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I Comuni e Federico Barbarossa

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L'evoluzione politica dei Comuni: cosa sono, cause, dove nascono
Tra l'XI e il XII secolo, soprattutto in Italia centro-settentrionale, nacq

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L'evoluzione politica dei Comuni: cosa sono, cause, dove nascono Tra l'XI e il XII secolo, soprattutto in Italia centro-settentrionale, nacquero delle nuove forme di governo collegiali chiamati Comuni, ovvero degli ordinamenti governativi indipendenti. A favorire la nascita delle prime autonome istituzioni comunali furono la rapida crescita economica di alcune città, la loro espansione territoriale ma soprattutto un vuoto di potere che si era creato a causa della lontananza del potere centrale da parte dell'impero impegnato nella lotta con i grandi feudatari tedeschi e con il papato per le nomine dei vescovi. Con il termine "comune" si indicano forme di autogoverno delle città, nate in Germania, Inghilterra, Francia, Fiandra e soprattutto in Italia, nate come associazioni fra cittadini, che concordavano tra loro giuramenti di pace (coniurationes) per affermare le loro rivendicazioni nei confronti del signore. L'origine dei comuni fu diversa nelle varie regioni Europee causata da una pluralità di circostanze: i rapporti instabili tra i feudatari, le monarchie e il papato; la crescita dell'economia urbana; ● la composizione della classe dirigente cittadina. L'Italia centro-settentrionale fu la Regione d'Europa dove forme di governo autonome si manifestarono prima e in modo più deciso grazie alla presenza di vescovi che approfittarono della frammentazione del territorio e del potere politico che aveva accompagnato la dissoluzione dell'impero carolingio, appropriandosi dei poteri pubblici all'interno delle città. Essi...

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Stefano S, utente iOS

L'applicazione è molto semplice e ben progettata. Finora ho sempre trovato quello che stavo cercando

Susanna, utente iOS

Adoro questa app ❤️, la uso praticamente sempre quando studio.

Didascalia alternativa:

si aiutavano, nella gestione delle funzioni pubbliche, dalle comunità cittadine anche all'elezione del proprio vescovo. Tuttavia questo potere fu tolto perché il potere imperiale sia l'autorità papale (alle prese con i tentativi di riforma della Chiesa) imposero vescovi di loro nomina. All'interno delle città, di conseguenza si formarono schieramenti politici opposti, costituiti da uno che rivendicava la partecipazione alle attività di governo, l'altro dal ceto dominante, interessato a mantenere i propri privilegi. Negli ultimi decenni del XI secolo buona parte dell'Italia centro-settentrionale fu dunque caratterizzata da situazioni di conflitto da cui prese avvio l'ordinamento comunale. Tuttavia in Italia meridionale, città come Amalfi, Napoli, Capua, Gaeta, Bari non riuscirono a essere autonome a causa dell'arrivo del regno dei normanni e successivamente di Federico II. Ciò accadde anche nei territori dello Stato della Chiesa, a causa dell'assenza di una vera e propria borghesia cittadina o degli interventi abusivi delle potenti famiglie dell'aristocrazia feudale. Le prime a dotarsi di proprie istituzioni comunali furono le città toscane, che ottennero l'autonomia politica su concessione della marchesa Matilde di Canossa. A Lucca già nel 1080 si insediò il primo governo comunale; nel 1085 a Pisa, nel 1098 a Arezzo, seguita da Pistoia, Siena e Firenze. Anche nei territori del Patrimonio di san Pietro (Lazio, l'Umbria, le Marche e la Romagna, Toscana) si formarono dei Comuni. Arnaldo da Brescia, che guidava Roma e che voleva il ritorno della Chiesa alla sua missione spirituale e alla primitiva purezza delle origini fu catturato e poi bruciato nel rogo da papa Adriano IV con l'aiuto dell'imperatore Federico Barbarossa. il comune consolare (l'arengo, i consoli ...) Il periodo in cui compaiono le nuove istituzioni comunali coincide con il periodo della lotta per le investiture (tra il 1080 e il 1220). L'iniziativa fu del ceto aristocratico, anche se in alcune città della Toscana e del Piemonte sembra sia stato prevalente il ruolo degli esponenti del mondo commerciale e imprenditoriale. Il termine consulares fu utilizzato per indicare il numero ristretto di famiglie, aristocratiche o borghesi che fossero, da cui provenivano i consoli, che svolgevano funzioni giudiziarie ed esecutive promettendo inoltre di curare gli interessi di tutta la città. Questa élite di potenti (i magnati) iniziarono perciò a riunirsi in consigli, i parlamenti o arenghi, al cui interno si distinsero alcuni membri, che assunsero il nome di consoli. Intorno alla metà del XII secolo tutte le principali città dell'Italia centro-settentrionale si erano dotate di istituzioni comunali di carattere "aristocratico", nell'ambito delle quali i consoli, in numero variabile da 2 a 24, rimanevano in carica da sei mesi a un anno e svolgevano funzioni prevalentemente giudiziarie, mentre i consigli cittadini ne ratificavano le decisioni e trattavano le questioni principali della comunità. La situazione si complicò quando nell'assemblea vennero ammessi tutti i capifamiglia della città. Cosi l'assemblea fu sostituita da due consigli: il Consiglio maggiore (con potere deliberativo) e un Consiglio minore (o Consiglio degli anziani), che affiancava i consoli nell'esercizio delle loro funzioni. Le modalità dell'elezione variavano da una città all'altra, ma tutti i sistemi elettorali erano congegnati in modo da garantire il predominio delle famiglie dominanti notabili, sia per quanto riguarda l'accesso al Consiglio sia per quanto riguarda l'elezione dei consoli. Il Comune non nasceva da una rivoluzione violenta contro l'assetto politico perché i notabili svolgevano funzioni di governo in quanto collaboratori del vescovo o del conte. L'ascesa dei ceti borghesi Tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo si afferma una nuova classe sociale, che lavorava nelle botteghe artigiane, nelle officine, nei magazzini, nelle manifatture tessili e nelle banche. Mentre le lotte per il potere tormentava l'aristocrazia cittadina, nasce la nuova classe borghese che cominciò ad acquisire un ruolo attivo nel governo del Comune. La nascita del Comune popolare e le Arti Fu così che gli ordinamenti comunali di tipo aristocratico vennero scardinati e si costituì una forma di Comune definita "popolare" perché controllata dal "popolo". Il Comune popolare si limitò ad allargare la base politica del governo coinvolgendo le famiglie più influenti della borghesia o popolo grasso corrispondente ai mercanti più ricchi e il popolo minuto, corrispondente ai commercianti e ai piccoli artigiani. Inoltre, in tutti i Comuni erano sorte associazioni di mestiere, le Arti suddivise in "maggiori” e “minori" a seconda della loro rilevanza ed era diretto dai membri delle Arti maggiori (banchieri, commercianti, proprietari di manifatture tessili), che imponevano il loro controllo sulla produzione, sui prezzi e sui salari. La conquista del contado Fra il XII e il XIII secolo tutti i Comuni acquisirono il controllo diretto sui territori rurali circostanti, che formavano il cosiddetto contado che divenne indispensabile per prosperare ed espandersi anche sul piano economico. Le città infatti continuavano a dipendere dal rifornimento dei generi alimentari. Inoltre nel contado si reclutavano i soldati per rafforzare le milizie cittadine, che servivano per difendere il territorio o per le iniziative di conquista. Federico Barbarossa e i Comuni italiani. I Comuni si stavano sempre di più impadronendo di tutti quei diritti chiamate regalìe, che spettavano all'imperatore come amministrare la giustizia, eleggere magistrati, innalzare e ampliare mura, riscuotere tasse e pedaggi, controllare la rete stradale, persino arruolare soldati nel contado e riunirsi in leghe. A mutare la situazione fu l'ascesa al trono imperiale di Federico I Hohenstaufen, detto il "Barbarossa" giunta al termine di una lunga crisi dinastica che aveva contrapposto i feudatari tedeschi fra ghibellini, favorevoli agli Hohenstaufen della casa di Svevia, e guelfi, sostenitori della casa di Baviera. Alla sua ascesa al trono convocò una dieta a Costanza nel corso della quale espresse la sua convinzione che potere politico e potere spirituale dovessero collaborare su un piano di parità e ribadì i suoi diritti sull'elezione dei vescovi tedeschi. Inoltre a Costanza comparvero anche due inviati della città di Lodi, venuti a implorare la giustizia imperiale contro la prepotenza dei Milanesi, che dopo aver distrutto la città rivale ne impedivano la riedificazione. Giunto in Italia, nel 1154 Federico indisse una dieta a Roncaglia alla quale parteciparono i feudatari suoi sostenitori e i rappresentanti delle città, imponendo che gli fossero restituite le regalìe. L'imperatore voleva innanzitutto riportare sotto la propria autorità Milano, che aveva conquistato un ruolo egemone nell'Italia settentrionale e voleva estendere il proprio dominio su Lodi e Como. Durante la sua seconda discesa in Italia Federico pose sotto assedio Milano e la rase al suolo. Convocò a tal fine una seconda dieta nel 1158, sempre a Roncaglia emanando un documento chiamato la Constitutio de regalibus che comprendeva un lungo elenco di regalie, di cui i Comuni si erano già appropriati da tempo e che l'imperatore era anche disposto a lasciare loro in godimento, ma a patto che versassero per essi un tributo annuo e riconoscessero nell'impero la fonte di tutti i poteri. Praticamente la fonte della legge era e doveva essere unicamente l'imperatore; le regalie erano quindi suo esclusivo appannaggio e non potevano essere acquisite per consuetudine dai suoi vicari. Ciò scatenò una rivolta generale dei Comuni, un grande movimento di opposizione di cui facevano parte non soltanto numerosi Comuni lombardi e veneti, ma anche il pontefice Alessandro III. I Comuni diedero origine alla Lega lombarda, sancita dal famoso giuramento di Pontida del 7 aprile 1167. Essa ebbe anche l'appoggio di Alessandro III, in onore del quale i Comuni chiamarono Alessandria la città costruita in posizione strategica per tenere a bada gli alleati dell'imperatore. La Lega lombarda riuscì a sconfiggere a Legnano il 29 maggio 1176 Barbarossa. Con la pace di Costanza nel 1183 l'imperatore fu costretto a cedere alle città lombarde il diritto alle regalìe e quei poteri che le magistrature comunali di fatto esercitavano autonomamente già da molti anni.

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Storia

 

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Sintesi

L'evoluzione politica dei Comuni: cosa sono, cause, dove nascono
Tra l'XI e il XII secolo, soprattutto in Italia centro-settentrionale, nacq
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Tra l'XI e il XII secolo, soprattutto in Italia centro-settentrionale, nacq
L'evoluzione politica dei Comuni: cosa sono, cause, dove nascono
Tra l'XI e il XII secolo, soprattutto in Italia centro-settentrionale, nacq
L'evoluzione politica dei Comuni: cosa sono, cause, dove nascono
Tra l'XI e il XII secolo, soprattutto in Italia centro-settentrionale, nacq

(L’evoluzione politica dei Comuni: cosa sono, cause, dove nascono; il comune consolare; l’ascesa dei ceti borghesi; la nascita del Comune popolare e le Arti; La conquista del contado; Federico Barbarossa e i Comuni italiani)

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L'evoluzione politica dei Comuni: cosa sono, cause, dove nascono Tra l'XI e il XII secolo, soprattutto in Italia centro-settentrionale, nacquero delle nuove forme di governo collegiali chiamati Comuni, ovvero degli ordinamenti governativi indipendenti. A favorire la nascita delle prime autonome istituzioni comunali furono la rapida crescita economica di alcune città, la loro espansione territoriale ma soprattutto un vuoto di potere che si era creato a causa della lontananza del potere centrale da parte dell'impero impegnato nella lotta con i grandi feudatari tedeschi e con il papato per le nomine dei vescovi. Con il termine "comune" si indicano forme di autogoverno delle città, nate in Germania, Inghilterra, Francia, Fiandra e soprattutto in Italia, nate come associazioni fra cittadini, che concordavano tra loro giuramenti di pace (coniurationes) per affermare le loro rivendicazioni nei confronti del signore. L'origine dei comuni fu diversa nelle varie regioni Europee causata da una pluralità di circostanze: i rapporti instabili tra i feudatari, le monarchie e il papato; la crescita dell'economia urbana; ● la composizione della classe dirigente cittadina. L'Italia centro-settentrionale fu la Regione d'Europa dove forme di governo autonome si manifestarono prima e in modo più deciso grazie alla presenza di vescovi che approfittarono della frammentazione del territorio e del potere politico che aveva accompagnato la dissoluzione dell'impero carolingio, appropriandosi dei poteri pubblici all'interno delle città. Essi...

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Didascalia alternativa:

si aiutavano, nella gestione delle funzioni pubbliche, dalle comunità cittadine anche all'elezione del proprio vescovo. Tuttavia questo potere fu tolto perché il potere imperiale sia l'autorità papale (alle prese con i tentativi di riforma della Chiesa) imposero vescovi di loro nomina. All'interno delle città, di conseguenza si formarono schieramenti politici opposti, costituiti da uno che rivendicava la partecipazione alle attività di governo, l'altro dal ceto dominante, interessato a mantenere i propri privilegi. Negli ultimi decenni del XI secolo buona parte dell'Italia centro-settentrionale fu dunque caratterizzata da situazioni di conflitto da cui prese avvio l'ordinamento comunale. Tuttavia in Italia meridionale, città come Amalfi, Napoli, Capua, Gaeta, Bari non riuscirono a essere autonome a causa dell'arrivo del regno dei normanni e successivamente di Federico II. Ciò accadde anche nei territori dello Stato della Chiesa, a causa dell'assenza di una vera e propria borghesia cittadina o degli interventi abusivi delle potenti famiglie dell'aristocrazia feudale. Le prime a dotarsi di proprie istituzioni comunali furono le città toscane, che ottennero l'autonomia politica su concessione della marchesa Matilde di Canossa. A Lucca già nel 1080 si insediò il primo governo comunale; nel 1085 a Pisa, nel 1098 a Arezzo, seguita da Pistoia, Siena e Firenze. Anche nei territori del Patrimonio di san Pietro (Lazio, l'Umbria, le Marche e la Romagna, Toscana) si formarono dei Comuni. Arnaldo da Brescia, che guidava Roma e che voleva il ritorno della Chiesa alla sua missione spirituale e alla primitiva purezza delle origini fu catturato e poi bruciato nel rogo da papa Adriano IV con l'aiuto dell'imperatore Federico Barbarossa. il comune consolare (l'arengo, i consoli ...) 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Intorno alla metà del XII secolo tutte le principali città dell'Italia centro-settentrionale si erano dotate di istituzioni comunali di carattere "aristocratico", nell'ambito delle quali i consoli, in numero variabile da 2 a 24, rimanevano in carica da sei mesi a un anno e svolgevano funzioni prevalentemente giudiziarie, mentre i consigli cittadini ne ratificavano le decisioni e trattavano le questioni principali della comunità. La situazione si complicò quando nell'assemblea vennero ammessi tutti i capifamiglia della città. Cosi l'assemblea fu sostituita da due consigli: il Consiglio maggiore (con potere deliberativo) e un Consiglio minore (o Consiglio degli anziani), che affiancava i consoli nell'esercizio delle loro funzioni. Le modalità dell'elezione variavano da una città all'altra, ma tutti i sistemi elettorali erano congegnati in modo da garantire il predominio delle famiglie dominanti notabili, sia per quanto riguarda l'accesso al Consiglio sia per quanto riguarda l'elezione dei consoli. Il Comune non nasceva da una rivoluzione violenta contro l'assetto politico perché i notabili svolgevano funzioni di governo in quanto collaboratori del vescovo o del conte. L'ascesa dei ceti borghesi Tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo si afferma una nuova classe sociale, che lavorava nelle botteghe artigiane, nelle officine, nei magazzini, nelle manifatture tessili e nelle banche. Mentre le lotte per il potere tormentava l'aristocrazia cittadina, nasce la nuova classe borghese che cominciò ad acquisire un ruolo attivo nel governo del Comune. La nascita del Comune popolare e le Arti Fu così che gli ordinamenti comunali di tipo aristocratico vennero scardinati e si costituì una forma di Comune definita "popolare" perché controllata dal "popolo". Il Comune popolare si limitò ad allargare la base politica del governo coinvolgendo le famiglie più influenti della borghesia o popolo grasso corrispondente ai mercanti più ricchi e il popolo minuto, corrispondente ai commercianti e ai piccoli artigiani. Inoltre, in tutti i Comuni erano sorte associazioni di mestiere, le Arti suddivise in "maggiori” e “minori" a seconda della loro rilevanza ed era diretto dai membri delle Arti maggiori (banchieri, commercianti, proprietari di manifatture tessili), che imponevano il loro controllo sulla produzione, sui prezzi e sui salari. La conquista del contado Fra il XII e il XIII secolo tutti i Comuni acquisirono il controllo diretto sui territori rurali circostanti, che formavano il cosiddetto contado che divenne indispensabile per prosperare ed espandersi anche sul piano economico. Le città infatti continuavano a dipendere dal rifornimento dei generi alimentari. Inoltre nel contado si reclutavano i soldati per rafforzare le milizie cittadine, che servivano per difendere il territorio o per le iniziative di conquista. Federico Barbarossa e i Comuni italiani. I Comuni si stavano sempre di più impadronendo di tutti quei diritti chiamate regalìe, che spettavano all'imperatore come amministrare la giustizia, eleggere magistrati, innalzare e ampliare mura, riscuotere tasse e pedaggi, controllare la rete stradale, persino arruolare soldati nel contado e riunirsi in leghe. A mutare la situazione fu l'ascesa al trono imperiale di Federico I Hohenstaufen, detto il "Barbarossa" giunta al termine di una lunga crisi dinastica che aveva contrapposto i feudatari tedeschi fra ghibellini, favorevoli agli Hohenstaufen della casa di Svevia, e guelfi, sostenitori della casa di Baviera. Alla sua ascesa al trono convocò una dieta a Costanza nel corso della quale espresse la sua convinzione che potere politico e potere spirituale dovessero collaborare su un piano di parità e ribadì i suoi diritti sull'elezione dei vescovi tedeschi. Inoltre a Costanza comparvero anche due inviati della città di Lodi, venuti a implorare la giustizia imperiale contro la prepotenza dei Milanesi, che dopo aver distrutto la città rivale ne impedivano la riedificazione. Giunto in Italia, nel 1154 Federico indisse una dieta a Roncaglia alla quale parteciparono i feudatari suoi sostenitori e i rappresentanti delle città, imponendo che gli fossero restituite le regalìe. L'imperatore voleva innanzitutto riportare sotto la propria autorità Milano, che aveva conquistato un ruolo egemone nell'Italia settentrionale e voleva estendere il proprio dominio su Lodi e Como. Durante la sua seconda discesa in Italia Federico pose sotto assedio Milano e la rase al suolo. Convocò a tal fine una seconda dieta nel 1158, sempre a Roncaglia emanando un documento chiamato la Constitutio de regalibus che comprendeva un lungo elenco di regalie, di cui i Comuni si erano già appropriati da tempo e che l'imperatore era anche disposto a lasciare loro in godimento, ma a patto che versassero per essi un tributo annuo e riconoscessero nell'impero la fonte di tutti i poteri. Praticamente la fonte della legge era e doveva essere unicamente l'imperatore; le regalie erano quindi suo esclusivo appannaggio e non potevano essere acquisite per consuetudine dai suoi vicari. Ciò scatenò una rivolta generale dei Comuni, un grande movimento di opposizione di cui facevano parte non soltanto numerosi Comuni lombardi e veneti, ma anche il pontefice Alessandro III. I Comuni diedero origine alla Lega lombarda, sancita dal famoso giuramento di Pontida del 7 aprile 1167. Essa ebbe anche l'appoggio di Alessandro III, in onore del quale i Comuni chiamarono Alessandria la città costruita in posizione strategica per tenere a bada gli alleati dell'imperatore. La Lega lombarda riuscì a sconfiggere a Legnano il 29 maggio 1176 Barbarossa. Con la pace di Costanza nel 1183 l'imperatore fu costretto a cedere alle città lombarde il diritto alle regalìe e quei poteri che le magistrature comunali di fatto esercitavano autonomamente già da molti anni.