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Luigi Pirandello

21/10/2022

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Vita
LUIGI PIRANDELLO
Luigi Pirandello era un autore molto particolare perché era uno scrittore molto insolito.
Nasce ad Agrigento nel 1867,

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Vita LUIGI PIRANDELLO Luigi Pirandello era un autore molto particolare perché era uno scrittore molto insolito. Nasce ad Agrigento nel 1867, vivendo a cavallo tra l'800 e il 900. Si trasferì successivamente con la famiglia a Palermo compiendo gli studi liceali perché prima aveva svolto gli studi a casa con un precettore, data anche la ricchezza della famiglia. Successivamente sempre a palermo intraprende anche l'università per poi concluderli a Roma nel 1887, nella facoltà di lettere. Successivamente ci fu un evento in cui con un confronto con un professore venne fuori il discorso di andare a finire i propri studi in germania, a Bonn, e così fu, quindi concluse i suoi studi sulla letteratura tedesca. Si laureò nel marzo del 1891 e tornò a roma, venendo mantenuto dal padre tramite degli assegni. Dal 1891 in poi iniziò a frequentare l'ambiente culturale romano. Compose il suo primo romanzo "L'esclusa" pubblicato nel 1901. Successivamente si sposò, e per lui ebbe una grande importanza il ruolo della famiglia, tanto che ad un certo punto ebbe un crollo mentale perché la moglie era malata mentalmente e viveva una situazione difficile, questo tutto aggravato anche dal periodo della prima guerra mondiale dove anche il padre perse l'azienda del padre e quindi si trovò a dover rimboccarsi le maniche e mettersi al...

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Stefano S, utente iOS

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Susanna, utente iOS

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Didascalia alternativa:

lavoro per avere dei sostentamenti. Nel 1924 si iscrive al partito fascista un po' per obbligo e un po' perché all'inizio credeva negli ideali fascisti, ma un'altro motivo fu quello che spinto dal figlio, nel 1925 voleva aprire un teatro e quindi aveva bisogno di fondi, e siccome si viveva nel pieno controllo fascista, gli unici che avevano fondi e che potevano darglieli erano appunto i fascisti. Nel 1929 divenne accademico d'italia e gli permise di raggiungere nel 1934 il premio nobel per la letteratura. In tutti questi anni però diciamo che la società si è trasformata ed evoluta, Fu un autore molto prolifico, scrisse novelle, romanzi e poesie, e opere teatrali. La maggior parte della sua produzione però fu quella romanziera. L'ultimo romanzo fu quello del 1926. Lui però viene particolarmente ricordato per le opere teatrali, infatti viene definito come grandissimo drammaturgo. Sei personaggi in cerca d'autore Qui l'opera si apre con gli attori che sono già sul palco Spezza la concezione del teatro tradizionale, gli spettatori si trovarono un sipario aperto, il capocomico e gli attori Gli autori stanno portando in scena il gioco delle parti e sono in cerca di un autore Lui mette in atto il dramma perché deriva dalla sua poetica dell'ironia La differenza fra umoristico e ironico è che nell' umoristico c'è l'avvertimento del contrario Nell'ironico la sensazione Lui crea il METATEATRO e lo abbiamo quando il teatro parla di se stesso In quest opera infatti ci sono i personaggi che cercano un autore per loro stessi Lo cercano perché il loro autore li ha scritti ma non li ha conclusi, sono abbandonati Cercano un qualsiasi autore che possa terminare la loro storia Non hanno trovato un autore ma hanno trovato il teatro, quindi cominciano a raccontare la loro storia i personaggi sono: padre madre giovinetto ed altri, non hanno nomi Lui scopre che la moglie l'ha tradito con il segretario e la invita a continuare quella vita con il suo amante Si forma così una nuova famiglia, da cui nasceranno la figliastra il giovinetto e la bambina L'amante della madre però muore e lei si ritrova sola, quindi la figliastra si trova a lavorare con Madama pace, ( praticamente si prostituisce) E stava per avere un rapporto con il padre non biologico, cosa che comunque non era accettabile Questo elemento fu aggiunto perché Pirandello fu accusato di avere rapporti incestuosi con la figlia, anche se ci sono molto tesi a riguardo I personaggi quindi raccontano tutto al capocomico e decide di metterla in scena La vicenda prosegue con gli attori che cercano di creare la storia, ma non avendo tutti i personaggi essi non rappresentano veramente il loro ruolo, e non solo i personaggi ma anche gli oggetti di scena... I personaggi si sentono sempre meno rappresentati Alla fine si conclude con un nulla perché il dramma dei personaggi non può essere scritto in quanto la vita è una sola, non può essere cristallizzata: i personaggi non possono essere sempre perfetti I personaggi non riescono a rappresentare se stessi e gli attori non riescono a rappresentare i personaggi Enrico IV Il personaggio cade da cavallo e crede di essere Enrico quarto Gli altri quindi continuano la messa in scena e fanno la loro parte, Enrico quarto torna sano ma continua a recitare, ed è così che si ritorna al metateatro Ci si ritrova confusi perché l'opera stessa non segue più gli schemi normali dell'opera teatrale Poetica La poetica di Pirandello si identifica con la sua visione dell'umorismo, elemento al quale l'autore dedica un vero e proprio saggio omonimo ("L'umorismo") pubblicato nel 1908. In questo saggio lui analizza la differenza tra umorismo e comicità, concetti che secondo lui sono profondamente diversi: Comicità, avvertimento del contrario. Significa la semplice percezione, la visione di un qualcosa di contrario a quello che ci aspetteremmo; Umorismo, sentimento del contrario. Significa comprensione del contrario (dal latino sentio= comprendo). Per chiarire meglio questi concetti, Pirandello sviluppa la storia della "vecchietta imbellettata", storia di una donna di una certa età che continua però a vestirsi con coloro sgargianti, truccandosi e pettinandosi in modo vistoso, cercando di apparire più bella di quel che sia. Quando lei passa quindi le persone ridono di lei; questo è l'avvertimento del contrario, rientrando di fatto nella comicità. Successivamente però scopriamo che lei si veste così perché sposata con un uomo più giovane di lei, che da poco è stato scoperto a tradire con una donna più giovane. Quindi lei cerca di apparire più giovane per non farsi lasciare dal marito. Qui avvertiamo quindi il sentimento del contrario, rientrando nell'umorismo. In questo senso l'umorismo è uno strumento demistificatorio, cioè in grado di svelare la falsità messa attorno all'apparenza delle cose. Questa sarebbe la chiave per svelare l'assurdità dell'esistenza umana, che è inizialmente nascosta dietro la facciata di ordine, di buon senso, di razionalità e di "normalità" della società. In questo senso Pirandello mostra fin da subito la poetica verista; il verismo credeva infatti che si potesse cogliere il vero descrivendo la verità delle cose, senza manipolare esse. Invece ora questo concetto viene ribaltato: quello che il verismo aveva l'intenzione di mostrare come realtà, secondo Pirandello era solo la maschera della vera realtà delle cose .... celata dietro il fenomeno (parte che si mostra a noi). Assurdità Pirandello parte dall'assunto che la vita dell'uomo sia assurda. Questo per 2 ragioni sostanziali: Il caso, secondo l'autore la vita dell'uomo è resa assurda dal caso perché quest'ultimo, distruggendo tutti i progetti dell'uomo, è un elemento imponderabile che vanifica tutti i tentativi di progettazione razionale dell'uomo, rendendo la vita assurda; La dialettica forma-vita, questo elemento fu coniato da un filologo chiamato Tilgher, che ha sviscerato questo elemento. Secondo lui, esistono due componenti, da una parte la vita, ossia l'espressione dell'inconscio individuato da Freud, l'insieme delle pulsioni di tutte le passioni e desideri che caratterizzano l'uomo, la quale però entra in contrasto con la forma, che é invece l'aspetto che assume l'uomo per interagire con le altre persone all'interno della società. É quindi l'insieme di una o più maschere che indossiamo nella visione sociale; senza di esse non possiamo interagire con gli altri. Queste maschere nascono quindi dalla necessità di trovare un compromesso con gli altri, perché la società si basa su una serie di convenzioni, atteggiamenti ritenuti giusti e che vengono imposti ai singoli individui per renderli compatibili con sé stessi. I condizionamenti della società sono però talmente tanto pesanti che persone non si riconoscono più in ciò che sono per piacere alla società, ritrovandosi ad essere delle forme che non li rappresentano più, come se stessero recitando delle parti; alcune volte ne siamo consapevoli altre no. Noi vorremmo essere noi stessi, ma non ci riusciamo, accontentandoci di assumere una forma temporanea che non rappresenta il flusso esistenziale dentro noi stessi. Pirandello arriva a definire l'esistenza umana come un Enorme Pupazzata in cui gli uomini sono burattini che recitano la parte senza neppure rendersene conto. La vita risulta alienata e anche falsificata, questo ha come conseguenza un profondo relativismo che si esplica su diversi piani. Se tutto non è autentico non esiste una verità sociale, tecnologica e psicologica (l'io frantumato, nessuno delle quali ci rappresenta veramente, noi stessi siamo estranei). Pirandello fu influenzato dagli studi di Vinette, il quale scrisse un saggio " le alterazione della personalità", in cui partiva da un interrogativo per spiegare che all'interno della psiche esistono diversi livelli e tante personalità che lottano fra di loro. La domanda era "che c'è in comune tra una persona a 20 anni e la stessa a 50?". La risposta che si dava era inquietante: le due persone sono estranei. Questo dimostra che siamo diversi, oltre nei contesti, anche nel tempo. Ciò determina una profonda solitudine, in cui rinunciamo a noi stessi. Questa crea una profonda incomunicabilità con il resto del mondo. Quando accade che qualcuno vuole esprimere se stesso oltre i vincoli della società, appare irrazionale e viene giudicato pazzo e folle dalle altre persone. Non esiste una verità, ma solamente un pensiero convenzionale della società, giusto sbagliato. La carriola In questa novella, Pirandello rappresenta la sofferenza dell'uomo contemporaneo, attraverso la storia del protagonista, di cui non si conosce il nome, che, pur essendo un uomo di successo a livello personale e lavorativo, ammirato dalla società, improvvisamente si scopre invece a condurre un'esistenza fatta di una serie di obblighi e responsabilità legati a tutti i ruoli che ricopre in cui non si riconosce minimamente, rispetto alla quale si sente quasi un estraneo, come se si trattasse di un ruolo che deve interpretare imposto dagli altri nel corso del tempo, attraverso scelte che lo hanno condizionato minimamente in modo singolo, radicalmente in modo complessivo. La storia incarna perfettamente la dialettica forma-vita pirandelliana, secondo la quale la vita fluisce in noi in modo irrefrenabile e, tutte le volte che si concretizza in una singola forma, in realtà muore, facendo diventare un limite l'aspetto che noi assumiamo, che col tempo si trasforma in una prigione esistenziale, in cui il protagonista si sente soffocare. Per un attimo esso sarebbe tentato di scappare da un'esistenza che non sente propria, ma una serie di impegni personali lo trattengono dal farlo, solo che ora, dopo l'illuminazione avuta durante il viaggio in treno in cui realizza che è possibile una vita alternativa, non riesce a vivere più normalmente la sua esistenza precedente e sente il bisogno di trovare un momento segreto in cui liberarsi. Lo trova in un gesto apparentemente ridicolo: far fare la carriola alla sua cagnolina. Qui il comico, ossia l'avvertimento del contrario, sta nel fatto che il protagonista è un uomo serio, il sentimento del contrario invece, lo fa rientrare nel senso umoristico, perché fa ridere ma con un senso di inquietudine. Il fu Mattia Pascal Questa opera del 1904, anticipa per certi versi la struttura dei romanzi del '700, incentrati nel protagonista e nei suoi pensieri. Infatti il narratore è omodiegetico (dentro la storia, come ne "La coscienza di Zeno"). La struttura del romanzo é circolare, con 18 capitoli nei quali nei primi 2 Mattia é Mattia Pascal, nei successivi 14 Mattia é Adriano Meis e nella parte finale torna ad essere di nuovo Mattia. Anche in questo caso abbiamo dei flashback che diversificano l'assetto narrativo. La storia è ambientata a Miragno, in Liguria, in cui vive Mattia Pascal. La famiglia é borghese, il padre ha una fluida attività e lascia una cospicua eredità. Essa però non passa nelle loro mani subito, ma passa ad un amministratore che deve gestirla. Nel giro di poco tempo, la situazione economica crolla, perché Malagna l'amministratore deruba la famiglia e la fa impoverire, tanto che Mattia deve andare a lavorare in un posto misero. Mattia decide di compiere la sua vendetta: Malagna ha una moglie e un'amante, e Mattia riesce ad avere una relazione con entrambe, ma il caso decide che entrambe rimangano incinte e Malagna, dato che era sterile, era felice che la moglie sia incinta. L'amante, Romilde, deve essere sposata da Mattia. Quando si sposano arriva insieme all'amante anche la madre, che è una persona insopportabile, spingendo Mattia al pensiero del suicidio. Ad un certo punto esso parte per un viaggio e si ferma a Montecarlo, dove riesce a vincere una cospicua somma di denaro. A questo punto, prende un treno per tornare a casa, soltanto che, mentre è su un treno, legge un giornale e scopre la propria morte. Infatti una persona è stata ritrovata su un canale in stato di decomposizione avanzato e la moglie, pensando fosse il marito, lo dà per morto. Mattia quindi riparte per una serie di viaggi, pensando alla persona che vorrebbe essere realmente e si da un nuovo nome, ossia Adriano Meis. Comincia quindi a viaggiare per tutta Europa; i primi tempi la vita è sorprendente, poi si riavvicina all'Italia e si trasferisce a Roma, dove si innamora di una ragazza di nome Adriana. All'inizio la relazione é positiva, ma poi iniziano a ripresentarsi alcuni problemi: Il cognato é una persona scorretta, lo deruba di una somma di denaro e non può denunciarlo non avendo documenti; Adriana vorrebbe sposarlo, ma per lo stesso ragionamento non può farlo. Si rende conto quindi che una vita senza identità sociale non è una vita libera. Non potendo andare avanti comincia a maltrattare Adriana per farsi lasciare, dato che è già pianificato l'abbandono di questa nuova vita. Inscena il proprio suicidio lasciando bastone e cappello sul ponte di Roma. Decide di tornare a casa come Mattia Pascal, ma nel mentre la moglie si è risposata con il suo migliore amico ed ha avuto dei nuovi figli. Trascorre quindi la sua vita lavorando alla vecchia biblioteca e andando a trovare la sua tomba, diventando quindi "il fu Mattia Pascal", in questa forma che è un ossimoro. Analisi - il fu Mattia Pascal Questo testo dimostra come il protagonista della storia, a differenza del protagonista della carriola, prova a costruire una vita alternativa. Nel momento in cui sceglie di ristabilire relazioni umane, si sente ugualmente intrappolato in un'altra maschera. Tornato a casa si rende conto di non potere recuperare il vecchio se e si arrende all'idea di non poter essere se stesso, avendo fatto un tentativo andato male. Ciò è anche un esempio del relativismo, che suppone che non esista un'unica verità fondata su un unica realtà del personaggio come in questo romanzo. Alla fine la sua storia risulterà assurda, ed è stata condizionata da: Il caso; Il contrasto tra forma e vita, non è possibile vivere senza forma, ma la vita nella forma non è autentica; Nell'opera compare anche l'umorismo, perché la storia è grottesca quasi ironica. La parte del relativismo si esplica con il passaggio della persona alla sua frantumazione e alla fine questa frantumazione è la distruzione della sua identità. Un'altra conseguenza è la comunicabilità, perché non è più capace di comunicare con gli altri e quindi questa genera solitudine e cupismo. Uno nessuno centomila Romanzo del 1926. È un'opera più matura e anche qui il narratore è omodiegetico in cui il protagonista coincide con il narratore della storia. Il protagonista si chiama Vitangelo Moscarda, figlio di un banchiere, e quando il padre muore, riceve l'eredità paterna, con un amministratore dell'eredità, simbolo della scrittura del 900. Il problema fu che era sposato e un giorno la moglie gli dice che il suo naso è storto a destra, E così per la prima volta lui notò che forse era vero, ma lui per tutta la sua vita non se ne era mai accorto, e lui comincia a precipitate in uno stato di inquietudine totale, perché inizia a pensare che gli altri lo vedono in modo diverso da come lui pensa loro possano vederlo, e da come lui stesso si vede, e allora vuol dire che per loro e una persona diversa da come si sente di essere. E indugiando su questo pensiero non è solo la moglie a vederlo differentemente ma anche gli altri, tutti a modo loro, e in un modo in cui lui non si riconosce, per esempio per la moglie Genge (diminutivo), è un burattino, che può gestire e manipolare a proprio piacimento. In banca invece viene considerato un crudele usuraio attaccato al denaro, cosa che realmente non sente essere, ma è una fama che ha ereditato dal padre, quindi piano piano inizia a cercare di imporre il vero se stesso, perché non vuole più che gli altri lo vedano con una maschera che lui non vuole indossare. Ad esempio, per dimostrare alla moglie di non essere debole, comincia a corteggiare l'amica svampita della moglie, che porta all'inizio della loro relazione, e poi alla crisi del matrimonio con sua moglie. Anche nei confronti degli altri impiegati, siccome veniva considerato un incompetente, inizialmente decide di cazziare via un uomo povero che viveva in un appartamento gratuitamente sopra la banca, solo che dopo si pentì e gli comprò una casa. Dopo questi comportamenti strani, la moglie decide di farlo interdire, perché cercando di uscire da questi comportamenti assegnati dagli altri, che secondo loro erano giusti, finì come pazzo, agli occhi degli altri, soprattutto della moglie, che voleva salvare il patrimonio che stava sperperando con spese folli, poi ci fu una storia intricata con l'amante che finì con un colpo di pistola verso di lui, che non lo uccise. L'ultimo atto fu un processo che venne fatto contro l'amante dove lui interviene per difenderla, e infatti non venne condannata. Infine decise di cambiare il proprio nome, perché improvvisamente scoprì di essere un numero infinito di persone, in base a chi avrebbe incontrato, decise di non essere nessuno, rinunciando anche al proprio nome. Scelse infatti di condurre una vita isolata, in cui non si è più costretti ad assumere alcuna forma in cui non si riconoscerebbe, e cercare un senso esistenziale con un rapporto con la natura anziché con la società. Nel finale abbiamo una sorta di lieto fine, perché trova una sorta di tranquillità e felicità, che però trova pagandola con l'eliminazione di qualsiasi tipo di rapporto con gli altri.