteggiare il volto caotico e meduseo dell'esistenza. Il grande annuncio Nella Gaia scienza, l'autore “drammatizza” il messaggio della morte di Dio, con il noto racconto dell'uomo folle". Come il platonico "mito della caverna", anche questo passo nietzscheano contiene una ricca simbologia filosofica. L'uomo folle è il filosofo-profeta; le risa ironiche degli uomini del mercato rappresentano l'ateismo ottimistico e superficiale dei filosofi dell'Ottocento, insensibili alla portata e agli effetti della notizia della morte di Dio; la difficoltà di bere il mare, di cancellare l'orizzonte e di separare la terra dal proprio sole è un'allusione al carattere arduo e sovraumano dell'uccisione di Dio; il precipitare nello spazio vuoto, la mancanza di un alto e di un basso, il freddo e la notte esprimono il senso di "vertigine" e di "smarrimento" che seguono e al venir meno di certezze e punti di riferimento assoluti; la necessità di divenire dèi noi stessi per apparire degni dell'«<azione più grande» è un richiamo al fatto che per "reggere" la morte di Dio l'uomo deve farsi superuomo; il giungere «<troppo presto» dell'uomo folle indica che la coscienza della morte di Dio non si è ancora concretizzata in un fatto di massa, anche se è inevitabile che lo diventi nel prossimo futuro; le chiese chiamate <<sepolcri di Dio» alludono alla crisi moderna delle religioni, considerate alla stregua di "residui" ormai cadaverici del passato. La morte di Dio e l'avvento del superuomo La morte di Dio coincide con la nascita del superuomo. Solo chi ha il coraggio di guardare in faccia la realtà e di prendere atto del crollo degli assoluti è ormai maturo, secondo Nietzsche, per varcare l'abisso che divide l'uomo dal superuomo. Il superuomo ha davanti a sé, a titolo di conquista, il mare "aperto" delle possibilità connesse a una libera progettazione della propria esistenza al di là di ogni struttura metafisica data. In ogni caso, per Nietzsche l'uomo può diventare superuomo soltanto dopo essere passato sul cadavere di tutte le divinità. Zarathustra, profeta della terza fase della filosofia nietzscheana e simbolo della svolta epocale preconizzata da Nietzsche, esclamerà: «Morti son tutti gli dèi: ora vogliamo che il superuomo viva». L'ateismo di Nietzsche vuol essere così radicale che egli non contesta soltanto Dio, ma anche ogni suo ipotetico surrogato, ben consapevole che gli uomini, abbattute le antiche divinità, tendono inevitabilmente a crearne altre. Tant'è che nelle pagine finali dell'opera "Così parlò Zarathustra", Nietzsche racconta di uomini che si mettono a adorare un asino, con grande ira del filosofo-profeta, il quale constata come il passaggio dall'uomo al superuomo sia lento e difficile. L'asino" è il simbolo di ogni sostituto idolatrico di Dio e allude probabilmente alle varie forme dell'ateismo "positivo" dell'Ottocento. • Quando si sostiene che Dio, in Nietzsche, è definitivamente morto, per Dio si intende ciò che storicamente, da parte dei filosofi, è stato concepito come tale, ovvero l'essere metafisico e il valore dei valori. Come il "mondo vero" finì per diventare "favola" e l""autosoppressione della morale" Coincidendo con il venir meno delle certezze metafisiche, la morte di Dio coincide con il tramonto definitivo del platonismo, che per Nietzsche è per l'Occidente "la" metafisica per eccellenza. Ma quello che Platone aveva identificato come il "mondo vero" (mondo delle idee), ha finito per rivelarsi una "favola". Ciò è storicamente avvenuto attraverso un processo che Nietzsche nello scritto "Crepuscolo degli idoli" scandisce in 6 tappe: ● con Platone e con la filosofia greca, si ritiene che il "mondo vero" sia attingibile con i saggi; ● ● ● con il cristianesimo, il "mondo vero", momentaneamente inattingibile, viene promesso ai saggi e ai virtuosi; con il kantismo, il "mondo vero" (noumeno) viene ritenuto indimostrabile e ridotto, con una soluzione compromissoria, a un obbligo o a un postulato morale; con il "canto del gallo" del positivismo, che rappresenta il prima risveglio della ragione anti metafisica, il "mondo vero" viene decisamente prospettato come inconoscibile; con la "filosofia del mattino", il "mondo vero" si rivela un'idea inutile e superflua; ● con la filosofia di Zarathustra, all'eliminazione del "mondo vero" dell'aldilà si affianca l'eliminazione del "mondo apparente" dell'aldiqua, ovvero la definitiva sconfitta di ogni prospettiva metafisico-dualistica che faccia del nostro mondo la copia negativa di un "altro" mondo. Nell'opera "Aurora" Nietzsche presenta la fine del mondo vero (e quindi la morte di Dio) in termini di autosoppressione della morale, intendendo dire, con questa formula, che è proprio in omaggio ai valori morali e cristiani della veracità e dell'onestà che noi abbiamo finito per sbarazzarci delle idee morali e metafisiche di matrice platonico-cristiana. IL PERIODO DI ZARATHUSTRA La filosofia del meriggio Con l'opera intitolata "Così parlò Zarathustra" si apre la terza decisiva fase del filosofare nietzschiano. Una fase che comincia con la consapevolezza che con l'eliminazione del "mondo vero" è stato tolto di mezzo anche il "mondo apparente", cioè ogni scissione dualistica della realtà quello che la tradizione ci ha consegnato: visione dualistica di Aristotele(anima e corpo), dualismo di Platone (mondo sensibile e mondo delle idee), dualismo di Cartesio (res cogitans e res extensa) Dopo la morte di Dio si aprono due possibilità:- il superuomo (prima parte) ultimo uomo Superuomo In "Così parlò Zarathustra" vi è una grande rivoluzione stilistica, l'opera è un poema in prosa caratterizzato da un tono profetico e un flusso di immagini e parabole, che lo rendono difficile da interpretare. Nel testo i temi di base sono tre: la volontà di potenza (seconda parte) l'eterno ritorno (terza parte) IL SUPERUOMO Il superuomo (Übermensch) è senz'altro il motivo più noto del pensiero di Nietzsche, ma anche uno dei più complessi e controversi. Possiamo dire che il superuomo è un concetto filosofico di cui Nietzsche si serve per esprimere un modello di uomo in cui si concretizzano i temi di fondo del suo pensiero. Il superuomo è colui che è in grado di accettare la dimensione tragica e dionisiaca dell'esistenza, di dire «sì» alla vita, di "reggere" la morte di Dio e la perdita delle certezze assolute, di far propria la prospettiva dell'eterno ritorno, di emanciparsi dalla morale e dal cristianesimo, di porsi come volontà di potenza, di procedere oltre il nichilismo, di affermarsi come attività interpretante e prospettica ecc. In quanto tale, il superuomo non può che stagliarsi sull'orizzonte del futuro. Volendo evidenziare la differenza tra il superuomo e l'uomo, l'espressione Übermensch si può tradurre con "oltreuomo", utilizzando il prefisso über, per indicare un uomo "oltre l'uomo", cioè un uomo che si colloca al di là di ogni tipo antropologico dato. In sintesi, il superuomo nietzschiano, non è l'uomo al superlativo, ma un uomo “diverso" da quello che conosciamo: un uomo oltre l'uomo, capace di creare nuovi valori e di rapportarsi in modo inedito alla realtà. L'uomo è terra ed è nato per vivere sulla terra. L'anima, che dovrebbe essere il soggetto un'ipotetica esistenza ultraterrena, è insussistente: l'uomo è sostanzialmente corpo, «Corpo di io sono in tutto e per tutto», esclama Zarathustra. Questa rivendicazione della natura terrestre del superuomo fa tutt'uno con l'accettazione totale della vita che è propria dello spirito dionisiaco. In virtù di tale accettazione, la terra cessa di essere il deserto in cui l'uomo è in esilio per divenire la sua dimora gioiosa, e il corpo cessa di essere la prigione o la tomba dell'anima per divenire il concreto modo di essere dell'uomo nel mondo. L'eterno ritorno Nietzsche presenta la teoria dell'eterno ritorno dell'uguale, ovvero della ripetizione eterna di tutte le vicende del mondo, come il pensiero più profondo e decisivo della propria filosofia. La prima formulazione della dottrina dell'eterno ritorno si incontra nell'aforisma 314 della Gaia Scienza. Il pensiero dell'eterno ritorno funge da spartiacque tra l'uomo e il superuomo. Nietzsche torna quindi a recuperare una concezione precristiana del mondo, presente nella Grecia precristiana e nelle più antiche civiltà indiane, la quale presuppone una visione ciclica del tempo, opposta a quella rettilinea di tipo cristiano-moderno. Questa dottrina, che a prima vista appare come la semplice ripresa di un antico "mito", costituisce in realtà il punto più difficile e criticamente controverso dell'intera filosofia nietzschiana. Cos'è veramente la teoria dell'eterno ritorno? ● Forse si tratta di una certezza cosmologica • Oppure è un'ipotesi sull'essere che funge da schema etico o da nuovo imperativo categorico Porsi nella prospettiva dell'eterno ritorno significa escludere alcuni principi e difenderne altri. Da ciò la doppia portata, polemica da un lato e propositiva dall'altro, di questa dottrina. >Collocarsi nell'ottica dell'eterno ritorno vuol dire innanzitutto rifiutare la concezione lineare del tempo come catena di momenti. >Ma credere nell'eterno ritorno significa anche: 1- ritenere che il senso dell'essere non stia "fuori" dell'essere, ma nell'essere stesso, ossia in ciò che Nietzsche chiama il divenire «<innocente» e «dionisiaco» delle cose; 2. disporsi a vivere la vita, e ogni attimo di essa, come coincidenza di essere e di senso, realizzando in tal modo la «felicità del circolo». Ovviamente, il tipo di uomo capace di "decidere" l'eterno ritorno, e quindi di vivere come se tutto dovesse ritornare, non può essere l'uomo che conosciamo, cioè l'individuo risentito dell'Occidente, il quale soffre la scissione tra senso ed esistenza e concepisce il tempo come una tensione angosciosa verso un compimento sempre di là da venire, ma è un "oltreuomo", in grado di vivere la vita come un gioco creativo e avente in sé il proprio senso appagante. Per questo motivo, l'eterno ritorno incarna al massimo grado l'accettazione superomistica dell'essere, ponendosi, per dirla con Nietzsche, come «la suprema formula dell'affermazione che possa mai essere raggiunta>>. L'ULTIMO NIETZSCHE Nietzsche si propone di distruggere definitivamente le credenze dominanti, per far posto all'avvento di un nuovo pensiero, finalizzato alla creazione del superuomo. Il crepuscolo degli idoli e la "trasvalutazione dei valori" Il tema dell'accettazione della vita porta il filosofo a polemizzare aspramente contro la morale e il cristianesimo. Secondo Nietzsche, la morale è sempre stata considerata come un fatto evidente, che si autoimpone all'individuo. E' sempre mancato il problema stesso della morale. ● Come primo passo, Nietzsche intraprende un'analisi genealogica della morale, al fine di svelare l'origine psicologica. Egli ritiene infatti che i pretesi valori trascendenti della morale e la morale stessa non siano altro che la proiezione di determinate tendenze umane, che il filosofo, in virtù della psicologia, ha il compito di svelare nei loro meccanismi segreti. Anche la cosiddetta "voce della coscienza", non è altro che la presenza in noi delle autorità sociali, anziché essere "la voce di Dio nel petto dell'uomo", la coscienza risulta "la voce di alcuni uomini nell'uomo". In altre parole la moralità è “l'istinto del gregge nel singolo", ovvero il suo assoggettamento a determinate direttive fissate dalla società. Anziché rappresentate entità ontologiche autonome, i valori etici, considerati dal punto di vista storico-psicologico, sono “il risultato di determinate prospettive di utilità per il manteniemento e il rafforzamento delle forme di dominio umano; e solo falsamente sono proiettati nell'essenza delle cose" Si noti come Nietzsche, più che contro la figura di Gesù (verso il quale non nasconde la propria simpatia, considerandolo come un "santo anarchico", sia pur un po' “idiota") rivolga la propria polemica contro i suoi pretesi seguaci. Nietzsche infatti fa una proposta di una radicale trasvalutazione dei valori Ovvero un nuovo modo di rapportarsi ai valori, che vengono intesi come libere proiezioni dell'uomo e della sua volontà di potenza LA VOLONTA' DI POTENZA La volontà di potenza si identifica con la vita stessa, intesa come forza espansiva. La molla fondamentale della vita è la spinta dell'autoaffermazione: questo costitutivo espandersi della vita, trova la sua più alta espressione nel superuomo, perché la sua essenza consiste nel continuo oltrepassamento di sé. Quindi l'arte, intesa come forza creatrice, diviene la forma suprema della vita. Artista prima visibile forma dell'oltreuomo L'essenza creativa della volontà di potenza si manifesta nella produzione dei valori, che sono proiezioni della vita e condizioni del suo esercizio. Da ciò l'essenza interpretativa della volontà di potenza che ai suoi livelli più alti si configura come creazione superomistica di nuovi valori e nel tentativo di dare un senso all'inesattezza caotica del mondo. IL PROBLEMA DEL NICHILISMO E DEL SUO SUPERAMENTO Il problema del nichilismo costituisce uno dei motivi più importanti della riflessione di Nietzsche. ● ● In una prima accezione, Nietzsche intende per nichilismo, la "volontà del nulla", ovvero ogni atteggiamento di fuga e di disgusto del mondo concreto. In una seconda accezione, intende per nichilismo la specifica situazione dell'uomo moderno e contemporaneo, che non credendo più nei valori supremi di Dio, del bene, della verità, ecc... finisce per avvertire lo sgomento del vuoto e del nulla. Questo venir meno dei valori supremi cui l'Occidente, a partire da Platone, si è affidato, scaturisce dall'illusione svelata come tale, a cui però subentra un equivoco: eliminati quei valori, si tende a considerare la mancanza di ogni altro tipo di valore; si cade così nello svuotamento totale di senso. Nietzsche si dichiara nichilista, avendo dimostrato il carattere menzognero delle presunte verità, in modo tale da superare il nichilismo stesso. A tal proposito, distingue due tipi di nichilismo: - nichilismo attivo, che consiste nel mettere in discussione i valori della tradizione, non ponendone però di nuovi; - nichilismo passivo, che si limita a prendere atto del declinio dei valori e a sollazzarsi nel nulla. Da qui la figura del superuomo, che deve proporre un senso alla caotica mancanza di senso del mondo, deve reinventare il senso del mondo, ma non attraverso altre favole, piuttosto nella consapevolezza che il mondo è caos e che l'uomo ne è al centro e lo interpreta. Il superuomo, insomma, dovrà sopportare la morte di Dio, l'annullamento dei valori e riemergere, ovvero rielaborare la sua condizione nel mondo.