La crisi del papato e dell'impero nel 300, riassunta da A. Berbero, viene raccontata con riferimento al 1850, quando la peste raggiunse tutta l'Europa dopo aver avuto origine in Asia nel 1300. Secondo alcuni, la malattia si diffuse nell'aria e il cattivo odore la trasmetteva. All'epoca, non esistevano conoscenze scientifiche, ma si sapeva che si ammalava toccando un cadavere.
Boccaccio, vissuto in quel periodo, descrisse cosa si provava durante la peste mediante descrizioni dirette. Il rischio era alto, ma le classi sociali più abbienti riuscivano ad isolarsi. Nonostante questo, il panico si diffuse ovunque e fecero molti esperimenti, come legare erbe sui vestiti o isolarsi per 40 giorni, come Mose passò sul Monte Sinai, per 90 giorni durante il diluvio universale, o nella quaresima.
Poiché erano quasi tutti cristiani, pensarono che la malattia fosse di origine divina, un castigo mandato da Dio. Nel panico, la gente attaccò gli ebrei, addossando loro la colpa.
L'impero si scontrò con la formazione dei comuni italiani, e l'imperatore Enrico VII provò a tornare in Italia e ripristinare il controllo sui comuni, ma senza successo. Il potere imperiale andò quasi a svanire con le grandi città tedesche e i feudi. La bolla d'oro stabilì la legge secondo cui i feudatari tedeschi eleggevano gli imperatori, quindi l'impero germanico si divise in 7 stati diventati feudi. Col tempo, la corona imperiale perse importanza.
La Chiesa, desiderosa di potere, perse col tempo il suo grande potere temporale. Tassò e tenne puniti molti, compiendo vendetta, imprigionando Bonifacio VIII e subendo lo schiaffo di Anagni. Con lo spostamento della sede papale in Francia, si trovarono due papi. Nel 1419, con la pace di Costanza, venne eletto un solo papa e la sede tornò a Roma solo nel 1377.