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svevo, pirandello, crepuscolarismo, gozzano, ungaretti

3/5/2023

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ITALO SVEVO
Vita
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Ettore Schmitz, Italo Svevo, nasce a Trieste il 19 dicembre 1861 in una famiglia appartenente
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ITALO SVEVO Vita SCHEMI ITALIANO Ettore Schmitz, Italo Svevo, nasce a Trieste il 19 dicembre 1861 in una famiglia appartenente all'alta borghesia mercantile e facente parte della comunità ebraica della città Si trasferisce in Germania per frequentare un istituto commerciale, impara il tedesco e si avvicina alla letteratura (Goethe, Schiller, Shakespeare). Torna a firenze e si iscrive all'istituto superiore per il commercio Nel 1880 inizia a collaborare con "L'indipendente" con articoli letterari L'attività del padre fallisce, è costretto ad abbandonare gli studi e trovare lavoro nella banca triestina Union Bank, continuando a formarsi da autodidatta (Flaubert, Daudet, Zola, Schopenhauer) Pubblica il primo racconto sulla rivista, mentre il primo romanzo, Una Vita, viene rifiutato dall'editore Treves, obbligandolo a pubblicarlo a proprie spese (1893) Al funerale del padre incontra Livia Veneziani, che sposa nel 1896, dalla quale avrà una sola figlia, Letizia Nel 1899 lascia il lavoro e viene assunto dall'azienda di famiglia, non pubblica per 25 anni Nel 1907, per migliorare il proprio inglese, si rivolge a Joyce, diventandoci amico Nel 1908 inizia a leggere Freud, mantenendo sempre un atteggiamento scettico e distaccato verso la psicanalisi Allo scoppio della prima guerra mondiale la ditta Veneziani chiude e Svevo può dedicare più tempo alla letteratura, nel 23 pubblica La coscienza di Zeno. Nel 1925 verrà ben recensito da Montale nell'Omaggio a Italo Svevo L'ultima stagione...

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Didascalia alternativa:

è un periodo di intensa attività. Muore in un incidente stradale nel 1928 La Letteratura Non è mai stato un letterato di professione, per questo sono state fondamentali la comunità ebraica e l'ambiente multiculturale triestino e mitteleuropeo, soggetto a molte trasformazioni Temi fondamentali comuni a molti autori sono: l'opposizione forti-deboli, salute e malattia, la famiglia Autori più importanti per Svevo sono: Schopenhauer, tema della volontà, contrapposizione tra contemplatore e lottatore Nietzsche, pluralità dell'io Darwin, lotta tra forte e debole Flaubert, Zola, Paul Bourget Svevo si pone di fronte alla letteratura con maggiore libertà, a causa della sua educazione autodidatta. Inoltre mette al primo posto l'attività concreto, essendo commerciante, come mezzo per difendersi dall'eccesso di formalismo La scrittura ha un valore terapeutico, che si riferisce solo al singolo soggetto, che descrive la propria realtà interpretandola. Quindi la scrittura prende il posto della psicanalisi, trattata in modo ironico e perplesso; secondo Svevo questa è valida perché costituisce uno stimolo alla produzione artistica, ma fallisce nel momento in cui si propone di curare la malattia dell'uomo ("grande uomo quel nostro Freud ma più per i romanzieri che per gli ammalati") Più in generale Svevo è diffidente verso la medicina e la scienza, ma già nei primi scritti è interessato a tutto ciò che riguarda il mondo interiore dell'uomo Temi e Personaggi In primo piano Svevo mette l'uomo ordinario, volendo arrivare alla verità smascherando debolezze e istinti di questo. La sua analisi è alleggerita da un atteggiamento di distacco e ironia Il personaggio è in particolare un inetto, debole, immaturo, antieroico e sognatore. Questo è la crisi che Svevo vede rispecchiarsi nell'uomo, intellettuale in particolare, di fine '800 Per questo i personaggi vivono in una condizione di perenne passività, dove la malattia non è un accidente fisico ma un modo di essere Il personaggio è in continua lotta per l'affermazione sociale (Una vita); lotta che porta l'inetto al suicidio, non avendo le forze per affrontare la vita La struttura narrativa è nuova, caratterizzata da discorso indiretto libero e sequenze narrative non cronologiche UNA VITA La lingua è ostile ai formalismi e molto vicina alla vita quotidiana, ricca di disarmonie sintattiche e irregolarità, date dalla presenza di parlate diverse nella città Inizialmente col titolo Un inetto, pubblicata nel 1893 Trama: Alfonso Nitti, mediocre intellettuale, ha trovato impiego nella banca maller. Intreccia una relazione con Annetta e diventa amico di suo cugino macario. Quando sembra a un passo dal successo scappa inspiegabilmente da Trieste. Al ritorno i due amici sono insieme, è stato retrocesso dalla banca e si sente disprezzato da tutti. Incapace di affrontare la situazione si suicida La narrazione è divisa in tre parti (ambiente, relazione, fuga e ritorno), dove i personaggi vengono presentati gradualmente L'impianto è tradizionale, la narrazione è cronologica. Tuttavia le vicende sono filtrate secondo l'importanza e il riscontro che hanno sul protagonista. L'attenzione è volta alla psicologia del personaggio SENILITÁ Esce prima a puntate su "L'indipendente", poi in volume nel 1898. Prima accolto da una generale indifferenza, riscuote in seguito discreto successo Pensato per l'educazione di Giuseppina Zergol, contiene molti personaggi ispirati al mondo reale Trama: Emilio Brentani, scrittore fallito, trascorre una vita monotona con la sorella Amalia. Trova lavoro in un'agenzia di assicurazioni a Trieste, dove si innamora di Angiolina, che però lo tradisce ripetutamente Stefano Balli, amico di Emilio, attrae sia Amalia che Angiolina, tanto che Emilio cerca continuamente di allontanarlo Amalia inizia a far uso di etere, si ammala di polmonite e muore. Emilio lascia Angiolina e torna a vivere una vita insignificante La struttura è lineare, simile a Una vita. Il protagonista è al centro, i fatti sono sempre filtrati attraverso la sua coscienza. Si usa il discorso indiretto libero Emilio è un tipo diverso di inetto, sempre pronto ad autoassolversi credendo di aver fatto del bene. Non si cura della sorella e prova solo attrazione fisica per Angioina Emilio, vanitoso e egoista, crea un'immagine di sé virile e forte, incapace di una minima solidarietà umana Idealizza Angiolina, vedendola come una figura angelica Alla fine del romanzo appare lo stesso di prima, non ha imparato nulla C'è una differenza netta tra perdenti, Emilio e Amalia, e vittoriosi, Angiolina e Stefano Emilio impersona la senilità, incapace di immedesimarsi nella vita e timoroso di fronte alle forze vitali LA COSCIENZA DI ZENO Vita pubblicata nel 1923, dopo 4 anni di stesura Trama: Cercatela :) Il tema di fondo, come nei romanzi precedenti, è la conoscenza di sé e l'autoanalisi interiore (si passa dall'analisi personaggio-società, personaggio-relazioni, personaggio-sé stesso) La narrazione, che appare come la pubblicazione di un memoriale, è una commistione tra elemento autobiografico e informazione sulla scrittura dell'opera La narrazione non è più fluida ma frammentata La cronologia è sconvolta, con sovrapposizione di analessi e prolessi. La narrazione si colloca fuori dal tempo storico Le vicende sono narrate in prima persona; zeno manipola la narrazione per giustificarsi, ma la sua voce stessa è ambigua e inattendibile Manca il giudizio dell'autore sul suo personaggio, quindi il lettore si sente disorientato Zeno è indeciso, rimanda sempre ogni decisione vivendo in uno stato di perenne confusione. È un debole, sempre pronto alle lacrime LUIGI PIRANDELLO nasce il 10 dicembre 1867 a Caos, vicino Girgenti La famiglia si trasferisce a Palermo per il lavoro del padre, amministratore delle zolfare. Pirandello frequenta le scuole superiori e si iscrive all'università Si sposta prima a Roma e poi a Bonn, dove si laurea nel 1891 Tornato in Italia si sposa con Antonietta Portolano (matrimonio d'interesse, voluto dal padre). Hanno tre figli, Stefano, Lieta, Fausto Inizia a lavorare come insegnante. Ben presto iniziano i disagi psicologici della moglie, che esplodono quando, a causa di un'alluvione, le zolfare dove il padre aveva investito tutta la sua dote si allagano Pirandello inizia a lavorare di più come saggista e scrittore per mantenere la famiglia. Pubblica Il fu Mattia Pascal, arte e scienza e L'umorismo Allo scoppio della prima guerra mondiale il figlio Stefano parte volontario ma viene fatto prigioniero. Le pazzie della moglie si accaniscono contro la figlia, tanto che decidono di portarla in una struttura psichiatrica L'autore scopre la sua vocazione drammaturgica, prima collaborando al livello provinciale con Nino Martoglio, e poi spostandosi nella capitale dove conosce Ruggero Ruggeri e Dario Niccodemi Nel 1921 va in scena Sei personaggi in cerca d'autore, Pirandello inaugura il teatro d'arte. Nel 1924 si iscrive al partito fascista Negli ultimi anni vince un premio nobel, e si dedica alla rielaborazione delle sue opere; tutte le novelle in Novelle per un anno e tutto il teatro in Maschere nude. Muore di freddo a Roma il 10 dicembre 1936 Poetica e Pensiero il contenuto va da una Sicilia verista a una rivoluzionaria rappresentazione della realtà Attraverso una riflessione profonda Pirandello espone elementi autobiografici e il dualismo della sua esperienza, che riguarda la piccola borghesia siciliana e romana; c'è uno scarto tra identità e maschera sociale Periodi del suo percorso: Verismo-naturalismo, Capuana Umorismo, novelle e romanzi Dramma Teatro, periodo di massimo successo Sviluppi del teatro in chiave filosofica e simbolica Il centro della sua indagine è il personaggio e il problema della personalità Secondo il verismo l'identità è il frutto di determinazioni ambientali, è forte e ben definita I personaggi pirandelliani sono un'aggregazione debole di tratti caratteriali e punti di vista diversi Pirandello va contro all'idea freudiana di persona, divisa su più livelli ma comunque riconducibile ad un intero I personaggi sono dei ragionatori, vanno alla ricerca di sé e approdano in una dimensione di pura esistenza, priva di maschere sociali. Ma per fare ciò devono prima perdere tutto, diventare nessuno La concezione di un personaggio, autonomo dal suo autore, va oltre l'apparenza. I protagonisti sono solitamente persone strane, eccentriche, che però celano dietro di sè una sofferenza Lingua e stile Nei testi marcatamente siciliani troviamo una grande forza espressiva In quelli romani c'è una lingua convenzionale borghese, ironica Verso la società borghese in generale Pirandello muove una forte critica Aderisce al fascismo, venendo anche nominato accademico d'Italia, ma non partecipa mai alla vita politica, muovendo contro di essa delle critiche. Il suo dissenso si registra anche nei confronti dell'inconsistenza del fascismo L'UMORISMO è la formulazione più organica della sua poetica, ripensa a ciò che aveva già scritto nel Fu Mattia Pascal Due parti: 1, viene spiegata l'etimologia di umorismo. Gli umori erano i fluidi del corpo animale, capaci di determinare salute e carattere della persona. In letterature, i poeti umoristici contrappongono alla tradizione strutture disarmoniche (l'umorismo appartiene da tempo alla tradizione italiana) 2, interpretazione dell'umorismo come modo per comprendere la realtà che sta oltre le apparenze. Nel momento in cui vediamo qualcosa di non ordinario, prima percepiamo il ridicolo (avvertimento del contrario), ma poi, riflettendo sulle cause e sulla sofferenza che ci può essere dietro, capiamo, attraverso l'umorismo, le ragioni dietro la maschera (sentimento del contrario) LE NOVELLE a partire dal 1922 decide di riorganizzare l'intero corpus in Novelle per un anno, 365 novelle in 24 volumi (ne scrive 25) Sono il laboratorio creativo che accompagna l'autore lungo tutta la sua vita; analizzano diverse situazioni e personaggi, che sono sempre portatori di un'identità problematica I personaggi cambiano tra la Sicilia e Roma, passando da bizzarri e grotteschi a borghesi schiacciati dalla routine Questo quadro completo della società italiana tra '800 e '900 ha come scopo sempre quello di analizzare il momento in cui la maschera sociale del personaggio va in crisi IL FU MATTIA PASCAL commistione tra romanzo autobiografico, racconto filosofico e riflessione metanarrativa Trama: Mattia pascal narra la sua storia da inetto. Prima sperpera tutta l'eredità paterna, sposando la figlia dell'amministratore dei suoi beni Scappa a Montecarlo, vince alla roulette, e mentre torna a casa legge la notizia della sua morte Coglie l'occasione, prende il nome di Adriano Meis e va a vivere dall'affittacamere Anselmo Paleari, il quale formula alcune delle teorie più importanti contenute nel romanzo (lanterninosofia, strappo nel cielo di carte) Stanco di quella vita inscena il suicidio e torna ad essere Mattia Pascal, ormai ai margini della società, allontanato da tutti Mattia Pascal è il personaggio pirandelliano per eccellenza. Vive lo sdoppiamento, la perdita d'identità e l'incomunicabilità, che però gli permettono di vivere la vita dall'esterno, vederla con uno sguardo distaccato, per comprendere l'inconsistenza delle maschere sociali QUADERNI DI SERAFINO GUBBIO OPERATORE sette quaderni, scritti dal protagonista in forma diaristica. Il personaggio-narratore è l'addetto alle riprese in una casa di produzione Trama: Serafino, appena arrivato a Roma, incontra Simone Pau, il quale dice che nella civiltà moderna dominata dalle macchine la parte interiore dell'uomo è qualcosa di superficiale. Sul set incontra il regista, Nicola Polacco, e la protagonista Varia Nestoroff, donna bellissima che aveva rovinato molte storie d'amore Per il film La donna e la tigre viene presa una vera tigre (belva che uccide per natura e non per malvagità) Nell'ultima scena Aldo Nuti deve entrare nella gabbia e uccidere la belva, ma invece punta l'arma contro l'attrice e la uccide, venendo a sua volta sbranato dall'animale (l'attrice aveva causato la fine della sua relazione e il suicidio dell'amico Giorgio Mirelli) L'ultimo quaderno racconta del terrore di Serafino, divenuto muto UNO, NESSUNO E CENTOMILA Iniziato nel 1908 e terminato nel 25, porta alle estreme conseguenze alcune intuizioni formulate nel Fu Mattia Pascal Trama: Vitangelo Moscarda scopre a poco a poco di essere tanti individui (per sua moglie, i suoi dipendenti, suo padre...) All'inizio lavora come banchiere nel paesino siciliano di Richieri. Un'osservazione insignificante, umoristica, della moglie (gli pendeva il naso a destra) lo fa ragionare sulla sua identità Decide di proseguire con degli esperimenti, distruggendo una ad una le immagini che gli altri si erano fatti di lui La moglie Dida lo lascia e lo fa rinchiudere in un manicomio L'unica a difenderlo è Anna Rosa, che, anch'essa esasperata, gli spara Vitangelo continua il suo percorso di liberazione, fino ad arrivare alla conclusione di non essere più nessuno Prevalgono di gran lunga le sequenze riflessive, che portano allo stremo la poetica umoristica Il Teatro i casi paradossali delle sue novelle vengono poi trasformati da Pirandello in opere teatrali Inizia su consiglio dell'amico nino Martoglio, con commedie in due atti (Liolà e Pensaci, Giacomino); per poi spostarsi su un'ambientazione più borghese, romana, grazie a Ruggero Ruggeri(La signora Frola e il signor Ponza suo genero) Fasi: 1, ambientazione borghese, c'è un'inchiesta verbale che mostra molteplici punti di vista. Drammi ricavati dalle novelle 2, "trilogia del teatro nel teatro" (Sei personaggi in cerca d'autore, Ciascuno a suo modo, Stasera si recita a soggetto), Pirandello usa la finzione teatrale per riflettere sulla realtà e sulle sue implicazioni filosofiche, ricorrendo anche ad una riflessione umoristica 3, dirige il Teatro d'Arte a Roma, si forma nell'allestimento di scena e nella regia. Esplora questioni sociali e utopie (sociale, della fede-Lazzaro, dell'arte-l giganti della montagna) L'UOMO DAL FIORE IN BOCCA atto unico, rappresentato a Milano nel 1922 Trama: in un bar si incontrano di notte due uomini: uno ha erso il treno, l'altro sa di aver poco tempo da vivere, a causa della malattia "fiore in bocca". Il dialogo tra i due si distingue tra un uomo concentrato sulla morte e uno distratto dalla vita. La riflessione non porta a nessun dramma, ma a una dichiarazione d'amore per la via trama: SEI PERSONAGGI IN CERCA D'AUTORE Il sipario è alzato, le luci sono accese, gli attori sono già sul palco. Questi stanno provando una novella, il giuoco delle parti, quando dalla platea arrivano sei personaggi, di una stessa famiglia, che sono stati concepiti da un autore che poi non ha dato loro compimento. Convincono gli attori a inscenare la loro storia, che è un dramma doloroso Storia: Padre e Madre hanno un Figlio, ma lei ne ha altri tre in seguito da un altro uomo, che poi muore. La Madre cerca di mantenerli lavorando come sarta, ma la sarta insidia la Figliastra. Un giorno in questo salottino, di Madama Pace, arriva il Padre. La scena incestuosa con la Figliastra è interrotta dalla Madre. Si crea una situazione intollerabile tra Padre e Figliastra, ma anche tra il Figlio e i fratellastri. La Bambina annega nella vasca e il Giovinetto si spara. Il dramma mette in imbarazzo il Capocomico, che vuole cambiare la storia, mentre i personaggi insistono I personaggi non si ritrovano nella messa in scena degli attori, per far capire che la vita autentica non può riflettersi in una rappresentazione teatrale Arriva infine Madama Pace, e la notizia che la Bambina e il Giovinetto sono morti veramente I personaggi sono estremamente vitali, e evidentemente il loro autore deve aver avuto paura della troppa verità dietro di essi. Cerca quindi di dimenticarla, ma il rimosso diventa un'ossessione. Il Capocomico non potrà mai diventare autore supplente, quindi non sapremo mai il significato della storia o perchè l'autore li ha abbandonati Scompare l'illusione, non c'è la quarta parete. Il teatro passa da luogo magico di una commedia a luogo della povera realtà quotidiana POETI CREPUSCOLARI All'interno della poesia nuova del '900, non fondano un movimento, non scrivono un manifesto. Nasce più come uno stato d'animo comune ad alcuni poeti degli anni '80 Avvertono la crisi del nuovo stato liberale, abbandonando gli antichi miti che non rappresentano un riferimento per la uova società Il nome crepuscolare è stato attribuito da Borgese nel settembre del 1910 in una sua recensione sulla "Stampa" per sottolineare la distanza con D'Annunzio. Borgese scrisse che nell'opera di Moretti vi percepiva l'ultima eco di una poesia che si spegne, della grande tradizione che dal civismo del Parini compì la sua parabola fino alla retorica e tragica sensualità dannunziana. La poesia italiana si spegne in un mite e lunghissimo crepuscolo, cui forse non seguirà la notte Raccontano la realtà umile e grigia della vita di provincia, lenta e monotona, e dei suoi personaggi scoloriti e prosaici, in totale opposizione con le "tre corone" Sono influenzati dal Poema paradisiaco, Il fanciullino e simbolisti franco-belgi Il lessico è quotidiano e umile, con rime facili e sintassi semplice, andamento prosastico TEMI "Le cose tristi, la musica girovaga, i canti d'amore cantati dai vecchi nelle osterie, i malati, i convalescenti, gli autunni melanconici, le campagne, le chiese dove piangono i ceri" -Govoni La tristezza grigia delle domeniche, i cimiteri, le stazioni, i sanatori, gli organi di barberia I poeti sentono il peso della propria solitudine, della malattia (soprattutto Corazzini e Govoni) La poesia crepuscolare fiorisce nel periodo di decadimento delle religioni laiche dell'800, il risorgimento e il positivismo. Questo lascia un vuoto che D'annunzio e i futuristi cercano di colmare anche pervenendo ad un compromesso con la moderna civiltà industriale. I crepuscolari sentono la drammatica frattura tra mondo borghese e arte, vivendo la "perdita dell'aureola" (Baudelaire), cioè la perdita di prestigio di un intellettuale Corrado Govoni Nasce vicino Ferrara nel 1884, scrive prima e dopo la 2a GM, muore a Roma nel 1965 Sguardo forte sugli aspetti semplici della realtà, accumulo e susseguirsi di immagini Sergio Corazzini Nasce a Roma nel 1886, dove muore a 20 anni di tisi L'unica prospettiva è la morte, tema centrale della sua poetica insieme alla malattia Uso del verso libero sintomo del suo sperimentalismo formale Marino Moretti Nasce a Cesenatico nel 1885, dove muore nel 1979, collabora col "Corriere della sera" Non sdegna il recupero delle forme fisse e l'impiego accorto della rima Dichiara l'inadeguatezza-inutilità del poeta rispetto al mondo circostante Guido Gozzano Nasce nel 1883 vicino Torino, inizia giurisprudenza ma poi si dedica alla letteratura, muore di tubercolosi. Scrive La via del rifugio e I colloqui È influenzato da Nietzsche, Schopenhauer e i simbolisti franco-belgi Rifiuta il modello dannunziano e si distingue per la sua ironia, che opera su diversi piani, utilizzata per rifugiarsi nelle cose quotidiane, lontano dalle atmosferiche superomistiche Gozzano mette in luce la solitudine del poeta, che non riesce a identificarsi col mondo Utilizza nel lessico incontri-scontri tra aulico e prosaico, mentre per il metro segue le forme chiuse della tradizione, piegandole all'andamento narrativo e all'uso del parlato In Gozzano non si trova il compiacimento morboso della propria disperazione che si riscontra in Corazzini Per Gozzano la vita è deludente, è l'unico rifugio resta l'artificio della letteratura. L'estetismo di Gozzano non è quello vitalistico di D'Annunzio, ma quello disilluso e languido di Totò Merumeni, suo personaggio Si nota il desiderio di sanare la frattura tra arte e vita, proiettandosi negli ambienti borghesi di mezzo secolo prima e vagheggiandone gli ideali romantici e risorgimentali, o immaginando una storia d'amore con una ragazza della grigia borghesia (Felicita) In Gozzano "le buone cose di pessimo gusto" e "il ciarpame reietto caro alle mie muse" sono gli emblemi di quella vita che il poeta avrebbe voluto vivere ma che la malattia gli ha impedito (a differenza di Corazzini dove gli oggetti si caricano di malinconia) L'incapacità di vivere, tema decadente, si trova in Gozzano con un linguaggio ironico, dove gli elementi prosaici cozzano con quelli aulici GIUSEPPE UNGARETTI Vita Nasce ad Alessandria d'Egitto l'8 febbraio 1888, il deserto, molto importante, sarà "l'esperienza della fragilità e dell'incostinstenza dell'uomo Entrambi i genitori sono lucchesi: il padre, Antonio, lavora alla costruzione del canale di Suez; la madre, Maria, gestisce un forno Studia presso l'École Suisse Jacot, scuola svizzera dove conosce autori come Nietzsche, Poe, Baudelaire, Mallarmé Soggiorna tre anni al Cairo dove lavora da giornalista, poi si iscrive alla Sorbona, dove frequenta le lezioni di Bergson Nel 1914 si stabilisce in Italia e, allo scoppio del conflitto mondiale, si fa volontario e viene inviato a combattere sul Carso, esperienza che risulterà terribile (Il porto sepolto) Dopo la guerra si sposta a Parigi dove pubblica Allegria di naufragi, collabora con periodici scrivendo articoli e recensioni. Nel 1920 si sposa con Jeanne Dupoix Nel 1921 si trasferisce a Roma dove lavora nel ministero degli esteri, nel 1922 aderisce al fascismo, facendo uscire l'anno dopo una seconda versione del Porto sepolto con la prefazione di Mussolini. A causa della situazione economica si impegna in una fitta attività giornalistica (Il mattino, Il resto del carlino) e in un ciclo di conferenze Nel 1928 riscopre la religione. Da qui inizia a viaggiare (L'allegria, Sentimento del tempo) Nel 1937 accetta la cattedra di Lingua e Letteratura italiana all'università di San Paolo, lavoro che gli permette di approfondire lo studio della letteratura. Nel 1939 muore il figlio, due anni dopo il fratello, suscita la stesura de Il dolore Nel 1942 torna a Roma. Inizia a pubblicare moltissimo. Nel 1958 muore la moglie Dopo molti viaggi si ammala di broncopolmonite a New York, muore a Milano l'1 giugno 1970 Poetica La poetica ungarettiana è fortemente influenzata da diverse lingue e culture, che determinano una certa apertura culturale francese, italiano, arabo, giapponese (haiku) Letteratura francese: Maurice de Guérin, suono puro della parola; Stéphane Mallarmé,valore fonosimbolico della parola; Baudelaire La poesia è tensione cogliere il segreto dell'essere, è strumento di conoscenza, con la quale Ungaretti può conoscere sé stesso Alla parola spetta il compito di esprimere l'eterno, e quindi non c'è nessuna svalutazione del linguaggio poetico da parte di Ungaretti, come invece avviene per le avanguardie Il poeta è un girovago, un nomade che approda sempre in mete provvisorie, perché la verità è continuamente sfuggente C'è un'unione tra tensione verso l'oltre, orizzontale, e viaggio nel profondo, verticale Le opere sono continuamente soggette a modifiche e revisioni, a causa dello studio attento per creare una tensione costruttiva Ungaretti raccoglie tutte le opere in Vita d'un uomo, per sottolineare il rapporto tra biografia e opere, che sono tutte tappe di un unico viaggio L'ALLEGRIA Nel 1916 pubblica Il porto sepolto, poi nel 1919 Allegria di naufragi (nel 1923 con la prefazione di Mussolini), poi Allegria nel 1931,1936,1942 Ha una struttura calcolata, in 5 parti: Ultime, Il porto sepolto, Naufragi, Girovago, Prime Il porto sepolto è matrice e nucleo generativo dell'ispirazione poetica ungarettiana Il titolo: Il porto sepolto, Ungaretti aveva conosciuto due ingegneri francesi che gli avevano raccontato dell'antico porto sepolto di Alessandria Allegria di naufragi, l'uomo in tutte le sue imprese arriva ad un porto da naufrago, dopo aver lasciato molte illusioni, ma l'arrivo provoca comunque allegria (il dolore provoca allegria e viceversa, parallelismo con L'infinito leopardiano) Le poesie sono molto brevi, con l'uso del versicolo, composto anche di una sola parola, che mette in risalto il richiamo fonico della singola La parola è isolata nel vuoto del verso, manca la punteggiatura e i legami sintattici. Si fa però largo uso dell'analogia, che sfrutta lo spessore semantico della parola Le liriche sono disposte come un diario di guerra, con data e luogo di composizione, perché è nella concretezza della storia che la poesia può ritrovare il senso dell'esistenza I temi: La guerra: la fratellanza, l'attaccamento alla vita, la necessità della scrittura Il desiderio di vivere, che si traduce anche in pulsione erotica L'esilio e il viaggio, con la conseguente immagine del poeta-uomo girovago SENTIMENTO DEL TEMPO Scritto negli stessi anni della revisione dell'Allegria, con la quale ha molte analogie, contenutistiche e strutturali (numero di componimenti, divisione in sezioni...) Propone il binomio classicità-modernità: la parola deve essere moderna ma avere la profondità della tradizione L'idea di durata di Bergson (tempo percepito dalla coscienza) viene applicato al linguaggio, che è inserito all'interno di una catena millenaria La parola recupera il valore primordiale, e la memoria diventa mito e deve riafferrare la "prima immagine", l'essenza originale Punti di riferimento: Temi: Petrarca, idea di memoria e assenza del ricordo Leopardi, caducità del mondo Barocco europeo (Roma), abbondanza di figure retoriche per esorcizzare la sensazione di vuoto e nulla incombenti Stile: tradizionale. Verso con le misure canoniche, punteggiatura reinserita, discorso ampio e complesso, lessico impreziosito Ricorso all'allusività e indeterminatezza; punti di sospensione, imperfetto e passato remoto (mitica dimensione atemporale) Scorrere del tempo e valore della memoria Estate e la sua furia divoratrice Morte, sensazione di precarietà e sentimento dell'eterno Interpretazione cristiana: la memoria conduce alla consapevolezza di una colpa imprescindibile, data dal peccato originale. L'uomo è condannato a vivere precariamente (tema dell'esilio come cacciata dall'Eden) IL DOLORE Libro non isto, scritto nel 1947 a seguito della seconda guerra mondiale e della morte del fratello e del figlio Orrore della guerra, smarrimento provocato dalla perdita degli affetti e impossibilità di ritrovare un'età felice Ricercatezza formale, ripetizioni foniche, preziosismo delle metafore, che sono un disperato tentativo di scongiurare il nulla che incombe (Barocco) TOTÒ MERUMENI Come ci rivela l'allusione una commedia di Terenzio (II sec. a.C.): Heautontimorùmenos, il punitore di se stesso, contenuta nel titolo, il tema del poemetto è l'ossessione autopunitiva. Totò (cioè: Gozzano da giovane) non riuscito a vivere la propria vita come un'opera d'arte, secondo il programma di Andrea Sperelli, primo eroe dannunziano. Un legame di odio amore uni Gozzano a D'Annunzio: per anni egli imitò il vate pescarese, prima di divenire il suo critico più severo. Nasce da tale presa di distanza questo componimento, intitolato a un personaggio (Totò Merumeni) che pare un esteta dannunziano, ma che in realtà è solo un poveretto, un fallito, sia come uomo sia come letterato. Questo destino di sconfitta era, per lui, inevitabile. Difficilmente avrebbe potuto realizzare i suoi sogni di grandezza, nato com'è in quella famiglia anomala, con una madre inferma, / una prozia canuta ed uno zio demente (vv. 15-16). In seguito è rimasto scottato da esperienze che sembravano esaltanti (la Vita si ritolse tutte le sue promesse, v. 37) e perciò, adesso, si trattiene lontano dalla vita reale. Preferisce compiangersi, scrivendo esili versi consolatori (v. 52), piuttosto che darsi da fare per modificare la realtà. Solo la poesia, in questa aridità, può offrirgli un po' di consolazione, mentre la solitudine lo induce a riscoprire, se non proprio una fede sicura, l'importanza di un interesse per i valori spirituali. Siamo dunque all'opposto del superuomo dannunziano: rifiutato il vivere inimitabile, Totò è divenuto un uomo di solo pensiero, impermeabile agli entusiasmi, estraneo all'accendersi della vita comune, un inetto (opra in disparte, sorride, e meglio aspetta (v.59). Totò è divenuto insomma uno di quei personaggi troppo intellettuali che costellano la letteratura d'inizio secolo; una specie di teorista alla maniera di Svevo. Anche l'amore non è quello celebrato da D'Annunzio, per donne fatali e dame dell'alta società, ma riguarda la «cuoca diciottenne», naturale e immediata, che rifiuta ogni complicazione sentimentale e mentale. Il verso finale sta a significare l'inutilità della vita, chiusa tra la nascita e la morte. Dal momento che sono state deluse le aspirazioni e sono crollati i sogni di una vita eccezionale, non gli resta che accettare il proprio destino e aspettare impotente la fine dell'esistenza. LA SIGNORINA FELICITA La protagonista e Musa alla quale il poeta al contempo si rivolge e ispira è un giovane amore di Gozzano, molto particolare, come apprendiamo nel corso della lettura. L'introduzione alla poesia, ossia i primi versi, già introducono un'atmosfera intima e raccolta, di complicità e affettività; tale effetto è dato dall'abbondante uso di aggettivi possessivi e dai due vocativi che si riprendono all'interno della stessa strofa: l'effetto che il poeta vuole dare è quello di far percepire la vicinanza fra sé e la giovane. È sera ed è proprio dalla sera che scaturiscono i ricordi, che legano strettamente l'amata al luogo in cui Gozzano era abituato a vederla, l'ambiente naturale. L'atmosfera rievocata è quella del mondo delle piccole cose, in cui ogni gesto ha il proprio senso sebbene sia quotidiano (la tostatura del caffè, i lavori di cucito, il canticchiare). L'autore richiama alla mente con evidente dolcezza il paesaggio canavesano e Villa Amarena, questa è descritta come portatrice di un passato decrepito, e dà un senso di tristezza e desolazione, di abbandono (dato dal fatto che non sia curata esteticamente). Eppure è questo che le conferisce quel fascino indefinibile e quella bellezza suggestiva. La villa ha con sé una carica di malinconia, allo stesso tempo, ed è questo dualismo, questo perenne accostamento di sensazioni o elementi fra loro scostanti e dissonanti, peculiare nel Gozzano, che ha indotto Eugenio Montale ha definirlo "poeta per lo choc", per il contrasto. Lo scontro dei due modi di vita sulla facciata, nel salotto, nel giardino e nella soffitta di Villa Amarena corrisponde ad un proposito di ironizzare dell'aulico contaminato dal contatto col prosaico, e perciò ad una precisa scelta morale ed estetica. È l'insieme di questi contrasti, paradossalmente, a dare armonia alla scena e a costruire l'idea di semplicità - che è poi ciò da cui il poeta è attratto. Segue l'introduzione del padre di Felicita, il classico borghese arricchito scaltro e quadrato che non persegue che il proprio utile; sembra perfino disposto a chiudere un occhio sugli amori della figlia pur di poter usufruire dei preziosi consigli dell'avvocato, che non manca di assillare con questioni di denaro e faccende legali. Il ritratto della ragazza è assolutamente originale: dà una descrizione fisica che non è certo ricca di complimenti (Felicità è "quasi brutta", ha gli occhi di un "celeste stoviglia") si finisce comunque per averne un'idea positiva, questo perché il poeta amava in lei la voglia di piacergli. È una donna che si oppone ai canoni di bellezza del tempo e che nonostante tutto li supera, guadagnandosi l'interesse del narratore. È in questo contesto che ha luogo l'idillio fra i due e si capisce che è l'unico luogo dove esso può esistere (è a mio parere questa consapevolezza che dà all'intero poemetto la sensazione di malinconia). Felicita, come si è capito, è atipica: tra il ritratto neoclassico della marchesa dal profilo greco e il ciarpame che lo circonda, la musa di Gozzano predilige il secondo. E Felicita, che abita in un mondo di marchesi, arbusti e statue decadute, è un ideale di tranquilla vita borghese. Il che comunque non toglie che in lei si possa leggere il dissidio interiore fra vera tranquillità e tensione all'avventura. Una delle più importanti conseguenze dell'ambiente irreale, quasi di sogno, in cui è ambientata la poesia, è lo straniamento del poeta, che respinge, come privi di senso, i miti del presente. Il distacco dalla vita si esplica nei versi che alludono alla politica (le formiche nere, le formiche rosse), all'attivismo che egli non può soffrire, ai programmi e alla lotta ideologica. Traspare anche il tema della morte, che tranquilla è appoggiata su una parete in soffitta con le sembianze di una farfalla (si tratta dell" atropo soletto") e che preannuncia il calare delle tenebre. Nella quinta strofa prosegue l'idillio rustico in un luogo non meglio definito fra il giardino e l'orto; si fa spazio fra le righe la voglia di staccarsi dal proprio passato ("Ed io non voglio più esser io!") e sembra che essa scaturisca proprio dal senso di pacifico benessere che il poeta prova trovandosi in quel luogo e con quella persona, in un contesto che è così estraneo alla sua vita di sempre, ma che gli è anche così congeniale. La Signorina Felicita arriva a rappresentare, come indica il titolo stesso del poemetto, la felicità stessa, l'ultima speranza per Gozzano di potersi riappropriare di una vita autentica e felice che la letteratura ha contribuito ad allontanare sempre di più, e sarebbe anche disposto a rinnegare la sua fede letteraria dal momento che si vergogna pure di essere definito un poeta. Verso il finire del componimento, tuttavia, si fa largo la cruda realtà, che sta nell'impossibilità per i due protagonisti di vivere la propria gioia: l'appartenenza a ceti sociali differenti impedisce un amore sul quale, sin dal principio, non brillava una buona luce. L'avvocato è poi malato. Malato in duplice senso. In primo luogo soffre d'una malattia fisica (la tisi?) che, soprattutto, getta un'aura malinconico-crepuscolare su tutta la vicenda e in particolare sull'ambiguo legame con Felicita (lei promette, lui sa che non tornerà perché gli resta poco da vivere - ma così vede le cose Felicita e così ama figurarsele l'avvocato che però, in fondo, sa che non tornerà anche per altri motivi). In secondo luogo la malattia dell'avvocato una malattia morale, di chi vuole e non vuole (rinuncia alla guerra, rinuncia a essere un poeta, rinuncia alla morte e infine rinuncia alla Signorina Felicita), ma in fondo non sa desiderare realmente nulla, di chi non sa vivere autenticamente, né in fondo lo vuole davvero, compiaciuto com'è della propria ambigua condizione, di chi guarda a ogni sentimento e a ogni ideale - alla vita stessa con garbato cinismo.