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IL NEOCLASSICISMO Il neoclassicismo è un movimento culturale e artistico, nato dal bisogno degli artisti di semplicità come conseguenza degli eccessi del Barocco e del Rococò, che si afferma dalla seconda metà del '700 fino al primo ventennio dell'800 in tutta Europa. Questo è caratterizzato dalla riscoperta dei classici, grazie anche agli scavi di Ercolano e Pompei che resero l'Italia una tappa fondamentale del grand tour che facevano i nobili dell'epoca. Winkelmann, intellettuale di origini tedesche, in un suo testo intitolato 'Storia dell'arte antica' formula il principio fondante dell'arte moderna dicendo che 'l'arte non deve esprimere le passioni ma la bellezza assoluta e ideale'; egli sosteneva anche che l'artista dovesse rappresentare l'attimo precedente o antecedente all'emozione. Sempre in una sua opera Winkelmann afferma che l'arte educa e contiene valori fra cui la libertà, per questo motivo i francesi, essendo dopo la rivoluzione francese il paese della libertà e dell'arte, iniziarono a credere che l'arte dovesse essere portata tutta in Francia, compresi i testi di Winkelmann, per tentare di formare una nuova Roma. Ben presto però nasce un loro rivale in quanto a Londra viene scoperta una nuova antichità, greca, che è più antica rispetto a quella romana. Il mediatore fra le due antichità è rappresentato da Canova, che viene considerato il maggior esponente del Neoclassicismo e...

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Didascalia alternativa:

che riprende il modello del bello assoluto. Egli si rifiuta di restaurare i marmi del Partenone. ANTONIO CANOVA Antonio Canova nacque nel 1757 a Possagno da una famiglia di scultori. Studiò disegno all'Accademia di Venezia dove studiò l'arte classica sui calchi in gesso delle statue antiche. L'interesse maturato a Venezia lo portò a ricercare una conoscenza più diretta della statuaria antica: nel 1779 fece il suo primo viaggio a Roma e nel 1780 visitò gli scavi archeologici di Pompei ed Ercolano. L'esperienza romana fu fondamentale: l'artista portò a maturazione la sua poetica, prendendo le distanze dal linguaggio barocco e berniniano. Caratteri fondamentali delle sue opere sono il modello del bello assoluto e il prediligere il nudo. Successivamente alla realizzazione di Amore e Psiche, egli diventa un'ossessione per Napoleone, per il quale farà il ritrattista, anche se non nutre una profonda simpatia a causa delle opere che erano state portate in Francia e che riuscirà a riportare in Italia solo in parte. Nel 1802 papa Pio VII lo nominò ispettore generale delle Antichità e delle Belle Arti dello Stato della chiesa. Nel 1822 si ammala e nello stesso anno muore a Venezia. TESEO SUL MINOTAURO Canova coglie l'eroe nel momento del riposo e della pacata riflessione successiva all'azione, quando lo sforzo della lotta e la furia della violenza si sono ormai placati. Questa scelta gli consente di perseguire nella resa del corpo di Teseo una bellezza ideale. Seduto sul corpo senza vita del nemico Teseo è il simbolo della vittoria dell'intelligenza e del coraggio dell'uomo sulla bestialità: il capo chino è rivolto alla testa taurina del Minotauro, ma il suo pensiero sembra elevarsi al di là del fatto contingente appena accaduto, animato da un sentimento di pietà. In quest'opera sembrano trovarvi espressione compiuta quei valori che Winckelmann considerava imprescindibili per una vera opera d'arte, in grado di competere con l'antico: la 'nobile semplicità' e la 'quieta grandezza'. CINQUE DANZATRICI CON VELO E CORONE Quest'opera è un esempio dei lavori che Canova eseguiva per se stesso e considerava come un passatempo. Il dipinto, tempera su carta, è dominato da un fondo nero translucido sul quale si stagliano danzatrici leggiadre e leggere e sembrano citare la pittura vascolare della Grecia classica e rielaborano e interpretano i ricordi della pittura pompeiana, che lo scultore ben conosceva. AMORE E PSICHE L'opera si ispira alla favola di Amore e Psiche di Apuleio secondo la quale, per potersi ricongiungere ad Amore, Psiche è costretta a superare una serie di prove, impostele da Venere, gelosa degli amori del figlio. Una di queste consisteva nel recarsi nell'Ade dalla regina dell'oltretomba Proserpina, che le avrebbe consegnato un piccolo vaso destinato a Venere: vaso che Psiche non avrebbe dovuto aprire. Spinta dalla curiosità, la fanciulla lo apre, cadendo in un sonno profondo. Sarà Amore a ridestarla, dapprima pungendola con la punta di una delle sue saette e quindi baciandola. Il finale è lieto: Giove dona a Psiche l'immortalità, ammettendola fra gli dei dell'Olimpo. Prima di decidere come mettere in scena l'attimo prescelto e giungere alla realizzazione in marmo l'artista passava attraverso fasi intermedie di elaborazione fatte di disegni, bozzetti in terracotta e gessi. Per Amore e Psiche questo è testimoniato da una serie di schizzi e bozzetti. Rispetto alla levigatezza e alla perfezione del marmo si nota il vibrante dinamismo e la mancanza di definizione dei particolari, tipici dei bozzetti, che in età romantica fecero preferire questo tipo di produzione canoviana alle opere finite. I due corpi sono solo uniti l'uno all'altro, ma si sviluppano in più direzioni nello spazio, dando al gruppo scultoreo una forma aperta e armoniosamente dinamica. Psiche, che, semidistesa, rivolge il viso e le braccia verso l'alto, in un lieve avvitamento; la sua posa evoca la lentezza del risveglio. Amore, appoggiato a terra sul ginocchio sinistro, mantiene le ali tese e si inarca per avvicinare le labbra a quelle di Psiche. La visione frontale permette di cogliere la geometria compositiva del gruppo, in cui le figure sono disposte in modo da formare una sorta di X, determinata dall'intersezione delle linee curve individuate dall'ala sinistra e dalla gamba destra del di, in un verso, e dalla sua ala destra e dal corpo della fanciulla nell'altro. Il punto di congiunzione coincide con lo spazio ravvicinato tra i due volti, che a sua volta rappresenta il centro del cerchio creato dalle braccia della donna. La bellezza ricercata da Canova poggia sul recupero di modelli derivati dalla pittura murale romana antica. La fonte iconografica della composizione è costituita dal particolare di un affresco di Pompei che l'artista aveva sicuramente visto durante il viaggio del 1780. frammento antico però è solo uno spunto per costruire un'opera originale, che poggia le sue fondamenta nella classicità ma che presenta anche una vitalità contemporanea. La luce si posa morbida sulla materia, sfuma dolcemente nell'ombra senza creare contrasti accesi e infonde leggerezza e grazia alle figure. PAOLINA BORGHESE La donna è Paolina Bonaparte, sorella di Napoleone Bonaparte. La donna viene rappresentata distesa su un agrippa, decorata con dettagli d'oro, nel modo tipico dei banchetti romani, nelle vesti di Venere, come rivela il pomo che tiene nella mano sinistra, premio per la gara di bellezza tra dee che, secondo il mito, Venere avrebbe vinto. Il panno che indossa la copre solo in parte, lasciando intravedere le parti del corpo. Il complesso scultoreo è poggiato su una struttura in legno dotata di un meccanismo che gli permetteva di girare. Canova probabilmente per realizzare l'opera, si sarebbe ispirato probabilmente a Giorgio e Tiziano e alla Madame Récamier di David. Quest'opera comunica grazia ed eleganza e fino alla sconfitta di Waterloo era molto ammirata, ma successivamente il principe Borghese decise di nasconderla al pubblico. MONUMENTO FUNEBRE DI MARIA CRISTINA D'AUSTRIA Commissionato a Canova dal principe Alberto di Sassonia per commemorare la morte della moglie, figlia dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria. La tomba richiama i materiali utilizzati nella scultura classica e il suo freddo biancore si adatta perfettamente alle figure che esprimono un dolore controllato e dignitoso. Un corteo di figure piangenti entra nel sepolcro, la cui forma riprende sia le piramidi dell'antico Egizio sia la piramide di Caio Cestio a Roma. Alla base vi è un alto podio con due gradini su cui trovano posto i personaggi del corteo funebre. Il drappo leggerissimo che si distende sui gradini unifica l'avanzare delle figure ed evidenzia la continuità tra lo spazio esterno e l'interno della tomba, ovvero tra mondo dei vivi e regno dei morti. La figura di Maria Cristina è raffigurata su un medaglione, sorretto da una personificazione della felicità; il ritratto è circondato da un serpente che si morde la coda (immortalità). La donna che porta le ceneri è una personificazione della pietà, quella sulla sinistra rappresenta la beneficenza. Le tre figure sulla sinistra potrebbero simboleggiare le 3 età dell'uomo, mentre il fatto che siano vestite con abiti classici dona al complesso una portata universale: l'umanità intera che attraversa la soglia della morte. La morte compare nelle vesti classiche di un giovane nudo. LE GRAZIE Quest'opera, realizzata tra il 1813 e il 1816, incarna l'idea del Neoclassicismo. Rappresenta le 3 figlie di Zeus nel momento in cui si danno un ultimo abbraccio. Nella mitologia greca le Grazie sono 3 giovani donne che con la loro bellezza donano gioia agli uomini e agli dei. La figura centrale è rivolta verso lo spettatore mentre le altre due sono leggermente girate; tutte e 3 vengono avvolte da un pezzo di stoffa che nasconde le nudità; le gambe sono disposte in modo tale da suggerire un movimento circolare. L'unico ornamento della scena è un altare a forma di parallelepipedo. I 3 corpi donano alla composizione un andamento piramidale; l'articolarsi delle membra nello spazio suggerisce il susseguirsi di movimenti fluidi e danzanti. L'artista gioca con la luce che lascia trasparire dal marmo una vitalità interna, esaltando con delicatezza le morbide e sinuose forme femminili. Quest'opera rappresenta la bellezza assoluta: equilibrio compositivo e ricerca di una forma pura. Nel 1817 Canova termina una copia di quest'opera che gli era stata commissionata tempo prima, l'unica differenza con l'originale sta nella sostituzione dell'altare con una colonna dorica. JACQUES LOUIS DAVID David (1748-1825) vide nell'antico sia un modello di bellezza assoluta sia un supremo esempio di virtù morale e civica. Il recupero del classico e la pittura di storia furono dunque lo strumento per tradurre il suo impegno etnico. Nacque e si formò a Parigi, allora dominata dal gusto rococò; da questo clima si emancipò completamente grazie alla vittoria nel 1774 del Prix de Rome, che gli permise di recarsi in Italia dove studia le antiche rovine e i capolavori dell'Italia. David torna in Francia negli anni della rivoluzione e ne partecipa attivamente, schierandosi con i giacobini e diventando amico personale di Robespierre. Venne arrestato dopo la vittoria dei girondini e quando ne uscì crebbe molto negli ideali di Napoleone. Quando inizialmente ascese Napoleone, si presentò come il paladino delle conquiste della rivoluzione; ed è proprio per questo che David in poco tempo diventò il suo pittore ufficiale. Quando Napoleone morì, David venne esiliato dai Borbone a Bruxelles dove riprese i caratteri mitologici e morì nel 1825. IL GIURAMENTO DEGLI ORAZI L'episodio rappresentato in questo dipinto è celebre: nel corso della guerra tra Roma e Alba Longa, le due opposte fazioni decisero di risolvere il conflitto con uno scontro diretto fra 3 fratelli albani, i Curiazi, e 3 fratelli romani, gli Orazi. Dopo la vittoria, l'unico superstite, un Orazio, uccise la sorella poiché piangeva per la morte di un Curiazio con cui era fidanzata. Dopo aver eseguito un disegno preliminare fondato sulla versione di Livio, David decise di rappresentare il momento del giuramento con il quale i 3 Orazi, di fronte al padre, proclamarono di essere disposti a sacrificare la loro vita per la patria. Con quest'opera David riuscì ad esprimere i propri ideali civili e politici che si ispiravano alla libertà della Grecia delle poleis e alla Roma antica, di cui cercava di far rivivere lo spirito attraverso la propria pittura. Lo spazio dell'aula è costruito otticamente attraverso le linee oblique suggerite dall fuga delle mattonelle del pavimento (inserimento a lisca di pesce) ed è limitato da massicce colonne senza base che sorreggono archi. L'architettura essenziale in cui si svolge l'azione e l'uniformità cromatica delle pareti nude concentrano tutta l'attenzione sul primo piano, dove, suddivisi in 3 scene seguendo le arcate a tutto sesto, si collocano: 3 fratelli, il padre e il gruppo di donne e bambini. Il punto focale del quadro coincide con la mano sinistra del padre (bocca leggermente aperta), che solleva in alto le 3 spade. La lancia che tiene in mano uno degli Orazi è parallela alle loro gambe. La luce fredda e limpida proveniente da sinistra definisce con precisione i corpi, che acquistano solennità. I disegni preparatori dimostrano che tutto è studiato scrupolosamente per comunicare pensieri ed emozioni. Nelle figure maschili sono prevalenti le linee oblique, che esprimono forza e determinazione, mentre quelle delle donne sono principalmente curve e tendono ad esprimere debolezza e paura (perdere i loro mariti). Anche la tavolozza cromatica rispecchia la suddivisione dei gruppi: il rosso brillante e il grigio dell'universo maschile si perdono nelle vesti delle donne, improntate sulle gamme più spente dei blu e dei marroni. MORTE DI MARAT Il 13 Luglio 1793 Jean-Paul Marat fu assassinato da una nobildonna di idee politiche avverse (girondini) di nome Charlotte. L'opera doveva essere una sorta di 'santificazione laica' di un martire della causa rivoluzionaria. David però si ispirò alla Pietà di Michelangelo e alla Deposizione di Caravaggio: il braccio abbandonato a terra, l'uso della luce (laterale e crea contrasto tra corpo e sfondo) e il taglio compositivo ravvicinato. Il cadavere di Marat emerge dall'oscurità della stanza, avvolto in un lenzuolo bianco e immerso in una vasca d'acqua (aveva una malattia cutanea); stava lavorando, come rivela la penna, la carta ed il calamaio. Marat tiene nella mano sinistra il biglietto sul quale sono ben leggibili le parole scritte da Charlotte, che aveva chiesto ed ottenuto di essere ricevuta, mentre nella destra tiene ancora la penna, il cui candore richiama per contrasto il coltello sporco di sangue abbandonato dalla donna sul pavimento. L'ambiente povero e quasi monacale suggerisce l'idea di un politico austero e unicamente votato agli ideali in cui crede. BONAPARTE VALICA IL GRAN SAN BERNARDO Ritratto idealizzato dell'imperatore a cavallo mentre conduce le sue truppe sulla Alpi. Il linguaggio di David si fa più retorico; il quadro è occupato dalla grande mole del cavallo, che imbizzarrito solleva le zampe anteriori, dominato però con sicura destrezza dal cavaliere, gli altri soldati appaiono minuscoli. Il cielo è tempestoso ma Napoleone appare sereno con il braccio levato che indica la direzione alle truppe e allude al cielo, luogo della gloria eterna. Il rimando alle imprese del passato è esplicitato attraverso i nomi di Annibale e Carlo Magno, incisi sulle rocce in basso a sinistra, a ricordare il loro ingresso in Italia, secoli prima, valicando le Alpi. David dà prova di grande qualità tecnica e mostra una sentita e sincera adesione agli ideali del suo tempo. RITRATTO DI MADAME RÉCAMIER Juliette Récamier era una borghese nota nella élite culturale francese della fine del '700. Nel suo ritratto David costruisce un'immagine al contempo solenne e sobria, alludendo al gusto dell'epoca nel divano e nel tripode in bronzo (entrambi all'antica come imposto dall moda dello stile impero) così come nell'abito e nella pettinatura della donna. Il cromatismo gioca sui toni chiari; la posa appare naturale grazie alla pacatezza dello sguardo, rivolto allo spettatore, dal quale emerge l'abilità introspettiva di David.

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Ylenia Borelli

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IL NEOCLASSICISMO Il neoclassicismo è un movimento culturale e artistico, nato dal bisogno degli artisti di semplicità come conseguenza degli eccessi del Barocco e del Rococò, che si afferma dalla seconda metà del '700 fino al primo ventennio dell'800 in tutta Europa. Questo è caratterizzato dalla riscoperta dei classici, grazie anche agli scavi di Ercolano e Pompei che resero l'Italia una tappa fondamentale del grand tour che facevano i nobili dell'epoca. Winkelmann, intellettuale di origini tedesche, in un suo testo intitolato 'Storia dell'arte antica' formula il principio fondante dell'arte moderna dicendo che 'l'arte non deve esprimere le passioni ma la bellezza assoluta e ideale'; egli sosteneva anche che l'artista dovesse rappresentare l'attimo precedente o antecedente all'emozione. Sempre in una sua opera Winkelmann afferma che l'arte educa e contiene valori fra cui la libertà, per questo motivo i francesi, essendo dopo la rivoluzione francese il paese della libertà e dell'arte, iniziarono a credere che l'arte dovesse essere portata tutta in Francia, compresi i testi di Winkelmann, per tentare di formare una nuova Roma. Ben presto però nasce un loro rivale in quanto a Londra viene scoperta una nuova antichità, greca, che è più antica rispetto a quella romana. Il mediatore fra le due antichità è rappresentato da Canova, che viene considerato il maggior esponente del Neoclassicismo e...

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che riprende il modello del bello assoluto. Egli si rifiuta di restaurare i marmi del Partenone. ANTONIO CANOVA Antonio Canova nacque nel 1757 a Possagno da una famiglia di scultori. Studiò disegno all'Accademia di Venezia dove studiò l'arte classica sui calchi in gesso delle statue antiche. L'interesse maturato a Venezia lo portò a ricercare una conoscenza più diretta della statuaria antica: nel 1779 fece il suo primo viaggio a Roma e nel 1780 visitò gli scavi archeologici di Pompei ed Ercolano. L'esperienza romana fu fondamentale: l'artista portò a maturazione la sua poetica, prendendo le distanze dal linguaggio barocco e berniniano. Caratteri fondamentali delle sue opere sono il modello del bello assoluto e il prediligere il nudo. 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AMORE E PSICHE L'opera si ispira alla favola di Amore e Psiche di Apuleio secondo la quale, per potersi ricongiungere ad Amore, Psiche è costretta a superare una serie di prove, impostele da Venere, gelosa degli amori del figlio. Una di queste consisteva nel recarsi nell'Ade dalla regina dell'oltretomba Proserpina, che le avrebbe consegnato un piccolo vaso destinato a Venere: vaso che Psiche non avrebbe dovuto aprire. Spinta dalla curiosità, la fanciulla lo apre, cadendo in un sonno profondo. Sarà Amore a ridestarla, dapprima pungendola con la punta di una delle sue saette e quindi baciandola. Il finale è lieto: Giove dona a Psiche l'immortalità, ammettendola fra gli dei dell'Olimpo. Prima di decidere come mettere in scena l'attimo prescelto e giungere alla realizzazione in marmo l'artista passava attraverso fasi intermedie di elaborazione fatte di disegni, bozzetti in terracotta e gessi. Per Amore e Psiche questo è testimoniato da una serie di schizzi e bozzetti. Rispetto alla levigatezza e alla perfezione del marmo si nota il vibrante dinamismo e la mancanza di definizione dei particolari, tipici dei bozzetti, che in età romantica fecero preferire questo tipo di produzione canoviana alle opere finite. I due corpi sono solo uniti l'uno all'altro, ma si sviluppano in più direzioni nello spazio, dando al gruppo scultoreo una forma aperta e armoniosamente dinamica. Psiche, che, semidistesa, rivolge il viso e le braccia verso l'alto, in un lieve avvitamento; la sua posa evoca la lentezza del risveglio. Amore, appoggiato a terra sul ginocchio sinistro, mantiene le ali tese e si inarca per avvicinare le labbra a quelle di Psiche. 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La luce si posa morbida sulla materia, sfuma dolcemente nell'ombra senza creare contrasti accesi e infonde leggerezza e grazia alle figure. PAOLINA BORGHESE La donna è Paolina Bonaparte, sorella di Napoleone Bonaparte. La donna viene rappresentata distesa su un agrippa, decorata con dettagli d'oro, nel modo tipico dei banchetti romani, nelle vesti di Venere, come rivela il pomo che tiene nella mano sinistra, premio per la gara di bellezza tra dee che, secondo il mito, Venere avrebbe vinto. Il panno che indossa la copre solo in parte, lasciando intravedere le parti del corpo. Il complesso scultoreo è poggiato su una struttura in legno dotata di un meccanismo che gli permetteva di girare. Canova probabilmente per realizzare l'opera, si sarebbe ispirato probabilmente a Giorgio e Tiziano e alla Madame Récamier di David. Quest'opera comunica grazia ed eleganza e fino alla sconfitta di Waterloo era molto ammirata, ma successivamente il principe Borghese decise di nasconderla al pubblico. MONUMENTO FUNEBRE DI MARIA CRISTINA D'AUSTRIA Commissionato a Canova dal principe Alberto di Sassonia per commemorare la morte della moglie, figlia dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria. La tomba richiama i materiali utilizzati nella scultura classica e il suo freddo biancore si adatta perfettamente alle figure che esprimono un dolore controllato e dignitoso. Un corteo di figure piangenti entra nel sepolcro, la cui forma riprende sia le piramidi dell'antico Egizio sia la piramide di Caio Cestio a Roma. Alla base vi è un alto podio con due gradini su cui trovano posto i personaggi del corteo funebre. Il drappo leggerissimo che si distende sui gradini unifica l'avanzare delle figure ed evidenzia la continuità tra lo spazio esterno e l'interno della tomba, ovvero tra mondo dei vivi e regno dei morti. La figura di Maria Cristina è raffigurata su un medaglione, sorretto da una personificazione della felicità; il ritratto è circondato da un serpente che si morde la coda (immortalità). La donna che porta le ceneri è una personificazione della pietà, quella sulla sinistra rappresenta la beneficenza. Le tre figure sulla sinistra potrebbero simboleggiare le 3 età dell'uomo, mentre il fatto che siano vestite con abiti classici dona al complesso una portata universale: l'umanità intera che attraversa la soglia della morte. La morte compare nelle vesti classiche di un giovane nudo. LE GRAZIE Quest'opera, realizzata tra il 1813 e il 1816, incarna l'idea del Neoclassicismo. Rappresenta le 3 figlie di Zeus nel momento in cui si danno un ultimo abbraccio. Nella mitologia greca le Grazie sono 3 giovani donne che con la loro bellezza donano gioia agli uomini e agli dei. La figura centrale è rivolta verso lo spettatore mentre le altre due sono leggermente girate; tutte e 3 vengono avvolte da un pezzo di stoffa che nasconde le nudità; le gambe sono disposte in modo tale da suggerire un movimento circolare. L'unico ornamento della scena è un altare a forma di parallelepipedo. I 3 corpi donano alla composizione un andamento piramidale; l'articolarsi delle membra nello spazio suggerisce il susseguirsi di movimenti fluidi e danzanti. L'artista gioca con la luce che lascia trasparire dal marmo una vitalità interna, esaltando con delicatezza le morbide e sinuose forme femminili. Quest'opera rappresenta la bellezza assoluta: equilibrio compositivo e ricerca di una forma pura. Nel 1817 Canova termina una copia di quest'opera che gli era stata commissionata tempo prima, l'unica differenza con l'originale sta nella sostituzione dell'altare con una colonna dorica. JACQUES LOUIS DAVID David (1748-1825) vide nell'antico sia un modello di bellezza assoluta sia un supremo esempio di virtù morale e civica. Il recupero del classico e la pittura di storia furono dunque lo strumento per tradurre il suo impegno etnico. Nacque e si formò a Parigi, allora dominata dal gusto rococò; da questo clima si emancipò completamente grazie alla vittoria nel 1774 del Prix de Rome, che gli permise di recarsi in Italia dove studia le antiche rovine e i capolavori dell'Italia. David torna in Francia negli anni della rivoluzione e ne partecipa attivamente, schierandosi con i giacobini e diventando amico personale di Robespierre. Venne arrestato dopo la vittoria dei girondini e quando ne uscì crebbe molto negli ideali di Napoleone. Quando inizialmente ascese Napoleone, si presentò come il paladino delle conquiste della rivoluzione; ed è proprio per questo che David in poco tempo diventò il suo pittore ufficiale. Quando Napoleone morì, David venne esiliato dai Borbone a Bruxelles dove riprese i caratteri mitologici e morì nel 1825. IL GIURAMENTO DEGLI ORAZI L'episodio rappresentato in questo dipinto è celebre: nel corso della guerra tra Roma e Alba Longa, le due opposte fazioni decisero di risolvere il conflitto con uno scontro diretto fra 3 fratelli albani, i Curiazi, e 3 fratelli romani, gli Orazi. Dopo la vittoria, l'unico superstite, un Orazio, uccise la sorella poiché piangeva per la morte di un Curiazio con cui era fidanzata. Dopo aver eseguito un disegno preliminare fondato sulla versione di Livio, David decise di rappresentare il momento del giuramento con il quale i 3 Orazi, di fronte al padre, proclamarono di essere disposti a sacrificare la loro vita per la patria. Con quest'opera David riuscì ad esprimere i propri ideali civili e politici che si ispiravano alla libertà della Grecia delle poleis e alla Roma antica, di cui cercava di far rivivere lo spirito attraverso la propria pittura. Lo spazio dell'aula è costruito otticamente attraverso le linee oblique suggerite dall fuga delle mattonelle del pavimento (inserimento a lisca di pesce) ed è limitato da massicce colonne senza base che sorreggono archi. L'architettura essenziale in cui si svolge l'azione e l'uniformità cromatica delle pareti nude concentrano tutta l'attenzione sul primo piano, dove, suddivisi in 3 scene seguendo le arcate a tutto sesto, si collocano: 3 fratelli, il padre e il gruppo di donne e bambini. Il punto focale del quadro coincide con la mano sinistra del padre (bocca leggermente aperta), che solleva in alto le 3 spade. La lancia che tiene in mano uno degli Orazi è parallela alle loro gambe. La luce fredda e limpida proveniente da sinistra definisce con precisione i corpi, che acquistano solennità. I disegni preparatori dimostrano che tutto è studiato scrupolosamente per comunicare pensieri ed emozioni. Nelle figure maschili sono prevalenti le linee oblique, che esprimono forza e determinazione, mentre quelle delle donne sono principalmente curve e tendono ad esprimere debolezza e paura (perdere i loro mariti). Anche la tavolozza cromatica rispecchia la suddivisione dei gruppi: il rosso brillante e il grigio dell'universo maschile si perdono nelle vesti delle donne, improntate sulle gamme più spente dei blu e dei marroni. MORTE DI MARAT Il 13 Luglio 1793 Jean-Paul Marat fu assassinato da una nobildonna di idee politiche avverse (girondini) di nome Charlotte. L'opera doveva essere una sorta di 'santificazione laica' di un martire della causa rivoluzionaria. David però si ispirò alla Pietà di Michelangelo e alla Deposizione di Caravaggio: il braccio abbandonato a terra, l'uso della luce (laterale e crea contrasto tra corpo e sfondo) e il taglio compositivo ravvicinato. Il cadavere di Marat emerge dall'oscurità della stanza, avvolto in un lenzuolo bianco e immerso in una vasca d'acqua (aveva una malattia cutanea); stava lavorando, come rivela la penna, la carta ed il calamaio. Marat tiene nella mano sinistra il biglietto sul quale sono ben leggibili le parole scritte da Charlotte, che aveva chiesto ed ottenuto di essere ricevuta, mentre nella destra tiene ancora la penna, il cui candore richiama per contrasto il coltello sporco di sangue abbandonato dalla donna sul pavimento. L'ambiente povero e quasi monacale suggerisce l'idea di un politico austero e unicamente votato agli ideali in cui crede. BONAPARTE VALICA IL GRAN SAN BERNARDO Ritratto idealizzato dell'imperatore a cavallo mentre conduce le sue truppe sulla Alpi. Il linguaggio di David si fa più retorico; il quadro è occupato dalla grande mole del cavallo, che imbizzarrito solleva le zampe anteriori, dominato però con sicura destrezza dal cavaliere, gli altri soldati appaiono minuscoli. Il cielo è tempestoso ma Napoleone appare sereno con il braccio levato che indica la direzione alle truppe e allude al cielo, luogo della gloria eterna. Il rimando alle imprese del passato è esplicitato attraverso i nomi di Annibale e Carlo Magno, incisi sulle rocce in basso a sinistra, a ricordare il loro ingresso in Italia, secoli prima, valicando le Alpi. David dà prova di grande qualità tecnica e mostra una sentita e sincera adesione agli ideali del suo tempo. RITRATTO DI MADAME RÉCAMIER Juliette Récamier era una borghese nota nella élite culturale francese della fine del '700. Nel suo ritratto David costruisce un'immagine al contempo solenne e sobria, alludendo al gusto dell'epoca nel divano e nel tripode in bronzo (entrambi all'antica come imposto dall moda dello stile impero) così come nell'abito e nella pettinatura della donna. Il cromatismo gioca sui toni chiari; la posa appare naturale grazie alla pacatezza dello sguardo, rivolto allo spettatore, dal quale emerge l'abilità introspettiva di David.