Gli ebrei sono organizzati in 12 tribù, unite da legami di parentela. Ogni tribù era guidata da un patriarca, il capofamiglia più anziano a cui tutti obbedivano. Gli ebrei erano monoteisti, credevano in unico Dio chiamato JAVE (o Jahve), creatore dell'universo, immaginato come pura spirito, senza corpo, e quindi non rappresentabile con dipinti o sculture. Secondo la Bibbia, JAVE strinse un patto di alleanza con gli ebrei, promettendo di guidarli verso una Terra promessa.
Intorno al 1850 a.C., il patriarca Abramo condusse il suo popolo dalla Mesopotamia alla terra di Canaan. Dopo un lungo e difficile viaggio, gli ebrei giunsero in Palestina, sulle rive del fiume Giordano, dove iniziarono a praticare la pastorizia. Successivamente, a causa di una grande siccità, si trasferirono in Egitto, dove lavorarono per il faraone alle grandi opere pubbliche ottenendo in cambio pascoli per le loro greggi. Verso il 1600 a.C., gli ebrei, desiderosi della propria terra, partirono dal tema di Carcon. Durante il viaggio, Mose ricevette le Tavole della Legge da Jahve sul Monte Sinai.
In Palestina, gli ebrei si scontrarono con il popolo dei Filistei. Successivamente, sotto il regno di Salomone, le 12 tribù ebraiche vennero unificate in un solo regno, Israele, con Gerusalemme come capitale. Dopo la morte di Salomone, il regno si divise in due stati, Israele e Giuda, che furono conquistati rispettivamente dagli Assiri e dai Babilonesi. Gli ebrei furono deportati come schiavi a Babilonia e Gerusalemme fu distrutta.
Dopo la sconfitta dei Babilonesi, gli ebrei tornarono in Palestina, ma non furono più liberi. In seguito, nel 70 d.C., i Romani distrussero Gerusalemme e obbligarono gli ebrei alla diaspora, la migrazione e dispersione in varie parti del mondo.
In breve, la storia di Israele e Palestina è caratterizzata da un lungo conflitto tra i popoli ebraico e palestinese, che ancora oggi continua a influenzare la geopolitica della regione.