Tra l'XI e il XII secolo, la lontananza del potere centrale creò un vuoto di potere che favorì lo sviluppo di ordinamenti governativi indipendenti chiamati Comuni. L'impero, occupato nella lotta con i grandi feudatari tedeschi e con il papato per le nomine dei vescovi, non rispondeva più alle necessità socio-economiche delle città, come amministrare la giustizia o provvedere alla difesa militare.
Durante questa ripresa della vita urbana, le città marinare di Amalfi, Pisa, Genova e Venezia ebbero un ruolo importante sul piano politico e su quello economico stabilendo relazioni commerciali con i mercanti bizantini e islamici, che controllavano i traffici mercantili tra l'Asia e il Sud dell'Europa. Una volta giunte sulle coste mediorientali e dell'Egeo, riuscirono a far arrivare verso altre parti d'Europa le merci provenienti dall'India e dall'Estremo Oriente grazie a dei trattati stipulati con i bizantini e gli islamici.
Amalfi nel 839 diventò importante per aver ottenuto una posizione di prestigio nei rapporti commerciali con gli arabi, infatti fu la prima città a ottenere l'autonomia amministrativa, pur rimanendo sotto la tutela bizantina. Gli amalfitani fondarono numerose basi commerciali non solo nell'Italia meridionale, ma anche nel Levante. Amalfi era abile nella navigazione e nella padronanza delle rotte, infatti lo testimoniano le Tavole amalfitane, il più antico statuto marittimo italiano.
Pisa fu tra le prime città italiane ad assumere il nuovo ordinamento comunale, grazie all'intraprendenza dei suoi cittadini, e fu soprattutto con le crociate che raggiunse il culmine della sua potenza economica. Tuttavia fu sconfitta da Genova nella battaglia della Meloria (1284).
Dopo aver posto sotto il loro controllo la Corsica e la parte settentrionale della Sardegna, i mercanti genovesi si spinsero sia verso nord, fino alle Fiandre e in Inghilterra, sia nel Levante. Inoltre riuscirono a controllare le vie commerciali verso l'Estremo Oriente grazie a una rete di basi commerciali fondate in prossimità dei Dardanelli e del Bosforo.
Venezia impose il suo controllo su buona parte dell'Adriatico, facendo sì che divenne di suo dominio regionale. Nel 1082 stipulò un trattato con l'imperatore bizantino che le diede numerose concessioni: dalla costituzione di Bisanzio di una colonia mercantile permanente, al diritto di compravendita per ogni genere di merce in tutte le regioni dell'impero con l'esenzione da qualsiasi tassa doganale trasse grandi vantaggi dalla possibilità di muoversi agevolmente nei territori dell'Oriente bizantino.
Le fortune economiche della città lagunare rappresentarono un fattore decisivo verso la conquista dell'autonomia politica e le più importanti famiglie avevano dato vita a istituzioni indipendenti. Alla fine del XII secolo nacque il Maggior Consiglio, la principale assemblea cittadina che eleggeva e controllava l'operato del magistrato supremo, il doge, ovvero il "duca".
Venezia rafforzò la propria flotta militare e mercantile, creò basi commerciali nei principali punti d'approdo del Mediterraneo orientale. La città marinara ottenne il controllo di tutta la Dalmazia e conquistò Corfù e Creta. I veneziani possedevano sedi commerciali e finanziarie dall'Adriatico alla Crimea, in Egitto, Siria e Palestina, da dove controllavano i traffici con l'Africa continentale e l'Estremo Oriente.
Tuttavia sia Venezia che Genova aspiravano al dominio del Mediterraneo e al monopolio delle sue ricche vie commerciali. Inoltre si trovarono su fronti contrapposti già durante la quarta crociata, quando, per contrastare la potenza mercantile di Venezia, che nel 1204 aveva conquistato Costantinopoli, Genova si schierò dalla parte degli imperatori riportandoli sul trono. Nel 1298, nell'isola di Curzola, genovesi e veneziani si affrontarono in una battaglia che causò gravi perdite per entrambi e che si concluse con un accordo di non belligeranza.