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La Russia di Pietro il Grande

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L'IMPERO ASBURGICO E IL RUOLO DI AUSTRIA E PRUSSIA
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L'IMPERO ASBURGICO E IL RUOLO DI AUSTRIA E PRUSSIA stesso anno una nuova alleanza militare, la Lega santa, alla quale, oltre all'Austria e alla Polonia, presero parte truppe veneziane e pontificie, e dal 1686 anche la Russia. Alla fine di una guerra durata quasi un decennio, gli ottomani furono costretti a retrocedere alle proprie posizioni di partenza. La vittoria di Zenta in Ungheria (1697) e la pace di Carlowitz (nell'attuale Serbia) del 1699 sancirono l'affermazione della monarchia austriaca come potenza dominante nell'Europa sud-orientale e balcanica. Da quel momento i domini asburgici diventarono uno Stato chiamato Austria. IL MONDO TEDESCO E LA MONARCHIA AUSTRIACA Nel 1658 divenne imperatore Leopoldo I d'Asburgo, il quale badò a concentrare i propri interessi nei territori dell'Europa centro-orientale e balcanica. Si trattava di regioni caratterizzate da una composizione etnica molto eterogenea: nell'alta e nella bassa Austria, nel Tirolo, in Stiria e in Carinzia predominava l'elemento tedesco, in Boemia quello slavo, in Slesia ancora i tedeschi; nelle regioni ungheresi e in Croazia si mescolavano magiari, rumeni e croati. Tramontata dunque ogni possibilità di riunificazione politica (e religiosa) della Germania, Leopoldo I s'impegnò ad assicurare più salde basi ai domini asburgici. Nelle regioni d'Ungheria, dove si era largamente diffuso il protestantesimo, l'imperatore impose con la forza l'obbedienza al cattolicesimo romano. Fu per questo che, a partire dal 1670, la nobiltà magiara insorse a...

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Stefano S, utente iOS

L'applicazione è molto semplice e ben progettata. Finora ho sempre trovato quello che stavo cercando

Susanna, utente iOS

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Didascalia alternativa:

più riprese, ma senza successo. LA VITTORIA SUI TURCHI La minaccia più grave per i territori asburgici era costituita dall'impero ottomano, che aveva reso propri vassalli alcuni distretti dell'Ungheria, il principato di Transilvania e la Croazia. Nel 1683, poi, i turchi arrivarono a porre sotto assedio la stessa Vienna. A soccorso delle truppe di Leopoldo intervenne perciò un grosso contingente tedesco-polacco finanziato anche da papa Innocenzo XI, che riuscì a respingere il nemico. L'imperatore passò quindi al contrattacco, costituendo in quello L'AVVENTO DI PIETRO IL GRANDE A Oriente, intanto, a cavallo tra Sei e Settecento andava imponendosi a pieno titolo nel contesto geopolitico internazionale anche un'altra potenza: la Russia dello zar Pietro I Romanov (1682-1725), passato alla storia come Pietro il Grande. LA RUSSIA DI PIETRO IL GRANDE Sotto la dinastia dei Romanov, in Russia si era avviato un processo di progressiva centralizzazione del potere e di modernizzazione dell'esercito, secondo i modelli occidentali, godendo di una certa fioritura economica ed espandendo i suoi confini inglobando l'Ucraina. IL MODELLO OCCIDENTALE Pietro I divenne zar nel 1682 ma assunse effettivamente il potere nel 1689. Egli procedette nella modernizzazione del paese con l'intento di portarlo ai livelli delle altre potenze europee. Affascinato dalla cultura e dai progressi in corso nell'altra parte del continente, compì viaggi di studio e di conoscenza in Occidente. Tornato in patria, Pietro I istituì un'accademia di artiglieria una navale, e pose mano a una riforma dell'esercito per dotarlo di più moderni equipaggiamenti. Si preoccupò poi di migliorare il sistema educativo e di ridurre l'analfabetismo mediante la fondazione di nuove scuole; fece introdurre i numeri arabi e adottare il calendario giuliano. LA PRUSSIA DI FEDERICO GUGLIELMO Infine prescrisse abiti di stile europeo e impose ai nobili il taglio delle tradizionali lunghe barbe. Pietro non intendeva occidentalizzare in tutto e per tutto la Russia, bensì aveva l'obiettivo di trasformare il suo paese in una grande potenza. Anche per questo nel 1713 avrebbe trasferito la capitale russa da Mosca a San Pietroburgo, città fondata a questo scopo, nel 1703, sulla foce del fiume Neva, nel punto più occidentale del regno. Mentre l'impero asburgico viveva queste trasformazioni, più a nord una nuova potenza emergente stava ponendo le basi della sua futura egemonia nel mondo tedesco: la Prussia. Federico Guglielmo di Brandeburgo, della dinastia degli Hohenzollern, trasformò un insieme di possedimenti sparsi in un vero e proprio Stato moderno. Sul piano della politica interna, inoltre, Federico Guglielmo riuscì a ricondurre sotto la propria autorità le assemblee locali (che avevano il potere di opporsi alle tasse necessarie per sostenere le spese di guerra) e al contempo creò un saldo sistema di governo centralizzato attraverso una rete di funzionari di estrazione borghese. Sul piano economico, infine, negli anni successivi alla fine del conflitto il principe offrì asilo agli ugonotti esuli delle persecuzioni religiose in Francia, favorendo in questo modo lo sviluppo dell'industria e del commercio, che si giovarono delle competenze e dell'intraprendenza dei nuovi sudditi. LE RIFORME Deciso a modernizzare il più possibile la Russia, la politica di Pietro il Grande assunse i tratti tipici del dispotismo e trasformò l'impero in un enorme apparato burocratico per il controllo di tutti gli strati della società. A tal fine lo zar si avvalse dell'opera di governatori che lo informavano minutamente di tutto quanto accadeva nei territori a loro sottoposti. I membri del cosiddetto Ufficio degli araldi erano incaricati di verificare che i nobili assolvessero ai loro obblighi di servizio nei confronti dello zar e che avessero il livello di istruzione previsto per le funzioni militari di alto grado. I funzionari dell'Ufficio delle proprietà esercitavano invece uno stretto controllo sui servi della gleba, ossia su gran parte dei contadini adibiti al lavoro per conto dei loro signori e dello Stato. La servitù della gleba durò a lungo nell'Europa orientale, mantenuta in vita dal basso livello dell'urbanizzazione e da un'economia pressoché interamente rurale, che importava manufatti dall'Europa occidentale e praticava un tipo di agricoltura estensivo, con massiccio sfruttamento dei contadini locali vincolati alla terra. UNA SOCIETÀ STATICA Al momento in cui Pietro I assunse il potere, la società russa era ancora molto arretrata e legata in massima parte all'agricoltura: il 90% della popolazione era costituito da contadini, il 7% da nobili, mentre soltanto il 3% abitava nelle città e svolgeva attività mercantili. Il commercio con l'estero era molto limitato e gestito quasi interamente dagli stranieri: si esportavano materie prime, soprattutto legno e ferro, e si importavano manufatti, in particolare tessuti e oggetti di lusso. A esclusione di un'esigua minoranza al Nord, dove le terre erano meno fertili, i contadini erano servi nelle proprietà feudali: la maggior parte dei signori possedeva da 100 a 500 servi, mentre i nobili di alto rango possedevano più di 1000 servi. Nei feudi veniva prodotto tutto ciò che era necessario alla sussistenza, compresi i manufatti. Per le sue riforme Pietro aveva bisogno della collaborazione della nobiltà, perciò formalizzò i poteri e i privilegi dell'aristocrazia: in L'EUROPA SETTECENTESCA TRA GUERRE E NUOVI EQUILIBRI IL PRINCIPIO DELL'EQUILIBRIO EUROPEO All'inizio del XVIII secolo l'equilibrio europeo, di per sé precario, venne messo in discussione da una serie di guerre dovute ai contrasti per la successione dei troni rimasti vacanti, prima in Spagna, poi in Polonia e infine in Austria. A questi contrasti si aggiunsero inoltre le mire egemoniche della Russia di Pietro I. LA GUERRA DI SUCCESSIONE SPAGNOLA (1702-1714) LE GUERRE DI SUCCESSIONE E L'ASCESA DELLA RUSSIA Il primo di questi conflitti fu la guerra di Successione spagnola. Alla fine del XVII secolo il re di Spagna Carlo II, che regnava su un paese sempre più debole, sarebbe morto senza eredi. Leopoldo I d'Austria e Luigi XIV di Francia, sposati a due sorelle del re di Spagna, puntavano a una spartizione dell'immenso impero spagnolo. Per la successione si erano fatti avanti tre candidati. Quello più gradito a Madrid, a Londra e ad Amsterdam era il principe Giuseppe Ferdinando di Baviera, pronipote di Filippo IV (che era stato re di Spagna fra il 1621 e il 1665); Luigi XIV appoggiava invece suo nipote Filippo d'Angiò, mentre l'imperatore austriaco Leopoldo I d'Asburgo puntava sul suo secondogenito, l'arciduca Carlo. Morto improvvisamente Giuseppe Ferdinando, Carlo II nominò suo successore Filippo d'Angiò, che divenne re di Spagna con il nome di Filippo V (1700-1724). Di fronte alla prospettiva di un'egemonia francese sul continente, fondata sull'alleanza dinastica con la monarchia spagnola, le potenze europee reagirono immediatamente: l'Austria, l'Inghilterra e le Province Unite (a cui presto si aggiunsero la Prussia-Brandeburgo, l'Hannover e il Palatinato) si unirono in una Grande alleanza che dichiarò guerra a Luigi XIV nel 1702. La Francia riuscì a resistere per circa dieci anni, ma infine, stremata, firmò i trattati di Utrecht (1713) e di Rastadt (1714), mediante i quali venne stabilita la nuova sistemazione territoriale e politica dell'Europa. UNA NUOVA CARTA DELL'EUROPA Furono l'Inghilterra e l'Austria a trarre i maggiori vantaggi dalla vittoria. Nel 1707, le Corone di Inghilterra e Scozia si erano unite in un unico regno di Gran Bretagna. La Gran Bretagna ottenne diversi possedimenti coloniali francesi in Nord America e, in Europa la Gibilterra e Minorca, oltre a privilegi commerciali dal Portogallo e dalla Spagna: tra questi, il diritto di inviare ogni anno una nave mercantile nelle colonie spagnole e la concessione del trasporto degli schiavi neri dall'Africa all'America. cambio del servizio prestato nella Guardia imperiale, lo zar concesse ai nobili le cariche dell'amministrazione locale e pieni poteri sui contadini. L'Austria sottrasse all'impero spagnolo i Paesi Bassi e i domini italiani, cioè Milano (a cui aggiunse Mantova), i presidi toscani, Napoli e la Sardegna. LaLa Corona di Spagna rimase a Filippo V, che in cambio rinunciò però a qualsiasi diritto su quella francese. L'Olanda poté mantenere i confini stabiliti dalla pace di Rijswijck conservando l'Alsazia, parte delle Fiandre e della Franca Contea. Il ducato di Savoia acquisì Alessandria, il Monferrato e la sovranità sulla Sicilia; la Prussia-Brandeburgo ebbe la provincia fiamminga della Ghelda. L'IMPEGNO SULL'EQUILIBRIO FRA LE MAGGIORI POTENZE Complessivamente, la guerra di Successione spagnola e i successivi negoziati di pace ebbero l'ef zzare i disegni egemonici francesi e di ridimensionare i possedimenti territoriali della Spagna in Europa, riaffermando il principio dell'equilibrio europeo. Nessuna potenza poteva più aspirare a imporre la propria egemonia territoriale sul continente: gli stati firmatari si impegnarono infatti ad "assicurare la pace europea attraverso l'equilibrio delle forze". Ciò comportava in pratica che le maggiori potenze si fronteggiassero e si sorvegliassero reciprocamente, così da impedire uno spostamento dei rapporti di forza a vantaggio dell'una o dell'altra. di LA RUSSIA DI PIETRO IL GRANDE E LA GUERRA DEL NORD Mentre la guerra di Successione spagnola teneva impegnata buona parte degli stati europei, infatti, a oriente si imponeva la Russia dello zar Pietro il Grande. La politica estera di Pietro puntava a sovvertire gli equilibri politici nell'area del Baltico. Per scalzare la Svezia di Carlo XII, la Russia si alleò con la Polonia e la Danimarca, avviando un lungo conflitto, noto come guerra del Nord, dal 1700 al 1721. Ad avere la meglio fu inizialmente la Svezia, che sconfisse Russia e Polonia, e nel 1707 riuscì persino a invadere la Russia. Ma le sorti del conflitto si rovesciarono presto: le armate dello zar, addestrate secondo i metodi bellici più moderni, lasciarono penetrare gli svedesi fino in Ucraina, dove accerchiarono e annientarono l'esercito di Carlo XII (1709). Dopo questa sconfitta della Svezia, in Polonia tornò sul trono Augusto II di Sassonia. Cinque anni dopo anche la flotta svedese venne battuta. Dal 1715 Carlo XII si trovò inoltre a dover affrontare anche la Prussia e l'Hannover. Dopo la sua morte (1718), la Svezia subì una nuova irrimediabile sconfitta. Mentre sulle coste meridionali del Baltico si affermò la Prussia-Brandeburgo, su quelle orientali si impose la Russia. La pace di Nystadt del 1721, con cui la Russia ottenne dalla Svezia la Livonia, l'Estonia, l'Ingria e una parte della Carelia, segnò il definitivo riconoscimento dell'impero russo come grande potenza. LA GUERRA DI SUCCESSIONE POLACCA (1733-1738) La morte del re di Polonia Augusto II di Sassonia, nel 1733, aprì il problema della successione al trono polacco. Stanislao eszczyński, re di Polonia dal 1704 al 1709, pretese di tornare sul trono con l'appoggio dalla nobiltà polacca e del nuovo re di Francia Luigi XV, che nel 1725 aveva sposato sua figlia Maria. Tuttavia, le sue ambizioni si scontrarono con quelle di Augusto III, figlio del defunto sovrano, sostenuto dagli Asburgo e dalla Russia. Da diplomatico lo scontro divenne militare: la Francia e la Spagna intervennero in favore di Leszczyński, lanciandosi in un'offensiva contro gli Asburgo; i francesi occuparono la Lorena e Milano, mentre gli spagnoli invasero la Sicilia (nel frattempo passata dai Savoia agli austriaci) e Napoli. Soltanto cinque anni dopo, con la pace di Vienna (1738), fu possibile giungere a un accordo in grado di ripristinare l'equilibrio europeo attraverso un intricato gioco dinastico: il trono di Polonia fu attribuito ad Augusto III di Sassonia, cioè al candidato russo-asburgico; a Leszczyński fu invece assegnata, a titolo vitalizio, la Lorena, che alla sua morte sarebbe passata in eredità alla figlia Maria, cioè alla Corona francese. A Carlo di Borbone, figlio del re di Spagna Filippo V, furono dati il regno di Napoli e la Sicilia. LA GUERRA DI SUCCESSIONE AUSTRIACA (1740-1748) Nel 1740, quando morì il sovrano d'Austria Carlo VI d'Asburgo, la mancanza di eredi maschi aprì infatti la strada a un altro conflitto internazionale. Carlo VI nel 1713 aveva emesso un editto, la Prammatica sanzione, con il quale aveva voluto garantire l'ascesa al trono d'Austria della propria discendenza diretta, anche in caso di un'erede femmina. L'impero sarebbe così passato nelle mani di sua figlia Maria Teresa. Tuttavia Francia, Spagna e Prussia rifiutarono di riconoscere la validità di questo editto e sostennero l'elezione al trono imperiale del duca Carlo Alberto di Baviera. Fu soprattutto il nuovo re di Prussia, Federico II, a cercare di approfittare della situazione tentando di annettersi la Slesia, un'importante regione mineraria dell'impero. Maria Teresa pur sostenuta dalla Gran Bretagna, dovette cedere la Slesia alla Prussia e Praga a Carlo Alberto di Baviera, che aveva occupato la città. Questi si fece poi proclamare re di Boemia e quindi eleggere imperatore del Sacro romano impero nel 1742, interrompendo il plurisecolare dominio degli Asburgo nella successione a tale carica. Maria Teresa trattò una pace separata con la Prussia, riconoscendo a Federico II la Slesia; quindi, oltre all'appoggio britannico, si garantì anche quello delle Province Unite e dei Savoia. Fu così in grado di impegnare la Francia su tre fronti: in Piemonte, nei Paesi Bassi asburgici e contro la Gran Bretagna. Le operazioni militari proseguirono fino alla pace di Aquisgrana (1748). Alla Prussia venne confermato il possesso della Slesia; in Italia, invece, il ducato di Parma e Piacenza passò a Filippo di Borbone (altro figlio di Filippo V di Spagna), mentre Vigevano e l'Alto Novarese furono attribuiti ai Savoia. Maria Teresa, vide riconosciuta a tutti gli effetti la legittimità della sua successione al trono d'Austria, a cui associò il marito Francesco Stefano di Lorena, che divenne imperatore con il nome di Francesco I. LA GUERRA DEI SETTE ANNI IL ROVESCIAMENTO DELLE ALLEANZE Dopo la fine della guerra di Successione austriaca gli Asburgo ritennero di doversi cautelare dalla Prussia nei territori tedeschi e dal predominio inglese. E lo fecero con una mossa concepita dal cancelliere di Maria Teresa, Wenzel Anton von Kaunitz, che li portò ad allearsi con i loro vecchi nemici, cioè i Borbone di Francia e di Spagna. In questa manovra l'Austria poté contare sull'appoggio della Russia, anch'essa preoccupata dalle mire espansionistiche della Prussia verso l'area baltica e dallo strapotere inglese sulle rotte commerciali mondiali. CONFLITTI EUROPEI E ACCESE RIVALITÀ NELLE COLONIE In India, dopo un'iniziale collaborazione a scapito dei potentati indiani, tra inglesi e francesi si era sviluppata un'aperta rivalità commerciale, e negli anni Quaranta, proprio mentre le due potenze si combattevano nell'ambito della guerra di Successione austriaca, la loro competizione in Asia era sfociata in un conflitto armato. Alla metà del secolo questo fenomeno si accentuò: dalle manifatture francesi uscivano prodotti che venivano esportati in tutto il mondo, anche in Gran Bretagna; i mercanti francesi spesso battevano quelli inglesi sui mercati extraeuropei, dal Levante alle Antille; in America settentrionale la Francia allargava i suoi insediamenti coloniali nella valle del Mississippi, chiudendo l'accesso ai coloni inglesi. UN CONFLITTO DI DIMENSIONI PLANETARIE La rivalità tra Francia e Gran Bretagna per i possedimenti coloniali nell'America settentrionale e in India, da un lato, e i contrasti tra la Prussia e l'Austria per il possesso della Slesia, dall'altro, furono le cause principali della cosiddetta guerra dei Sette anni: la guerra fu combattuta, oltre che in Europa, nelle colonie americane e asiatiche, e giunse a investire persino l'Africa. In base alle nuove alleanze si formarono due grandi schieramenti contrapposti: da un lato la Gran Bretagna e la Prussia, dall'altro la Francia, l'Austria e la Russia. IL CORSO DELLA GUERRA (1756-1763) In Europa il primo a muovere battaglia, nel 1756, fu Federico II di Prussia, che dopo diverse vittorie fu però sconfitto, nel 1759, dagli eserciti d'Austria e Russia, e costretto a subire l'occupazione di Berlino. L'esercito prussiano riuscì a cacciare gli austriaci dalla capitale solo nel 1762, quando ascese al trono di Russia lo zar Pietro III, il quale, essendo un grande ammiratore di Federico II, decise di ritirare le armate russe dal conflitto. In America, invece, furono gli inglesi a prendere l'iniziativa: dopo aver privato gli avversari di navi ed equipaggi con alcuni atti di pirateria, continuarono a rafforzare i propri contingenti, mentre i francesi, lasciarono sguarnite le loro postazioni. Tra il 1759 e il 1761 la Gran Bretagna acquisì in America settentrionale il controllo del Canada e della valle dell'Ohio, mentre in America centrale conquistò l'isola di Guadalupa. Gli inglesi giunsero a occupare anche la Martinica, Cuba e la Florida e, nel continente asiatico, si spinsero poi fino a Manila, nelle Filippine. Nel 1757, a Plassey (vicino a Calcutta) un esercito della Compagnia inglese delle Indie sconfisse il sovrano del Bengala, la regione più ricca ed estesa del subcontinente, e l'esercito francese, alleato degli indiani. La Gran Bretagna decretò la definitiva estromissione della Francia dall'India. I TRATTI DI PACE E I NUOVI RAPPORTI DI FORZA Nel 1763 a Hubertusburg, nei pressi di Lipsia, fu sancita la pace tra Austria e Prussia, e a Parigi quella tra Gran Bretagna e Francia. La Prussia conservò la Slesia; la Gran Bretagna vide confermati i considerevoli vantaggi territoriali ottenuti a spese dei francesi in India e soprattutto in America settentrionale, dove acquisì ufficialmente il Canada e i territori a est del fiume Mississippi (la Louisiana orientale); dovette restituire Cuba e le Filippine, occupate durante la guerra, alla Spagna, ma in cambio ottenne da questa la Florida; come compensazione di questa perdita territoriale la Spagna ricevette dalla Francia la parte occidentale della Louisiana. I francesi venivano così estromessi anche dall'America settentrionale. Gli inglesi, infine, guadagnarono anche alcuni territori nel continente africano (Senegal e Gambia), divenendo di fatto la prima potenza coloniale del mondo. La fine della guerra delineò soprattutto una nuova gerarchia internazionale con al vertice. la Gran Bretagna e la Prussia: la prima in quanto grande potenza navale e coloniale la seconda come prima potenza militare del continente europeo.

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L'IMPERO ASBURGICO E IL RUOLO DI AUSTRIA E PRUSSIA
stesso anno una nuova alleanza militare, la Lega santa, alla
quale, oltre all'Austria e a
L'IMPERO ASBURGICO E IL RUOLO DI AUSTRIA E PRUSSIA
stesso anno una nuova alleanza militare, la Lega santa, alla
quale, oltre all'Austria e a
L'IMPERO ASBURGICO E IL RUOLO DI AUSTRIA E PRUSSIA
stesso anno una nuova alleanza militare, la Lega santa, alla
quale, oltre all'Austria e a

(L'impero asburgico e il ruolo di Austria e Prussia, Pietro il Grande, l'Europa settecentesca tra guerre e nuovi equilibri, le guerre di successione e la guerra dei sette anni)

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L'IMPERO ASBURGICO E IL RUOLO DI AUSTRIA E PRUSSIA stesso anno una nuova alleanza militare, la Lega santa, alla quale, oltre all'Austria e alla Polonia, presero parte truppe veneziane e pontificie, e dal 1686 anche la Russia. Alla fine di una guerra durata quasi un decennio, gli ottomani furono costretti a retrocedere alle proprie posizioni di partenza. La vittoria di Zenta in Ungheria (1697) e la pace di Carlowitz (nell'attuale Serbia) del 1699 sancirono l'affermazione della monarchia austriaca come potenza dominante nell'Europa sud-orientale e balcanica. Da quel momento i domini asburgici diventarono uno Stato chiamato Austria. IL MONDO TEDESCO E LA MONARCHIA AUSTRIACA Nel 1658 divenne imperatore Leopoldo I d'Asburgo, il quale badò a concentrare i propri interessi nei territori dell'Europa centro-orientale e balcanica. Si trattava di regioni caratterizzate da una composizione etnica molto eterogenea: nell'alta e nella bassa Austria, nel Tirolo, in Stiria e in Carinzia predominava l'elemento tedesco, in Boemia quello slavo, in Slesia ancora i tedeschi; nelle regioni ungheresi e in Croazia si mescolavano magiari, rumeni e croati. Tramontata dunque ogni possibilità di riunificazione politica (e religiosa) della Germania, Leopoldo I s'impegnò ad assicurare più salde basi ai domini asburgici. Nelle regioni d'Ungheria, dove si era largamente diffuso il protestantesimo, l'imperatore impose con la forza l'obbedienza al cattolicesimo romano. Fu per questo che, a partire dal 1670, la nobiltà magiara insorse a...

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LA PRUSSIA DI FEDERICO GUGLIELMO Infine prescrisse abiti di stile europeo e impose ai nobili il taglio delle tradizionali lunghe barbe. Pietro non intendeva occidentalizzare in tutto e per tutto la Russia, bensì aveva l'obiettivo di trasformare il suo paese in una grande potenza. Anche per questo nel 1713 avrebbe trasferito la capitale russa da Mosca a San Pietroburgo, città fondata a questo scopo, nel 1703, sulla foce del fiume Neva, nel punto più occidentale del regno. Mentre l'impero asburgico viveva queste trasformazioni, più a nord una nuova potenza emergente stava ponendo le basi della sua futura egemonia nel mondo tedesco: la Prussia. Federico Guglielmo di Brandeburgo, della dinastia degli Hohenzollern, trasformò un insieme di possedimenti sparsi in un vero e proprio Stato moderno. Sul piano della politica interna, inoltre, Federico Guglielmo riuscì a ricondurre sotto la propria autorità le assemblee locali (che avevano il potere di opporsi alle tasse necessarie per sostenere le spese di guerra) e al contempo creò un saldo sistema di governo centralizzato attraverso una rete di funzionari di estrazione borghese. Sul piano economico, infine, negli anni successivi alla fine del conflitto il principe offrì asilo agli ugonotti esuli delle persecuzioni religiose in Francia, favorendo in questo modo lo sviluppo dell'industria e del commercio, che si giovarono delle competenze e dell'intraprendenza dei nuovi sudditi. LE RIFORME Deciso a modernizzare il più possibile la Russia, la politica di Pietro il Grande assunse i tratti tipici del dispotismo e trasformò l'impero in un enorme apparato burocratico per il controllo di tutti gli strati della società. A tal fine lo zar si avvalse dell'opera di governatori che lo informavano minutamente di tutto quanto accadeva nei territori a loro sottoposti. I membri del cosiddetto Ufficio degli araldi erano incaricati di verificare che i nobili assolvessero ai loro obblighi di servizio nei confronti dello zar e che avessero il livello di istruzione previsto per le funzioni militari di alto grado. I funzionari dell'Ufficio delle proprietà esercitavano invece uno stretto controllo sui servi della gleba, ossia su gran parte dei contadini adibiti al lavoro per conto dei loro signori e dello Stato. La servitù della gleba durò a lungo nell'Europa orientale, mantenuta in vita dal basso livello dell'urbanizzazione e da un'economia pressoché interamente rurale, che importava manufatti dall'Europa occidentale e praticava un tipo di agricoltura estensivo, con massiccio sfruttamento dei contadini locali vincolati alla terra. UNA SOCIETÀ STATICA Al momento in cui Pietro I assunse il potere, la società russa era ancora molto arretrata e legata in massima parte all'agricoltura: il 90% della popolazione era costituito da contadini, il 7% da nobili, mentre soltanto il 3% abitava nelle città e svolgeva attività mercantili. Il commercio con l'estero era molto limitato e gestito quasi interamente dagli stranieri: si esportavano materie prime, soprattutto legno e ferro, e si importavano manufatti, in particolare tessuti e oggetti di lusso. A esclusione di un'esigua minoranza al Nord, dove le terre erano meno fertili, i contadini erano servi nelle proprietà feudali: la maggior parte dei signori possedeva da 100 a 500 servi, mentre i nobili di alto rango possedevano più di 1000 servi. Nei feudi veniva prodotto tutto ciò che era necessario alla sussistenza, compresi i manufatti. Per le sue riforme Pietro aveva bisogno della collaborazione della nobiltà, perciò formalizzò i poteri e i privilegi dell'aristocrazia: in L'EUROPA SETTECENTESCA TRA GUERRE E NUOVI EQUILIBRI IL PRINCIPIO DELL'EQUILIBRIO EUROPEO All'inizio del XVIII secolo l'equilibrio europeo, di per sé precario, venne messo in discussione da una serie di guerre dovute ai contrasti per la successione dei troni rimasti vacanti, prima in Spagna, poi in Polonia e infine in Austria. A questi contrasti si aggiunsero inoltre le mire egemoniche della Russia di Pietro I. LA GUERRA DI SUCCESSIONE SPAGNOLA (1702-1714) LE GUERRE DI SUCCESSIONE E L'ASCESA DELLA RUSSIA Il primo di questi conflitti fu la guerra di Successione spagnola. Alla fine del XVII secolo il re di Spagna Carlo II, che regnava su un paese sempre più debole, sarebbe morto senza eredi. Leopoldo I d'Austria e Luigi XIV di Francia, sposati a due sorelle del re di Spagna, puntavano a una spartizione dell'immenso impero spagnolo. Per la successione si erano fatti avanti tre candidati. Quello più gradito a Madrid, a Londra e ad Amsterdam era il principe Giuseppe Ferdinando di Baviera, pronipote di Filippo IV (che era stato re di Spagna fra il 1621 e il 1665); Luigi XIV appoggiava invece suo nipote Filippo d'Angiò, mentre l'imperatore austriaco Leopoldo I d'Asburgo puntava sul suo secondogenito, l'arciduca Carlo. Morto improvvisamente Giuseppe Ferdinando, Carlo II nominò suo successore Filippo d'Angiò, che divenne re di Spagna con il nome di Filippo V (1700-1724). Di fronte alla prospettiva di un'egemonia francese sul continente, fondata sull'alleanza dinastica con la monarchia spagnola, le potenze europee reagirono immediatamente: l'Austria, l'Inghilterra e le Province Unite (a cui presto si aggiunsero la Prussia-Brandeburgo, l'Hannover e il Palatinato) si unirono in una Grande alleanza che dichiarò guerra a Luigi XIV nel 1702. La Francia riuscì a resistere per circa dieci anni, ma infine, stremata, firmò i trattati di Utrecht (1713) e di Rastadt (1714), mediante i quali venne stabilita la nuova sistemazione territoriale e politica dell'Europa. UNA NUOVA CARTA DELL'EUROPA Furono l'Inghilterra e l'Austria a trarre i maggiori vantaggi dalla vittoria. Nel 1707, le Corone di Inghilterra e Scozia si erano unite in un unico regno di Gran Bretagna. La Gran Bretagna ottenne diversi possedimenti coloniali francesi in Nord America e, in Europa la Gibilterra e Minorca, oltre a privilegi commerciali dal Portogallo e dalla Spagna: tra questi, il diritto di inviare ogni anno una nave mercantile nelle colonie spagnole e la concessione del trasporto degli schiavi neri dall'Africa all'America. cambio del servizio prestato nella Guardia imperiale, lo zar concesse ai nobili le cariche dell'amministrazione locale e pieni poteri sui contadini. L'Austria sottrasse all'impero spagnolo i Paesi Bassi e i domini italiani, cioè Milano (a cui aggiunse Mantova), i presidi toscani, Napoli e la Sardegna. LaLa Corona di Spagna rimase a Filippo V, che in cambio rinunciò però a qualsiasi diritto su quella francese. L'Olanda poté mantenere i confini stabiliti dalla pace di Rijswijck conservando l'Alsazia, parte delle Fiandre e della Franca Contea. Il ducato di Savoia acquisì Alessandria, il Monferrato e la sovranità sulla Sicilia; la Prussia-Brandeburgo ebbe la provincia fiamminga della Ghelda. L'IMPEGNO SULL'EQUILIBRIO FRA LE MAGGIORI POTENZE Complessivamente, la guerra di Successione spagnola e i successivi negoziati di pace ebbero l'ef zzare i disegni egemonici francesi e di ridimensionare i possedimenti territoriali della Spagna in Europa, riaffermando il principio dell'equilibrio europeo. Nessuna potenza poteva più aspirare a imporre la propria egemonia territoriale sul continente: gli stati firmatari si impegnarono infatti ad "assicurare la pace europea attraverso l'equilibrio delle forze". Ciò comportava in pratica che le maggiori potenze si fronteggiassero e si sorvegliassero reciprocamente, così da impedire uno spostamento dei rapporti di forza a vantaggio dell'una o dell'altra. di LA RUSSIA DI PIETRO IL GRANDE E LA GUERRA DEL NORD Mentre la guerra di Successione spagnola teneva impegnata buona parte degli stati europei, infatti, a oriente si imponeva la Russia dello zar Pietro il Grande. La politica estera di Pietro puntava a sovvertire gli equilibri politici nell'area del Baltico. Per scalzare la Svezia di Carlo XII, la Russia si alleò con la Polonia e la Danimarca, avviando un lungo conflitto, noto come guerra del Nord, dal 1700 al 1721. Ad avere la meglio fu inizialmente la Svezia, che sconfisse Russia e Polonia, e nel 1707 riuscì persino a invadere la Russia. Ma le sorti del conflitto si rovesciarono presto: le armate dello zar, addestrate secondo i metodi bellici più moderni, lasciarono penetrare gli svedesi fino in Ucraina, dove accerchiarono e annientarono l'esercito di Carlo XII (1709). Dopo questa sconfitta della Svezia, in Polonia tornò sul trono Augusto II di Sassonia. Cinque anni dopo anche la flotta svedese venne battuta. Dal 1715 Carlo XII si trovò inoltre a dover affrontare anche la Prussia e l'Hannover. Dopo la sua morte (1718), la Svezia subì una nuova irrimediabile sconfitta. Mentre sulle coste meridionali del Baltico si affermò la Prussia-Brandeburgo, su quelle orientali si impose la Russia. La pace di Nystadt del 1721, con cui la Russia ottenne dalla Svezia la Livonia, l'Estonia, l'Ingria e una parte della Carelia, segnò il definitivo riconoscimento dell'impero russo come grande potenza. LA GUERRA DI SUCCESSIONE POLACCA (1733-1738) La morte del re di Polonia Augusto II di Sassonia, nel 1733, aprì il problema della successione al trono polacco. Stanislao eszczyński, re di Polonia dal 1704 al 1709, pretese di tornare sul trono con l'appoggio dalla nobiltà polacca e del nuovo re di Francia Luigi XV, che nel 1725 aveva sposato sua figlia Maria. Tuttavia, le sue ambizioni si scontrarono con quelle di Augusto III, figlio del defunto sovrano, sostenuto dagli Asburgo e dalla Russia. Da diplomatico lo scontro divenne militare: la Francia e la Spagna intervennero in favore di Leszczyński, lanciandosi in un'offensiva contro gli Asburgo; i francesi occuparono la Lorena e Milano, mentre gli spagnoli invasero la Sicilia (nel frattempo passata dai Savoia agli austriaci) e Napoli. Soltanto cinque anni dopo, con la pace di Vienna (1738), fu possibile giungere a un accordo in grado di ripristinare l'equilibrio europeo attraverso un intricato gioco dinastico: il trono di Polonia fu attribuito ad Augusto III di Sassonia, cioè al candidato russo-asburgico; a Leszczyński fu invece assegnata, a titolo vitalizio, la Lorena, che alla sua morte sarebbe passata in eredità alla figlia Maria, cioè alla Corona francese. A Carlo di Borbone, figlio del re di Spagna Filippo V, furono dati il regno di Napoli e la Sicilia. LA GUERRA DI SUCCESSIONE AUSTRIACA (1740-1748) Nel 1740, quando morì il sovrano d'Austria Carlo VI d'Asburgo, la mancanza di eredi maschi aprì infatti la strada a un altro conflitto internazionale. Carlo VI nel 1713 aveva emesso un editto, la Prammatica sanzione, con il quale aveva voluto garantire l'ascesa al trono d'Austria della propria discendenza diretta, anche in caso di un'erede femmina. L'impero sarebbe così passato nelle mani di sua figlia Maria Teresa. Tuttavia Francia, Spagna e Prussia rifiutarono di riconoscere la validità di questo editto e sostennero l'elezione al trono imperiale del duca Carlo Alberto di Baviera. Fu soprattutto il nuovo re di Prussia, Federico II, a cercare di approfittare della situazione tentando di annettersi la Slesia, un'importante regione mineraria dell'impero. Maria Teresa pur sostenuta dalla Gran Bretagna, dovette cedere la Slesia alla Prussia e Praga a Carlo Alberto di Baviera, che aveva occupato la città. Questi si fece poi proclamare re di Boemia e quindi eleggere imperatore del Sacro romano impero nel 1742, interrompendo il plurisecolare dominio degli Asburgo nella successione a tale carica. Maria Teresa trattò una pace separata con la Prussia, riconoscendo a Federico II la Slesia; quindi, oltre all'appoggio britannico, si garantì anche quello delle Province Unite e dei Savoia. Fu così in grado di impegnare la Francia su tre fronti: in Piemonte, nei Paesi Bassi asburgici e contro la Gran Bretagna. Le operazioni militari proseguirono fino alla pace di Aquisgrana (1748). Alla Prussia venne confermato il possesso della Slesia; in Italia, invece, il ducato di Parma e Piacenza passò a Filippo di Borbone (altro figlio di Filippo V di Spagna), mentre Vigevano e l'Alto Novarese furono attribuiti ai Savoia. Maria Teresa, vide riconosciuta a tutti gli effetti la legittimità della sua successione al trono d'Austria, a cui associò il marito Francesco Stefano di Lorena, che divenne imperatore con il nome di Francesco I. LA GUERRA DEI SETTE ANNI IL ROVESCIAMENTO DELLE ALLEANZE Dopo la fine della guerra di Successione austriaca gli Asburgo ritennero di doversi cautelare dalla Prussia nei territori tedeschi e dal predominio inglese. E lo fecero con una mossa concepita dal cancelliere di Maria Teresa, Wenzel Anton von Kaunitz, che li portò ad allearsi con i loro vecchi nemici, cioè i Borbone di Francia e di Spagna. In questa manovra l'Austria poté contare sull'appoggio della Russia, anch'essa preoccupata dalle mire espansionistiche della Prussia verso l'area baltica e dallo strapotere inglese sulle rotte commerciali mondiali. CONFLITTI EUROPEI E ACCESE RIVALITÀ NELLE COLONIE In India, dopo un'iniziale collaborazione a scapito dei potentati indiani, tra inglesi e francesi si era sviluppata un'aperta rivalità commerciale, e negli anni Quaranta, proprio mentre le due potenze si combattevano nell'ambito della guerra di Successione austriaca, la loro competizione in Asia era sfociata in un conflitto armato. Alla metà del secolo questo fenomeno si accentuò: dalle manifatture francesi uscivano prodotti che venivano esportati in tutto il mondo, anche in Gran Bretagna; i mercanti francesi spesso battevano quelli inglesi sui mercati extraeuropei, dal Levante alle Antille; in America settentrionale la Francia allargava i suoi insediamenti coloniali nella valle del Mississippi, chiudendo l'accesso ai coloni inglesi. UN CONFLITTO DI DIMENSIONI PLANETARIE La rivalità tra Francia e Gran Bretagna per i possedimenti coloniali nell'America settentrionale e in India, da un lato, e i contrasti tra la Prussia e l'Austria per il possesso della Slesia, dall'altro, furono le cause principali della cosiddetta guerra dei Sette anni: la guerra fu combattuta, oltre che in Europa, nelle colonie americane e asiatiche, e giunse a investire persino l'Africa. In base alle nuove alleanze si formarono due grandi schieramenti contrapposti: da un lato la Gran Bretagna e la Prussia, dall'altro la Francia, l'Austria e la Russia. IL CORSO DELLA GUERRA (1756-1763) In Europa il primo a muovere battaglia, nel 1756, fu Federico II di Prussia, che dopo diverse vittorie fu però sconfitto, nel 1759, dagli eserciti d'Austria e Russia, e costretto a subire l'occupazione di Berlino. L'esercito prussiano riuscì a cacciare gli austriaci dalla capitale solo nel 1762, quando ascese al trono di Russia lo zar Pietro III, il quale, essendo un grande ammiratore di Federico II, decise di ritirare le armate russe dal conflitto. In America, invece, furono gli inglesi a prendere l'iniziativa: dopo aver privato gli avversari di navi ed equipaggi con alcuni atti di pirateria, continuarono a rafforzare i propri contingenti, mentre i francesi, lasciarono sguarnite le loro postazioni. Tra il 1759 e il 1761 la Gran Bretagna acquisì in America settentrionale il controllo del Canada e della valle dell'Ohio, mentre in America centrale conquistò l'isola di Guadalupa. Gli inglesi giunsero a occupare anche la Martinica, Cuba e la Florida e, nel continente asiatico, si spinsero poi fino a Manila, nelle Filippine. Nel 1757, a Plassey (vicino a Calcutta) un esercito della Compagnia inglese delle Indie sconfisse il sovrano del Bengala, la regione più ricca ed estesa del subcontinente, e l'esercito francese, alleato degli indiani. La Gran Bretagna decretò la definitiva estromissione della Francia dall'India. I TRATTI DI PACE E I NUOVI RAPPORTI DI FORZA Nel 1763 a Hubertusburg, nei pressi di Lipsia, fu sancita la pace tra Austria e Prussia, e a Parigi quella tra Gran Bretagna e Francia. La Prussia conservò la Slesia; la Gran Bretagna vide confermati i considerevoli vantaggi territoriali ottenuti a spese dei francesi in India e soprattutto in America settentrionale, dove acquisì ufficialmente il Canada e i territori a est del fiume Mississippi (la Louisiana orientale); dovette restituire Cuba e le Filippine, occupate durante la guerra, alla Spagna, ma in cambio ottenne da questa la Florida; come compensazione di questa perdita territoriale la Spagna ricevette dalla Francia la parte occidentale della Louisiana. I francesi venivano così estromessi anche dall'America settentrionale. Gli inglesi, infine, guadagnarono anche alcuni territori nel continente africano (Senegal e Gambia), divenendo di fatto la prima potenza coloniale del mondo. La fine della guerra delineò soprattutto una nuova gerarchia internazionale con al vertice. la Gran Bretagna e la Prussia: la prima in quanto grande potenza navale e coloniale la seconda come prima potenza militare del continente europeo.