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Crisi del 29

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CRISI DEL '29
Primato mondiale degli USA
Alla fine della 1ª guerra mondiale gli STATI UNITI ERANO LA MAGGIOR POTENZA
MONDIALE. Tra il 1922-1

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CRISI DEL '29 Primato mondiale degli USA Alla fine della 1ª guerra mondiale gli STATI UNITI ERANO LA MAGGIOR POTENZA MONDIALE. Tra il 1922-1929 assistiamo ad un'ESPANSIONE della PRODUZIONE e i CONSUMI che divennero DI MASSA. Gli AMERICANI VOLEVANO DIMENTICARE I SACRIFICI DELLA GUERRA E DIVERTIRSI, per questo gli anni 20' sono definiti gli "ANNI RUGGENTI". Il voler difendere il benessere raggiunto evitando la diffusione di idee sovversive portò ad un: ISOLAZIONISMO: prevedeva l'isolamento degli americani dai problemi europei, preoccupandosi solo di quelli interni e a tutelare i propri interessi nel Pacifico. Politica sostenuta dal PARTITO REPUBBLICANO (governò gli USA per tutti gli anni 20'). XENOFOBIA: Gli IMMIGRATI furono accusati di compiere AZIONI CRIMINOSE, di appartenere alla MALAVITA ORGANIZZATA e di DIFFONDERE IDEE SOVVERSIVE. Nei loro confronti aumentò sempre più la diffidenza che culminò con l'esecuzione dei 2 anarchici italiani Sacco e Vanzetti. PROIBIZIONISMO: tra gli immigrati tedeschi e irlandesi era molto diffuso L'ALCOL, così tra il 1921 e il 1923 furono PROIBITI LA VENDITA e il CONSUMO DI ALCOLICI. Nonostante ciò l'alcolismo non fu sconfitto, anzi si diffuse un gran MERCATO CLANDESTINO che arricchì LA MALAVITA ORGANIZZATA. II Big Crash Il liberismo dei repubblicani. In campo economico, i REPUBBLICANI adottarono una POLITICA LIBERISTA. Infatti il loro scopo era FAVORIRE GLI INVESTIMENTI e per questo ci fu: Aumento delle imposte indirette (toccano quindi...

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Adoro questa applicazione [...] consiglio Knowunity a tutti!!! Sono passato da un 5 a una 8 con questa app

Stefano S, utente iOS

L'applicazione è molto semplice e ben progettata. Finora ho sempre trovato quello che stavo cercando

Susanna, utente iOS

Adoro questa app ❤️, la uso praticamente sempre quando studio.

Didascalia alternativa:

tutti gli acquirenti, ricchi e poveri, allo stesso modo) e la diminuzione delle dirette riduzione della SPESA PUBBLICA, non attivando i programmi di assistenza per i poveri; Mantenimento basso d tasso tasso interesse così così che gli INVESTIMENTI fossero più convenienti; sviluppo di MONOPOLI e OLIGOPOLI, rinunciando a qualsiasi forma di regolazione dell'economia. Il boom della borsa II PREZZO DELLE AZIONI delle società quotate in Borsa CRESCE QUANTO PIÙ SONO OTTIMISTICHE LE PREVISIONI DEI PROFITTI e quanto PIÙ BASSO È IL TASSO DI INTERESSE. Durante gli anni 20' negli Stati Uniti, prezzo e numero dei titoli crebbero a una velocità impressionante. L'aspettativa era che il BENESSERE SAREBBE INDEFINITAMENTE AUMENTATO. Così molti RISPARMIATORI INVESTIRONO IN BORSA sperando di ARRICCHIRSI. I piccoli risparmiatori agivano in base a principi speculativi: acquistavano le azioni per rivenderle poco dopo incassando la differenza. L'INVESTIMENTO IN BORSA divenne un FENOMENO DI MASSA. I PREZZI DELLE AZIONI AUMENTARONO, addirittura tra il 1927 e il 1929 il loro VALORE RADDOPPIO. Segnali di crisi Quella di una CRESCITA INFINITA DELL'ECONOMIA ERA SOLO UN ILLUSIONE. Se quelli che erano beni di lusso, ora erano posseduti dalla maggioranza dei compratori, esistevano ANCORA AMPIE FASCE SOCIALI IN CONDIZIONI DI POVERTÀ E SOFFERENZA. I consumatori americani vedevano CALARE IL LORO POTERE D'ACQUISTO e non riuscivano ad assorbire la crescente produzione dell'industria nazionale. Questa AUMENTATA PRODUTTIVITÀ portò a una SATURAZIONE DEL MERCATO. Insomma, i SEGNALI di una CRISI DI SOVRAPPRODUZIONE per l'economia americana c'erano, ma NESSUNO SE NE PREOCCUPÒ. Il diffondersi del panico La PRODUZIONE INDUSTRIALE nel 1929 SUBÌ UN GENERALE RALLENTAMENTO. Eppure i TITOLI CONTINUAVANO A SALIRE e il VALORE DEI TITOLI NON RISPECCHIAVANO PIÙ LO STATO ECONOMICO DELLE AZIENDE Tutto era solo un INTENSO MOVIMENTO SPECULATIVO. L'euforia speculativa della Borsa di New York iniziò a crepare nell'autunno del 1929, infatti molti operatori timorosi di un imminente calo delle quotazioni azionarie liquidarono i propri titoli. II 24 OTTOBRE, il "GIOVEDÌ NERO" ci fu il PANICO sul mercato: furono ceduti 13 milioni di azioni e il 29 Ottobre oltre 16 milioni. Il VALORE DELLE AZIONI, di cui tutti ormai cercavano di liberarsi, CROLLÒ IN BREVE TEMPO. Dunque, in pochi giorni molte fortune vennero polverizzate, con conseguenze catastrofiche sul piano individuale. Crollo dell'economia La crisi borsistica produsse una serie di effetti a catena. Sia i risparmiatori che gli agenti di borsa erano indebitati con le banche e dovettero rinunciare alla propria insolvibilità. Gli effetti del crollo di Wall Street COLPIRONO ANCHE IL SISTEMA CREDITIZIO, portando MOLTE BANCHE A CHIUDERE. I correntisti temendo l'azzeramento dei propri depositi si affrettarono a ritirarli ma ciò ridusse ancora di più la liquidità a disposizione degli istituti di credito, che consapevoli dei tempi difficili, tentavano di trattenere le proprie riserve e concedevano prestiti eccezionalmente. Il risultato fu un'enorme riduzione della produzione, dei salari con conseguente aumento dei disoccupati e grande diminuzione della disponibilità finanziaria. Si aggiunse il crollo della domanda che determinò un'ulteriore diminuzione della produzione industriale. Le scelte degli Stati Uniti rispetto al sistema internazionale Gli studiosi oggi concordano che tra le cause del prolungarsi della crisi ci sono le INCERTEZZE DELLA POLITICA FINANZIARIA AMERICANA. La FEDERAL RESERVE BANK (equivalente della Banca Centrale Europea) avrebbe dovuto ABBASSARE IL TASSO DI INTERESSE e le AUTORITÀ MONETARIE AVREBBERO DOVUTO PORTARE ALLA SVALUTAZIONE DEL DOLLARO. Così SAREBBE AUMENTATA LA CIRCOLAZIONE MONETARIA, e dunque dell'economia in generale; e ci sarebbe stato un AUMENTO DELLE ESPORTAZIONI AMERICANE. Si avrebbe avuto così il rilancio dell'economia Invece il presidente repubblicano Herbert HOOVER: RIFIUTÒ DI PROMUOVERE LA SVALUTAZIONE DEL DOLLARO, temendo l'aumento dell'inflazione e del deficit statale. fece APPROVARE UN PROVVEDIMENTO RIGIDAMENTE PROTEZIONISTA, lo SMOOT-HAWLEY TARIFF ACT. Gli Stati Uniti rinunciarono così a una regolazione del sistema economico internazionale, preoccupandosi unicamente di difendere la loro economia. Ma TALE POLITICA SI RIVELÒ FALLIMENTARE. Gran Bretagna, Francia e Italia Intanto nel 1931, la Gran Bretagna decise di svalutare la propria moneta per rendere le merci nuovamente competitive sul mercato. L'anno dopo abbandonò il liberismo sostituendolo con un sistema di preferenze imperiali che favoriva i prodotti inglesi sui mercati coloniali del Commonwealth. La Francia adottò una linea deflazionistica che portò alla penalizzazione delle esportazioni francesi e al ritardo della ripresa economica fino al 1937. In Italia la crisi del 1929 portò ad un'accentuazione del protezionismo e dell'intervento dello Stato nell'economia. Ovvero accelerò il passaggio ad una politica autarchica. La Germania e la crisi La CRISI ECONOMICA AMERICANA COINVOLSE PRESTO L'EUROPA; in particolare ebbe conseguenze pesantissime sulla GERMANIA. Infatti la GERMANIA NON POTEVA REAGIRE ALLA CRISI CON UNA SVALUTAZIONE DELLA MONETA nazionale, come aveva fatto la Gran Bretagna, a causa della troppo RECENTE E TERRIBILE INFLAZIONE avvenuta tra il 1923 e il 1924. Il cancelliere Heinrich BRÜNING, anzi, PERSEGUÌ UNA POLITICA DEFLAZIONISTICA. Così la Germania si trovò INDIFESA DI FRONTE ALLE AGGRESSIVE POLITICHE COMMERCIALI degli altri paesi e SUBÌ UN AGGRAVAMENTO DELLA RECESSIONE. ROOSEVELT E IL NEW DEAL Roosevelt: lo Stato interviene nell'economia Nelle elezioni del 1932 Hoover fu sconfitto (considerato troppo vicino ai responsabili del crollo di Wall Street) e SALÌ AL POTERE il democratico ROOSEVELT. Roosevelt: PROMISE UNA POLITICA PIÙ ATTIVA verso gli interessi e alle esigenze dei ceti più bassi e della gente comune. INVITÒ GLI AMERICANI A MOBILITARSI e ad avere fiducia nel futuro e nelle prospettive del paese. Varò un NUOVO PROGRAMMA ECONOMICO (NEW DEAL) abbandonando il dogma liberista secondo cui il mercato ha la capacità di riequilibrare spontaneamente, senza interventi esterni, le situazioni di crisi. Il programma era basato su una POLITICA DI INTERVENTO DA PARTE DELLO STATO. II New Deal Innanzitutto, ROOSEVELT COSTITUÌ UN BRAIN TRUST ("consorzio di cervelli"), ovvero un gruppo di ricercatori e specialisti con il compito di METTERE A PUNTO UN PROGRAMMA POLITICO E SOCIALE per FAR USCIRE IL PAESE DALLA CRISI. Roosevelt seguì: una LINEA POLITICA DI GRANDE PRAGMATISMO: di volta in volta vennero privilegiate le soluzioni che sembravano più indicate in relazione ai diversi problemi. politica di INTERVENTO DA PARTE DELLO STATO, mirata a INNALZARE IL REDDITO PRO CAPITE, RAFFORZARE LA DOMANDA, RIDURRE LE SPEREQUAZIONI SOCIALI. In primo luogo, dunque, era necessario RILANCIARE GLI INVESTIMENTI DELLE AZIENDE E I CONSUMI DEI CITTADINI. A tal fine il presidente ROOSEVELT: RIFORMÒ IL SISTEMA CREDITIZIO; LIMITÒ LA SOVRAPPRODUZIONE AGRICOLA; IMPOSE ALLE AZIENDE UN CODICE DI DISCIPLINA PRODUTTIVA; varò una RIFORMA FISCALE con criteri di TASSAZIONE PROGRESSIVI; tutelò le ORGANIZZAZIONI SINDACI; CREÒ VARI ENTI CHE DIEDERO LAVORO A MILIONI DI DISOCCUPATI, impegnandoli nella realizzazione di opere pubbliche; varò un moderno SISTEMA PREVIDENZIALE E PENSIONISTICO. I RISULTATI ECONOMICI NON FURONO PERÒ ENTUSIASMANTI. La disoccupazione era ancora molto presente e sarà riassorbita solo grazie alla mobilitazione industriale determinata dalla seconda guerra mondiale. Tuttavia l'età rooseveltiana fu percepita come una fase in cui la politica aveva saputo dare risposte efficaci alla crisi economica e alle difficoltà dei cittadini. Le resistenze conservatrici Roosevelt godette di ENORME SUCCESSO POPOLARE, ma il suo programma trovò naturalmente anche FORTI RESISTENZE, soprattutto tra IMPRENDITORI e FINANZIERI. Essi si appellarono alla CORTE SUPREMA per poter dichiarare incostituzionali le leggi. Ma Roosevelt, forte del successo elettorale del 1936, si appellò al popolo, opponendosi alla Corte suprema. Il contrasto fu accesissimo e SI CONCLUSE solo nel 1937, quando ROOSEVELT RIUSCÌ A SOSTITUIRE ALCUNI GIUDICI con elementi più favorevoli alle proposte della sua amministrazione. Bilancio del New Deal Infatti: I mutamenti introdotti dal New Deal nella società americana provocò profondi cambiamenti soprattutto nel rapporto con lo Stato. Si affermò il Welfare State. Un sistema in cui lo stato si assunse il compito di tutelare i diritti sociali dei cittadini Ciò portò ad un aumento delle persone impiegate nella pubblica amministrazione e nella burocrazia. MODIFICA DELLA CONCEZIONE DEI SINDACATI, non più considerati nemici pericolosi, ma LEGITTIMI INTERLOCUTORI DEL GOVERNO utili per canalizzare in forme istituzionali il conflitto sociale ritenuto inevitabile, oltre che strumento di redistribuzione del reddito, e quindi funzionali al programma presidenziale di sostegno alla domanda. Le teorie di Keynes Negli anni 30' ebbe GRANDE SUCCESSO LE TEORIZZAZIONI DI un economista inglese, John Maynard KEYNES, che ispiravano le politiche del New Deal, sebbene Keynes non fu mai un collaboratore di Roosevelt. KEYNES PENSAVA CHE IL BIG CRASH FOSSE DI GRAVITÀ TALE DA RICHIEDERE NUOVE MISURE e che non era più sufficiente lasciare che il mercato fosse determinato dal libero gioco della domanda e dell'offerta. ERA NECESSARIO UN DECISO INTERVENTO DELLO STATO, FINALIZZATO A RILANCIARE GLI INVESTIMENTI, SOSTENERE LA DOMANDA E CREARE NUOVO LAVORO. Occorreva dunque: IMPORRE UNA TASSAZIONE PROGRESSIVA che incidesse maggiormente sui ceti più abbienti ABBASSARE I TASSI DI INTERESSE, in modo che i consumatori e le aziende avessero un più facile accesso al denaro; AVVIARE UN VASTO PROGRAMMA DI OPERE PUBBLICHE, che assorbisse la manodopera disoccupata. Il fulcro del sistema era quindi che lo stato dovesse creare nuovo lavoro e solo con il rilancio dell'economia sarebbero cresciute le entrate, mentre il disavanzo si sarebbe ridotto

Crisi del 29

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Primato mondiale degli USA
Alla fine della 1ª guerra mondiale gli STATI UNITI ERANO LA MAGGIOR POTENZA
MONDIALE. Tra il 1922-1
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Primato mondiale degli USA
Alla fine della 1ª guerra mondiale gli STATI UNITI ERANO LA MAGGIOR POTENZA
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MONDIALE. Tra il 1922-1

Crisi del 29: situazione pre-crisi, segnali di allerta, crollo di Wallstreet, conseguenze in Europa, politiche di risposta, New Deal, le teorie di Keynes

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CRISI DEL '29 Primato mondiale degli USA Alla fine della 1ª guerra mondiale gli STATI UNITI ERANO LA MAGGIOR POTENZA MONDIALE. Tra il 1922-1929 assistiamo ad un'ESPANSIONE della PRODUZIONE e i CONSUMI che divennero DI MASSA. Gli AMERICANI VOLEVANO DIMENTICARE I SACRIFICI DELLA GUERRA E DIVERTIRSI, per questo gli anni 20' sono definiti gli "ANNI RUGGENTI". Il voler difendere il benessere raggiunto evitando la diffusione di idee sovversive portò ad un: ISOLAZIONISMO: prevedeva l'isolamento degli americani dai problemi europei, preoccupandosi solo di quelli interni e a tutelare i propri interessi nel Pacifico. Politica sostenuta dal PARTITO REPUBBLICANO (governò gli USA per tutti gli anni 20'). XENOFOBIA: Gli IMMIGRATI furono accusati di compiere AZIONI CRIMINOSE, di appartenere alla MALAVITA ORGANIZZATA e di DIFFONDERE IDEE SOVVERSIVE. Nei loro confronti aumentò sempre più la diffidenza che culminò con l'esecuzione dei 2 anarchici italiani Sacco e Vanzetti. PROIBIZIONISMO: tra gli immigrati tedeschi e irlandesi era molto diffuso L'ALCOL, così tra il 1921 e il 1923 furono PROIBITI LA VENDITA e il CONSUMO DI ALCOLICI. Nonostante ciò l'alcolismo non fu sconfitto, anzi si diffuse un gran MERCATO CLANDESTINO che arricchì LA MALAVITA ORGANIZZATA. II Big Crash Il liberismo dei repubblicani. In campo economico, i REPUBBLICANI adottarono una POLITICA LIBERISTA. Infatti il loro scopo era FAVORIRE GLI INVESTIMENTI e per questo ci fu: Aumento delle imposte indirette (toccano quindi...

CRISI DEL '29 Primato mondiale degli USA Alla fine della 1ª guerra mondiale gli STATI UNITI ERANO LA MAGGIOR POTENZA MONDIALE. Tra il 1922-1929 assistiamo ad un'ESPANSIONE della PRODUZIONE e i CONSUMI che divennero DI MASSA. Gli AMERICANI VOLEVANO DIMENTICARE I SACRIFICI DELLA GUERRA E DIVERTIRSI, per questo gli anni 20' sono definiti gli "ANNI RUGGENTI". Il voler difendere il benessere raggiunto evitando la diffusione di idee sovversive portò ad un: ISOLAZIONISMO: prevedeva l'isolamento degli americani dai problemi europei, preoccupandosi solo di quelli interni e a tutelare i propri interessi nel Pacifico. Politica sostenuta dal PARTITO REPUBBLICANO (governò gli USA per tutti gli anni 20'). XENOFOBIA: Gli IMMIGRATI furono accusati di compiere AZIONI CRIMINOSE, di appartenere alla MALAVITA ORGANIZZATA e di DIFFONDERE IDEE SOVVERSIVE. Nei loro confronti aumentò sempre più la diffidenza che culminò con l'esecuzione dei 2 anarchici italiani Sacco e Vanzetti. PROIBIZIONISMO: tra gli immigrati tedeschi e irlandesi era molto diffuso L'ALCOL, così tra il 1921 e il 1923 furono PROIBITI LA VENDITA e il CONSUMO DI ALCOLICI. Nonostante ciò l'alcolismo non fu sconfitto, anzi si diffuse un gran MERCATO CLANDESTINO che arricchì LA MALAVITA ORGANIZZATA. II Big Crash Il liberismo dei repubblicani. In campo economico, i REPUBBLICANI adottarono una POLITICA LIBERISTA. Infatti il loro scopo era FAVORIRE GLI INVESTIMENTI e per questo ci fu: Aumento delle imposte indirette (toccano quindi...

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Didascalia alternativa:

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L'euforia speculativa della Borsa di New York iniziò a crepare nell'autunno del 1929, infatti molti operatori timorosi di un imminente calo delle quotazioni azionarie liquidarono i propri titoli. II 24 OTTOBRE, il "GIOVEDÌ NERO" ci fu il PANICO sul mercato: furono ceduti 13 milioni di azioni e il 29 Ottobre oltre 16 milioni. Il VALORE DELLE AZIONI, di cui tutti ormai cercavano di liberarsi, CROLLÒ IN BREVE TEMPO. Dunque, in pochi giorni molte fortune vennero polverizzate, con conseguenze catastrofiche sul piano individuale. Crollo dell'economia La crisi borsistica produsse una serie di effetti a catena. Sia i risparmiatori che gli agenti di borsa erano indebitati con le banche e dovettero rinunciare alla propria insolvibilità. Gli effetti del crollo di Wall Street COLPIRONO ANCHE IL SISTEMA CREDITIZIO, portando MOLTE BANCHE A CHIUDERE. I correntisti temendo l'azzeramento dei propri depositi si affrettarono a ritirarli ma ciò ridusse ancora di più la liquidità a disposizione degli istituti di credito, che consapevoli dei tempi difficili, tentavano di trattenere le proprie riserve e concedevano prestiti eccezionalmente. Il risultato fu un'enorme riduzione della produzione, dei salari con conseguente aumento dei disoccupati e grande diminuzione della disponibilità finanziaria. Si aggiunse il crollo della domanda che determinò un'ulteriore diminuzione della produzione industriale. Le scelte degli Stati Uniti rispetto al sistema internazionale Gli studiosi oggi concordano che tra le cause del prolungarsi della crisi ci sono le INCERTEZZE DELLA POLITICA FINANZIARIA AMERICANA. La FEDERAL RESERVE BANK (equivalente della Banca Centrale Europea) avrebbe dovuto ABBASSARE IL TASSO DI INTERESSE e le AUTORITÀ MONETARIE AVREBBERO DOVUTO PORTARE ALLA SVALUTAZIONE DEL DOLLARO. Così SAREBBE AUMENTATA LA CIRCOLAZIONE MONETARIA, e dunque dell'economia in generale; e ci sarebbe stato un AUMENTO DELLE ESPORTAZIONI AMERICANE. Si avrebbe avuto così il rilancio dell'economia Invece il presidente repubblicano Herbert HOOVER: RIFIUTÒ DI PROMUOVERE LA SVALUTAZIONE DEL DOLLARO, temendo l'aumento dell'inflazione e del deficit statale. fece APPROVARE UN PROVVEDIMENTO RIGIDAMENTE PROTEZIONISTA, lo SMOOT-HAWLEY TARIFF ACT. Gli Stati Uniti rinunciarono così a una regolazione del sistema economico internazionale, preoccupandosi unicamente di difendere la loro economia. Ma TALE POLITICA SI RIVELÒ FALLIMENTARE. Gran Bretagna, Francia e Italia Intanto nel 1931, la Gran Bretagna decise di svalutare la propria moneta per rendere le merci nuovamente competitive sul mercato. L'anno dopo abbandonò il liberismo sostituendolo con un sistema di preferenze imperiali che favoriva i prodotti inglesi sui mercati coloniali del Commonwealth. La Francia adottò una linea deflazionistica che portò alla penalizzazione delle esportazioni francesi e al ritardo della ripresa economica fino al 1937. In Italia la crisi del 1929 portò ad un'accentuazione del protezionismo e dell'intervento dello Stato nell'economia. Ovvero accelerò il passaggio ad una politica autarchica. La Germania e la crisi La CRISI ECONOMICA AMERICANA COINVOLSE PRESTO L'EUROPA; in particolare ebbe conseguenze pesantissime sulla GERMANIA. Infatti la GERMANIA NON POTEVA REAGIRE ALLA CRISI CON UNA SVALUTAZIONE DELLA MONETA nazionale, come aveva fatto la Gran Bretagna, a causa della troppo RECENTE E TERRIBILE INFLAZIONE avvenuta tra il 1923 e il 1924. Il cancelliere Heinrich BRÜNING, anzi, PERSEGUÌ UNA POLITICA DEFLAZIONISTICA. Così la Germania si trovò INDIFESA DI FRONTE ALLE AGGRESSIVE POLITICHE COMMERCIALI degli altri paesi e SUBÌ UN AGGRAVAMENTO DELLA RECESSIONE. ROOSEVELT E IL NEW DEAL Roosevelt: lo Stato interviene nell'economia Nelle elezioni del 1932 Hoover fu sconfitto (considerato troppo vicino ai responsabili del crollo di Wall Street) e SALÌ AL POTERE il democratico ROOSEVELT. Roosevelt: PROMISE UNA POLITICA PIÙ ATTIVA verso gli interessi e alle esigenze dei ceti più bassi e della gente comune. INVITÒ GLI AMERICANI A MOBILITARSI e ad avere fiducia nel futuro e nelle prospettive del paese. Varò un NUOVO PROGRAMMA ECONOMICO (NEW DEAL) abbandonando il dogma liberista secondo cui il mercato ha la capacità di riequilibrare spontaneamente, senza interventi esterni, le situazioni di crisi. Il programma era basato su una POLITICA DI INTERVENTO DA PARTE DELLO STATO. II New Deal Innanzitutto, ROOSEVELT COSTITUÌ UN BRAIN TRUST ("consorzio di cervelli"), ovvero un gruppo di ricercatori e specialisti con il compito di METTERE A PUNTO UN PROGRAMMA POLITICO E SOCIALE per FAR USCIRE IL PAESE DALLA CRISI. Roosevelt seguì: una LINEA POLITICA DI GRANDE PRAGMATISMO: di volta in volta vennero privilegiate le soluzioni che sembravano più indicate in relazione ai diversi problemi. politica di INTERVENTO DA PARTE DELLO STATO, mirata a INNALZARE IL REDDITO PRO CAPITE, RAFFORZARE LA DOMANDA, RIDURRE LE SPEREQUAZIONI SOCIALI. In primo luogo, dunque, era necessario RILANCIARE GLI INVESTIMENTI DELLE AZIENDE E I CONSUMI DEI CITTADINI. A tal fine il presidente ROOSEVELT: RIFORMÒ IL SISTEMA CREDITIZIO; LIMITÒ LA SOVRAPPRODUZIONE AGRICOLA; IMPOSE ALLE AZIENDE UN CODICE DI DISCIPLINA PRODUTTIVA; varò una RIFORMA FISCALE con criteri di TASSAZIONE PROGRESSIVI; tutelò le ORGANIZZAZIONI SINDACI; CREÒ VARI ENTI CHE DIEDERO LAVORO A MILIONI DI DISOCCUPATI, impegnandoli nella realizzazione di opere pubbliche; varò un moderno SISTEMA PREVIDENZIALE E PENSIONISTICO. I RISULTATI ECONOMICI NON FURONO PERÒ ENTUSIASMANTI. La disoccupazione era ancora molto presente e sarà riassorbita solo grazie alla mobilitazione industriale determinata dalla seconda guerra mondiale. Tuttavia l'età rooseveltiana fu percepita come una fase in cui la politica aveva saputo dare risposte efficaci alla crisi economica e alle difficoltà dei cittadini. Le resistenze conservatrici Roosevelt godette di ENORME SUCCESSO POPOLARE, ma il suo programma trovò naturalmente anche FORTI RESISTENZE, soprattutto tra IMPRENDITORI e FINANZIERI. Essi si appellarono alla CORTE SUPREMA per poter dichiarare incostituzionali le leggi. Ma Roosevelt, forte del successo elettorale del 1936, si appellò al popolo, opponendosi alla Corte suprema. Il contrasto fu accesissimo e SI CONCLUSE solo nel 1937, quando ROOSEVELT RIUSCÌ A SOSTITUIRE ALCUNI GIUDICI con elementi più favorevoli alle proposte della sua amministrazione. Bilancio del New Deal Infatti: I mutamenti introdotti dal New Deal nella società americana provocò profondi cambiamenti soprattutto nel rapporto con lo Stato. Si affermò il Welfare State. Un sistema in cui lo stato si assunse il compito di tutelare i diritti sociali dei cittadini Ciò portò ad un aumento delle persone impiegate nella pubblica amministrazione e nella burocrazia. MODIFICA DELLA CONCEZIONE DEI SINDACATI, non più considerati nemici pericolosi, ma LEGITTIMI INTERLOCUTORI DEL GOVERNO utili per canalizzare in forme istituzionali il conflitto sociale ritenuto inevitabile, oltre che strumento di redistribuzione del reddito, e quindi funzionali al programma presidenziale di sostegno alla domanda. Le teorie di Keynes Negli anni 30' ebbe GRANDE SUCCESSO LE TEORIZZAZIONI DI un economista inglese, John Maynard KEYNES, che ispiravano le politiche del New Deal, sebbene Keynes non fu mai un collaboratore di Roosevelt. KEYNES PENSAVA CHE IL BIG CRASH FOSSE DI GRAVITÀ TALE DA RICHIEDERE NUOVE MISURE e che non era più sufficiente lasciare che il mercato fosse determinato dal libero gioco della domanda e dell'offerta. ERA NECESSARIO UN DECISO INTERVENTO DELLO STATO, FINALIZZATO A RILANCIARE GLI INVESTIMENTI, SOSTENERE LA DOMANDA E CREARE NUOVO LAVORO. Occorreva dunque: IMPORRE UNA TASSAZIONE PROGRESSIVA che incidesse maggiormente sui ceti più abbienti ABBASSARE I TASSI DI INTERESSE, in modo che i consumatori e le aziende avessero un più facile accesso al denaro; AVVIARE UN VASTO PROGRAMMA DI OPERE PUBBLICHE, che assorbisse la manodopera disoccupata. Il fulcro del sistema era quindi che lo stato dovesse creare nuovo lavoro e solo con il rilancio dell'economia sarebbero cresciute le entrate, mentre il disavanzo si sarebbe ridotto