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La prima metà del 900 ( la società di massa, la bella epoque, Giolitti e la prima Guerra )

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La società di massa La massa è un insieme omogeneo in cui singoli individui scompaiono rispetto a un gruppo nuovo e più importante soggetto politico e civile. Nella società di massa i cittadini vivono nei grandi agglomerati urbani; i loro rapporti fanno adesso capo alle grandi istituzioni: gli Stati, i partiti e i sindacati. In questo periodo non si produce più ciò che si consuma ma si partecipa alla economia di mercato. Durante la seconda rivoluzione industriale le trasformazioni politiche, economiche e culturali produssero una società uniforme e omogenea. Mentre con la terza rivoluzione industriale si diffonde in tutto il pianeta la società di massa: globalizzazione. Il terziario assunse un nuovo ruolo sempre più importate e i lavoratori di questo settore si unirono alla piccola borghesia. Crebbe il numero degli impiegati, che per essere distinti dagli operai (tute blu) venivano chiamati colletti bianchi. Aumentarono i dipendenti pubblici nei trasporti, nella sanità, grazie al progressivo aumento delle competenze dello stato. Per quanto riguarda il reddito, la piccola borghesia era ben lontana dalla alta borghesia, ma vicina all'aristocrazia operaia. Partiti di massa e sindacati. Alla fine dell'ottocento solo Francia, Germania e Svizzera prevedevano il suffragio universale maschile; in Italia l'introduzione del diritto di voto alla totalità dei cittadini maschili maggiorenni, fu introdotta nel 1912. A questo punto tutti i movimenti politici...

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Didascalia alternativa:

dovettero organizzarsi per conquistare un gran numero di elettori. Si affermò il modello del partito politico di massa, come forma di partecipazione popolare all'organizzazione politica. Sorsero organizzazioni sindacali che superavano l'impostazione tradizionale basata sulle associazioni di mestiere con una presenza sul territorio. Nacquero le Trade Unions; la Confederation General Du Travail, la Confederazione Generale del Lavoro. Queste organizzazioni potevano contare su milioni di iscritti; si trattava del più grande fenomeno di associazionismo nella storia europea. SCIOPERO: strumento di lotta per dare più forza alle rivendicazioni europee. Il dibattito politico e sociale Durante l'ottocento, l'attenzione si era spostata sui problemi causati dalla rivoluzione industriale, come la questione sociale. La popolazione si divideva: ● ● I conservatori, che erano preoccupati dagli scioperi di operai e contadini e ritenevano che la scolarizzazione che tra le masse popolari potesse compromettere i privilegi delle classi sociali più potenti; I socialisti, che sostenevano che la società giusta potesse nascere dalle lotte delle classi oppresse: gli agricoltori e gli operai; I liberali, esaltavano il valore della libertà e dell'iniziativa economica individuale. Lo stato doveva astenersi da ogni intervento nel campo economico; La chiesa condannava sia il socialismo e il libero mercato, invitando lavoratori e imprenditori ad abbandonare lo scontro. All'interno del movimento socialista si impose la tendenza marxista, che individuava nella rivoluzione lo strumento di riscatto del proletariato. Sorsero i primi partiti socialisti. Il primo a formarsi fu l'SPD, il partito socialdemocratico tedesco, nato nel 1875. Fu il modello per tutti gli altri partiti d'Europa, grazie all'efficienza organizzativa dovuta August Bebel e all'ideologia del marxismo. In Francia sorse un partito nel 1882 che però si scisse subito in diversi tronconi per riunirsi nel 1905. In Italia, il partito socialista "Partito dei Lavoratori Italiani", e nel 1895 assunse il nome di Partito Socialista Italiano, sotto l'esponente Filippo Turati. In Gran Bretagna il marxismo non riuscì a imporsi nelle Trade Unions. Si venne a formare la "società Fabiana" formata da intellettuali, fautori di una strategia gradualista e moderata. Gli stessi dirigenti della Trade Unions presero l'iniziativa di creare una formazione politica che fosse l'espressione di tutto il movimento operaio. Nel 1906 nacque così il Partito Laburista. I partiti socialisti europei avevano obbiettivi comuni: ● Auspicavano al superamento del sistema capitalistico e la gestione sociale dell'economia; Tutti erano internazionalisti e pacifisti e facevano capo a un'organizzazione erede di quella prima internazionale. La seconda internazionale La nascita della seconda internazionale socialista risale al 1889, quando i principali partiti socialisti si riunirono Parigi per approvare la riduzione della giornata lavorativa a 8 ore e la proclamazione di una giornata mondiale per la lotta, il primo maggio di ogni anno. Fu una federazione di partiti nazionali autonomi e sovrani. Fu dominata ideologicamente dal marxismo. Però si delinearono due tendenze: Quella revisionista o socialdemocratica che rifiutava la rivoluzione e poneva necessità di un'azione riformistica degli operai; Quella ortodossa o rivoluzionaria, una società senza classi da raggiungere attraverso una rivoluzione violenta. In Francia ebbe origine un'altra tendenza all'interno del movimento operaio, che prese il nome di sindacalismo rivoluzionario. Insistevano sulla necessità di addestrare le masse operaie alla lotta. Lo sciopero veniva visto come un esercizio in vista del grande sciopero generale rivoluzionario che avrebbe segnato la fine della società borghese. Il sindacalismo rivoluzionario contribuì a rendere più duro il conflitto in vista della prima guerra mondiale. La dottrina sociale della chiesa cattolica Il pontificato di Papa leone XIII fu caratterizzato dalla ricerca di una proposta sociale coerente con il messaggio evangelico. Nel 1891 fu pubblicata la Rerum Novarum contenente la seguente indicazioni: ● ● ● Emerse una nuova tendenza politica nel mondo cattolico definita democrazia cristiana rappresentata da Romolo Murri. Secondo questa tendenza bisognava superare il non exepedit, ovvero il divieto dei cattolici di partecipare alla vita politica italiana. Denuncia degli eccessi del capitalismo; Condanna delle teorie socialiste e collettiviste, che sostengono l'abolizione della proprietà privata; Invito allo stato a contrastare i motivi di lotta tra operai e padroni; Condanna la lotta di classe ed esorta alla collaborazione tra padroni e operai. Papa Pio X attuò e non eliminò il non expedit, i cattolici potevano essere eletti ma non potevano costituire un partito. Il non expedit verrà eliminato nel 1919, e verrà fondato il Partito popolare italiano, di luigi Sturzo. Il fatto più clamoroso fu condannare il modernismo che proponeva di interpretare la dottrina cattolica in chiave moderna. ● ● Il modernismo teologico: conciliava il progresso scientifico e filosofico all'insegnamento della chiesa; Il modernismo filosofico: se il cristianesimo aveva soppiantato l'ebraismo, una nuova forma religiosa avrebbe dovuto soppiantare il cristianesimo; Il modernismo politico di Romolo Murri; Il modernismo letterario. Suffragette e sistema fiscale La rivoluzione aveva portato le donne in fabbrica, ma le loro condizioni di lavoro erano durissime. Erano doppiamente discriminate perché percepivano un salario minore rispetto agli uomini e non potevano svolgere funzioni dirigenziali. Inoltre, non avevano diritto di voto. Nella seconda metà dell'ottocento, nacquero in UK e in USA, le suffragette. Erano donne di estrazione sociale borghese, avevano come obbiettivo, non solo la possibilità di votare ed essere elette, ma la completa parità tra uomo e donna. Tra la fine dell'ottocento e inizio novecento, furono istituite le assicurazioni per gli infortuni e di previdenza per la vecchiaia, inoltre al sussidio per i disoccupati. Vennero imposti limiti all'orario di lavoro e venne riconosciuto il diritto di riposo settimanale. Ciò aumento le spese di governi e amministrazioni che, dovette3ro incrementare l'aumento delle tasse. Le autorità intervennero espandendo i servizi pubblici, assumendone spesso il controllo tramite le aziende pubbliche. Venne potenziata l'offerta nel campo dell'istruzione e della cultura, dell'assistenza e dell'edilizia popolare. La belle epoque Il nuovo secolo sembrò dare avvio a un'epoca di pace e benessere. Il periodo che va da fine ottocento al 1914, è stato chiamato belle epoque. Anche se proprio in questo periodo si svilupparono il nazionalismo e il razzismo. Il termine belle epoque ricorda la sperimentazione della vita artistica e brillante, nelle grandi capitali simboleggiata dai Moulin Rouge, ma soprattutto per evocare l'impressione che quel period avrebbe portato benessere. Tuttavia si moltiplicarono i motivi di tensione fra le nazioni europee: si verificò rapidamente l'ascesa di America e Giappone e in diversi paesi asiatici e africani le prime rivolte d'indipendenza contro i colonialisti. Molti stati puntavano sulla potenza militare altri ne erano contro. Lo sviluppo capitalistico avrebbe aperto l'età della cooperazione, ma per altri avrebbe condotto a competizioni e guerre. Anche l'aumento delle spese militari venne considerato premessa di un conflitto inevitabile. Successivamente si affermò l'idea di nazione nella prima metta dell'800, e assunse pian piano un carattere reazionario e militaresco, fino a diventare ideologia di guerra. Il nazionalismo si diffuse in tutta Europa: ● ● ● Nazionalismo francese, esaltava il revanscismo (volontà di rivincita nei confronti della Germania); Nazionalismo italiano, rivendicò le terre ancora non liberate come il trentino; Nazionalismo tedesco, ebbe come programma il pangermanismo, che esaltava la razza ariana e accusò gli ebrei di tutti i mali della società tedesca; Il nazionalismo fomentò la logica della potenza e del militarismo e nell'epoca della società di massa suscitò la formazione di grandi eserciti di massa. ● Nazionalismo panslavista, in Russia si attuò una politica di espansione degli zar per la riunificazione delle erre slave, vi fu inoltre anche dell'antisemitismo nei confronti degli ebrei. Vi fu una ristrutturazione degli eserciti, in particolare con l'iniziativa del servizio militare obbligatorio, che applicava i principi della "leva di massa" della fase giacobbina della rivoluzione francese. Gli stati europei avevano posto resistenza a questo cambiamenti per due motivi: Dal punto di vista economico, era difficile mantenere eserciti di massa con le risorse a loro disponibili; Dal punto di vista politico, le classi dirigenti temevano di concedere le armi a masse potenzialmente rivoluzionarie, e temevano di dover concedere il diritto al voto a coloro che mettevano a rischio la propria vita per la patria. Inoltre i due fattori che contribuivano alla creazione dei grandi eserciti di massa erano: Un grande esercito era uno strumento anche in tempo di pace; ● La tecnologia metteva a disposizione grandi quantità di armi. Nacquero così i grandi eserciti moderni di massa che parteciparono alla prima guerra mondiale. ● Il dilagare del razzismo Per razzismo si intende sin dall'antichità, ma è riconducibile più alla xenofobia. Il precursore di questa convinzione fu Arthur de Gobineau: affermava che il primato di razza superiore spettasse a quella ariana. George Vacher de la Lapouge sosteneva che la superiorità della razza ariana risiedeva nella misura del suo cranio poiché dolicocefala (dal cranio grande) invece le altre razze soprattutto quella ebrea che era brachicefale (dal cranio piccolo) erano inferiori. Houston chamberlain sosteneva che la razza ariana fosse l'erede della popolazione greca e romana e che per diritto dovesse imporre il proprio dominio sulle altre. Anche se il razzismo riteneva di affondare le proprie radici nella scienza, il suo success fu legato a una sorta di isteria collettiva. Nella dichiarazione d'indipendenza degli stati uniti si affermava che tutti gli uomini nascono uguali, ma nella costituzione federale si riconosce l'esistenza della schiavitù per il quale una nero vale 3/5 di un bianco; questo rappresentava un paradosso poiché gli stai uniti erano la patria della moderna democrazia. Nel 1865 venne fondato il Ku Klux Klan che terrorizzava i neri, i cosiddetti carpetbaggers (quelli che giravano con la sacca sulle spalle) insieme ai scalawags indossavano lunghi vestiti bianchi con cappucci o cappelli a punta e sventolavano cartelli con insulti, questo gruppo arrivò a contare mezzo milione di persone. Venne attuata una repressione nei confronti di questa organizzazione, ma nel 1915 ne fu fondata una seconda organizzazione contro gli immigrati europei ed ebrei. La loro firma era costituita da due croci infuocate che venivano piantate nelle abitazioni delle vittime. Questa organizzazione offriva ai suoi aderenti l'illusione di poter fondare una comunità basata sulla razza, religione e comuni idee morali che si erano perse nella vita quotidiana. Il complotto ebraico Un caso particolare di razzismo è quello che gli ebrei non avrebbero le qualità morali e fisiche per diventare una "razza dominatrice" e che per poter accadere servivano delle attività segrete, confermate dai protocolli dei Savi di Sion. I protocolli si presentarono come i verbali delle sedute segrete. In realtà sarebbero il plagio del libro "Dialogo all'inferno tra Machiavelli e Montesquieu" furono realizzati da Mathieu Golovinski, nati per volontà del capo della polizia russa, come propaganda contro gli ebrei. L'affare Dreyfus Nel 1908 Charles Maurras fondò l'Action Francaise. Vedeva nella repubblica e nella democrazia l'origine di tutti i mali, quindi progettò uno stato fondato sull'esercito e il cattolicesimo. Si verificarono agitazioni sindacali e gli operai si ribellarono violentemente. Tra il 1912/14 sale al governo Raymond Poincare. Il nuovo governo di destra approvò il servizio militare a 3 anni. Nel 1914 però la leva venne ridota a due anni, proprio quando iniziò la prima guerra. Durante questo periodo, l'opinione pubblica fu scossa dal caso Dreyfus. Ebbe inizio nel 1894 quando i servizi segreti francesi trovarono nell'ambasciata tedesca materiali dell'esercito francese. Seguì un'inchiesta con la quale si scoprì una certa somiglianza tra la scrittura di quei materiali e quella di Dreyfus ufficiale dello stato maggiore. Le sue origini ebree giocarono però a suo sfavore e venne incarcerato. Successivamente analisi grafologiche misero in dubbio che si trattasse della sua scrittura, ma fu tutto inutile. Il 5 gennaio 1895 venne condannato ai lavori forzati nel carcere di Guyana. Questa situazione divenne motivo di una campagna antisemita. La scrittutra era simile a quella del comandante Esterhazy, ma per scagionare quest'ultimo i servizi segreti produssero altri documenti che accusarono Dreyfus. Emile Zola pubblicò un articolo nel quale accusava tutto lo stato maggiore di aver inquinato le prove. Per la pubblicazione venne condannata a un anno di prigione. A questo punto la Francia si divise tra dreyfusardi e antidreyfusardi. Nell'agosto del 1898 il colonello Henry in una lettera ammise di aver prodotto prove false, si tagliò la gola nella sua cella. Nel 1906 la corte di cassazione dichiarò Dreyfus innocente e venne decorato con la Legione d'Onore. Nazionalismo nell'impero asburgico Tra la fine dell'ottocento e il primo novecento le tensioni dell'impero austro-ungarico toccarono un punto critico: il paese era poco industrializzato e le uniche fabbriche che stavano a Vienna e in Boemia, per il resto si registrava un pesante immobilismo, le strutture erano dominate dai grandi proprietari terrieri e dalla chiesa. Le tensioni tra le altre nazionalità erano pericolose per la stabilità di quello stato. Nel 1867 nacque la duplice monarchia che aveva risolto un problema ma ne avevano aperti altri: il compromesso firmato col gruppo etnico magiaro aveva posto agli ungheresi dei privilegi, ma le altre nazioni si sentivano oppresse. Per il diffondersi del nazionalismo per l'arretratezza dell'impero i cechi e gli slavi richiesero l'indipendenza. Di fronte al nazionalismo venne elaborato un progetto trialistico che prevedeva di staccare gli slavi e creare cosi un terzo polo nazionale. Questo progetto ebbe l'appoggio di Francesco Ferdinando, al quale si opponevano i magiari, che avrebbero perso parte della loro autorità; erano contati anche i serbi e i croati che sostenevano la volontà di formare un unico stato salavo indipendente. I nazionalisti serbi e croati potevano contare sull'appoggio della Russia. Tutto ciò rendeva ancora più rovente la regione balcanica. Verso la prima guerra mondiale Nel 1890 la giuda della Germania passò a Guglielmo II e diede alla politica estera tedesca un indirizzo più aggressivo. La rete di alleanze creata da Bismark si divise in: ● Triplice alleanza: (Germania, Austria e Italia); ● Triplice intesa: (Gran Bretagna, Francia e Russia). Questo sistema era stato costituito in modo tale che se uno stato avesse attaccato, tutta l'Europa sarebbe entrata in guerra. Un altro pericoloso focolaio era scoppiato nell'area balcanica e si creò una miscela esplosiva che coinvolse vai paesi: ● ● L'Austria, che non aveva colonie puntava all'area balcanica come area di espansione; La Russia, intendeva crearsi uno sbocco sul mediterraneo e aveva come interesse la difesa dei popoli slavi e ortodossi; L'Italia, cercava di avere il pieno controllo del mar adriatico; La Gran Bretagna, riteneva molto importante quell'area per il commercio. Inoltre gli stessi stati balcanici volevano espandersi soprattutto la Serbia che guidava la rivoluzione antiturchi. La rivoluzione dei Giovani Turchi scoppiata a Istanbul nel 1908 pose fine al potere del sultano ed innescò una catena di rivalità che sfociarono nelle guerre balcaniche. Durante queste guerre l'Austria si impossessò della Bosnia-Erzegovina; questa iniziativa provocò le proteste della Serbia, Russia e Italia. I turchi subirono una sconfitta nel 1912 con l'occupazione della Libia da parte dell'Italia. L'impero ottomano cadde, la Serbia ne uscì vittoriosa e come la più grande potenza del territorio, ma ancora non aveva raggiunto i suoi obbiettivi: ● Il controllo della Bosnia-Erzegovina; ● Lo sbocco sul mare. Anche gli imperi centrali restarono insoddisfatti. L'età giolittiana Nel 1901 Vittorio Emanuele III nominò presidente del consiglio Zanardelli il quale venne affiancato con la carica di ministro degli interni, Giovanni Giolitti; Zanardelli a causa della sua veneranda età lascio il potere decisionale a Giolitti, fino al giorno del sue dimissione nel 1903. Giolitti dal 1901-14 esercitò una così forte influenza politica che questo periodo venne chiamato età Giolittiana. Egli aveva l'abitudine di abbandonare il governo nei momenti di crisi e di lasciarlo nelle mani di uomini di fiducia o di avversari cosi da dimostrare la loro incompetenza e tornare al governo subito dopo. Nel testo scritto da Giolitti "Memorie della mia vita" racconta di provenire da una famiglia di amministratori della cosa pubblica. Entrò in parlamento nel 1882 dopo aver lavorato per vent'anni nell'amministrazione statale, questo gli permise di conoscere a fondo la macchina statale. Nei primi due anni di attività al parlamento non prese mai parola e posizione sui problemi generali. Ma sapeva bene che solo facendo opposizione si sarebbe riuscito a ritagliare uno spazio nell'amministrazione del governo, anche se andò contro a un uomo stimato come Depretis. Per Giolitti era importante che il politico avesse buon senso e fosse deciso; che affrontasse i problemi con ironia e che avesse furbizia. L'età giolittiana coincise con il decollo della rivoluzione industriale, nel periodo che va dal 1896 al 1908 il tasso di crescita arrivò al 6,5% e si assestò successivamente al 2,4% tra il 1908-13. Vi furono progressi nell'industria siderurgica, elettrica e meccanica; inoltre si verificò un notevole incremento in quella del cotone. Si creò cosi il triangolo industriale (Torino, Milano e Genova); l'agricoltura migliorò solo nella pianura padana. L'industria italiana fu fortemente aiutata soprattutto dalle commesse statali nel campo dei trasporti ferroviari. La politica protezionistica, attuata con l'imposizione di alte tasse sui prodotti esteri favorì lo sviluppo delle industrie nel Nord Italia ma danneggiò il mezzogiorno. Un contributo notevole lo ebbero le banche miste, fondate con i capitali esteri. Lo sviluppo industriale portò notevoli miglioramenti nel livello medio di vita. I segni più evidenti si videro nelle città: l'illuminazione elettrica, i trasporti urbani e gli altri servizi pubblici. L'arrivo dell'acqua corrente e del gas in molte case rappresentò un progresso, vi furono innovazioni anche in campo medico e sanitario. Le conseguenze non furono solo positive, poiché la popolazione si trasferì tutta nelle città soprattutto nel triangolo industriale. La vita nelle citta comporto nuovi disagi per gli abitanti e soprattutto per gli operai. Giolitti elaborò un suo piano di riforme, coinvolgendo in particolare il partito socialista italiano all'interno del quale si erano formate due correnti: la riformista e la massimalista. I riformisti, guidati da Filippo Turati, ritenevano che si dovesse cambiare la società gradualmente attraverso riforme. I massimalisti, guidati da Benito Mussolini, ritenevano che per cambiare la società fosse necessaria la rivoluzione, senza scendere a patti. Giolitti cercò l'appoggio dei socialisti per rinforzare la democrazia e lo stesso Turati ma che non accettò. Cosi Turati venne messo in minoranza due volte, nel congresso di Bologna del 1904 e nel settembre dello stesso anno quando venne proclamato il primo sciopero generale nazionale. Giolitti così decise di indire nuove elezioni e il popolo premiò i liberali. Turati e i ridormisti tornarono alla guida del partito, ma furono superati da Mussolini e dai massimalisti nel Congresso di Reggio Emilia del 1912. Il doppio volto di Giolitti e l'emigrazione italiana Il modo di Giolitti di fare politica viene definito a doppio volto: Un volto aperto e democratico nell'affrontare i problemi al nord; Un volto conservatore e corrotto per il sud. Il nord assunse un atteggiamento lungimirante verso le nuove forze sociali; egli consenti gli scioperi e fece assumere al governo una posizione neutrale ne confronti dei sindacali. Giolitti era convinto che la peggior lotta di classe era quella che scoppiava per via del governo che rappresentava una solo classe; cosi facendo attirò le critiche dei conservatori. Giolitti quindi non si limitò a consentire gli scioperi ma farà alcune riforme: ● L'orario di lavoro venne diminuito a massimo 10 ore; ● Venne organizzata la Cassa Nazionale per l'invalidità e la vecchiaia dei lavoratori; Vennero presi dei provvedimenti allo scopo di tutelare maternità. Vi fu anche l'aumento dei salari; ma anche interventi nel campo ferroviario, vennero istituite assicurazioni sulla vita (INA), tale provvedimento non venne mai approvato dalle assicurazioni. Venne attuata una riforma monetaria che consentì una maggiore giustizia fiscale, ma non venne mai affrontata la questione meridionale e il divario tra Nord e Sud crebbe. L'azione di Giolitti nei confronti del mezzogiorno fu sporadico. La costruzione dell'acquedotto pugliese; gran parte del danaro che arrivo al sud servì ad alimentare clientele e corruzione. Per gli scioperi a sud Giolitti non fu neutrale appunto fece intervenire le forze dell'ordine causando molti morti. Il Sud divenne quindi un serbatoio di voti da controllare tramite: I prefetti che impedivano i comizi agli oppositori; le forze dell'ordine che arrestavano i sindacalisti e la corruzione. Giolitti venne ampiamente criticato poiché definito "ministro delle malavita" dallo storico Salvemini (giolittismo). I salari dei lavoratori al sud scesero portando il meridione alla povertà, molti contadini si videro perciò costretti a partire in cerca di fortuna incrementando il fenomeno dell'emigrazione. Nel Nord invece migliorò il livello della vita di una parte della società, in queste aree la popolazione era aumentata ma il settore agricolo era ancora in crisi dalla fine dell'ottocento. L'emigrazione è possibile suddividerla in due fasi: nella prima fase, tra il 1876 e il 1900 partirono dall'Italia circa 5.300.000 persone, un numero enorme pesando che la popolazione italiana era di circa 27 milioni di abitanti. Fu un'emigrazione di carattere individuale in cui un membro della famiglia partiva in cerca di fortuna in altri paesi. Dal sud le persone si spostavano in Argentina Stati Uniti e Brasile, dal nord invece andavano in Francia e Germania. La seconda fase va dal 1900 alla prima guerra mondiale e viene chiamata grande emigrazione poiché in soli 14 anni emigrarono quasi 9 milioni di persone, che vennero accolte da Francia e Stati Uniti con il 51% del totale. La Francia fu mete privilegiata per coloro che abitavano al Nord poiché la comunità italiana in franci passo da 40 mila a 600 mila unità. Questo non causò pochi problemi; i lavoratori francesi accusavano gli italiani di rubargli il lavoro e quindi abbassare il livello dei salari poiché il lavoratore italiano pretendeva una paga più esigua. Questo portò a dei disordini come quello nella cittadina di Aigues-Mortes dove alcune decine di italiani furono massacrati dalla folla; questo causò tensione diplomatiche tra i due paesi. L'emigrazione fu un fenomeno doloroso, tuttavia portò un pò di ricchezza. Chi lavorava all'estero mandava in Italia parte del guadagno, rimesse. I lavoratori rimasti videro il loro potere contrattuale aumentare e quindi salire lo stipendio. Lo spopolamento delle aree del meridione e montuose portò all'abbandono dei villaggi ridotti a pochi elementi più anziani ma che causò anche il dissesto del territorio. Tra successi e sconfitte Giolitti ritiene opportuno riprendere la politica coloniale per due motivi: Dimostrare ai nazionalisti che il suo era un governo in grado da aumentare il prestigio dell'Italia; Accontentare l'opinione pubblica che riteneva necessario conquistare nuove terre per nuovo lavoro. ● ● Il momento era favorevole in quanto il governo italiano accettando il dominio francese in Tunisia e Marocco aveva ottenuto la Libia. Cosi l'Italia dichiarò guerra alla Turchia che dominava la Libia, l'esercito occupò le città più grandi ma i tunisini resistettero allora l'esercito italiano decise di attaccare da un altro fronte quello delle isole Sporadi; i turchi si spaventarono e firmarono nel 1912 il trattato di Losanna in cui cedevano la Libia. La principale riforma democratica fu l'approvazione, nel maggio del 1912 del suffragio universale maschile, cioè l'ammissione al voto di tutti gli uomini di 30 anni o di 21 che sapessero leggere o avessero adempiuto all'obbligo del servizio militare. Le donne la otterranno solo nel 1946. Lo scopo di Giolitti era quello di avere più elettori poiché passarono da 3,3 milioni a 8,6 milioni; inoltre intendeva avvicinare al voto i socialisti e i cattolici. Il "non expedit" ovvero il divieto di votare e essere votati da parte dei cattolici emesso da papa Pio IX, venne ammorbidito e i cattolici si recarono alle urne nel 1904 e votarono i liberali per sconfiggere i socialisti. In tutto il mondo cattolico vi era grande fermento poiché dopo il Rerum Novarum del 1891 i cattolici si erano impegnati nella società attraverso l'Opera dei Congressi. Nacquero i sindacati, le cooperative bianche e l'azione cattolica. Nel 1913 Giolitti stipulò con l'Unione Elettorale Cattolica e con Gentiloni, il Patto Gentiloni. I cattolici promettevano di votare i candidati liberali che avessero deciso di difendere la chiesa. Alle elezioni del 1913 Giolitti ottenne la maggioranza. La guerra in Libia aveva indebolito il governo, l'economia tronava ad attraversare momenti di crisi e Giolitti si dimise. Al re indico come suo successore Antonio Salandra che però non seguì l'esempio di Giolitti nei confronti delle manifestazioni popolari, come in quella del 1943 in Romagna si servi dell'esercito causando innumerevoli morti. La situazione internazionale stava precipitando, la prima guerra mondiale era alle porte e l'età giolittiana era veramente finita. La cultura italiana Durante l'età giolittiana si diffuse in Italia la cultura di massa. Furono anni di grande fermento e nacquero riviste letterarie d divulgazione culturale e filosofica. L'Italia non rimase esclusa dalle correnti culturali europee, particolarmente al clima antipositivistico e irrazionalista, ma furono pochi gli scrittori italiani in grado di imporsi a livello internazionale. Gabriele D'Annunzio divenne presto uno dei protagonisti dell'epoca, grazie alle sue opere letterarie. Egli interpretò il superuomo di Nietzsche come un uomo superiore che vive una vita impossibile e incredibile agli occhi della massa. D'Annunzio seppe reclamizzare e ben amministrare il mito della sua persona influenzando la società italiana. Inoltre fu tra i primi intellettuali italiani a intuire il nuovo carattere di spettacolarità della società contemporanea. Cesare Lombroso fu l'inventore dell'antropologia criminale, una disciplina che tentava di applicare il metodo scientifico ai comportamenti umani in particolare alla criminalità. Per Lombroso esistono due tipi di delinquenti: il delinquente nato, ovvero in quel soggetto in cui vi sono anomalie involutive e in cui il comportamento criminale è naturale; e poi il criminale d'occasione, ovvero la delinquenza causata da fattori esterni. Il successo di questa teoria durò fino al 1909 alla morte di Lombroso, successivamente venne dimenticata. Il futurismo fu l'unico movimento in Italia con respiro internazionale. Il manifesto del futurismo pubblicato da Marinetti voleva esprimere l'aggressività e la violenza distruttiva nei confronti del passato. Il futurismo esaltava la nuova civiltà, cercava di attingere da sensazioni nuove dal mondo della scienza e della tecnica, rifiutando il mondo dell'interiorità. La prima guerra mondiale La prima guerra mondiale (14-18) ebbe varie cause, ovvero, di carattere politico, economico, militare e socioculturale. Le cause politiche riguardavano non solo i contrasti fra gli Stati europei, manche alcuni problemi presenti all'interno: ● ● ● La presenza di due schieramenti di Stati contrapposti: la Triplice alleanza (Germania, Austria e Italia) e la Triplice Intesa (Gran Bretagna, Francia e Russia). Le principali cause economiche furono: ● La rivalità economica, riguardante le colonie ovvero Gran Bretagna e Germania e la rapida crescita industriale di quest'ultima. I tedeschi aspiravano al controllo del centro Europa e quindi attuarono una politica espansionistica; fra il 1887-1912 il commercio tedesco era più che raddoppiato; La necessità per tutte le potenze industriali di espandere il mercato e garantirsi un continuo rifornimento di materie prime. Le cause militari sono riconducibili alla corsa degli armamenti dei paesi Europei. L'entrata in guerra fu facilitata da: ● ● Desiderio di rivincita; La rivalità tra Austria e Russia per il dominio nei Balcani; La crisi dell'impero ottomano, acuita nelle guerre balcaniche tra il 1912-13 e il trattato di Bucarest; ● ● Dal dilagante nazionalismo, esaltato dalla stampa sulla potenza dell'esercito; Dalle tesi razziste, sulla necessità di salvaguardare la razza da razze inferiori; Dal fatto che molti giovani, appartenenti alla piccola borghesia vedevano la guerra come unico mezzo per il cambiamento; L'esaltazione della guerra e della violenza ad opera dei movimenti culturali. Il 28 giugno 1914 Gavrilo Princip, uccise a Sarajevo l'erede al trono d'Austria, Francesco Ferdinando. L'attentato era stato preparato a Belgrado, il governo serbo non fece nulla e quesrto fatto venne usato dall'Austria come motivazione per l'aggressione militare. Il 23 luglio venne invitato alla Serbia un Ultimatum: La soppressione delle organizzazioni irredentistiche slave; Il divieto di ogni forma di propaganda antiaustriaca; L'apertura di un'inchiesta sull'attentato. Di conseguenza il 28 luglio l'Austria dichiarò guerra alla Serbia. In poco tempo il conflitto divenne una vera e propria guerra europea. Il 29 luglio la Russia dichiarò guerra alla Germania che l'aveva dichiarata alla Francia, le truppe tedesche diedero inizio al piano Schilieffen, che prevedeva un attacco massiccio aggirando le difese attraversando Belgio e Lussemburgo. Tale azione determinò l'intervento di Gran Bretagna alleandosi con Francia e Russia. L'Italia si dichiarò neutrale. Sul fronte occidentale, in Francia, le vicende belliche non furono a favore della Germania, che dopo una travolgente avanzata sino a 35 kilometri da Parigi, i francesi bloccarono l'avanzata sul fiume Marna, dal 6 al 12 settembre la terribile battaglia causò 500.000 vittime ma si concluse senza un vincitore. Dall'autunno del 1914, i due eserciti si fronteggiarono su un fronte di 800 kilometri. L'uso dell'artiglieria e delle mitragliatrici rendeva inutili a me gli attacchi di fanteria e si passò alla guerra di posizione. Sul fronte orientale tra agosto e settembre i tedeschi sconfissero i russi nelle battaglie di Tanenberg (25-30 agosto) e dei Laghi Masuri (4-10 settembre). Il 31 ottobre entrava in guerra la Turchia e si creò il fronte russo-turco e anglo-turco. Le responsabilità vanno suddivise fra tutti gli Stati, anche se un ruolo particolare l'ebbe la Germania anche nello scoppio del conflitto. Nella società tedesca erano presenti aspirazioni alla costituzione di un'Europa sotto la giuda del Reich. Nel 1914 in Germania s'è creata una psicosi dell'accerchiamento originata da due opposizioni, la Francia- l'Inghilterra e la Russia, mentre la Germania-Austria e Ungheria. L'Italia in guerra Nell'agosto del 1914, l'Italia si proclamò neutrale appellandosi alle clausole della Triplice Alleanza, ovvero solo guerre difensive. L'Austria e la Germania erano gli aggressori, accantonata l'idea di una guerra si aprì il dibattito per un intervento contro l'Austria; quindi si formarono due correnti: i neutralisti e gli interventisti. La maggioranza del popolo e dei parlamentari desideravano che l'Italia non partecipasse, tra cui vi era Giolitti, che per ottenere Trento e Trieste consigliava la neutralità dell'Italia. Oltre ai Liberali anche i socialisti non erano d'accordo, essi ritenevano uno scontro tra opposti interessi capitalistici, dal quale non si avrebbe alcun beneficio. Anche i cattolici rifiutavano la guerra, lo stesso Papa Benedetto XV la definì come un'inutile strage. La posizione favorevole al conflitto era tenuta dai nazionalisti e dagli irredentisti, convinti che la violenza bellica fosse segno di vitalità di una nazione tra cui Gabriele D'Annunzio e Giovanni Papini. Gli interventisti avevano come obbiettivo la liberazione di Trento e di Trieste. Gli alti ufficiali e la corte, vedevano la guerra come un'occasione per conseguire in maggior prestigio; la borghesia e gli industriali come un mezzo per maggior profitto. L'interventismo di sinistra rappresentato da democratici, repubblicani e socialisti; secondo loro l'Italia doveva schierarsi a fianco i paesi democratici contro l'Austria. L'organo principale di interventismo fu diretto da Benito Mussolini (Antonio Bosco), nel 1912 condusse una campagna a favore del neutralismo, ma dopo poco rovesciò la sua posizione politica schierandosi a favore degli interventismo. Il 26 aprile 1915, il ministro degli Esteri Sonnino sottoscrisse, il Patto di Londra, un patto segreto che andava contro la volontà della maggioranza del parlamento. Il patto impegnava l'Italia a entrare in guerra nel giro di un mese e in caso di vittoria, in caso di vittoria dell'Intesa cii sarebbe stata l'annessione di Trento e Trieste, il Sud Tirolo, l'Istria e parte dell'Albania. Il 3 maggio l'Italia uscì dalla Triplice Intesa, vi era un clima di tensione; sino al 24 maggio quando L'Italia dichiarò guerra all'Austria-Ungheria. La grande guerra Il 24 maggio 1915 l'esercito italiano non era ancora pronto a sostenere il conflitto, sin da subito si videro le prime difficoltà organizzative. La linea fronte italo-austriaco, che andava dal passo dello Stelvio alle foci dell'Isonzo, rendeva difficile la tenuta delle posizioni. Lo schieramento presentava, un punto debole al confine tra Trento e Veneto, se il nemico avesse aperto un varco sarebbe riuscito a prendere alla spalle l'esercito italiano. Il comandante supremo dell'esercito italiano fu nominato il generale Luigi Cardona che si distinse subito per la durissima disciplina e imposte ai soldati, poiché essi venivano puniti per ogni mancanza. Il generale Cardona, decise di portare un attacco frontale alle posizioni tenute dagli austriaci lungo l'Isonzo e sul carso Fra giugno e dicembre del 1915 si svolsero le prime quattro battaglie dell'Isonzo che provocarono migliaia di vittime ma non conseguirono ad alcun successo rilevante. Nel giugno 1916 gli austriaci scatenarono la strafexpedition, ovvero una spedizione punitiva contro l'ex alleato ritenuto colpevole di tradimento. Gli austriaci attaccando il punto debole dell'Esercito Italiano riuscirono a penetrare nel territorio, il generale Cardone ha deciso allora di sferrare una controffensiva sull'Isonzo che portò la conquista dei Monti San Michele e Sabotino con la liberazione di Gorizia. Le vicende belliche del 1915 furono complessivamente favorevoli agli imperi centrali. Sul fronte orientale la Russia subì una sconfitta alla seconda battaglia dei laghi masuri. Mentre l'entrata in guerra della Bulgaria favorì il crollo del completo della Serbia. I tedeschi prepararono contro l'esercito francese un offensivo che sfocia nella battaglia di Verdune e provocò più di 500.000 vittime. Gli alleati angolo francesi risposero con la battaglia della somme che consentì la tenuta del fronte francese ma a sua volta causò la morte circa un milione di uomini Sin dall'inizio il conflitto la Gran Bretagna aveva attuato un blocco navale alla fine di impedire ai porti dei teschi giunsero materie prime e alimentari. Per spezzare la cerchiamento della flotta della Germania affrontò la marina inglese nel mare del Nord dove si svolse la battaglia navale di Jutland, i tedeschi infissero notevoli perdita all'avversario. Nell'agosto gli imperi centrali uscirono impadronirsi della Romania appena entrati in guerra ottenendo così una buona fonte di approvvigionamento. Nel novembre 1916 morì l'impero otto austriaco Francesco Giuseppe al quale successe Carlo I. L'inferno delle trincee La prima guerra mondiale fu segnata dall'uso delle trincee un sistema difensivo utilizzato nella guerra di posizione. Vennero utilizzate per offrire riparo dal fuoco nemico e successivamente come vero e proprio rifugio. I militari erano costretti a viverci per lungo tempo, in uno stato di tensione continua nelle quali le condizioni igieniche erano disastrose. Una delle caratteristiche del primo conflitto mondiale fu la continua presenza di morte, con la quale i soldati dovevano convivere. Poiché i cadaveri restavano lì per giorni se non per sempre. I soldati inoltre soffrivano il panico soprattutto nel momento prima dell'assalto quando vi erano i primi colpi di artiglieria. La determinazione dei soldati era spinta dall'attaccamento alla nazione ma anche dalle punizioni in caso di diserzione. Per la maggior parte di essi dopo pochi giorni la guerre perse tutto il proprio eroismo trasformò in un flagello naturale. La tecnologia al servizio della guerra Oltre alle armi tradizionali, gli eserciti partecipanti alla prima guerra mondiale poterono utilizzare nuove armi e applicazioni tecnologiche. Vennero utilizzate le armi chimiche: dei gas il cui effetto era la morte per soffocamento o avvelenamento. La radiofonia permise lo sviluppo di mezzi di telecomunicazione, senza fili essenziali per coordinare le azioni accelerare le catene di comando. Un impatto limitato ebbe l'utilizzo dell'aviazione. Anche i carri armati furono utilizzati ma solo alla fine dl 1917, anche se i mezzi corazzati si dimostrarono davvero utili per spostare il fronte. Nella guerra navale fece la sua comparsa, il sottomarino: furono i tedeschi a utilizzarlo su larga scala, sia per attaccare le navi nemiche che per attaccare le navi mercantili per rallentare i rifornimenti. Il fronte e la mobilitazione totale Le popolazioni civili furono coinvolte nel conflitto. In primo luogo a subire danni e perdite furono gli abitanti delle zone in cui si svolgevano i combattimenti. Ma anche le popolazioni che vivevano lontano dal fronte subirono le conseguenze de conflitto: pesanti limitazioni della libertà personale, razionamento del cibo, rialzo dei prezzi e la diffusione delle epidemie; in pratica tutta la popolazione fu militarizzata. La riorganizzazione dell'assetto produttivo avvenne grazie a un massiccio intervento dello Stato, con una serie di misure che il liberismo di stampo ottocentesco non avrebbe mai previsto: settori industriali sottoposti a controllo governativo, controllo dei prodotti agricoli e razionamento dei beni. Per ottenere l'obbiettivo del successo finale i governi sottoposero le rispettive popolazioni a uno sforzo di mobilitazione totale: tutte le forze del paese dovevano puntare alla vittoria. Per mobilitare la popolazione i governi ricorsero massicciamente alla propaganda: essa era rivolta alle truppe per sostenerle il morale e anche ai civili. Negli anni precedenti alla guerra, la Seconda Internazionale socialista lanciò numerosi appelli per la pace. A livello locale, le scelte furono diverse e in molti partiti socialisti, nell'estate del 1914 prevalsero le ragioni degli interessi nazionali rispetto a quelle dell'internazionalismo operaio. Nel corso del conflitto, i socialisti pacifisti chiesero la pace condannando la guerra. Il genocidio degli armeni Il coinvolgimento delle popolazioni civili nelle vicende del primo conflitto mondiale raggiunse il suo culmine nel genocidio degli Armeni. Gli Armeni abitavano un territorio diviso fra impero russo e ottomano, già soggetto a persecuzioni nei decenni precedenti; allo scoppio del conflitto gli Armeni delle due fazioni si trovarono a dover combattere contro i loro fratelli. Nel 1915 fu decisa dal governo turco l'eliminazione sistematica della popolazione armena a causa della diserzione di essi. Gli armeni furono deportati nelle zone periferiche dell'impero, molti si persero nel deserto della Mesopotamia e altri morirono a causa della fame e del tifo. Secondo fonti turche, dall'agosto del 1915 morirono circa 300.000 persone, ma secondo altre furono più di 800.000 nel solo mese d'ottobre del 1916. Una stima seria si attesta intorno al milione di persone, ossia la metà della popolazione totale. Dalla svolta del 1917 alla conclusione del conflitto Dalla prospettiva di una lunga durata della guerra faceva prevedere un aumento delle difficoltà economiche per gli imperi centrali. Dal febbraio del 1917, i tedeschi decisero di intensificare la guerra sottomarina, che danneggiava i loro intensi scambi commerciali con Francia, Italia e Inghilterra; spinse gli USA a entrare in guerra a fianco dell'intesa. Nel 1917 fu un anno decisivo per le sorti del conflitto; nel marzo il regime zarista russo fu rovesciato e sostituito da una repubblica, il cui governo guidato da Kerenskij, decise di proseguire la guerra. La situazione interna divenne sempre più confusa sino alla rivoluzione dell'ottobre del 1917 quando il governo fu assunto da Lenin, che fece uscire la Russia dal conflitto, con l'accordo fu Brest-Litovsk. La Russia fu obbligata a pesanti concessioni: la Germania ottenne la Polonia e i paesi baltici e l'Ucraina diventava indipendente. Con un grande sforzo offensivo gli Austriaci e i tedeschi sfondarono le linee italiane a Caporetto il 24 ottobre 1917. La ritirata delle truppe italiane divenne in breve tempo una vera e propria disfatta, causando 400.000 vittime. La sconfitta ebbe immediate ripercussioni: fu formato un nuovo governo presieduto da Vittorio Emanuele Orlando. Il generale Cardona dovette lasciare il comando ad Armando Diaz che con la nuova linea di difesa sul Piave, il 12 novembre fu bloccata l'offensiva austriaca. Il nuovo comandante attuò una disciplina meno severa e puntò molto sull'addestramento. Le ragioni militari della disfatta di Caporetto sono da ricercarsi in un offensiva ben condotta da parte degli austriaci e del terreno favorevole agli attaccanti. Inoltre non bisogna dimenticare il clima di sfiducia diffuso al fronte e nel paese. I soldati erano ormai logorati nel fisico e nello spirito dall'interminabile guerra di trincea. Il rifiuto La guerra si manifestava soprattutto in comportamenti individuali ovvero fuga, autolesionismo, fenomeni di insubordinazione. Con la Pace di Brest-Lotovsk la Russia la Germania e l'Austria vertevano sempre più chiaramente che i blocchi economico attuato all'intesa impediva di prolungare ulteriormente lo sforzo bellico. Nel 1918 l'attacco portato dai tedeschi sul fronte occidentale si arenò e le truppe anglo-francesi ebbero la meglio nella battaglia della Marna e di Amies. Il 29 settembre la Bulgaria si arrese, l'Ungheria la Cecoslovacchia e la Jugoslavia si dichiararono indipendenti dall'Austria, che dovette subire la controffensiva italiana. Il 29 ottobre 1918 l'esercito austriaco fu sconfitto nella battaglia di Vittorio Veneto e costretto alla ritirata. Il 3 novembre a Villa Giusti venne firmato l'armistizio che sanciva la vittoria dell'Italia. L'11 novembre l'imperatore Carlo I abdicò abbandonò l'Austria e il 30 ottobre si arrese la Turchia. La Germania si preparava alla resa definitiva quando il 9 novembre Guglielmo II lasciò il trono. I trattati di pace I ministri dei paesi vincitori si riunirono a Parigi il 18 gennaio 1919 in una conferenza per la pace. I protagonisti delle trattative furono i rappresentanti delle quattro potenze vincitrici: Clemenceau per la Francia, Lloyd George per la Gran Bretagna, Wilson per gli Stati Uniti e Orlando per l'Italia. Il presidente americano Wilson aveva presentato 14 punti che riassumevano i progetti statunitensi per le future relazioni internazionali. Che richiamavano al rispetto dell'autodeterminazione delle nazioni, della libertà dei mari e dei principi democratici il nome dei quali l'intesa si era impegnata nella guerra. La Francia puntava a indebolire la Germania che assumeva una posizione dominante nel continente europeo, invece; la Gran Bretagna voleva evitare la rovina la Germania perché temeva che la Francia diventasse troppo potente. l'Italia pretendeva dell'ingrandimento territoriali che le erano stati promessi da Francia e Gran Bretagna. L'obiettivo della conferenza per la pace Era di ritrovare un equilibrio tra la necessità di penalizzare gli sconfitti e quella di risarcire i vincitori e quindi bisognava rispettare i 14 punti. Nel corso delle trattative si scontrano due strategie: Quella di Clemenceau che intendeva piegare la Germania per consentire la Francia e di sostituirla nel ruolo di grande potenza Europea; Quella di Wilson che proponeva un modello di democratico di convivenza Pacifico fondata sull'equilibrio delle Nazioni e sul rispetto dei popoli. Le trattative durano un anno e mezzo e alla fine prevalse la linea punitiva proposta dalla Francia. I trattati di Pace furono firmati tra il 1919 e il 1920 a Versailles, a Saint-Germain e Sévres. ● Venne riconosciuto indipendenti alcuni nuovi Stati europei: l'Ungheria, la Cecoslovacchia, la Jugoslavia, la Finlandia, Lettonia, la Lituania e l'Estonia. ● ● ● l'Austria perse circa 7/8 dei territori dell'Antico impero; La Palestina e l'Iraq furono affidati agli inglesi, la Siria alla Francia; La Germania con il trattato firmato a Versailles il 28 giugno 1919 venne riconosciuto come principale responsabile del conflitto, fu costretto a pagare i danni di guerra e a mantenere una flotta e un esercito molto ridotti e fu privata di tutte le colonie. l'Italia ricevette dall'Austria il Trentino, l'Alto Adige, da Venezia Giulia e Trieste. Il mister Orlando aveva chiesto anche i territori promessi col fatto di Londra, in Albania, Dalmazia e Turchia. La Turchia perse tutti i territori europei tranne la città di Istanbul Le reazioni ai trattati di Pace fu violenta in Germania. L'Italia non ebbe i vantaggi sperati e questo fatto causò il risentimento nei confronti degli alleati. La situazione internazionale mutuo profondamente.

La prima metà del 900 ( la società di massa, la bella epoque, Giolitti e la prima Guerra )

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Domenico

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La società di massa La massa è un insieme omogeneo in cui singoli individui scompaiono rispetto a un gruppo nuovo e più importante soggetto politico e civile. Nella società di massa i cittadini vivono nei grandi agglomerati urbani; i loro rapporti fanno adesso capo alle grandi istituzioni: gli Stati, i partiti e i sindacati. In questo periodo non si produce più ciò che si consuma ma si partecipa alla economia di mercato. Durante la seconda rivoluzione industriale le trasformazioni politiche, economiche e culturali produssero una società uniforme e omogenea. Mentre con la terza rivoluzione industriale si diffonde in tutto il pianeta la società di massa: globalizzazione. Il terziario assunse un nuovo ruolo sempre più importate e i lavoratori di questo settore si unirono alla piccola borghesia. Crebbe il numero degli impiegati, che per essere distinti dagli operai (tute blu) venivano chiamati colletti bianchi. Aumentarono i dipendenti pubblici nei trasporti, nella sanità, grazie al progressivo aumento delle competenze dello stato. Per quanto riguarda il reddito, la piccola borghesia era ben lontana dalla alta borghesia, ma vicina all'aristocrazia operaia. Partiti di massa e sindacati. Alla fine dell'ottocento solo Francia, Germania e Svizzera prevedevano il suffragio universale maschile; in Italia l'introduzione del diritto di voto alla totalità dei cittadini maschili maggiorenni, fu introdotta nel 1912. A questo punto tutti i movimenti politici...

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Didascalia alternativa:

dovettero organizzarsi per conquistare un gran numero di elettori. Si affermò il modello del partito politico di massa, come forma di partecipazione popolare all'organizzazione politica. Sorsero organizzazioni sindacali che superavano l'impostazione tradizionale basata sulle associazioni di mestiere con una presenza sul territorio. Nacquero le Trade Unions; la Confederation General Du Travail, la Confederazione Generale del Lavoro. Queste organizzazioni potevano contare su milioni di iscritti; si trattava del più grande fenomeno di associazionismo nella storia europea. SCIOPERO: strumento di lotta per dare più forza alle rivendicazioni europee. Il dibattito politico e sociale Durante l'ottocento, l'attenzione si era spostata sui problemi causati dalla rivoluzione industriale, come la questione sociale. La popolazione si divideva: ● ● I conservatori, che erano preoccupati dagli scioperi di operai e contadini e ritenevano che la scolarizzazione che tra le masse popolari potesse compromettere i privilegi delle classi sociali più potenti; I socialisti, che sostenevano che la società giusta potesse nascere dalle lotte delle classi oppresse: gli agricoltori e gli operai; I liberali, esaltavano il valore della libertà e dell'iniziativa economica individuale. Lo stato doveva astenersi da ogni intervento nel campo economico; La chiesa condannava sia il socialismo e il libero mercato, invitando lavoratori e imprenditori ad abbandonare lo scontro. All'interno del movimento socialista si impose la tendenza marxista, che individuava nella rivoluzione lo strumento di riscatto del proletariato. Sorsero i primi partiti socialisti. Il primo a formarsi fu l'SPD, il partito socialdemocratico tedesco, nato nel 1875. Fu il modello per tutti gli altri partiti d'Europa, grazie all'efficienza organizzativa dovuta August Bebel e all'ideologia del marxismo. In Francia sorse un partito nel 1882 che però si scisse subito in diversi tronconi per riunirsi nel 1905. In Italia, il partito socialista "Partito dei Lavoratori Italiani", e nel 1895 assunse il nome di Partito Socialista Italiano, sotto l'esponente Filippo Turati. In Gran Bretagna il marxismo non riuscì a imporsi nelle Trade Unions. Si venne a formare la "società Fabiana" formata da intellettuali, fautori di una strategia gradualista e moderata. Gli stessi dirigenti della Trade Unions presero l'iniziativa di creare una formazione politica che fosse l'espressione di tutto il movimento operaio. Nel 1906 nacque così il Partito Laburista. I partiti socialisti europei avevano obbiettivi comuni: ● Auspicavano al superamento del sistema capitalistico e la gestione sociale dell'economia; Tutti erano internazionalisti e pacifisti e facevano capo a un'organizzazione erede di quella prima internazionale. La seconda internazionale La nascita della seconda internazionale socialista risale al 1889, quando i principali partiti socialisti si riunirono Parigi per approvare la riduzione della giornata lavorativa a 8 ore e la proclamazione di una giornata mondiale per la lotta, il primo maggio di ogni anno. Fu una federazione di partiti nazionali autonomi e sovrani. Fu dominata ideologicamente dal marxismo. Però si delinearono due tendenze: Quella revisionista o socialdemocratica che rifiutava la rivoluzione e poneva necessità di un'azione riformistica degli operai; Quella ortodossa o rivoluzionaria, una società senza classi da raggiungere attraverso una rivoluzione violenta. In Francia ebbe origine un'altra tendenza all'interno del movimento operaio, che prese il nome di sindacalismo rivoluzionario. Insistevano sulla necessità di addestrare le masse operaie alla lotta. Lo sciopero veniva visto come un esercizio in vista del grande sciopero generale rivoluzionario che avrebbe segnato la fine della società borghese. Il sindacalismo rivoluzionario contribuì a rendere più duro il conflitto in vista della prima guerra mondiale. La dottrina sociale della chiesa cattolica Il pontificato di Papa leone XIII fu caratterizzato dalla ricerca di una proposta sociale coerente con il messaggio evangelico. Nel 1891 fu pubblicata la Rerum Novarum contenente la seguente indicazioni: ● ● ● Emerse una nuova tendenza politica nel mondo cattolico definita democrazia cristiana rappresentata da Romolo Murri. Secondo questa tendenza bisognava superare il non exepedit, ovvero il divieto dei cattolici di partecipare alla vita politica italiana. Denuncia degli eccessi del capitalismo; Condanna delle teorie socialiste e collettiviste, che sostengono l'abolizione della proprietà privata; Invito allo stato a contrastare i motivi di lotta tra operai e padroni; Condanna la lotta di classe ed esorta alla collaborazione tra padroni e operai. Papa Pio X attuò e non eliminò il non expedit, i cattolici potevano essere eletti ma non potevano costituire un partito. Il non expedit verrà eliminato nel 1919, e verrà fondato il Partito popolare italiano, di luigi Sturzo. Il fatto più clamoroso fu condannare il modernismo che proponeva di interpretare la dottrina cattolica in chiave moderna. ● ● Il modernismo teologico: conciliava il progresso scientifico e filosofico all'insegnamento della chiesa; Il modernismo filosofico: se il cristianesimo aveva soppiantato l'ebraismo, una nuova forma religiosa avrebbe dovuto soppiantare il cristianesimo; Il modernismo politico di Romolo Murri; Il modernismo letterario. Suffragette e sistema fiscale La rivoluzione aveva portato le donne in fabbrica, ma le loro condizioni di lavoro erano durissime. Erano doppiamente discriminate perché percepivano un salario minore rispetto agli uomini e non potevano svolgere funzioni dirigenziali. Inoltre, non avevano diritto di voto. Nella seconda metà dell'ottocento, nacquero in UK e in USA, le suffragette. Erano donne di estrazione sociale borghese, avevano come obbiettivo, non solo la possibilità di votare ed essere elette, ma la completa parità tra uomo e donna. Tra la fine dell'ottocento e inizio novecento, furono istituite le assicurazioni per gli infortuni e di previdenza per la vecchiaia, inoltre al sussidio per i disoccupati. Vennero imposti limiti all'orario di lavoro e venne riconosciuto il diritto di riposo settimanale. Ciò aumento le spese di governi e amministrazioni che, dovette3ro incrementare l'aumento delle tasse. Le autorità intervennero espandendo i servizi pubblici, assumendone spesso il controllo tramite le aziende pubbliche. Venne potenziata l'offerta nel campo dell'istruzione e della cultura, dell'assistenza e dell'edilizia popolare. La belle epoque Il nuovo secolo sembrò dare avvio a un'epoca di pace e benessere. Il periodo che va da fine ottocento al 1914, è stato chiamato belle epoque. Anche se proprio in questo periodo si svilupparono il nazionalismo e il razzismo. Il termine belle epoque ricorda la sperimentazione della vita artistica e brillante, nelle grandi capitali simboleggiata dai Moulin Rouge, ma soprattutto per evocare l'impressione che quel period avrebbe portato benessere. Tuttavia si moltiplicarono i motivi di tensione fra le nazioni europee: si verificò rapidamente l'ascesa di America e Giappone e in diversi paesi asiatici e africani le prime rivolte d'indipendenza contro i colonialisti. Molti stati puntavano sulla potenza militare altri ne erano contro. Lo sviluppo capitalistico avrebbe aperto l'età della cooperazione, ma per altri avrebbe condotto a competizioni e guerre. Anche l'aumento delle spese militari venne considerato premessa di un conflitto inevitabile. Successivamente si affermò l'idea di nazione nella prima metta dell'800, e assunse pian piano un carattere reazionario e militaresco, fino a diventare ideologia di guerra. Il nazionalismo si diffuse in tutta Europa: ● ● ● Nazionalismo francese, esaltava il revanscismo (volontà di rivincita nei confronti della Germania); Nazionalismo italiano, rivendicò le terre ancora non liberate come il trentino; Nazionalismo tedesco, ebbe come programma il pangermanismo, che esaltava la razza ariana e accusò gli ebrei di tutti i mali della società tedesca; Il nazionalismo fomentò la logica della potenza e del militarismo e nell'epoca della società di massa suscitò la formazione di grandi eserciti di massa. ● Nazionalismo panslavista, in Russia si attuò una politica di espansione degli zar per la riunificazione delle erre slave, vi fu inoltre anche dell'antisemitismo nei confronti degli ebrei. Vi fu una ristrutturazione degli eserciti, in particolare con l'iniziativa del servizio militare obbligatorio, che applicava i principi della "leva di massa" della fase giacobbina della rivoluzione francese. Gli stati europei avevano posto resistenza a questo cambiamenti per due motivi: Dal punto di vista economico, era difficile mantenere eserciti di massa con le risorse a loro disponibili; Dal punto di vista politico, le classi dirigenti temevano di concedere le armi a masse potenzialmente rivoluzionarie, e temevano di dover concedere il diritto al voto a coloro che mettevano a rischio la propria vita per la patria. Inoltre i due fattori che contribuivano alla creazione dei grandi eserciti di massa erano: Un grande esercito era uno strumento anche in tempo di pace; ● La tecnologia metteva a disposizione grandi quantità di armi. Nacquero così i grandi eserciti moderni di massa che parteciparono alla prima guerra mondiale. ● Il dilagare del razzismo Per razzismo si intende sin dall'antichità, ma è riconducibile più alla xenofobia. Il precursore di questa convinzione fu Arthur de Gobineau: affermava che il primato di razza superiore spettasse a quella ariana. George Vacher de la Lapouge sosteneva che la superiorità della razza ariana risiedeva nella misura del suo cranio poiché dolicocefala (dal cranio grande) invece le altre razze soprattutto quella ebrea che era brachicefale (dal cranio piccolo) erano inferiori. Houston chamberlain sosteneva che la razza ariana fosse l'erede della popolazione greca e romana e che per diritto dovesse imporre il proprio dominio sulle altre. Anche se il razzismo riteneva di affondare le proprie radici nella scienza, il suo success fu legato a una sorta di isteria collettiva. Nella dichiarazione d'indipendenza degli stati uniti si affermava che tutti gli uomini nascono uguali, ma nella costituzione federale si riconosce l'esistenza della schiavitù per il quale una nero vale 3/5 di un bianco; questo rappresentava un paradosso poiché gli stai uniti erano la patria della moderna democrazia. Nel 1865 venne fondato il Ku Klux Klan che terrorizzava i neri, i cosiddetti carpetbaggers (quelli che giravano con la sacca sulle spalle) insieme ai scalawags indossavano lunghi vestiti bianchi con cappucci o cappelli a punta e sventolavano cartelli con insulti, questo gruppo arrivò a contare mezzo milione di persone. Venne attuata una repressione nei confronti di questa organizzazione, ma nel 1915 ne fu fondata una seconda organizzazione contro gli immigrati europei ed ebrei. La loro firma era costituita da due croci infuocate che venivano piantate nelle abitazioni delle vittime. Questa organizzazione offriva ai suoi aderenti l'illusione di poter fondare una comunità basata sulla razza, religione e comuni idee morali che si erano perse nella vita quotidiana. Il complotto ebraico Un caso particolare di razzismo è quello che gli ebrei non avrebbero le qualità morali e fisiche per diventare una "razza dominatrice" e che per poter accadere servivano delle attività segrete, confermate dai protocolli dei Savi di Sion. I protocolli si presentarono come i verbali delle sedute segrete. In realtà sarebbero il plagio del libro "Dialogo all'inferno tra Machiavelli e Montesquieu" furono realizzati da Mathieu Golovinski, nati per volontà del capo della polizia russa, come propaganda contro gli ebrei. L'affare Dreyfus Nel 1908 Charles Maurras fondò l'Action Francaise. Vedeva nella repubblica e nella democrazia l'origine di tutti i mali, quindi progettò uno stato fondato sull'esercito e il cattolicesimo. Si verificarono agitazioni sindacali e gli operai si ribellarono violentemente. Tra il 1912/14 sale al governo Raymond Poincare. Il nuovo governo di destra approvò il servizio militare a 3 anni. Nel 1914 però la leva venne ridota a due anni, proprio quando iniziò la prima guerra. Durante questo periodo, l'opinione pubblica fu scossa dal caso Dreyfus. Ebbe inizio nel 1894 quando i servizi segreti francesi trovarono nell'ambasciata tedesca materiali dell'esercito francese. Seguì un'inchiesta con la quale si scoprì una certa somiglianza tra la scrittura di quei materiali e quella di Dreyfus ufficiale dello stato maggiore. Le sue origini ebree giocarono però a suo sfavore e venne incarcerato. Successivamente analisi grafologiche misero in dubbio che si trattasse della sua scrittura, ma fu tutto inutile. Il 5 gennaio 1895 venne condannato ai lavori forzati nel carcere di Guyana. Questa situazione divenne motivo di una campagna antisemita. La scrittutra era simile a quella del comandante Esterhazy, ma per scagionare quest'ultimo i servizi segreti produssero altri documenti che accusarono Dreyfus. Emile Zola pubblicò un articolo nel quale accusava tutto lo stato maggiore di aver inquinato le prove. Per la pubblicazione venne condannata a un anno di prigione. A questo punto la Francia si divise tra dreyfusardi e antidreyfusardi. Nell'agosto del 1898 il colonello Henry in una lettera ammise di aver prodotto prove false, si tagliò la gola nella sua cella. Nel 1906 la corte di cassazione dichiarò Dreyfus innocente e venne decorato con la Legione d'Onore. Nazionalismo nell'impero asburgico Tra la fine dell'ottocento e il primo novecento le tensioni dell'impero austro-ungarico toccarono un punto critico: il paese era poco industrializzato e le uniche fabbriche che stavano a Vienna e in Boemia, per il resto si registrava un pesante immobilismo, le strutture erano dominate dai grandi proprietari terrieri e dalla chiesa. Le tensioni tra le altre nazionalità erano pericolose per la stabilità di quello stato. Nel 1867 nacque la duplice monarchia che aveva risolto un problema ma ne avevano aperti altri: il compromesso firmato col gruppo etnico magiaro aveva posto agli ungheresi dei privilegi, ma le altre nazioni si sentivano oppresse. Per il diffondersi del nazionalismo per l'arretratezza dell'impero i cechi e gli slavi richiesero l'indipendenza. Di fronte al nazionalismo venne elaborato un progetto trialistico che prevedeva di staccare gli slavi e creare cosi un terzo polo nazionale. Questo progetto ebbe l'appoggio di Francesco Ferdinando, al quale si opponevano i magiari, che avrebbero perso parte della loro autorità; erano contati anche i serbi e i croati che sostenevano la volontà di formare un unico stato salavo indipendente. I nazionalisti serbi e croati potevano contare sull'appoggio della Russia. Tutto ciò rendeva ancora più rovente la regione balcanica. Verso la prima guerra mondiale Nel 1890 la giuda della Germania passò a Guglielmo II e diede alla politica estera tedesca un indirizzo più aggressivo. La rete di alleanze creata da Bismark si divise in: ● Triplice alleanza: (Germania, Austria e Italia); ● Triplice intesa: (Gran Bretagna, Francia e Russia). Questo sistema era stato costituito in modo tale che se uno stato avesse attaccato, tutta l'Europa sarebbe entrata in guerra. Un altro pericoloso focolaio era scoppiato nell'area balcanica e si creò una miscela esplosiva che coinvolse vai paesi: ● ● L'Austria, che non aveva colonie puntava all'area balcanica come area di espansione; La Russia, intendeva crearsi uno sbocco sul mediterraneo e aveva come interesse la difesa dei popoli slavi e ortodossi; L'Italia, cercava di avere il pieno controllo del mar adriatico; La Gran Bretagna, riteneva molto importante quell'area per il commercio. Inoltre gli stessi stati balcanici volevano espandersi soprattutto la Serbia che guidava la rivoluzione antiturchi. La rivoluzione dei Giovani Turchi scoppiata a Istanbul nel 1908 pose fine al potere del sultano ed innescò una catena di rivalità che sfociarono nelle guerre balcaniche. Durante queste guerre l'Austria si impossessò della Bosnia-Erzegovina; questa iniziativa provocò le proteste della Serbia, Russia e Italia. I turchi subirono una sconfitta nel 1912 con l'occupazione della Libia da parte dell'Italia. L'impero ottomano cadde, la Serbia ne uscì vittoriosa e come la più grande potenza del territorio, ma ancora non aveva raggiunto i suoi obbiettivi: ● Il controllo della Bosnia-Erzegovina; ● Lo sbocco sul mare. Anche gli imperi centrali restarono insoddisfatti. L'età giolittiana Nel 1901 Vittorio Emanuele III nominò presidente del consiglio Zanardelli il quale venne affiancato con la carica di ministro degli interni, Giovanni Giolitti; Zanardelli a causa della sua veneranda età lascio il potere decisionale a Giolitti, fino al giorno del sue dimissione nel 1903. Giolitti dal 1901-14 esercitò una così forte influenza politica che questo periodo venne chiamato età Giolittiana. Egli aveva l'abitudine di abbandonare il governo nei momenti di crisi e di lasciarlo nelle mani di uomini di fiducia o di avversari cosi da dimostrare la loro incompetenza e tornare al governo subito dopo. Nel testo scritto da Giolitti "Memorie della mia vita" racconta di provenire da una famiglia di amministratori della cosa pubblica. Entrò in parlamento nel 1882 dopo aver lavorato per vent'anni nell'amministrazione statale, questo gli permise di conoscere a fondo la macchina statale. Nei primi due anni di attività al parlamento non prese mai parola e posizione sui problemi generali. Ma sapeva bene che solo facendo opposizione si sarebbe riuscito a ritagliare uno spazio nell'amministrazione del governo, anche se andò contro a un uomo stimato come Depretis. Per Giolitti era importante che il politico avesse buon senso e fosse deciso; che affrontasse i problemi con ironia e che avesse furbizia. L'età giolittiana coincise con il decollo della rivoluzione industriale, nel periodo che va dal 1896 al 1908 il tasso di crescita arrivò al 6,5% e si assestò successivamente al 2,4% tra il 1908-13. Vi furono progressi nell'industria siderurgica, elettrica e meccanica; inoltre si verificò un notevole incremento in quella del cotone. Si creò cosi il triangolo industriale (Torino, Milano e Genova); l'agricoltura migliorò solo nella pianura padana. L'industria italiana fu fortemente aiutata soprattutto dalle commesse statali nel campo dei trasporti ferroviari. La politica protezionistica, attuata con l'imposizione di alte tasse sui prodotti esteri favorì lo sviluppo delle industrie nel Nord Italia ma danneggiò il mezzogiorno. Un contributo notevole lo ebbero le banche miste, fondate con i capitali esteri. Lo sviluppo industriale portò notevoli miglioramenti nel livello medio di vita. I segni più evidenti si videro nelle città: l'illuminazione elettrica, i trasporti urbani e gli altri servizi pubblici. L'arrivo dell'acqua corrente e del gas in molte case rappresentò un progresso, vi furono innovazioni anche in campo medico e sanitario. Le conseguenze non furono solo positive, poiché la popolazione si trasferì tutta nelle città soprattutto nel triangolo industriale. La vita nelle citta comporto nuovi disagi per gli abitanti e soprattutto per gli operai. Giolitti elaborò un suo piano di riforme, coinvolgendo in particolare il partito socialista italiano all'interno del quale si erano formate due correnti: la riformista e la massimalista. I riformisti, guidati da Filippo Turati, ritenevano che si dovesse cambiare la società gradualmente attraverso riforme. I massimalisti, guidati da Benito Mussolini, ritenevano che per cambiare la società fosse necessaria la rivoluzione, senza scendere a patti. Giolitti cercò l'appoggio dei socialisti per rinforzare la democrazia e lo stesso Turati ma che non accettò. Cosi Turati venne messo in minoranza due volte, nel congresso di Bologna del 1904 e nel settembre dello stesso anno quando venne proclamato il primo sciopero generale nazionale. Giolitti così decise di indire nuove elezioni e il popolo premiò i liberali. Turati e i ridormisti tornarono alla guida del partito, ma furono superati da Mussolini e dai massimalisti nel Congresso di Reggio Emilia del 1912. Il doppio volto di Giolitti e l'emigrazione italiana Il modo di Giolitti di fare politica viene definito a doppio volto: Un volto aperto e democratico nell'affrontare i problemi al nord; Un volto conservatore e corrotto per il sud. Il nord assunse un atteggiamento lungimirante verso le nuove forze sociali; egli consenti gli scioperi e fece assumere al governo una posizione neutrale ne confronti dei sindacali. Giolitti era convinto che la peggior lotta di classe era quella che scoppiava per via del governo che rappresentava una solo classe; cosi facendo attirò le critiche dei conservatori. Giolitti quindi non si limitò a consentire gli scioperi ma farà alcune riforme: ● L'orario di lavoro venne diminuito a massimo 10 ore; ● Venne organizzata la Cassa Nazionale per l'invalidità e la vecchiaia dei lavoratori; Vennero presi dei provvedimenti allo scopo di tutelare maternità. Vi fu anche l'aumento dei salari; ma anche interventi nel campo ferroviario, vennero istituite assicurazioni sulla vita (INA), tale provvedimento non venne mai approvato dalle assicurazioni. Venne attuata una riforma monetaria che consentì una maggiore giustizia fiscale, ma non venne mai affrontata la questione meridionale e il divario tra Nord e Sud crebbe. L'azione di Giolitti nei confronti del mezzogiorno fu sporadico. La costruzione dell'acquedotto pugliese; gran parte del danaro che arrivo al sud servì ad alimentare clientele e corruzione. Per gli scioperi a sud Giolitti non fu neutrale appunto fece intervenire le forze dell'ordine causando molti morti. Il Sud divenne quindi un serbatoio di voti da controllare tramite: I prefetti che impedivano i comizi agli oppositori; le forze dell'ordine che arrestavano i sindacalisti e la corruzione. Giolitti venne ampiamente criticato poiché definito "ministro delle malavita" dallo storico Salvemini (giolittismo). I salari dei lavoratori al sud scesero portando il meridione alla povertà, molti contadini si videro perciò costretti a partire in cerca di fortuna incrementando il fenomeno dell'emigrazione. Nel Nord invece migliorò il livello della vita di una parte della società, in queste aree la popolazione era aumentata ma il settore agricolo era ancora in crisi dalla fine dell'ottocento. L'emigrazione è possibile suddividerla in due fasi: nella prima fase, tra il 1876 e il 1900 partirono dall'Italia circa 5.300.000 persone, un numero enorme pesando che la popolazione italiana era di circa 27 milioni di abitanti. Fu un'emigrazione di carattere individuale in cui un membro della famiglia partiva in cerca di fortuna in altri paesi. Dal sud le persone si spostavano in Argentina Stati Uniti e Brasile, dal nord invece andavano in Francia e Germania. La seconda fase va dal 1900 alla prima guerra mondiale e viene chiamata grande emigrazione poiché in soli 14 anni emigrarono quasi 9 milioni di persone, che vennero accolte da Francia e Stati Uniti con il 51% del totale. La Francia fu mete privilegiata per coloro che abitavano al Nord poiché la comunità italiana in franci passo da 40 mila a 600 mila unità. Questo non causò pochi problemi; i lavoratori francesi accusavano gli italiani di rubargli il lavoro e quindi abbassare il livello dei salari poiché il lavoratore italiano pretendeva una paga più esigua. Questo portò a dei disordini come quello nella cittadina di Aigues-Mortes dove alcune decine di italiani furono massacrati dalla folla; questo causò tensione diplomatiche tra i due paesi. L'emigrazione fu un fenomeno doloroso, tuttavia portò un pò di ricchezza. Chi lavorava all'estero mandava in Italia parte del guadagno, rimesse. I lavoratori rimasti videro il loro potere contrattuale aumentare e quindi salire lo stipendio. Lo spopolamento delle aree del meridione e montuose portò all'abbandono dei villaggi ridotti a pochi elementi più anziani ma che causò anche il dissesto del territorio. Tra successi e sconfitte Giolitti ritiene opportuno riprendere la politica coloniale per due motivi: Dimostrare ai nazionalisti che il suo era un governo in grado da aumentare il prestigio dell'Italia; Accontentare l'opinione pubblica che riteneva necessario conquistare nuove terre per nuovo lavoro. ● ● Il momento era favorevole in quanto il governo italiano accettando il dominio francese in Tunisia e Marocco aveva ottenuto la Libia. Cosi l'Italia dichiarò guerra alla Turchia che dominava la Libia, l'esercito occupò le città più grandi ma i tunisini resistettero allora l'esercito italiano decise di attaccare da un altro fronte quello delle isole Sporadi; i turchi si spaventarono e firmarono nel 1912 il trattato di Losanna in cui cedevano la Libia. La principale riforma democratica fu l'approvazione, nel maggio del 1912 del suffragio universale maschile, cioè l'ammissione al voto di tutti gli uomini di 30 anni o di 21 che sapessero leggere o avessero adempiuto all'obbligo del servizio militare. Le donne la otterranno solo nel 1946. Lo scopo di Giolitti era quello di avere più elettori poiché passarono da 3,3 milioni a 8,6 milioni; inoltre intendeva avvicinare al voto i socialisti e i cattolici. Il "non expedit" ovvero il divieto di votare e essere votati da parte dei cattolici emesso da papa Pio IX, venne ammorbidito e i cattolici si recarono alle urne nel 1904 e votarono i liberali per sconfiggere i socialisti. In tutto il mondo cattolico vi era grande fermento poiché dopo il Rerum Novarum del 1891 i cattolici si erano impegnati nella società attraverso l'Opera dei Congressi. Nacquero i sindacati, le cooperative bianche e l'azione cattolica. Nel 1913 Giolitti stipulò con l'Unione Elettorale Cattolica e con Gentiloni, il Patto Gentiloni. I cattolici promettevano di votare i candidati liberali che avessero deciso di difendere la chiesa. Alle elezioni del 1913 Giolitti ottenne la maggioranza. La guerra in Libia aveva indebolito il governo, l'economia tronava ad attraversare momenti di crisi e Giolitti si dimise. Al re indico come suo successore Antonio Salandra che però non seguì l'esempio di Giolitti nei confronti delle manifestazioni popolari, come in quella del 1943 in Romagna si servi dell'esercito causando innumerevoli morti. La situazione internazionale stava precipitando, la prima guerra mondiale era alle porte e l'età giolittiana era veramente finita. La cultura italiana Durante l'età giolittiana si diffuse in Italia la cultura di massa. Furono anni di grande fermento e nacquero riviste letterarie d divulgazione culturale e filosofica. L'Italia non rimase esclusa dalle correnti culturali europee, particolarmente al clima antipositivistico e irrazionalista, ma furono pochi gli scrittori italiani in grado di imporsi a livello internazionale. Gabriele D'Annunzio divenne presto uno dei protagonisti dell'epoca, grazie alle sue opere letterarie. Egli interpretò il superuomo di Nietzsche come un uomo superiore che vive una vita impossibile e incredibile agli occhi della massa. D'Annunzio seppe reclamizzare e ben amministrare il mito della sua persona influenzando la società italiana. Inoltre fu tra i primi intellettuali italiani a intuire il nuovo carattere di spettacolarità della società contemporanea. Cesare Lombroso fu l'inventore dell'antropologia criminale, una disciplina che tentava di applicare il metodo scientifico ai comportamenti umani in particolare alla criminalità. Per Lombroso esistono due tipi di delinquenti: il delinquente nato, ovvero in quel soggetto in cui vi sono anomalie involutive e in cui il comportamento criminale è naturale; e poi il criminale d'occasione, ovvero la delinquenza causata da fattori esterni. Il successo di questa teoria durò fino al 1909 alla morte di Lombroso, successivamente venne dimenticata. Il futurismo fu l'unico movimento in Italia con respiro internazionale. Il manifesto del futurismo pubblicato da Marinetti voleva esprimere l'aggressività e la violenza distruttiva nei confronti del passato. Il futurismo esaltava la nuova civiltà, cercava di attingere da sensazioni nuove dal mondo della scienza e della tecnica, rifiutando il mondo dell'interiorità. La prima guerra mondiale La prima guerra mondiale (14-18) ebbe varie cause, ovvero, di carattere politico, economico, militare e socioculturale. Le cause politiche riguardavano non solo i contrasti fra gli Stati europei, manche alcuni problemi presenti all'interno: ● ● ● La presenza di due schieramenti di Stati contrapposti: la Triplice alleanza (Germania, Austria e Italia) e la Triplice Intesa (Gran Bretagna, Francia e Russia). Le principali cause economiche furono: ● La rivalità economica, riguardante le colonie ovvero Gran Bretagna e Germania e la rapida crescita industriale di quest'ultima. I tedeschi aspiravano al controllo del centro Europa e quindi attuarono una politica espansionistica; fra il 1887-1912 il commercio tedesco era più che raddoppiato; La necessità per tutte le potenze industriali di espandere il mercato e garantirsi un continuo rifornimento di materie prime. Le cause militari sono riconducibili alla corsa degli armamenti dei paesi Europei. L'entrata in guerra fu facilitata da: ● ● Desiderio di rivincita; La rivalità tra Austria e Russia per il dominio nei Balcani; La crisi dell'impero ottomano, acuita nelle guerre balcaniche tra il 1912-13 e il trattato di Bucarest; ● ● Dal dilagante nazionalismo, esaltato dalla stampa sulla potenza dell'esercito; Dalle tesi razziste, sulla necessità di salvaguardare la razza da razze inferiori; Dal fatto che molti giovani, appartenenti alla piccola borghesia vedevano la guerra come unico mezzo per il cambiamento; L'esaltazione della guerra e della violenza ad opera dei movimenti culturali. Il 28 giugno 1914 Gavrilo Princip, uccise a Sarajevo l'erede al trono d'Austria, Francesco Ferdinando. L'attentato era stato preparato a Belgrado, il governo serbo non fece nulla e quesrto fatto venne usato dall'Austria come motivazione per l'aggressione militare. Il 23 luglio venne invitato alla Serbia un Ultimatum: La soppressione delle organizzazioni irredentistiche slave; Il divieto di ogni forma di propaganda antiaustriaca; L'apertura di un'inchiesta sull'attentato. Di conseguenza il 28 luglio l'Austria dichiarò guerra alla Serbia. In poco tempo il conflitto divenne una vera e propria guerra europea. Il 29 luglio la Russia dichiarò guerra alla Germania che l'aveva dichiarata alla Francia, le truppe tedesche diedero inizio al piano Schilieffen, che prevedeva un attacco massiccio aggirando le difese attraversando Belgio e Lussemburgo. Tale azione determinò l'intervento di Gran Bretagna alleandosi con Francia e Russia. L'Italia si dichiarò neutrale. Sul fronte occidentale, in Francia, le vicende belliche non furono a favore della Germania, che dopo una travolgente avanzata sino a 35 kilometri da Parigi, i francesi bloccarono l'avanzata sul fiume Marna, dal 6 al 12 settembre la terribile battaglia causò 500.000 vittime ma si concluse senza un vincitore. Dall'autunno del 1914, i due eserciti si fronteggiarono su un fronte di 800 kilometri. L'uso dell'artiglieria e delle mitragliatrici rendeva inutili a me gli attacchi di fanteria e si passò alla guerra di posizione. Sul fronte orientale tra agosto e settembre i tedeschi sconfissero i russi nelle battaglie di Tanenberg (25-30 agosto) e dei Laghi Masuri (4-10 settembre). Il 31 ottobre entrava in guerra la Turchia e si creò il fronte russo-turco e anglo-turco. Le responsabilità vanno suddivise fra tutti gli Stati, anche se un ruolo particolare l'ebbe la Germania anche nello scoppio del conflitto. Nella società tedesca erano presenti aspirazioni alla costituzione di un'Europa sotto la giuda del Reich. Nel 1914 in Germania s'è creata una psicosi dell'accerchiamento originata da due opposizioni, la Francia- l'Inghilterra e la Russia, mentre la Germania-Austria e Ungheria. L'Italia in guerra Nell'agosto del 1914, l'Italia si proclamò neutrale appellandosi alle clausole della Triplice Alleanza, ovvero solo guerre difensive. L'Austria e la Germania erano gli aggressori, accantonata l'idea di una guerra si aprì il dibattito per un intervento contro l'Austria; quindi si formarono due correnti: i neutralisti e gli interventisti. La maggioranza del popolo e dei parlamentari desideravano che l'Italia non partecipasse, tra cui vi era Giolitti, che per ottenere Trento e Trieste consigliava la neutralità dell'Italia. Oltre ai Liberali anche i socialisti non erano d'accordo, essi ritenevano uno scontro tra opposti interessi capitalistici, dal quale non si avrebbe alcun beneficio. Anche i cattolici rifiutavano la guerra, lo stesso Papa Benedetto XV la definì come un'inutile strage. La posizione favorevole al conflitto era tenuta dai nazionalisti e dagli irredentisti, convinti che la violenza bellica fosse segno di vitalità di una nazione tra cui Gabriele D'Annunzio e Giovanni Papini. Gli interventisti avevano come obbiettivo la liberazione di Trento e di Trieste. Gli alti ufficiali e la corte, vedevano la guerra come un'occasione per conseguire in maggior prestigio; la borghesia e gli industriali come un mezzo per maggior profitto. L'interventismo di sinistra rappresentato da democratici, repubblicani e socialisti; secondo loro l'Italia doveva schierarsi a fianco i paesi democratici contro l'Austria. L'organo principale di interventismo fu diretto da Benito Mussolini (Antonio Bosco), nel 1912 condusse una campagna a favore del neutralismo, ma dopo poco rovesciò la sua posizione politica schierandosi a favore degli interventismo. Il 26 aprile 1915, il ministro degli Esteri Sonnino sottoscrisse, il Patto di Londra, un patto segreto che andava contro la volontà della maggioranza del parlamento. Il patto impegnava l'Italia a entrare in guerra nel giro di un mese e in caso di vittoria, in caso di vittoria dell'Intesa cii sarebbe stata l'annessione di Trento e Trieste, il Sud Tirolo, l'Istria e parte dell'Albania. Il 3 maggio l'Italia uscì dalla Triplice Intesa, vi era un clima di tensione; sino al 24 maggio quando L'Italia dichiarò guerra all'Austria-Ungheria. La grande guerra Il 24 maggio 1915 l'esercito italiano non era ancora pronto a sostenere il conflitto, sin da subito si videro le prime difficoltà organizzative. La linea fronte italo-austriaco, che andava dal passo dello Stelvio alle foci dell'Isonzo, rendeva difficile la tenuta delle posizioni. Lo schieramento presentava, un punto debole al confine tra Trento e Veneto, se il nemico avesse aperto un varco sarebbe riuscito a prendere alla spalle l'esercito italiano. Il comandante supremo dell'esercito italiano fu nominato il generale Luigi Cardona che si distinse subito per la durissima disciplina e imposte ai soldati, poiché essi venivano puniti per ogni mancanza. Il generale Cardona, decise di portare un attacco frontale alle posizioni tenute dagli austriaci lungo l'Isonzo e sul carso Fra giugno e dicembre del 1915 si svolsero le prime quattro battaglie dell'Isonzo che provocarono migliaia di vittime ma non conseguirono ad alcun successo rilevante. Nel giugno 1916 gli austriaci scatenarono la strafexpedition, ovvero una spedizione punitiva contro l'ex alleato ritenuto colpevole di tradimento. Gli austriaci attaccando il punto debole dell'Esercito Italiano riuscirono a penetrare nel territorio, il generale Cardone ha deciso allora di sferrare una controffensiva sull'Isonzo che portò la conquista dei Monti San Michele e Sabotino con la liberazione di Gorizia. Le vicende belliche del 1915 furono complessivamente favorevoli agli imperi centrali. Sul fronte orientale la Russia subì una sconfitta alla seconda battaglia dei laghi masuri. Mentre l'entrata in guerra della Bulgaria favorì il crollo del completo della Serbia. I tedeschi prepararono contro l'esercito francese un offensivo che sfocia nella battaglia di Verdune e provocò più di 500.000 vittime. Gli alleati angolo francesi risposero con la battaglia della somme che consentì la tenuta del fronte francese ma a sua volta causò la morte circa un milione di uomini Sin dall'inizio il conflitto la Gran Bretagna aveva attuato un blocco navale alla fine di impedire ai porti dei teschi giunsero materie prime e alimentari. Per spezzare la cerchiamento della flotta della Germania affrontò la marina inglese nel mare del Nord dove si svolse la battaglia navale di Jutland, i tedeschi infissero notevoli perdita all'avversario. Nell'agosto gli imperi centrali uscirono impadronirsi della Romania appena entrati in guerra ottenendo così una buona fonte di approvvigionamento. Nel novembre 1916 morì l'impero otto austriaco Francesco Giuseppe al quale successe Carlo I. L'inferno delle trincee La prima guerra mondiale fu segnata dall'uso delle trincee un sistema difensivo utilizzato nella guerra di posizione. Vennero utilizzate per offrire riparo dal fuoco nemico e successivamente come vero e proprio rifugio. I militari erano costretti a viverci per lungo tempo, in uno stato di tensione continua nelle quali le condizioni igieniche erano disastrose. Una delle caratteristiche del primo conflitto mondiale fu la continua presenza di morte, con la quale i soldati dovevano convivere. Poiché i cadaveri restavano lì per giorni se non per sempre. I soldati inoltre soffrivano il panico soprattutto nel momento prima dell'assalto quando vi erano i primi colpi di artiglieria. La determinazione dei soldati era spinta dall'attaccamento alla nazione ma anche dalle punizioni in caso di diserzione. Per la maggior parte di essi dopo pochi giorni la guerre perse tutto il proprio eroismo trasformò in un flagello naturale. La tecnologia al servizio della guerra Oltre alle armi tradizionali, gli eserciti partecipanti alla prima guerra mondiale poterono utilizzare nuove armi e applicazioni tecnologiche. Vennero utilizzate le armi chimiche: dei gas il cui effetto era la morte per soffocamento o avvelenamento. La radiofonia permise lo sviluppo di mezzi di telecomunicazione, senza fili essenziali per coordinare le azioni accelerare le catene di comando. Un impatto limitato ebbe l'utilizzo dell'aviazione. Anche i carri armati furono utilizzati ma solo alla fine dl 1917, anche se i mezzi corazzati si dimostrarono davvero utili per spostare il fronte. Nella guerra navale fece la sua comparsa, il sottomarino: furono i tedeschi a utilizzarlo su larga scala, sia per attaccare le navi nemiche che per attaccare le navi mercantili per rallentare i rifornimenti. Il fronte e la mobilitazione totale Le popolazioni civili furono coinvolte nel conflitto. In primo luogo a subire danni e perdite furono gli abitanti delle zone in cui si svolgevano i combattimenti. Ma anche le popolazioni che vivevano lontano dal fronte subirono le conseguenze de conflitto: pesanti limitazioni della libertà personale, razionamento del cibo, rialzo dei prezzi e la diffusione delle epidemie; in pratica tutta la popolazione fu militarizzata. La riorganizzazione dell'assetto produttivo avvenne grazie a un massiccio intervento dello Stato, con una serie di misure che il liberismo di stampo ottocentesco non avrebbe mai previsto: settori industriali sottoposti a controllo governativo, controllo dei prodotti agricoli e razionamento dei beni. Per ottenere l'obbiettivo del successo finale i governi sottoposero le rispettive popolazioni a uno sforzo di mobilitazione totale: tutte le forze del paese dovevano puntare alla vittoria. Per mobilitare la popolazione i governi ricorsero massicciamente alla propaganda: essa era rivolta alle truppe per sostenerle il morale e anche ai civili. Negli anni precedenti alla guerra, la Seconda Internazionale socialista lanciò numerosi appelli per la pace. A livello locale, le scelte furono diverse e in molti partiti socialisti, nell'estate del 1914 prevalsero le ragioni degli interessi nazionali rispetto a quelle dell'internazionalismo operaio. Nel corso del conflitto, i socialisti pacifisti chiesero la pace condannando la guerra. Il genocidio degli armeni Il coinvolgimento delle popolazioni civili nelle vicende del primo conflitto mondiale raggiunse il suo culmine nel genocidio degli Armeni. Gli Armeni abitavano un territorio diviso fra impero russo e ottomano, già soggetto a persecuzioni nei decenni precedenti; allo scoppio del conflitto gli Armeni delle due fazioni si trovarono a dover combattere contro i loro fratelli. Nel 1915 fu decisa dal governo turco l'eliminazione sistematica della popolazione armena a causa della diserzione di essi. Gli armeni furono deportati nelle zone periferiche dell'impero, molti si persero nel deserto della Mesopotamia e altri morirono a causa della fame e del tifo. Secondo fonti turche, dall'agosto del 1915 morirono circa 300.000 persone, ma secondo altre furono più di 800.000 nel solo mese d'ottobre del 1916. Una stima seria si attesta intorno al milione di persone, ossia la metà della popolazione totale. Dalla svolta del 1917 alla conclusione del conflitto Dalla prospettiva di una lunga durata della guerra faceva prevedere un aumento delle difficoltà economiche per gli imperi centrali. Dal febbraio del 1917, i tedeschi decisero di intensificare la guerra sottomarina, che danneggiava i loro intensi scambi commerciali con Francia, Italia e Inghilterra; spinse gli USA a entrare in guerra a fianco dell'intesa. Nel 1917 fu un anno decisivo per le sorti del conflitto; nel marzo il regime zarista russo fu rovesciato e sostituito da una repubblica, il cui governo guidato da Kerenskij, decise di proseguire la guerra. La situazione interna divenne sempre più confusa sino alla rivoluzione dell'ottobre del 1917 quando il governo fu assunto da Lenin, che fece uscire la Russia dal conflitto, con l'accordo fu Brest-Litovsk. La Russia fu obbligata a pesanti concessioni: la Germania ottenne la Polonia e i paesi baltici e l'Ucraina diventava indipendente. Con un grande sforzo offensivo gli Austriaci e i tedeschi sfondarono le linee italiane a Caporetto il 24 ottobre 1917. La ritirata delle truppe italiane divenne in breve tempo una vera e propria disfatta, causando 400.000 vittime. La sconfitta ebbe immediate ripercussioni: fu formato un nuovo governo presieduto da Vittorio Emanuele Orlando. Il generale Cardona dovette lasciare il comando ad Armando Diaz che con la nuova linea di difesa sul Piave, il 12 novembre fu bloccata l'offensiva austriaca. Il nuovo comandante attuò una disciplina meno severa e puntò molto sull'addestramento. Le ragioni militari della disfatta di Caporetto sono da ricercarsi in un offensiva ben condotta da parte degli austriaci e del terreno favorevole agli attaccanti. Inoltre non bisogna dimenticare il clima di sfiducia diffuso al fronte e nel paese. I soldati erano ormai logorati nel fisico e nello spirito dall'interminabile guerra di trincea. Il rifiuto La guerra si manifestava soprattutto in comportamenti individuali ovvero fuga, autolesionismo, fenomeni di insubordinazione. Con la Pace di Brest-Lotovsk la Russia la Germania e l'Austria vertevano sempre più chiaramente che i blocchi economico attuato all'intesa impediva di prolungare ulteriormente lo sforzo bellico. Nel 1918 l'attacco portato dai tedeschi sul fronte occidentale si arenò e le truppe anglo-francesi ebbero la meglio nella battaglia della Marna e di Amies. Il 29 settembre la Bulgaria si arrese, l'Ungheria la Cecoslovacchia e la Jugoslavia si dichiararono indipendenti dall'Austria, che dovette subire la controffensiva italiana. Il 29 ottobre 1918 l'esercito austriaco fu sconfitto nella battaglia di Vittorio Veneto e costretto alla ritirata. Il 3 novembre a Villa Giusti venne firmato l'armistizio che sanciva la vittoria dell'Italia. L'11 novembre l'imperatore Carlo I abdicò abbandonò l'Austria e il 30 ottobre si arrese la Turchia. La Germania si preparava alla resa definitiva quando il 9 novembre Guglielmo II lasciò il trono. I trattati di pace I ministri dei paesi vincitori si riunirono a Parigi il 18 gennaio 1919 in una conferenza per la pace. I protagonisti delle trattative furono i rappresentanti delle quattro potenze vincitrici: Clemenceau per la Francia, Lloyd George per la Gran Bretagna, Wilson per gli Stati Uniti e Orlando per l'Italia. Il presidente americano Wilson aveva presentato 14 punti che riassumevano i progetti statunitensi per le future relazioni internazionali. Che richiamavano al rispetto dell'autodeterminazione delle nazioni, della libertà dei mari e dei principi democratici il nome dei quali l'intesa si era impegnata nella guerra. La Francia puntava a indebolire la Germania che assumeva una posizione dominante nel continente europeo, invece; la Gran Bretagna voleva evitare la rovina la Germania perché temeva che la Francia diventasse troppo potente. l'Italia pretendeva dell'ingrandimento territoriali che le erano stati promessi da Francia e Gran Bretagna. L'obiettivo della conferenza per la pace Era di ritrovare un equilibrio tra la necessità di penalizzare gli sconfitti e quella di risarcire i vincitori e quindi bisognava rispettare i 14 punti. Nel corso delle trattative si scontrano due strategie: Quella di Clemenceau che intendeva piegare la Germania per consentire la Francia e di sostituirla nel ruolo di grande potenza Europea; Quella di Wilson che proponeva un modello di democratico di convivenza Pacifico fondata sull'equilibrio delle Nazioni e sul rispetto dei popoli. Le trattative durano un anno e mezzo e alla fine prevalse la linea punitiva proposta dalla Francia. I trattati di Pace furono firmati tra il 1919 e il 1920 a Versailles, a Saint-Germain e Sévres. ● Venne riconosciuto indipendenti alcuni nuovi Stati europei: l'Ungheria, la Cecoslovacchia, la Jugoslavia, la Finlandia, Lettonia, la Lituania e l'Estonia. ● ● ● l'Austria perse circa 7/8 dei territori dell'Antico impero; La Palestina e l'Iraq furono affidati agli inglesi, la Siria alla Francia; La Germania con il trattato firmato a Versailles il 28 giugno 1919 venne riconosciuto come principale responsabile del conflitto, fu costretto a pagare i danni di guerra e a mantenere una flotta e un esercito molto ridotti e fu privata di tutte le colonie. l'Italia ricevette dall'Austria il Trentino, l'Alto Adige, da Venezia Giulia e Trieste. Il mister Orlando aveva chiesto anche i territori promessi col fatto di Londra, in Albania, Dalmazia e Turchia. La Turchia perse tutti i territori europei tranne la città di Istanbul Le reazioni ai trattati di Pace fu violenta in Germania. L'Italia non ebbe i vantaggi sperati e questo fatto causò il risentimento nei confronti degli alleati. La situazione internazionale mutuo profondamente.