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La prima guerra mondiale

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La posizione dell'Italia
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La posizione dell'Italia In questo contesto l'Italia è neutrale perché quando scoppia la guerra, in Italia le posizioni i sono contrastanti; essa è nella triplice alleanza ed è quindi alleata militare dell'Austria e della Prussia, alle quali allo scoppio del conflitto si sono aggiunte anche la Bulgaria e l'impero ottomano. In Italia la maggioranza della popolazione e anche del parlamento sono orientati su posizioni neutraliste. Negli anni a ridosso della guerra l'Italia si è riallacciata con alcune relazioni diplomatiche/trattati/accordi commerciali con le potenze dell'intesa, che quindi non sono percepite tanto come nemiche come invece le percepivano Austria e Germania. A questo si aggiunge che la popolazione e il parlamento avevano una buona dose di realismo: l'Italia è un paese che non affatto pronto ad entrare in guerra. La maggioranza della popolazione e del parlamento quindi sono schierate su posizioni neutraliste; Giolitti, che traghetta il governo fino al 14, e i suoi liberali progressisti vorrebbero essere neutrali e fare un patto con l'Austria: lui resta neutrale e non entra in guerra al suo fianco poiché l'accordo della triplice alleanza prevedeva di aiutare gli altri paesi dell'alleanza se essi fossero stati attaccati, ma in questo caso è stata l'Austria ad attaccare; in più chiede all'Austria Trento e Trieste così essa è libera di combattere senza...

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Didascalia alternativa:

bisogno di aprire un fronte. Il partito socialista italiano sarà uno dei pochi coerenti ai principi del socialismo, rimanendo su posizioni neutraliste e rimanendo dell'idea che l'Italia non debba entrare in guerra. Sono contrari alla guerra anche i cattolici, infatti papa Benedetto XV condanna fin da subito la guerra e quando diventa guerra di trincea la chiamerà "inutile strage". L'Italia è entrata in guerra perché chi vuole la guerra, gli interventisti, sono minoranze ma sono minoranze molto organizzate; tra queste minoranze ci sono gli esponenti del governo. I ministri di carica regia che detengono il potere esecutivo vogliono la guerra e, anche se sono in minoranza rispetto al popolo e al parlamento che non la vogliono, avranno la meglio e faranno entrare in guerra l'Italia. Nazionalisti, irredentisti e la destra conservatrice vogliono fare la guerra all'Austria e vogliono che Trento e Trieste siano prese con il sangue per mostrare a tutto il mondo la potenza italiana. I cattolici conservatori invece vogliono entrare in guerra con l'Austria che è cattolica, e non con la Francia che è laicista (sono gli unici che vogliono rispettare la triplice alleanza). Infine, alcuni esponenti del pensiero democratico, alcune frange del socialismo e i repubblicani irredentisti vogliono fare la guerra contro l'Austria, come i nazionalisti e i conservatori di destra, ma applicando lo schema della rivoluzione del proletariato ai rapporti con stati. L'Austria è un paese dominatore, un impero che ha sotto di sé molteplici nazionalità e che tiene sotto di sé il proprio controllo di terre che appartengono ad altri paesi, e fare la guerra contro l'Austria è un po' come fare la guerra degli oppressi contro gli oppressori; quindi, bisogna combattere contro di lei (anche se il grosso dei socialisti era coerente con Marx). Il governo italiano vuole la guerra per prestigio e non per motivi ideali, tant'è vero che per prima viene interpellata l'Austria, alla quale viene chiesto Trento, Trieste, Istria e la Dalmazia. L'Austria si oppone e il ministro degli esteri Sidney Sonnino va a Londra in segreto e il 26 aprile del 1915 firma un trattato scritto a nome dell'Italia: il patto segreto di Londra. Con questo patto l'Italia chiede Trento, Trieste, l'Alto Adige, il Friuli Venezia giulia, Istria, la Dalmazia fino a Fiume, città popolata quasi interamente da Italiani che deve essere considerata città libera; poi chiede il Dodecaneso e alcune isole fondamentali dell'adriatico che erano sempre in tasca dell'impero Ottomano. In cambio l'Italia si impegna di entrare in guerra in meno di un mese; infatti, entra in guerra il 24 maggio. Il capo del governo Salandra dice di smuovere l'opinione pubblica e viene denunciata la triplice alleanza. (Gabriele D'annunzio, è uno di quelli che si impegna in questo intervento per dare l'idea che la gente voglia entrare in guerra.) A un certo punto il governo è costretto a scoprire le carte, va in parlamento e dice di aver firmato un patto segreto con il quale devono entrare in guerra entro il 26 maggio. Questo causa una rissa in parlamento, ma ormai hanno firmato un patto e devono rispettarlo. Quindi il 24 maggio 1915 l'Italia dichiara guerra all'Austria e un anno dopo, nell'Agosto del 16, anche alla Germania. Il capo dell'esercito militare dell'Italia in quel momento è Cadorna, che ha come unico titolo di merito il fatto di essere il figlio d'arte e non è riconosciuto per la sua abilità militare. Nonostante ciò, l'Italia decide di entrare in guerra lo stesso, anche perché pensavano che si sarebbe conclusa in un mese. Cadorna aveva poca esperienza e quando inizia la guerra e ci si rende conto che è una guerra di trincea, i sovrani italiani si rifiutano di uscire dalle trincee e lui li fa assassinare. L'Italia non aveva nemmeno equipaggiamento ed armi. Inoltre, la guerra si svolse sulle Alpi nella stagione invernale e gli italiani non erano preparati: gli Austriaci avevano per esempio mimetiche bianche per mimetizzarsi nella neve, mentre gli italiani avevano le mimetiche militari verdi che si sarebbero mimetizzate nella foresta. Alla fine della Prima guerra mondiale ci fu inoltre un'inflazione galoppante: i tedeschi, che poi vengono smazzati nei congressi di pace in una maniera ingiusta, per andare a comprare il pane dovevano spendere il triplo dei soldi, oppure per tappezzare casa in Germania si usavano direttamente le banconote perché comprare la carta da parati costava di più. La riconversione produttiva causò la mancanza di tutti gli altri beni di prima necessità. I trattati di pace La guerra ebbe come conseguenza principale le trasformazioni geopolitiche. Dall'impero austro-ungarico nascono nuovi stati, l'impero tedesco diventa repubblica e l'impero russo diventa una confederazione di repubbliche socialiste. L'impero turco viene diviso a vantaggio di Francia e Inghilterra. Nel gennaio del 1948 il presidente americano Woodrow Wilson propone un programma di pace di 14 punti che prevedeva per esempio la riduzione degli armamenti, l'abolizione della diplomazia segreta e delle barriere doganali, il ridisegnamento delle cartine europee e coloniali. Inoltre, propone un sistema di sicurezza e di diritto internazionale chiamato la Società delle Nazioni, che avrebbe avuto il compito di difendere le minoranze, i territori coloniali e l'indipendenza politica dei grandi e dei piccoli stati. I 27 paesi vincitrici, esclusa la Russia, si riunirono il 18 gennaio 1819 a Versailles, nella conferenza di Parigi. I più importanti esponenti furono Wilson, George, Clemenceau, Vittorio Emanuele Orlando. I primi problemi del programma di Wilson riguardarono: o il contrasto tra l'idea di pace democratica e pace punitiva verso i vinti; O la difficile applicazione del principio di autodeterminazione dei popoli a causa delle diverse etnie presenti nei grandi stati. Il trattato di Versailles, definito anche diktat a causa del suo carattere punitivo esclusivamente verso gli sconfitti, prevedeva: 000 O cessione alla ricostruita Repubblica polacca del cosiddetto "corridoio di Danzica", che dava alla Polonia uno sbocco sul Baltico, a Danzica e che divideva la Prussia orientale dal resto d'Europa. Cessione alla nuova Repubblica cecoslovacca della regione dei Sudeti; Rinuncia all'impero coloniale in Asia, nel Pacifico e in Africa da parte delle potenze vincitrici; Smilitarizzazione della Renania, abolizione del servizio di leva e riduzione delle forze armate; Risarcimento dei danni di una guerra la cui responsabilità fu attribuita solo alla Germania (132 miliari di marchi-oro); O Nel Baltico sorsero 4 Repubbliche indipendenti: Lituania, Lettonia, Estonia e Finlandia; Sorse una nuova Repubblica Polacca; Con i trattati di Saint-Germain (1919) e di Trianon (1920) vengono stabilite le condizioni di pace per l'Austria e l'Ungheria. Dall'impero nascono: o Austria 0000 restituzione alla Francia dell'Alsazia e della Lorena; concessione per 15 anni alla Francia delle zone delle miniere del Saar; O Cecoslovacchia o Ungheria o Jugoslavia Galizia Il trentino, l'Alto Adige, Trieste e l'Istria passano all'Italia. La Dalmazia invece, che pur spettava all'Italia, era reclamata dalla Jugoslavia, mentre l'Italia reclamava Fiume, che non le spettava. Fu a causa di questi problemi che Orlando si ritirò dalla Conferenza di Parigi e la controversia rimase irrisolta (vittoria mutilata). Con il trattato di Sèvres vennero stabilite le condizioni di pace per l'impero Ottomano, il quale viene diviso: O Siria e Libano vanno alla Francia; O Palestina, Transgiordania e Iraq vengono affidati all'Inghilterra insieme all'Egitto; O Smirne e Adrianopoli vanno alla Grecia e gli stretti rimasero sotto controllo internazionale. Nel giugno 1919 viene steso lo Statuto della Società delle Nazioni, che si insediò a Ginevra. L'organismo internazionale presenta subito alcuni problemi che minarono la sua capacità operativa: O L'esclusione della Russia sovietica e dei Paesi sconfitti; O Gli egoismi di Francia e Inghilterra che volevamo difendere i loro interessi coloniali; La mancata adesione, paradossalmente, degli Usa, a causa dell'opposizione del senato, dell'opinione pubblica e soprattutto della vittoria delle elezioni del 1920 dei repubblicani che attuano una politica isolazionista. O La Grande Guerra Le origini I primi anni del 900, fino al 1912 sono chiamati, da chi li ha vissuti, "la belle époque", la bella epoca. Questo perché il mondo è diviso, è stato spartito facendo colonie, c'è stata la guerra tra Francia e Prussia, c'è stata la seconda rivoluzione industriale, la società di massa, l'allargamento del suffragio, sono nate nuove tecnologie e si è capito che si possono risolvere le controversie in modo pacifico senza guerra. È quindi un periodo di grande ottimismo, ma questo ottimismo è una grande illusione: agli inizi del 900 si pensava che gli illusi fossero coloro che vedevano nella guerra l'unico modo di risoluzione dei conflitti, ma in realtà erano proprio gli uomini del 900 a essere illusi, poiché pensavano che la guerra fosse un mezzo inutile. Nelle cause della Prima guerra mondiale, l'attentato di Sarajevo gioca un ruolo marginale, è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso (il casus belli), ci sono invece tante cause e una di queste è proprio un ottimismo sfrenato che a un certo punto diventa anche un ottimismo circa le possibilità che i Paesi ha di vincere la guerra. Questa ascesa di condizioni tecnologiche, scientifiche, sociali e questo clima relativamente durevole per qualche scorcio di decenni di pace (solo perché i conflitti erano stati spostati nelle colonie non perché non ci fossero) avevano creato un clima di illusione; però cresce anche l'illusione circa la potenza che ogni Nazione ritiene di avere tanto che, arrivati nel 1914, tutti hanno voglia di entrare in guerra perché hanno il desiderio di chiudere la partita e sono convinti di risolverla a loro vantaggio. Le cause La causa della guerra non è l'attentato di Sarajevo, perché quello è solo il casus belli, la causa occasionale che poteva essere qualunque altra, infatti le vere cause si stanno accumulando già da molto tempo. Esse sono: O Cause di tipo economico: Seconda rivoluzione industriale, capitalismo finanziario, allargamento dei mercati in prospettiva idealistica coloniale che creano una conflittualità che semplicemente si è spostata proprio nelle colonie, ma non è scomparsa. Finché c'è ancora Bismark, l'equilibrio regge. Bismark è quello che quando le potenze europee iniziano a guardarsi male organizza conferenze e il Congresso di Berlino, per mettere tutti attorno a un tavolo e calmare le acque con le sue doti da diplomatico. Nell'84 Bismark, per le litigate di origine coloniale e imperialista, specialmente tra Francia e Inghilterra, organizza la conferenza di Berlino per dividere l'Africa e tenere buoni tutti. Nel '90 il kaiser Guglielmo II, che ha l'idea della grande Germania che deve conquistare il mondo, licenzia Bismark eliminando uno dei fattori di equilibrio della scena mondiale. Quel conflitto che era nato nelle colonie e che Bismark era riuscito a mantenere nelle colonie e anche a sedare, a un certo punto si riaccende. L'economia industriale ha avuto come necessità intrinseca il colonialismo e l'imperialismo che hanno creato nuovi motivi di concorrenza. O Cause di tipo storico-politico: L'espansionismo tedesco dal 1890 portò l'ascesa al trono di Guglielmo II come imperatore di Prussia, che licenziò Bismark poiché era troppo equilibrato; Guglielmo II vuole la Germania forte su piano coloniale, anche nel pacifico (questo porterà a entrare in guerra anche gli Stati Uniti), e vuole l'espansione tedesca. Per questo la politica tedesca inizia a diventare molto aggressiva (nuovo corso guglielmino); inizia un binomio in Germania che durerà fino al secondo dopoguerra tra industria ed esercito: l'industria tedesca prolifera perché la corona imperiale finanzia le industrie belliche, che con le commesse statali iniziano a produrre armi e munizioni. Tutte le nazioni stavano andando in quell'ottica, perché c'è anche il problema dell'impero austro-ungarico: l'impero tedesco è diviso in tanti stati federali, ma è tecnicamente compatto e omogeneo, mentre l'impero austro-ungarico, che è molto più antico e molto più esteso, è etnicamente frammentato; a metà dell'800 gli Asburgo devono diventare impero austro-ungarico, (corona dualistica), per riconoscere un minimo di autonomia e di esistenza alla etnia austriaca e a quella ungherese, ma dentro hanno un sacco di gruppi etnici compatti che premono. Dentro all'impero austro-ungarico una delle nazionalità più forti e numerose era quella serba: non la Serbia in sé, ma Nuovo corso Guglielmino: orientamento della politica tedesca dal 1890 in poi dentro il territorio dell'impero c'era un gruppo di nazionalità serba che premeva per staccarsi dall'impero austro-ungarico e attaccarsi alla Serbia, la quale ne era felice, ma l'imperatore austro- ungarico non voleva. È per questo che l'erede al trono Francesco Ferdinando aveva ipotizzato di creare una corona trialistica non appena sarebbe salito al trono, cioè di rendere l'impero asburgico un impero austro-ungarico-serbo. Inoltre, ci fu anche il problema delle alleanze. C'è un'Europa divisa in un sistema di alleanze, triplice alleanza e triplice intesa sono le due fondamentali, che comporta il fatto che se c'è un piccolo conflitto tra due stati le alleanze devono entrare in gioco e il conflitto si estende diventando guerra di tutti contro tutti. Se gli stati sono legati da un sistema di alleanze anche gli alleati possono reagire al conflitto, quindi un conflitto potenzialmente tra due nazioni diventa un conflitto europeo. O Cause socioculturali: La guerra come sfogatoio dei conflitti sociali, come rimescolamento della società, come mezzo per smuovere l'economia, come modo di attenuare un conflitto sociale. Per questo nasce l'idea che la mia nazione è superiore alle altre: è giusto che io vada in guerra perché è scontato che vincerò. O Cause militari: L'industria bellica diventa il comparto di punta dell'industria di tantissimi paesi, perché possono servire sia per le guerre con le colonie sia per una eventuale guerra più grande. Inoltre, c'è anche una ideologia del conflitto: il pensiero di Darwin (che è anche causa ulturale) ha come concetto centrale quello della lotta per la vita, la vita è una lotta e si deve lottare, perché chi si adatta meglio e si accaparra risorse sopravvive mentre gli altri vengono uccisi dall'ecosistema. Quindi a un certo punto si afferma il darwinismo sociale, applicando la sua visione alla storia della civiltà: i popoli sono tra loro come tanti protagonisti della storia in reciproca competizione, a un certo punto, come la selezione naturale sostiene che ci sono poche risorse e sopravvive solo chi lotta, allo stesso modo si fa la guerra e sopravvive il più forte e il più adatto. I futuristi italiani parlavano della guerra definendola il gene del mondo, ciò vuol dire che bisogna spazzare via i batteri, i popoli inutili, gli stati superati, le bocche di troppo da sfamare. Dentro al caos dell'imperialismo come causa della guerra si verificano le crisi marocchine. Succede perché in questo momento il Marocco non è ancora colonia francese (la Francia si è presa l'africa da ovest a est partendo dall'Algeria, e il Marocco è ancora un po' più a ovest dell'Algeria). La Francia senza dir niente a nessuno si estende occupando certe porzioni del Marocco che erano libere. La Francia si allarga, ma si allarga in zone in cui voleva andare il Kaiser, che si è sbarazzato di Bismark e vorrebbe una politica più aggressiva anche dal punto di vista coloniale. Per cui per due volte, 1905 e 1911, ci fu la prima e la seconda crisi marocchina. Vengono chiamate crisi perché già nel 1905 si sfiora la guerra, ed era chiaro che una volta partita sarebbe diventata mondiale; si risfiora la guerra anche nell'11. Il problema in entrambi i casi è un problema coloniale, ovvero chi conquista prima il Marocco; quindi, l'imperialismo è un fattore che rischia di far partire la guerra ancora prima di quanto non è partita. Non solo la sinistra estrema voleva la guerra, anche la destra estrema. Alcuni movimenti, quelli massimalisti e di estrema destra, non volevano entrare in parlamento, ma volevano fare la rivoluzione, e vedevano nella guerra un'occasione di destabilizzare l'ordine e far partire quindi la rivoluzione sociale. In questo momento storico esiste la Seconda Internazionale Socialista, ovvero quella rete di movimenti, partiti, sindacati, gruppi di pressione di ispirazione socialista; dentro c'erano socialisti riformisti, che volevano andare in parlamento a fare le riforme, socialisti marxiani, che volevano la restaurazione del collettivismo comunista, anarchici, che volevano mandare all'aria lo Stato e abolirlo. Nell'idea socialista pura il mio nemico non è quello di un altro Stato: se io sono un operaio il mio nemico è il capitalista e il mio amico è il proletario, non importa se è mio concittadino o se è cittadino di un altro stato, perché la lotta non è lotta di stato ma lotta di classe; è quello che Marx chiamava internazionalismo operaio, gli operai sono alleati in maniera naturale qualunque sia la nazione a cui essi appartengono. Quindi se uno fosse socialista e fosse coerente in teoria dovrebbe rifiutare la prospettiva di una guerra mondiale che andrebbe a metterlo contro un suo pari di un'altra nazione. Quando arriva il momento per i partiti socialisti di votare si o no all'ingresso del proprio paese in guerra, tutti i partiti socialisti europei votano sì. Votano sì anche se il socialismo dice l'opposto perché alcuni erano convinti che la guerra potesse essere un'occasione di accelerare alcune dinamiche sociali; infatti una guerra pesante destruttura completamente uno stato e se si vuole fare una modifica radicale quello è il momento migliore. Inoltre, mentre gli Austriaci erano vestiti in maniera pesante per poter sopportare il freddo i soldati italiani vengono mandati sulle alpi con le scarpe di cartone e con vestiti non adeguati (questo causò un sacco di amputazioni); non avevano nemmeno abbastanza munizioni perché pensavano finisse molto presto. L'Italia è quindi entrata nella guerra di trincea che andrà avanti fino al 17. Nel frattempo, si combatte anche sui mari e a un certo punto, dato che gli austriaci sono riusciti a sfondare il confine con la Russia, possono liberare delle truppe e, molto prima delle aspettative degli italiani, un grosso contingente austriaco va a rinforzare le truppe che combattevano contro gli italiani. Il fronte orientale e gli Stati Uniti Intanto sul fronte orientale la Russia combatte una delle sue ultime battaglie. La Russia è un paese che aveva avuto il regime feudale in vigore fino al 1761, che sarà abolito da Alessandro II Romanov; è quindi un paese basato su rapporti agrari ancora di natura feudale che conosce verso il 900 una progressiva industrializzazione, ma che arriva in guerra non meno impreparata dell'Italia. Inoltre, è in una situazione politica in cui vige lo zarismo, con fermenti sociali che da prima che scoppi la guerra (già dal 1905) rifiutano la monarchia assoluta che lo zarismo incarna. Quando la Russia entra in guerra avviene uno scollamento ancora maggiore tra la popolazione e il regime dello zar che ha voluto la guerra, tant'è vero che in alcune battaglie un milione e passa di soldati russi perdono la vita e questo causa il crollo dello zarismo. Nel 1917 la Russia vede crollare lo zarismo e nel 1918 esce dal conflitto. Nell'Aprile del 1917 a fianco dell'intesa sono entrati in guerra gli Stati Uniti. Entrano in guerra perché la lotta sottomarina li danneggia molto, ed entrano combattendo nelle basi oceaniche, senza toccare il loro territorio. intervento arbitrario e abusivo La Russia ha quindi liberato il fronte e i tedeschi possono riconvergere verso il centro, però a fianco delle truppe della triplice intesa erano entrati nel 17 gli Stati Uniti d'America, preoccupati dall'ingerenza sul pacifico che la Germania di Guglielmo II aveva sempre cercato e voleva. Quindi in virtù dell'intervento americano, inizia una controffensiva che porterà alla disfatta degli imperi centrali, tanto che persino l'Italia riuscirà a ottenere una vittoria nella battaglia di Vittorio Veneto. Il popolo americano non voleva entrare in guerra, ma il governo si, e il presidente democratico era stato rieletto perché aveva promesso esplicitamente che avrebbe tenuto fuori gli Stati Uniti da ogni conflitto; se non che a causa dei bombardamenti che danneggiavano gli Stati Uniti a livello economico e commerciale e tutti i civili che ci andarono in mezzo. A un certo punto viene intercettato dai servizi segreti inglesi il telegramma Zimmermann, un generale tedesco, il quale conteneva una proposta tedesca verso il Messico, chiedendogli di attaccare gli Stati Uniti con l'appoggio della Germania, così poi si sarebbe ripreso tutte quelle terre che una volta erano sue e che gli Stati Uniti gli avevano strappato. Venuti a conoscenza di questo, gli Stati Uniti decidono di entrare in guerra. Alcuni sostengono che questo telegramma in realtà è stata un'invenzione dei servizi segreti inglesi per spingere gli americani a entrare in guerra e dare il colpo decisivo. La guerra finisce quando improvvisamente il fronte su cui stava la triplice alleanza crolla e di lì a poco partirono catene di armistizi di uscita dal conflitto. La guerra totale Questa guerra cambia il mondo, si parla di guerra totale: combattuta con ogni mezzo, estesa a tutti i paesi, e con i civili mobilitati. La guerra cambia radicalmente tutte le strutture politiche, economiche, sociali e militari. La seconda rivoluzione industriale, che avviene proprio a ridosso dello scoppio della Prima guerra mondiale ha messo un sacco di scoperte tecnologiche in mano alle potenze europee, anche se inizialmente sono scoperte che non nascono come armamento bellico. Motore a scoppio e invenzione degli aerei sono due invenzioni che, combinate con le altre, danno vita a un alto potenziale bellico. E un circolo vizioso, per cui la tecnologia comporta nuove applicazioni belliche che portano nuova sollecitazione alla tecnologia e di conseguenza altre applicazioni belliche. Ad esempio, Wilkinson è colui che ha permesso di applicare la meccanizzazione trovando il modo di forare il metallo per farci passare bene un pistone. Molti dicono che la guerra fa parte di balzi non solo tecnologici, ma anche economici e sociali, mentre altri sostengono che la guerra vuol dire tecnologie, investimenti e soldi riversati tutti in una direzione ben precisa, in armi, e non è detto che da qui si abbia un aumento del benessere. Uno dei problemi della fine della guerra diventa che manchi di cose essenziali per la vita quotidiana perché tutto è stato volto con massima efficienza e funzionalità a uso bellico. Alcune sollecitazioni tecnologiche sono: ○ Le reti ferroviarie e il telegrafo, che vengono usate per la prima volta su tutto il continente europeo a scopo bellico, e così anche il telegrafo viene applicato al codice morse. o I carri merci utilizzati per trasportare non merci, ma persone: carichi e carichi di soldati da spostare lungo i fronti. Alla fine della guerra si calcola che circa 65.000 uomini sono stati spostati per tutta Europa o Nuove armi, anche infiammabili, come i gas, l'artiglieria pesante e il cannone. o Il primo carro armato con motore a scoppio corazzato, il Tank, se lo inventano gli inglesi per trasportare meglio armi e persone sul campo di battaglia; nasce mettendo insieme scoperte che nascono in tutt'altra maniera. O I tedeschi inventarono i primi sommergibili, gli U-boot. O Nasce l'arma aerea, applicando il motore a scoppio a un trabiccolo. Permette di sganciare bombe, di fare ricognizioni aeree, fare attacchi a sorpresa ecc... quando arriviamo al 1916 gli aerei esistono da 13 anni, ma tutti i loro usi bellici vengono esplorati solo durante la Prima guerra mondiale. Permette inoltre di studiare prima il terreno sconosciuto e prima della fine della guerra si scopre che l'aereo dà il tiro dell'artiglieria. Oltre che l'aereo, come arma aerea nasce anche il dirigibile, con il quale i tedeschi bombardano molte città italiane. o La mitragliatrice, abbinata anche all'aeroplano. Inizialmente non erano efficienti perché i colpi a raffica della mitragliatrice andavano a colpire l'elica dell'aereo facendolo precipitare, successivamente riuscirono a sincronizzare i colpi della mitragliatrice con il giro dell'elica studiando la sincronizzazione di due strumenti differenti che si muovono in parallelo: i proiettili con la loro cadenza devono uscire in un momento in cui non intercettano il corpo dell'elica, ma lo spazio della sua rotazione. O Nascono rifugi per i civili nelle città C'è uno sconvolgimento anche dell'apparato industriale verso la funzione bellica: nel giro di pochissimo tempo finiscono i proiettili, mancano fucili, mancano camion, mancano cannoni...quindi le industrie sono sollecitate a produrre a ritmo accelerato senza guardare più a costi e benefici, perché è lo stato che commissiona armi. Per la prima volta ci furono anche sollecitazioni sociali: le donne che già lavoravano nelle industrie, si trovano a lavorare nell'industria pesante, che comprendeva una serie di mansioni tradizionalmente affidate agli uomini. Ciò avviene anche perché gli uomini sono mandati sul fronte, e le donne arrivano anche a far parte dell'esercito industriale, per andare ad aiutare là dove l'uomo non aveva tempo di mettere le mani in quanto era impegnato nelle battaglie. Questa cosa porta anche all'affermarsi dei diritti femminili, in particolare al diritto al voto. Ora come non mai lo Stato entra a piedi pari nell'economia e diventa a tutti gli effetti soggetto economico: ciò vuol dire che l'economia industriale diventa militarizzata. In questo periodo gli Stati hanno forme liberali, con le quali riconoscono diritti fondamentali e inalienabili ai cittadini. Di fronte alla guerra però lo stato di emergenza viene usato come pretesto per sospendere i diritti e le libertà individuali. La retorica militare applicata alle dinamiche sociali è pericolosa, perché la dinamica militare è divisa tra buoni e cattivi senza mezze misure, sul campo di battaglia non c'è spazio per politiche democratiche e per il confronto delle idee, ma ci sono solo amici e nemici. Se si applica questo pensiero all'interno delle dinamiche sociali, lo si porta dentro la democrazia: non c'è più spazio per dibattere e la democrazia si fonda sul dibattito parlamentare. Dalla caduta della prima repubblica siamo abituati a concepire e a focalizzare la nostra attenzione sul governo, ma noi siamo una repubblica parlamentare, cioè l'organo cardine che rappresenta la sovranità popolare è il parlamento che noi andiamo a eleggere. Questo è identificabile anche nel periodo storico che stiamo studiando: se la democrazia è una democrazia parlamentare vuol dire che si riconosce un valore a quello che il parlamento nella sua domanda esprime; l'idea è che se vogliamo che minoranza e maggioranza siano rappresentati bisogna parlare e sviscerare tutte le posizioni. Soprattutto nel momento in cui si scavalca il parlamento si sta scavalcando la sovranità e la rappresentanza popolare, e quando ci sono decisioni più aspre da prendere le prende il governo senza consulto del parlamento. È esattamente quello che è successo durante la Prima guerra mondiale: siamo in emergenza, c’è la guerra al fronte ma dobbiamo sentirci in guerra tutti, e questo fa sì che si viva a casa come al fronte e al fronte come a casa. Quando cade Bismark l'equilibrio si spezza e vengono fatti una serie di accordi bilaterali che diventano le alleanze che già conosciamo. L'Italia era già legata con Germania e Austria nella triplice alleanza e sotto Crispi, per via di una guerra doganale con la Francia (10 anni dopo la nascita dell'alleanza), l'alleanza viene ribadita, perché, anche se l'Italia non ha interessi comuni con la Germania e con l'Austria ha forti conflitti con la Francia. La Francia da parte sua stringe accordi commerciali con la Russia che diventano patti militari, mentre Francia e Germania e Russia sono in opposizione da tempo. Siccome la Germania con Guglielmo aveva iniziato la forte espansione, l'Inghilterra si arrabbia con la Germania e si allea alla Francia. Così a inizio 900 si ha la Francia alleata con la Russia e con l'Inghilterra; nel giro di pochi anni, nel 1907, queste due coppie diventano un triangolo facendo nascere la triplice intesa con una chiara funzione antitedesca. Nel frattempo, l'Italia, che è nella triplice alleanza, inizia a fare un gioco di contrabbando cominciando a riavvicinarsi alla Francia, all'Inghilterra e alla Russia perché l'Austria ha in mano Trieste ed è un nemico naturale, facendo accordi commerciali (non militari) che però preparano il terreno per l'ingresso dell'Italia in guerra che non avverrà a fianco dei suoi alleati, ma a fianco della triplice intesa. La polveriera dei Balcani Un'altra delle cause, forse la più immediata, che concorre insieme a tutte le altre allo scoppio della guerra mondiale è la polveriera dei Balcani (appartenevano all'impero ottomano, che da almeno un secolo è in crisi a causa della questione di oriente). Nei Balcani e sui Carpazi il controllo della Turchia stava venendo meno; quindi, Austria e Prussia cercano di strappare via parti del territorio. È l'ennesimo episodio della questione d'oriente che però si trasforma in crisi: i Balcani sono un territorio strategico in cui molte potenze hanno interesse molto forti legati al controllo sul mediterraneo. "Polveriera" intesa come una montagna di polvere da sparo a cui basta una sola scintilla per esplodere. I Balcani sono sempre stati e sono tutt'ora caratterizzati da una composizione etnica variegatissima, che si intreccia anche a tradizioni culturali e religiose di segno diverso. Finché c'è l'impero Ottomano i conflitti vengono ben assorbiti, ma poi esso viene meno poiché si stava affermando al suo interno il movimento dei giovani turchi (risorgimento nazionalistico). (I Balcani sono deboli e sono a disposizione perché il controllo della Turchia sta venendo meno e quindi le altre potenze europee hanno interesse a ottenerli) Nel 1908 c'è quindi la crisi Balcanica, perché l'impero Austro- ungarico, che godeva di una temporanea amministrazione della Bosnia Erzegovina, decide di trasformare questa amministrazione in una annessione. Questa cosa scatena il contenzioso perché la Serbia, che è a ridosso, la Russia che ha interessi nell'adriatico e Italia che è vicina si ribellano. Si sfiora la guerra già due volte prima dell'attentato di Sarajevo, perché ci sono due guerre balcaniche, una nel 1912 e una nel 1913. Nella prima guerra balcanica l'impero ottomano si trova attaccato in una guerra combattuta da una coalizione di stati del luogo (Grecia, Serbia, Bulgaria, Montenegro); questa coalizione sconfigge l'impero ottomano che deve rinunciare a tutti i suoi possedimenti nei Balcani. Succede però che questi stati vincitori non riescono a trovare l'accordo su come spartirsi queste terre e questo fa scoppiare la seconda guerra balcanica del 1913. La crisi dei Balcani si intrecciava anche a una crisi dell'impero Asburgico, che era un impero che sotto di sé aveva molte nazionalità che già nel '800 stavano cercando di ottenere la loro indipendenza. Nel 1867 la corona diventa dualistica, ma ciò non è sufficiente perché non ci sono solo Austria e Ungheria come nazionalità all'interno dell'impero, ma c'è anche una serie di minoranze slave. Una forte protesta veniva infatti dall'etnia serba, allora l'impero austro-ungarico decide di fare una corona trialistica diventando impero austro-ungarico-serbo con l'idea che la popolazione serba non si sarebbe staccata. Erano progetti che iniziavano a circolare a inizio 900 di cui era massimo esponente l'arciduca Francesco Ferdinando, un uomo di mentalità europea che aveva chiaro che senza la corona trialistica l'impero sarebbe finito male. C'era però chi si opponeva: dentro l'impero si opponevano gli ungheresi perché avevano paura di essere scalzati, ma si opponevano anche i nazionalisti serbi che vivevano in Serbia, perché non volevano che l'etnia serba che viveva sotto l'impero si attaccasse a esso e non effettivamente alla regione serba. La Serbia voleva infatti creare una grande Serbia indipendente, ed è per questo che Ferdinando a Sarajevo viene assassinato insieme alla moglie per mano di un nazionalista serbo. Storici delle più diverse correnti ideologiche sono tutti concordi nel dire che il Novecento si potrebbe chiamare il secolo breve, perché è talmente stato impattante quello che la grande guerra ha fatto e talmente tanto conclusivo quello che la Seconda guerra mondiale ci ha messo sopra che il 900 si racchiude tutto lì, in questo scorcio di anni. Altro tema interessante è lo spionaggio, che porta il controllo dentro popolazione, e chiunque può essere spiato, si arriva a controllo totale, controllo delle comunicazioni, dei privati, della corrispondenza ecc... è un discorso che diventa pesante se applicato alla società, perché la politica, l'economia e la guerra, da sempre ambiti separati, ora vengono uniti. Nascono le liste di proscrizione, elenchi di aziende e imprese da governare a vista per non fare in modo che continuassero a comunicare con certi paesi. Il concetto di guerra limitata cade e la guerra diventa guerra totale. Il primo dopo guerra sarà il momento di crisi totale dello stato liberale, perché l'Unione Sovietica cerca di esportare la rivoluzione comunista in tutta Europa, ma fallisce; da qua le strutture dello stato liberale si sono dimostrate talmente tanto inadeguate nel gestire la guerra che quando è stato il momento di fare appello alle migliori energie della popolazione, anzi che responsabilizzare la gente e la sovranità popolare, esse vengono stroncate militarizzando la società, e lo stato liberale così tramonta. Il senso del pluralismo democratico è valorizzare ogni idea, ma durante la Prima guerra mondiale viene meno in quanto la società viene militarizzata: la società politica e civile viene modellata sulla società militare, e quindi c'è una gerarchia rigida e antidemocratica. Per cui il concetto chiave non è più democrazia, ma unanimità, e vengono usati tanti strumenti per costringere ad essere unanime, come valore assoluto. Guglielmo II questa cosa l'aveva detto nel giorno in cui dichiarò guerra alla Francia ed entrò in guerra, disse che da quel momento non ci sono più partiti, ma ci sono solo tedeschi. Da un lato ha senso perché se c'è un'emergenza bisogna mettere da parte le contrapposizioni ideologiche e non posso rifiutarmi di lavorare con una persona solo perché è di un partito diverso dal mio, ma Guglielmo II lo intendeva in un senso più rigido: il parlamento non gli interessava e nemmeno gli schieramenti parlamentari e i partiti politici, gli interessava solo che essi intervenissero in una situazione di emergenza (unanimità come valore assoluto imposto). Anche lo stato viene militarizzato perché vengono create delle compagini governative che dovrebbero avere solo il potere esecutivo, ma iniziano anche a legiferare, e i governi diventano un po' dappertutto meno democratici. In Francia viene creato un gruppo esecutivo, l'union sacrée, che decide tutto e non si può neanche più esprimere un'opposizione, perché immediatamente vieni bollato come traditore della patria e come nemico del popolo. In Germania addirittura tutte le decisioni, anche quelle socio- politiche e socio-economiche, vengono date in mano ai militari: all'ufficio di guerra, che era un manipolo di comandanti e di generali dell'esercito che decidono tutto della vita del popolo finalizzando la vita economica, politica e sociale alle esigenze al fronte. Un po' dappertutto nascono i governi di unità nazionale: cade, con la sconfitta di Caporetto, il governo Boselli e nasce il governo Orlando, secondo cui siamo in guerra e ogni forma di dibattito e opposizione viene taciuta. Se siamo in guerra non c'è l'icona di cittadino, ma solo l'icona di soldato. Se lo stato viene militarizzato sotto ogni aspetto della vita, si ha la conseguenza del non affezionamento del cittadino allo stato e il non sentirsi rappresentato da esso. Il termine fronte interno è un'espressione che nasce da qua, prima c'era solo il fronte (là dove si combatte), e adesso anche il fronte diventa totale: dove si combatte con le armi è fronte esterno, ma il fronte interno è lo stato e ne fa parte ogni cittadino. Anche tecnologia, scienza e ricerca vengono mobilitate alla guerra, perché le ricerche devono essere finalizzate a creare strumenti utili per vincere la guerra. Vengono mobilitati anche i risparmi: la guerra costa, e se lo stato in guerra non ha abbastanza soldi chiede il contributo diretto dei cittadini; in certi casi il contributo richiesto fu volontario, in altri casi fu coatto. In Gran Bretagna, uno stato liberale, se il cittadino si rifiutava di contribuire economicamente alla guerra allora lo stato quintuplicava le tasse (contributo coatto). Negli altri paesi si ricorse al contributo volontario, e in tanti casi ci si trovò anche davanti a ingenti somme date allo stato da parte volontaria dei cittadini. Per ottenere i prestiti di guerra, ad esempio, lo stato americano mette al lavoro tanti cervelli e usa le tattiche della pubblicità commerciale: manifesti, comizi con attori ecc...la comunicazione diventa parte della guerra: in America, i ceti medio alti e la classe più bassa manderanno un sacco di soldi per sostenere le spese di guerra, quindi la pubblicità funziona, perché le tecniche di comunicazione subliminali convincono e attirano l'attenzione. Inoltre, non c'è più differenza di condizione tra fronte esterno e fronte interno. In Germania, per esempio, il blocco dei commerci imposto dalla Gran Bretagna per cui i paesi comunicanti con la Gran Bretagna non potevano mandare nulla in Germania, provocò in pochissimi mesi 700.000 morti di fame e per mancanza di cure all'intero dello stato germanico (non al fronte). Aumentò del 50% la mortalità infantile. Le fasi iniziali Neanche un mese dopo il funerale, il 23 luglio, l'Austria manda un ultimatum ineccepibile alla Serbia; è un ultimatum umiliante che sa benissimo che la Serbia non accetterà, e se la Serbia non accetta significa che l'Austria può dichiararle guerra. La Serbia il 25 luglio, anziché rispondere proclama la mobilitazione parziale: alcuni uomini vengono mandati al confine con l'impero austro-ungarico. A questo punto il 28 luglio l'Austria dichiara guerra alla Serbia e per il meccanismo delle alleanze questa guerra diventa e nel giro di pochissimi giorni una guerra europea/mondiale: la Russia è alleata della Serbia e quindi muove le forze armate verso la Serbia per sostenerla, ma anche ai confini con la Germania che è alleata dell'Austria, allora la Germania manda un ultimatum alla Russia e alla Francia per dirle di non fare niente sennò avrebbero dichiarato guerra pure a lei, ma nessuna delle due risponde. Così il 1° agosto la Germania dichiara guerra alla Russia e il 3 agosto dichiara guerra alla Francia. In 5 giorni quindi questa guerra si estende velocemente in tutta Europa. La triplice alleanza si allarga anche all'impero ottomano (Turchia e Bulgaria). La Germania dichiara guerra così velocemente perché la politica di Guglielmo II è una politica aggressiva di potenza e vuole la guerra. In aggiunta il comando dell'esercito tedesco aveva elaborato un piano, il piano Schlieffen: piano che prevedeva di fare guerra e finirla molto velocemente, andando ad assoggettare totalmente la Francia passando per il Belgio che è neutrale e concentrando poi tutto l'esercito sul confine con la Russia, dato che la Russia prima di smuovere tutto l'esercito e farlo arrivare a confine con la Germania ci mette il suo tempo. A questo punto l'ultima che è fuori, la Gran Bretagna, dichiara guerra alla Germania; ora il quadro è completo e manca solo l'America. Il piano Schlieffen prevedeva di terminare la guerra in due mesi e all'inizio sembra quasi che Ludendorff e Hindenburg (eroi nazionali tedeschi, poi vicini ad Hitler) ci avessero quasi indovinato, perché c'è stato l'attacco verso la Francia a ovest e verso la Russia a est. L'esercito francese è stato indietreggiato verso il fiume Marna e a est i russi sono stati sconfitti in due battaglie, quindi, sembra che la guerra lampo funzioni. In questi due mesi in cui sembra che la guerra lampo funzioni come spesso accade nella storia, c'è un imprevisto: l'esercito francese, nonostante si stato cacciato indietro fino alla Marna, inizia una resistenza tale che i tedeschi non riescono a sfondare. Anche a est dopo le prime vittorie dei tedeschi, l'esercito russo si organizza facendo crollare la teoria della guerra lampo verso autunno/inverno, quando non ci sono le condizioni climatiche favorevoli per combattere se non ci si è abituati. Inizia una situazione di stallo, perché inizia una fase di scavo di trincee, messe sulle linee del fronte e tra le quali c'è la "terra di nessuno", dove avvenivano le battaglie per poter avanzare (erano battaglie fini a sé stesse che lasciavano un mare di cadaveri perché erano semplicemente carneficine che permettevano di avanzare solo di qualche metro). Siamo passati da una guerra lampo a una guerra di posizione, molto più sanguinosa poiché è una situazione di stallo in cui vengono uccisi molti soldati senza avanzare effettivamente di nulla. Cerano 750 km di trincea sul fronte occidentale. La guerra diventa mondiale La guerra inizia a diventare mondiale perché inizia a diventare anche una guerra sottomarina; sulla terraferma si ha una situazione di stallo, mentre per via marittima inglesi e tedeschi iniziano a combattere, nel Mare del Nord e nell'Atlantico. Le navi inglesi inizialmente sono superiori, ma un certo punto Francia e Inghilterra si accordano per un blocco navale, cioè per interrompere gli approvvigionamenti alla Germania. Gli altri paesi usavano le vie di mare per approvvigionare la Germania e se queste vengono bloccate prima o poi le risorse e le materie prime vengono a mancare, portando prima o poi a cedere. A questo punto la Germania tira fuori gli U boat e inizia la guerra sottomarina, e non ci vanno di mezzo solo navi militari ma anche navi civili. La guerra è diventata mondiale.

La prima guerra mondiale

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Aurora Allamprese

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La posizione dell'Italia
In questo contesto l'Italia è neutrale perché quando scoppia la guerra, in Italia le posizioni i sono contrastanti;
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In questo contesto l'Italia è neutrale perché quando scoppia la guerra, in Italia le posizioni i sono contrastanti;
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Didascalia alternativa:

bisogno di aprire un fronte. Il partito socialista italiano sarà uno dei pochi coerenti ai principi del socialismo, rimanendo su posizioni neutraliste e rimanendo dell'idea che l'Italia non debba entrare in guerra. Sono contrari alla guerra anche i cattolici, infatti papa Benedetto XV condanna fin da subito la guerra e quando diventa guerra di trincea la chiamerà "inutile strage". L'Italia è entrata in guerra perché chi vuole la guerra, gli interventisti, sono minoranze ma sono minoranze molto organizzate; tra queste minoranze ci sono gli esponenti del governo. I ministri di carica regia che detengono il potere esecutivo vogliono la guerra e, anche se sono in minoranza rispetto al popolo e al parlamento che non la vogliono, avranno la meglio e faranno entrare in guerra l'Italia. Nazionalisti, irredentisti e la destra conservatrice vogliono fare la guerra all'Austria e vogliono che Trento e Trieste siano prese con il sangue per mostrare a tutto il mondo la potenza italiana. I cattolici conservatori invece vogliono entrare in guerra con l'Austria che è cattolica, e non con la Francia che è laicista (sono gli unici che vogliono rispettare la triplice alleanza). Infine, alcuni esponenti del pensiero democratico, alcune frange del socialismo e i repubblicani irredentisti vogliono fare la guerra contro l'Austria, come i nazionalisti e i conservatori di destra, ma applicando lo schema della rivoluzione del proletariato ai rapporti con stati. L'Austria è un paese dominatore, un impero che ha sotto di sé molteplici nazionalità e che tiene sotto di sé il proprio controllo di terre che appartengono ad altri paesi, e fare la guerra contro l'Austria è un po' come fare la guerra degli oppressi contro gli oppressori; quindi, bisogna combattere contro di lei (anche se il grosso dei socialisti era coerente con Marx). Il governo italiano vuole la guerra per prestigio e non per motivi ideali, tant'è vero che per prima viene interpellata l'Austria, alla quale viene chiesto Trento, Trieste, Istria e la Dalmazia. L'Austria si oppone e il ministro degli esteri Sidney Sonnino va a Londra in segreto e il 26 aprile del 1915 firma un trattato scritto a nome dell'Italia: il patto segreto di Londra. Con questo patto l'Italia chiede Trento, Trieste, l'Alto Adige, il Friuli Venezia giulia, Istria, la Dalmazia fino a Fiume, città popolata quasi interamente da Italiani che deve essere considerata città libera; poi chiede il Dodecaneso e alcune isole fondamentali dell'adriatico che erano sempre in tasca dell'impero Ottomano. In cambio l'Italia si impegna di entrare in guerra in meno di un mese; infatti, entra in guerra il 24 maggio. Il capo del governo Salandra dice di smuovere l'opinione pubblica e viene denunciata la triplice alleanza. (Gabriele D'annunzio, è uno di quelli che si impegna in questo intervento per dare l'idea che la gente voglia entrare in guerra.) A un certo punto il governo è costretto a scoprire le carte, va in parlamento e dice di aver firmato un patto segreto con il quale devono entrare in guerra entro il 26 maggio. Questo causa una rissa in parlamento, ma ormai hanno firmato un patto e devono rispettarlo. Quindi il 24 maggio 1915 l'Italia dichiara guerra all'Austria e un anno dopo, nell'Agosto del 16, anche alla Germania. Il capo dell'esercito militare dell'Italia in quel momento è Cadorna, che ha come unico titolo di merito il fatto di essere il figlio d'arte e non è riconosciuto per la sua abilità militare. Nonostante ciò, l'Italia decide di entrare in guerra lo stesso, anche perché pensavano che si sarebbe conclusa in un mese. Cadorna aveva poca esperienza e quando inizia la guerra e ci si rende conto che è una guerra di trincea, i sovrani italiani si rifiutano di uscire dalle trincee e lui li fa assassinare. L'Italia non aveva nemmeno equipaggiamento ed armi. Inoltre, la guerra si svolse sulle Alpi nella stagione invernale e gli italiani non erano preparati: gli Austriaci avevano per esempio mimetiche bianche per mimetizzarsi nella neve, mentre gli italiani avevano le mimetiche militari verdi che si sarebbero mimetizzate nella foresta. Alla fine della Prima guerra mondiale ci fu inoltre un'inflazione galoppante: i tedeschi, che poi vengono smazzati nei congressi di pace in una maniera ingiusta, per andare a comprare il pane dovevano spendere il triplo dei soldi, oppure per tappezzare casa in Germania si usavano direttamente le banconote perché comprare la carta da parati costava di più. La riconversione produttiva causò la mancanza di tutti gli altri beni di prima necessità. I trattati di pace La guerra ebbe come conseguenza principale le trasformazioni geopolitiche. Dall'impero austro-ungarico nascono nuovi stati, l'impero tedesco diventa repubblica e l'impero russo diventa una confederazione di repubbliche socialiste. L'impero turco viene diviso a vantaggio di Francia e Inghilterra. Nel gennaio del 1948 il presidente americano Woodrow Wilson propone un programma di pace di 14 punti che prevedeva per esempio la riduzione degli armamenti, l'abolizione della diplomazia segreta e delle barriere doganali, il ridisegnamento delle cartine europee e coloniali. Inoltre, propone un sistema di sicurezza e di diritto internazionale chiamato la Società delle Nazioni, che avrebbe avuto il compito di difendere le minoranze, i territori coloniali e l'indipendenza politica dei grandi e dei piccoli stati. I 27 paesi vincitrici, esclusa la Russia, si riunirono il 18 gennaio 1819 a Versailles, nella conferenza di Parigi. I più importanti esponenti furono Wilson, George, Clemenceau, Vittorio Emanuele Orlando. I primi problemi del programma di Wilson riguardarono: o il contrasto tra l'idea di pace democratica e pace punitiva verso i vinti; O la difficile applicazione del principio di autodeterminazione dei popoli a causa delle diverse etnie presenti nei grandi stati. Il trattato di Versailles, definito anche diktat a causa del suo carattere punitivo esclusivamente verso gli sconfitti, prevedeva: 000 O cessione alla ricostruita Repubblica polacca del cosiddetto "corridoio di Danzica", che dava alla Polonia uno sbocco sul Baltico, a Danzica e che divideva la Prussia orientale dal resto d'Europa. Cessione alla nuova Repubblica cecoslovacca della regione dei Sudeti; Rinuncia all'impero coloniale in Asia, nel Pacifico e in Africa da parte delle potenze vincitrici; Smilitarizzazione della Renania, abolizione del servizio di leva e riduzione delle forze armate; Risarcimento dei danni di una guerra la cui responsabilità fu attribuita solo alla Germania (132 miliari di marchi-oro); O Nel Baltico sorsero 4 Repubbliche indipendenti: Lituania, Lettonia, Estonia e Finlandia; Sorse una nuova Repubblica Polacca; Con i trattati di Saint-Germain (1919) e di Trianon (1920) vengono stabilite le condizioni di pace per l'Austria e l'Ungheria. Dall'impero nascono: o Austria 0000 restituzione alla Francia dell'Alsazia e della Lorena; concessione per 15 anni alla Francia delle zone delle miniere del Saar; O Cecoslovacchia o Ungheria o Jugoslavia Galizia Il trentino, l'Alto Adige, Trieste e l'Istria passano all'Italia. La Dalmazia invece, che pur spettava all'Italia, era reclamata dalla Jugoslavia, mentre l'Italia reclamava Fiume, che non le spettava. Fu a causa di questi problemi che Orlando si ritirò dalla Conferenza di Parigi e la controversia rimase irrisolta (vittoria mutilata). Con il trattato di Sèvres vennero stabilite le condizioni di pace per l'impero Ottomano, il quale viene diviso: O Siria e Libano vanno alla Francia; O Palestina, Transgiordania e Iraq vengono affidati all'Inghilterra insieme all'Egitto; O Smirne e Adrianopoli vanno alla Grecia e gli stretti rimasero sotto controllo internazionale. Nel giugno 1919 viene steso lo Statuto della Società delle Nazioni, che si insediò a Ginevra. L'organismo internazionale presenta subito alcuni problemi che minarono la sua capacità operativa: O L'esclusione della Russia sovietica e dei Paesi sconfitti; O Gli egoismi di Francia e Inghilterra che volevamo difendere i loro interessi coloniali; La mancata adesione, paradossalmente, degli Usa, a causa dell'opposizione del senato, dell'opinione pubblica e soprattutto della vittoria delle elezioni del 1920 dei repubblicani che attuano una politica isolazionista. O La Grande Guerra Le origini I primi anni del 900, fino al 1912 sono chiamati, da chi li ha vissuti, "la belle époque", la bella epoca. Questo perché il mondo è diviso, è stato spartito facendo colonie, c'è stata la guerra tra Francia e Prussia, c'è stata la seconda rivoluzione industriale, la società di massa, l'allargamento del suffragio, sono nate nuove tecnologie e si è capito che si possono risolvere le controversie in modo pacifico senza guerra. È quindi un periodo di grande ottimismo, ma questo ottimismo è una grande illusione: agli inizi del 900 si pensava che gli illusi fossero coloro che vedevano nella guerra l'unico modo di risoluzione dei conflitti, ma in realtà erano proprio gli uomini del 900 a essere illusi, poiché pensavano che la guerra fosse un mezzo inutile. Nelle cause della Prima guerra mondiale, l'attentato di Sarajevo gioca un ruolo marginale, è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso (il casus belli), ci sono invece tante cause e una di queste è proprio un ottimismo sfrenato che a un certo punto diventa anche un ottimismo circa le possibilità che i Paesi ha di vincere la guerra. Questa ascesa di condizioni tecnologiche, scientifiche, sociali e questo clima relativamente durevole per qualche scorcio di decenni di pace (solo perché i conflitti erano stati spostati nelle colonie non perché non ci fossero) avevano creato un clima di illusione; però cresce anche l'illusione circa la potenza che ogni Nazione ritiene di avere tanto che, arrivati nel 1914, tutti hanno voglia di entrare in guerra perché hanno il desiderio di chiudere la partita e sono convinti di risolverla a loro vantaggio. Le cause La causa della guerra non è l'attentato di Sarajevo, perché quello è solo il casus belli, la causa occasionale che poteva essere qualunque altra, infatti le vere cause si stanno accumulando già da molto tempo. Esse sono: O Cause di tipo economico: Seconda rivoluzione industriale, capitalismo finanziario, allargamento dei mercati in prospettiva idealistica coloniale che creano una conflittualità che semplicemente si è spostata proprio nelle colonie, ma non è scomparsa. Finché c'è ancora Bismark, l'equilibrio regge. Bismark è quello che quando le potenze europee iniziano a guardarsi male organizza conferenze e il Congresso di Berlino, per mettere tutti attorno a un tavolo e calmare le acque con le sue doti da diplomatico. Nell'84 Bismark, per le litigate di origine coloniale e imperialista, specialmente tra Francia e Inghilterra, organizza la conferenza di Berlino per dividere l'Africa e tenere buoni tutti. Nel '90 il kaiser Guglielmo II, che ha l'idea della grande Germania che deve conquistare il mondo, licenzia Bismark eliminando uno dei fattori di equilibrio della scena mondiale. Quel conflitto che era nato nelle colonie e che Bismark era riuscito a mantenere nelle colonie e anche a sedare, a un certo punto si riaccende. L'economia industriale ha avuto come necessità intrinseca il colonialismo e l'imperialismo che hanno creato nuovi motivi di concorrenza. O Cause di tipo storico-politico: L'espansionismo tedesco dal 1890 portò l'ascesa al trono di Guglielmo II come imperatore di Prussia, che licenziò Bismark poiché era troppo equilibrato; Guglielmo II vuole la Germania forte su piano coloniale, anche nel pacifico (questo porterà a entrare in guerra anche gli Stati Uniti), e vuole l'espansione tedesca. Per questo la politica tedesca inizia a diventare molto aggressiva (nuovo corso guglielmino); inizia un binomio in Germania che durerà fino al secondo dopoguerra tra industria ed esercito: l'industria tedesca prolifera perché la corona imperiale finanzia le industrie belliche, che con le commesse statali iniziano a produrre armi e munizioni. Tutte le nazioni stavano andando in quell'ottica, perché c'è anche il problema dell'impero austro-ungarico: l'impero tedesco è diviso in tanti stati federali, ma è tecnicamente compatto e omogeneo, mentre l'impero austro-ungarico, che è molto più antico e molto più esteso, è etnicamente frammentato; a metà dell'800 gli Asburgo devono diventare impero austro-ungarico, (corona dualistica), per riconoscere un minimo di autonomia e di esistenza alla etnia austriaca e a quella ungherese, ma dentro hanno un sacco di gruppi etnici compatti che premono. Dentro all'impero austro-ungarico una delle nazionalità più forti e numerose era quella serba: non la Serbia in sé, ma Nuovo corso Guglielmino: orientamento della politica tedesca dal 1890 in poi dentro il territorio dell'impero c'era un gruppo di nazionalità serba che premeva per staccarsi dall'impero austro-ungarico e attaccarsi alla Serbia, la quale ne era felice, ma l'imperatore austro- ungarico non voleva. È per questo che l'erede al trono Francesco Ferdinando aveva ipotizzato di creare una corona trialistica non appena sarebbe salito al trono, cioè di rendere l'impero asburgico un impero austro-ungarico-serbo. Inoltre, ci fu anche il problema delle alleanze. C'è un'Europa divisa in un sistema di alleanze, triplice alleanza e triplice intesa sono le due fondamentali, che comporta il fatto che se c'è un piccolo conflitto tra due stati le alleanze devono entrare in gioco e il conflitto si estende diventando guerra di tutti contro tutti. Se gli stati sono legati da un sistema di alleanze anche gli alleati possono reagire al conflitto, quindi un conflitto potenzialmente tra due nazioni diventa un conflitto europeo. O Cause socioculturali: La guerra come sfogatoio dei conflitti sociali, come rimescolamento della società, come mezzo per smuovere l'economia, come modo di attenuare un conflitto sociale. Per questo nasce l'idea che la mia nazione è superiore alle altre: è giusto che io vada in guerra perché è scontato che vincerò. O Cause militari: L'industria bellica diventa il comparto di punta dell'industria di tantissimi paesi, perché possono servire sia per le guerre con le colonie sia per una eventuale guerra più grande. Inoltre, c'è anche una ideologia del conflitto: il pensiero di Darwin (che è anche causa ulturale) ha come concetto centrale quello della lotta per la vita, la vita è una lotta e si deve lottare, perché chi si adatta meglio e si accaparra risorse sopravvive mentre gli altri vengono uccisi dall'ecosistema. Quindi a un certo punto si afferma il darwinismo sociale, applicando la sua visione alla storia della civiltà: i popoli sono tra loro come tanti protagonisti della storia in reciproca competizione, a un certo punto, come la selezione naturale sostiene che ci sono poche risorse e sopravvive solo chi lotta, allo stesso modo si fa la guerra e sopravvive il più forte e il più adatto. I futuristi italiani parlavano della guerra definendola il gene del mondo, ciò vuol dire che bisogna spazzare via i batteri, i popoli inutili, gli stati superati, le bocche di troppo da sfamare. Dentro al caos dell'imperialismo come causa della guerra si verificano le crisi marocchine. Succede perché in questo momento il Marocco non è ancora colonia francese (la Francia si è presa l'africa da ovest a est partendo dall'Algeria, e il Marocco è ancora un po' più a ovest dell'Algeria). La Francia senza dir niente a nessuno si estende occupando certe porzioni del Marocco che erano libere. La Francia si allarga, ma si allarga in zone in cui voleva andare il Kaiser, che si è sbarazzato di Bismark e vorrebbe una politica più aggressiva anche dal punto di vista coloniale. Per cui per due volte, 1905 e 1911, ci fu la prima e la seconda crisi marocchina. Vengono chiamate crisi perché già nel 1905 si sfiora la guerra, ed era chiaro che una volta partita sarebbe diventata mondiale; si risfiora la guerra anche nell'11. Il problema in entrambi i casi è un problema coloniale, ovvero chi conquista prima il Marocco; quindi, l'imperialismo è un fattore che rischia di far partire la guerra ancora prima di quanto non è partita. Non solo la sinistra estrema voleva la guerra, anche la destra estrema. Alcuni movimenti, quelli massimalisti e di estrema destra, non volevano entrare in parlamento, ma volevano fare la rivoluzione, e vedevano nella guerra un'occasione di destabilizzare l'ordine e far partire quindi la rivoluzione sociale. In questo momento storico esiste la Seconda Internazionale Socialista, ovvero quella rete di movimenti, partiti, sindacati, gruppi di pressione di ispirazione socialista; dentro c'erano socialisti riformisti, che volevano andare in parlamento a fare le riforme, socialisti marxiani, che volevano la restaurazione del collettivismo comunista, anarchici, che volevano mandare all'aria lo Stato e abolirlo. Nell'idea socialista pura il mio nemico non è quello di un altro Stato: se io sono un operaio il mio nemico è il capitalista e il mio amico è il proletario, non importa se è mio concittadino o se è cittadino di un altro stato, perché la lotta non è lotta di stato ma lotta di classe; è quello che Marx chiamava internazionalismo operaio, gli operai sono alleati in maniera naturale qualunque sia la nazione a cui essi appartengono. Quindi se uno fosse socialista e fosse coerente in teoria dovrebbe rifiutare la prospettiva di una guerra mondiale che andrebbe a metterlo contro un suo pari di un'altra nazione. Quando arriva il momento per i partiti socialisti di votare si o no all'ingresso del proprio paese in guerra, tutti i partiti socialisti europei votano sì. Votano sì anche se il socialismo dice l'opposto perché alcuni erano convinti che la guerra potesse essere un'occasione di accelerare alcune dinamiche sociali; infatti una guerra pesante destruttura completamente uno stato e se si vuole fare una modifica radicale quello è il momento migliore. Inoltre, mentre gli Austriaci erano vestiti in maniera pesante per poter sopportare il freddo i soldati italiani vengono mandati sulle alpi con le scarpe di cartone e con vestiti non adeguati (questo causò un sacco di amputazioni); non avevano nemmeno abbastanza munizioni perché pensavano finisse molto presto. L'Italia è quindi entrata nella guerra di trincea che andrà avanti fino al 17. Nel frattempo, si combatte anche sui mari e a un certo punto, dato che gli austriaci sono riusciti a sfondare il confine con la Russia, possono liberare delle truppe e, molto prima delle aspettative degli italiani, un grosso contingente austriaco va a rinforzare le truppe che combattevano contro gli italiani. Il fronte orientale e gli Stati Uniti Intanto sul fronte orientale la Russia combatte una delle sue ultime battaglie. La Russia è un paese che aveva avuto il regime feudale in vigore fino al 1761, che sarà abolito da Alessandro II Romanov; è quindi un paese basato su rapporti agrari ancora di natura feudale che conosce verso il 900 una progressiva industrializzazione, ma che arriva in guerra non meno impreparata dell'Italia. Inoltre, è in una situazione politica in cui vige lo zarismo, con fermenti sociali che da prima che scoppi la guerra (già dal 1905) rifiutano la monarchia assoluta che lo zarismo incarna. Quando la Russia entra in guerra avviene uno scollamento ancora maggiore tra la popolazione e il regime dello zar che ha voluto la guerra, tant'è vero che in alcune battaglie un milione e passa di soldati russi perdono la vita e questo causa il crollo dello zarismo. Nel 1917 la Russia vede crollare lo zarismo e nel 1918 esce dal conflitto. Nell'Aprile del 1917 a fianco dell'intesa sono entrati in guerra gli Stati Uniti. Entrano in guerra perché la lotta sottomarina li danneggia molto, ed entrano combattendo nelle basi oceaniche, senza toccare il loro territorio. intervento arbitrario e abusivo La Russia ha quindi liberato il fronte e i tedeschi possono riconvergere verso il centro, però a fianco delle truppe della triplice intesa erano entrati nel 17 gli Stati Uniti d'America, preoccupati dall'ingerenza sul pacifico che la Germania di Guglielmo II aveva sempre cercato e voleva. Quindi in virtù dell'intervento americano, inizia una controffensiva che porterà alla disfatta degli imperi centrali, tanto che persino l'Italia riuscirà a ottenere una vittoria nella battaglia di Vittorio Veneto. Il popolo americano non voleva entrare in guerra, ma il governo si, e il presidente democratico era stato rieletto perché aveva promesso esplicitamente che avrebbe tenuto fuori gli Stati Uniti da ogni conflitto; se non che a causa dei bombardamenti che danneggiavano gli Stati Uniti a livello economico e commerciale e tutti i civili che ci andarono in mezzo. A un certo punto viene intercettato dai servizi segreti inglesi il telegramma Zimmermann, un generale tedesco, il quale conteneva una proposta tedesca verso il Messico, chiedendogli di attaccare gli Stati Uniti con l'appoggio della Germania, così poi si sarebbe ripreso tutte quelle terre che una volta erano sue e che gli Stati Uniti gli avevano strappato. Venuti a conoscenza di questo, gli Stati Uniti decidono di entrare in guerra. Alcuni sostengono che questo telegramma in realtà è stata un'invenzione dei servizi segreti inglesi per spingere gli americani a entrare in guerra e dare il colpo decisivo. La guerra finisce quando improvvisamente il fronte su cui stava la triplice alleanza crolla e di lì a poco partirono catene di armistizi di uscita dal conflitto. La guerra totale Questa guerra cambia il mondo, si parla di guerra totale: combattuta con ogni mezzo, estesa a tutti i paesi, e con i civili mobilitati. La guerra cambia radicalmente tutte le strutture politiche, economiche, sociali e militari. La seconda rivoluzione industriale, che avviene proprio a ridosso dello scoppio della Prima guerra mondiale ha messo un sacco di scoperte tecnologiche in mano alle potenze europee, anche se inizialmente sono scoperte che non nascono come armamento bellico. Motore a scoppio e invenzione degli aerei sono due invenzioni che, combinate con le altre, danno vita a un alto potenziale bellico. E un circolo vizioso, per cui la tecnologia comporta nuove applicazioni belliche che portano nuova sollecitazione alla tecnologia e di conseguenza altre applicazioni belliche. Ad esempio, Wilkinson è colui che ha permesso di applicare la meccanizzazione trovando il modo di forare il metallo per farci passare bene un pistone. Molti dicono che la guerra fa parte di balzi non solo tecnologici, ma anche economici e sociali, mentre altri sostengono che la guerra vuol dire tecnologie, investimenti e soldi riversati tutti in una direzione ben precisa, in armi, e non è detto che da qui si abbia un aumento del benessere. Uno dei problemi della fine della guerra diventa che manchi di cose essenziali per la vita quotidiana perché tutto è stato volto con massima efficienza e funzionalità a uso bellico. Alcune sollecitazioni tecnologiche sono: ○ Le reti ferroviarie e il telegrafo, che vengono usate per la prima volta su tutto il continente europeo a scopo bellico, e così anche il telegrafo viene applicato al codice morse. o I carri merci utilizzati per trasportare non merci, ma persone: carichi e carichi di soldati da spostare lungo i fronti. Alla fine della guerra si calcola che circa 65.000 uomini sono stati spostati per tutta Europa o Nuove armi, anche infiammabili, come i gas, l'artiglieria pesante e il cannone. o Il primo carro armato con motore a scoppio corazzato, il Tank, se lo inventano gli inglesi per trasportare meglio armi e persone sul campo di battaglia; nasce mettendo insieme scoperte che nascono in tutt'altra maniera. O I tedeschi inventarono i primi sommergibili, gli U-boot. O Nasce l'arma aerea, applicando il motore a scoppio a un trabiccolo. Permette di sganciare bombe, di fare ricognizioni aeree, fare attacchi a sorpresa ecc... quando arriviamo al 1916 gli aerei esistono da 13 anni, ma tutti i loro usi bellici vengono esplorati solo durante la Prima guerra mondiale. Permette inoltre di studiare prima il terreno sconosciuto e prima della fine della guerra si scopre che l'aereo dà il tiro dell'artiglieria. Oltre che l'aereo, come arma aerea nasce anche il dirigibile, con il quale i tedeschi bombardano molte città italiane. o La mitragliatrice, abbinata anche all'aeroplano. Inizialmente non erano efficienti perché i colpi a raffica della mitragliatrice andavano a colpire l'elica dell'aereo facendolo precipitare, successivamente riuscirono a sincronizzare i colpi della mitragliatrice con il giro dell'elica studiando la sincronizzazione di due strumenti differenti che si muovono in parallelo: i proiettili con la loro cadenza devono uscire in un momento in cui non intercettano il corpo dell'elica, ma lo spazio della sua rotazione. O Nascono rifugi per i civili nelle città C'è uno sconvolgimento anche dell'apparato industriale verso la funzione bellica: nel giro di pochissimo tempo finiscono i proiettili, mancano fucili, mancano camion, mancano cannoni...quindi le industrie sono sollecitate a produrre a ritmo accelerato senza guardare più a costi e benefici, perché è lo stato che commissiona armi. Per la prima volta ci furono anche sollecitazioni sociali: le donne che già lavoravano nelle industrie, si trovano a lavorare nell'industria pesante, che comprendeva una serie di mansioni tradizionalmente affidate agli uomini. Ciò avviene anche perché gli uomini sono mandati sul fronte, e le donne arrivano anche a far parte dell'esercito industriale, per andare ad aiutare là dove l'uomo non aveva tempo di mettere le mani in quanto era impegnato nelle battaglie. Questa cosa porta anche all'affermarsi dei diritti femminili, in particolare al diritto al voto. Ora come non mai lo Stato entra a piedi pari nell'economia e diventa a tutti gli effetti soggetto economico: ciò vuol dire che l'economia industriale diventa militarizzata. In questo periodo gli Stati hanno forme liberali, con le quali riconoscono diritti fondamentali e inalienabili ai cittadini. Di fronte alla guerra però lo stato di emergenza viene usato come pretesto per sospendere i diritti e le libertà individuali. La retorica militare applicata alle dinamiche sociali è pericolosa, perché la dinamica militare è divisa tra buoni e cattivi senza mezze misure, sul campo di battaglia non c'è spazio per politiche democratiche e per il confronto delle idee, ma ci sono solo amici e nemici. Se si applica questo pensiero all'interno delle dinamiche sociali, lo si porta dentro la democrazia: non c'è più spazio per dibattere e la democrazia si fonda sul dibattito parlamentare. Dalla caduta della prima repubblica siamo abituati a concepire e a focalizzare la nostra attenzione sul governo, ma noi siamo una repubblica parlamentare, cioè l'organo cardine che rappresenta la sovranità popolare è il parlamento che noi andiamo a eleggere. Questo è identificabile anche nel periodo storico che stiamo studiando: se la democrazia è una democrazia parlamentare vuol dire che si riconosce un valore a quello che il parlamento nella sua domanda esprime; l'idea è che se vogliamo che minoranza e maggioranza siano rappresentati bisogna parlare e sviscerare tutte le posizioni. Soprattutto nel momento in cui si scavalca il parlamento si sta scavalcando la sovranità e la rappresentanza popolare, e quando ci sono decisioni più aspre da prendere le prende il governo senza consulto del parlamento. È esattamente quello che è successo durante la Prima guerra mondiale: siamo in emergenza, c’è la guerra al fronte ma dobbiamo sentirci in guerra tutti, e questo fa sì che si viva a casa come al fronte e al fronte come a casa. Quando cade Bismark l'equilibrio si spezza e vengono fatti una serie di accordi bilaterali che diventano le alleanze che già conosciamo. L'Italia era già legata con Germania e Austria nella triplice alleanza e sotto Crispi, per via di una guerra doganale con la Francia (10 anni dopo la nascita dell'alleanza), l'alleanza viene ribadita, perché, anche se l'Italia non ha interessi comuni con la Germania e con l'Austria ha forti conflitti con la Francia. La Francia da parte sua stringe accordi commerciali con la Russia che diventano patti militari, mentre Francia e Germania e Russia sono in opposizione da tempo. Siccome la Germania con Guglielmo aveva iniziato la forte espansione, l'Inghilterra si arrabbia con la Germania e si allea alla Francia. Così a inizio 900 si ha la Francia alleata con la Russia e con l'Inghilterra; nel giro di pochi anni, nel 1907, queste due coppie diventano un triangolo facendo nascere la triplice intesa con una chiara funzione antitedesca. Nel frattempo, l'Italia, che è nella triplice alleanza, inizia a fare un gioco di contrabbando cominciando a riavvicinarsi alla Francia, all'Inghilterra e alla Russia perché l'Austria ha in mano Trieste ed è un nemico naturale, facendo accordi commerciali (non militari) che però preparano il terreno per l'ingresso dell'Italia in guerra che non avverrà a fianco dei suoi alleati, ma a fianco della triplice intesa. La polveriera dei Balcani Un'altra delle cause, forse la più immediata, che concorre insieme a tutte le altre allo scoppio della guerra mondiale è la polveriera dei Balcani (appartenevano all'impero ottomano, che da almeno un secolo è in crisi a causa della questione di oriente). Nei Balcani e sui Carpazi il controllo della Turchia stava venendo meno; quindi, Austria e Prussia cercano di strappare via parti del territorio. È l'ennesimo episodio della questione d'oriente che però si trasforma in crisi: i Balcani sono un territorio strategico in cui molte potenze hanno interesse molto forti legati al controllo sul mediterraneo. "Polveriera" intesa come una montagna di polvere da sparo a cui basta una sola scintilla per esplodere. I Balcani sono sempre stati e sono tutt'ora caratterizzati da una composizione etnica variegatissima, che si intreccia anche a tradizioni culturali e religiose di segno diverso. Finché c'è l'impero Ottomano i conflitti vengono ben assorbiti, ma poi esso viene meno poiché si stava affermando al suo interno il movimento dei giovani turchi (risorgimento nazionalistico). (I Balcani sono deboli e sono a disposizione perché il controllo della Turchia sta venendo meno e quindi le altre potenze europee hanno interesse a ottenerli) Nel 1908 c'è quindi la crisi Balcanica, perché l'impero Austro- ungarico, che godeva di una temporanea amministrazione della Bosnia Erzegovina, decide di trasformare questa amministrazione in una annessione. Questa cosa scatena il contenzioso perché la Serbia, che è a ridosso, la Russia che ha interessi nell'adriatico e Italia che è vicina si ribellano. Si sfiora la guerra già due volte prima dell'attentato di Sarajevo, perché ci sono due guerre balcaniche, una nel 1912 e una nel 1913. Nella prima guerra balcanica l'impero ottomano si trova attaccato in una guerra combattuta da una coalizione di stati del luogo (Grecia, Serbia, Bulgaria, Montenegro); questa coalizione sconfigge l'impero ottomano che deve rinunciare a tutti i suoi possedimenti nei Balcani. Succede però che questi stati vincitori non riescono a trovare l'accordo su come spartirsi queste terre e questo fa scoppiare la seconda guerra balcanica del 1913. La crisi dei Balcani si intrecciava anche a una crisi dell'impero Asburgico, che era un impero che sotto di sé aveva molte nazionalità che già nel '800 stavano cercando di ottenere la loro indipendenza. Nel 1867 la corona diventa dualistica, ma ciò non è sufficiente perché non ci sono solo Austria e Ungheria come nazionalità all'interno dell'impero, ma c'è anche una serie di minoranze slave. Una forte protesta veniva infatti dall'etnia serba, allora l'impero austro-ungarico decide di fare una corona trialistica diventando impero austro-ungarico-serbo con l'idea che la popolazione serba non si sarebbe staccata. Erano progetti che iniziavano a circolare a inizio 900 di cui era massimo esponente l'arciduca Francesco Ferdinando, un uomo di mentalità europea che aveva chiaro che senza la corona trialistica l'impero sarebbe finito male. C'era però chi si opponeva: dentro l'impero si opponevano gli ungheresi perché avevano paura di essere scalzati, ma si opponevano anche i nazionalisti serbi che vivevano in Serbia, perché non volevano che l'etnia serba che viveva sotto l'impero si attaccasse a esso e non effettivamente alla regione serba. La Serbia voleva infatti creare una grande Serbia indipendente, ed è per questo che Ferdinando a Sarajevo viene assassinato insieme alla moglie per mano di un nazionalista serbo. Storici delle più diverse correnti ideologiche sono tutti concordi nel dire che il Novecento si potrebbe chiamare il secolo breve, perché è talmente stato impattante quello che la grande guerra ha fatto e talmente tanto conclusivo quello che la Seconda guerra mondiale ci ha messo sopra che il 900 si racchiude tutto lì, in questo scorcio di anni. Altro tema interessante è lo spionaggio, che porta il controllo dentro popolazione, e chiunque può essere spiato, si arriva a controllo totale, controllo delle comunicazioni, dei privati, della corrispondenza ecc... è un discorso che diventa pesante se applicato alla società, perché la politica, l'economia e la guerra, da sempre ambiti separati, ora vengono uniti. Nascono le liste di proscrizione, elenchi di aziende e imprese da governare a vista per non fare in modo che continuassero a comunicare con certi paesi. Il concetto di guerra limitata cade e la guerra diventa guerra totale. Il primo dopo guerra sarà il momento di crisi totale dello stato liberale, perché l'Unione Sovietica cerca di esportare la rivoluzione comunista in tutta Europa, ma fallisce; da qua le strutture dello stato liberale si sono dimostrate talmente tanto inadeguate nel gestire la guerra che quando è stato il momento di fare appello alle migliori energie della popolazione, anzi che responsabilizzare la gente e la sovranità popolare, esse vengono stroncate militarizzando la società, e lo stato liberale così tramonta. Il senso del pluralismo democratico è valorizzare ogni idea, ma durante la Prima guerra mondiale viene meno in quanto la società viene militarizzata: la società politica e civile viene modellata sulla società militare, e quindi c'è una gerarchia rigida e antidemocratica. Per cui il concetto chiave non è più democrazia, ma unanimità, e vengono usati tanti strumenti per costringere ad essere unanime, come valore assoluto. Guglielmo II questa cosa l'aveva detto nel giorno in cui dichiarò guerra alla Francia ed entrò in guerra, disse che da quel momento non ci sono più partiti, ma ci sono solo tedeschi. Da un lato ha senso perché se c'è un'emergenza bisogna mettere da parte le contrapposizioni ideologiche e non posso rifiutarmi di lavorare con una persona solo perché è di un partito diverso dal mio, ma Guglielmo II lo intendeva in un senso più rigido: il parlamento non gli interessava e nemmeno gli schieramenti parlamentari e i partiti politici, gli interessava solo che essi intervenissero in una situazione di emergenza (unanimità come valore assoluto imposto). Anche lo stato viene militarizzato perché vengono create delle compagini governative che dovrebbero avere solo il potere esecutivo, ma iniziano anche a legiferare, e i governi diventano un po' dappertutto meno democratici. In Francia viene creato un gruppo esecutivo, l'union sacrée, che decide tutto e non si può neanche più esprimere un'opposizione, perché immediatamente vieni bollato come traditore della patria e come nemico del popolo. In Germania addirittura tutte le decisioni, anche quelle socio- politiche e socio-economiche, vengono date in mano ai militari: all'ufficio di guerra, che era un manipolo di comandanti e di generali dell'esercito che decidono tutto della vita del popolo finalizzando la vita economica, politica e sociale alle esigenze al fronte. Un po' dappertutto nascono i governi di unità nazionale: cade, con la sconfitta di Caporetto, il governo Boselli e nasce il governo Orlando, secondo cui siamo in guerra e ogni forma di dibattito e opposizione viene taciuta. Se siamo in guerra non c'è l'icona di cittadino, ma solo l'icona di soldato. Se lo stato viene militarizzato sotto ogni aspetto della vita, si ha la conseguenza del non affezionamento del cittadino allo stato e il non sentirsi rappresentato da esso. Il termine fronte interno è un'espressione che nasce da qua, prima c'era solo il fronte (là dove si combatte), e adesso anche il fronte diventa totale: dove si combatte con le armi è fronte esterno, ma il fronte interno è lo stato e ne fa parte ogni cittadino. Anche tecnologia, scienza e ricerca vengono mobilitate alla guerra, perché le ricerche devono essere finalizzate a creare strumenti utili per vincere la guerra. Vengono mobilitati anche i risparmi: la guerra costa, e se lo stato in guerra non ha abbastanza soldi chiede il contributo diretto dei cittadini; in certi casi il contributo richiesto fu volontario, in altri casi fu coatto. In Gran Bretagna, uno stato liberale, se il cittadino si rifiutava di contribuire economicamente alla guerra allora lo stato quintuplicava le tasse (contributo coatto). Negli altri paesi si ricorse al contributo volontario, e in tanti casi ci si trovò anche davanti a ingenti somme date allo stato da parte volontaria dei cittadini. Per ottenere i prestiti di guerra, ad esempio, lo stato americano mette al lavoro tanti cervelli e usa le tattiche della pubblicità commerciale: manifesti, comizi con attori ecc...la comunicazione diventa parte della guerra: in America, i ceti medio alti e la classe più bassa manderanno un sacco di soldi per sostenere le spese di guerra, quindi la pubblicità funziona, perché le tecniche di comunicazione subliminali convincono e attirano l'attenzione. Inoltre, non c'è più differenza di condizione tra fronte esterno e fronte interno. In Germania, per esempio, il blocco dei commerci imposto dalla Gran Bretagna per cui i paesi comunicanti con la Gran Bretagna non potevano mandare nulla in Germania, provocò in pochissimi mesi 700.000 morti di fame e per mancanza di cure all'intero dello stato germanico (non al fronte). Aumentò del 50% la mortalità infantile. Le fasi iniziali Neanche un mese dopo il funerale, il 23 luglio, l'Austria manda un ultimatum ineccepibile alla Serbia; è un ultimatum umiliante che sa benissimo che la Serbia non accetterà, e se la Serbia non accetta significa che l'Austria può dichiararle guerra. La Serbia il 25 luglio, anziché rispondere proclama la mobilitazione parziale: alcuni uomini vengono mandati al confine con l'impero austro-ungarico. A questo punto il 28 luglio l'Austria dichiara guerra alla Serbia e per il meccanismo delle alleanze questa guerra diventa e nel giro di pochissimi giorni una guerra europea/mondiale: la Russia è alleata della Serbia e quindi muove le forze armate verso la Serbia per sostenerla, ma anche ai confini con la Germania che è alleata dell'Austria, allora la Germania manda un ultimatum alla Russia e alla Francia per dirle di non fare niente sennò avrebbero dichiarato guerra pure a lei, ma nessuna delle due risponde. Così il 1° agosto la Germania dichiara guerra alla Russia e il 3 agosto dichiara guerra alla Francia. In 5 giorni quindi questa guerra si estende velocemente in tutta Europa. La triplice alleanza si allarga anche all'impero ottomano (Turchia e Bulgaria). La Germania dichiara guerra così velocemente perché la politica di Guglielmo II è una politica aggressiva di potenza e vuole la guerra. In aggiunta il comando dell'esercito tedesco aveva elaborato un piano, il piano Schlieffen: piano che prevedeva di fare guerra e finirla molto velocemente, andando ad assoggettare totalmente la Francia passando per il Belgio che è neutrale e concentrando poi tutto l'esercito sul confine con la Russia, dato che la Russia prima di smuovere tutto l'esercito e farlo arrivare a confine con la Germania ci mette il suo tempo. A questo punto l'ultima che è fuori, la Gran Bretagna, dichiara guerra alla Germania; ora il quadro è completo e manca solo l'America. Il piano Schlieffen prevedeva di terminare la guerra in due mesi e all'inizio sembra quasi che Ludendorff e Hindenburg (eroi nazionali tedeschi, poi vicini ad Hitler) ci avessero quasi indovinato, perché c'è stato l'attacco verso la Francia a ovest e verso la Russia a est. L'esercito francese è stato indietreggiato verso il fiume Marna e a est i russi sono stati sconfitti in due battaglie, quindi, sembra che la guerra lampo funzioni. In questi due mesi in cui sembra che la guerra lampo funzioni come spesso accade nella storia, c'è un imprevisto: l'esercito francese, nonostante si stato cacciato indietro fino alla Marna, inizia una resistenza tale che i tedeschi non riescono a sfondare. Anche a est dopo le prime vittorie dei tedeschi, l'esercito russo si organizza facendo crollare la teoria della guerra lampo verso autunno/inverno, quando non ci sono le condizioni climatiche favorevoli per combattere se non ci si è abituati. Inizia una situazione di stallo, perché inizia una fase di scavo di trincee, messe sulle linee del fronte e tra le quali c'è la "terra di nessuno", dove avvenivano le battaglie per poter avanzare (erano battaglie fini a sé stesse che lasciavano un mare di cadaveri perché erano semplicemente carneficine che permettevano di avanzare solo di qualche metro). Siamo passati da una guerra lampo a una guerra di posizione, molto più sanguinosa poiché è una situazione di stallo in cui vengono uccisi molti soldati senza avanzare effettivamente di nulla. Cerano 750 km di trincea sul fronte occidentale. La guerra diventa mondiale La guerra inizia a diventare mondiale perché inizia a diventare anche una guerra sottomarina; sulla terraferma si ha una situazione di stallo, mentre per via marittima inglesi e tedeschi iniziano a combattere, nel Mare del Nord e nell'Atlantico. Le navi inglesi inizialmente sono superiori, ma un certo punto Francia e Inghilterra si accordano per un blocco navale, cioè per interrompere gli approvvigionamenti alla Germania. Gli altri paesi usavano le vie di mare per approvvigionare la Germania e se queste vengono bloccate prima o poi le risorse e le materie prime vengono a mancare, portando prima o poi a cedere. A questo punto la Germania tira fuori gli U boat e inizia la guerra sottomarina, e non ci vanno di mezzo solo navi militari ma anche navi civili. La guerra è diventata mondiale.