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Le scuole ellenistiche e il cristianesimo

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LE SCUOLE ELLENISTICHE
CRISI DELLA POLIS E DELL'IDEALE POLITICO
DEMOCRATICO
Il sistema delle poleis tramonta con la fase
espansiva del regno

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LE SCUOLE ELLENISTICHE CRISI DELLA POLIS E DELL'IDEALE POLITICO DEMOCRATICO Il sistema delle poleis tramonta con la fase espansiva del regno di Macedonia. Alessandro Magno crea un impero esteso in cui alla sua morte verrà spartito fra i suoi generali chiamati diadochi. Questi trasmettono la sovranità ai propri discendenti, dando così origine a una pluralità di nuovi regni. Questo periodo viene chiamato "ellenismo" che inizia con il costituirsi dei regni dei diadochi dopo la morte di Alessandro e termina con la sottomissione di questi regni ai Romani, nella battaglia di Azio, 31 a.C. La struttura politica che caratterizza l'ellenismo non è più la polis bensì il grande regno governato su base dinastica grazia all'esercito e all'apparato burocratico. In questa situazione nasce l'ideale cosmopolita, l'uomo non è più il cittadino della polis, ma è il cittadino del mondo. SCOPERTA DELL'INDIVIDUALITÀ DELL'UOMO Col il crollo dell'identificazione dell'uomo con il cittadino della polis, questo porta ad un disorientamento, ad una crisi d'identità dell'uomo. L'uomo non ha più valori politici di riferimento. La vita umana non ha più lo scopo di diventare buoni cittadini. Vengono a mancare quei valori e quei punti di riferimento che c'erano prima. L'uomo, disorientato, si chiude in sé stesso e ricerca in sé nuovi valori. L'uomo che si chiude in sé stesso si scopre come individuo. Non è più il cittadino, ma diventa l'individuo. Essere individuo è qualcosa di più di...

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essere cittadino perché essere cittadino limitante. Sco erta dell'individualità dell'uomo. Da Socrate in poi tra etica e politica c'era stato un legame molto forte, l'etica era finalizzata alla politica la politica era fondata su valori etici come bene, giusto. Ora questo legame viene a crollare, c'è una separazione, un divorzio tra etica e politica perché quest'ultima risulta una cosa neutra/indifferente. EPICURO E GLI SCRITTI L'epicureismo è la corrente di pensiero fondata da Epicuro ad Atene, nella prima metà del III secolo a.C, in un giardino attiguo alla sua casa. La dottrina epicurea si divide in tre parti: una teoria della natura (fisica), una teoria della conoscenza (logica) e una teoria del giusto agire e della felicità (etica) e l'obiettivo principale dell'epicureismo è Inoltre se nel periodo ellenico i filosofi erano sempre anche scienziati, adesso filosofia e scienza diventano due discipline autonome, separate. I filosofi si occuperanno solo del problema etico e gli scienziati indagheranno le altre discipline che diventano autonome. In epoca ellenistica la cultura e la lingua greca sono fattori di unificazione all'interno dei singoli regni e negli scambi tra regni differenti. Tuttavia la cultura greca si contamina con le culture locali, in particolare con quelle medio-orientali e asiatiche. DAI CITTADINI AI SUDDITI In epoca ellenistica il potere politico è monopolizzato dai sovrani, dalle loro corti e dai loro apparati burocratici, con una riduzione degli spazi di partecipazione democratica e di discussione critica. Gli individui non sono più parte attiva di una comunità capace di dare un senso alla loro esistenza: non più cittadini ma sudditi si limitano a obbedire a decisioni prese in centri di potere distanti e inaccessibili. Così, nell'epoca dei grandi regni e del vasto impero, l'individuo si ritrova solo con sé stesso. SCOPO DELLA FILOSOFIA L'obiettivo della filosofia ellenistica è perseguire la tranquillità dello spirito, in quanto il fine dell'uomo è la felicità che consiste nell'assenza di turbamenti e passioni. L'EPICUREISMO liberare gli esseri umani dalle false credenze e dai falsi timori, fornendo loro il sapere che permette di raggiungere la felicità. In questa prospettiva la fisica e la logica sono finalizzate all'etica. LA FISICA MATERIA, ATOMI E VUOTO La teoria epicurea della natura è uno sviluppo della dottrina atomistica e meccanicista di Democrito. L'epicureismo si contrappone sia alla concezione platonica (la natura imita i modelli ideali), sia alla concezione aristotelica (la natura tende verso la perfezione divina del motore immobile). Epicuro riprende da Democrito la tesi per cui tutto quello che esiste è materia nello spazio vuoto senza alcuna finalità. La realtà è costituita da atomi che sono compatti, indivisibili, indistruttibili ed eterni e che si muovono nel vuoto aggregandosi, per formare un corpo materiale, e separandosi, per disgregare un corpo materiale. Affinché il movimento degli atomi sia possibile occorre uno spazio vuoto per ospitarli: quindi gli atomi e il vuoto sono i due principi fondamentali mediante i quali si può spiegare tutto ciò che esiste. Il vuoto è lo spazio immateriale che funziona come contenitore per gli atomi dove gli atomi si uniscono e allontanato per formare o disgregare un corpo materiale. IL CLINAMEN Epicuro sostiene che gli atomi si differenziano per forma geometrica, orientamento, ordine nello spazio e peso, che cadono verticalmente nel vuoto a causa del loro peso. Per spiegare come dagli atomi si possono formare tutti gli altri corpi, Epicuro introduce l'ipotesi dell'inclinazione (clinamen), per cui gli atomi tenderebbero per puro caso a deviare leggermente dal loro moto verticale di caduta, finendo così per urtarsi, combinarsi e aggregarsi. In assenza del clinamen il mondo sarebbe costituito soltanto da linee di atomi che cadono verticalmente nel vuoto senza entrare in contatto tra loro. La teoria del clinamen introduce un elemento di indeterminazione e di casualità in un universo regolato da una rigida necessità. La conseguenza del clinamen è la giustificazione della libertà dell'agire: declinando casualmente nel loro moto di caduta, gli atomi spezzano la necessità del mondo e aprono una prospettiva in cui l'agire umano trova un margine di libertà tale da rendere possibile un'etica. UOMINI E DEI Secondo Epicuro le divinità sono creature materiali, che restano indifferenti alle vicende umane. Gli esseri umani sono a loro volta creature materiali, per cui l'anima è a sua volta formata da atomi, più sottili e leggeri e inestricabilmente unita al corpo. Come non può esserci un corpo senza anima, così non può essere un'anima in assenza di un corpo animato. L'epicureismo critica le tesi della separabilità dell'anima dal corpo perché l'anima ha come componente essenziale la sensibilità. La credenza nell'esistenza dell'anima si basa su processi elementari come vedere, ascoltare ecc. ma in assenza del corpo e dei suoi organi di senso questi processi non sarebbero possibili. Perciò l'anima, tramite la sensibilità, che necessita degli organi di senso che fanno parte del corpo, bisogno del corpo. LA LOGICA LA PRIORITÀ DEL SENSIBILE La logica epicurea è una teoria della conoscenza chiamata anche canonica (corretto procedere del pensiero, fornendo il criterio della verità, cioè la sensazione). Per Epicuro il canone è fissato dalla sensibilità perché affinché ci sia conoscenza, occorre che le cose esistenti entrino nel mondo entrino in contatto con l'anima. Ciò avviene tramite flussi di atomi che staccandosi da un oggetto e conservando la conformazione, colpiscono gli organi di senso. I flussi di materia che stimolano la vista si chiamano simulacri (i flussi di atomi, si staccano dall'oggetto conservandone la conformazione, colpiscono l'occhio e generano la sensazione), ma ci sono flussi di materia di altro tipo che stimolano gli altri sensi. A fondamento della conoscenza c'è la sensazione, ossia il contatto tra un certo organo di senso e il flusso di atomi emanato da un certo corpo. Una sensazione è sempre vera, rappresenta sempre correttamente il contatto che le genera. Il fatto che talvolta ci sbagliamo nei nostri pensieri e nei nostri giudizi dipende dall'intelletto. Esempio: la vista rappresenta correttamente l'apparenza storta di un bastone immerso nell'acqua: è l'intelletto che si sbaglia ad attribuire la proprietà dell'essere storto al bastone invece che all'effetto della rifrazione della luce nell'acqua. MEMORIA, IMMAGINAZIONE, ANTICIPAZIONE La memoria permette di immagazzinare le tracce dei simulacri e degli altri flussi di atomi che emanano dai corpi Invece l'immaginazione permette di riattivare le tracce memorizzate e ricombinarle in nuove immagini, capaci di rappresentare creature inesistenti. I concetti su cui si badano i giudizi e i ragionamenti dell'intelletto sono a loro volta elaborazioni di sensazioni depositatesi nella memoria. Per Epicuro il concetto è un'anticipazione, ossia un'immagine schematica di un oggetto che la mente costruisce a partire dal ricordo di sensazioni passate e che permette di anticipare nel pensiero la rappresentazione dell'oggetto. *L'ETICA LIBERTA E FELICITÀ Per Epicuro gli esseri umani sono liberi di agire e quindi responsabili delle proprie azioni. La libertà è resa possibile dal fatto che gli atomi possono scostarsi dalla traiettoria verticale prestabilita secondo una certa inclinazione, il clinamen. Questo deviamento degli atomi rende possibile il deviamento dell'anima, costituita da atomi, dalla rigida necessità che governa il mondo fisico. Il clinamen fa sì che l'anima non sia determinata dalle leggi del moto degli atomi che la compongono e nemmeno dalle leggi del moto degli atomi che compongono altri corpi; esso rende possibili azioni libere, cioè decise dall'anima stessa anziché prestabilite dalle leggi del movimento degli atomi. Gli essere viventi sono dunque padroni del proprio destino, che possono sfruttare la libertà che abbiamo per raggiungere la felicità. Per potere andare in cerca della felicità occorre innanzitutto sapere in che cosa essa consiste. Epicuro identifica la felicità con il piacere. Il piacere è una conseguenza della sensibilità perché se l'anima è indissolubilmente legata al corpo e se l'intera attività mentale si basa sulle sensazioni provenienti dal corpo, allora anche gli stati di felicità e infelicità, dipendono dalle sensazioni che giungono al corpo. Le sensazioni decisive per suscitare la felicità e l'infelicità sono quelle di piacere e di dolore, due varianti di uno stesso tipo di stato mentale designato dal pathos. PIACERI E DESIDERI Ci sono due tipi di desideri: ● naturali: suscitati da desideri necessari, da bisogni naturali del corpo come la fame e la sete ma anche da desideri non necessari come la voglia di cibi raffinati e costosi. superflui: non corrispondono a bisogni naturali del corpo e tendono a generare piaceri instabili, mai pienamente appaganti come il desiderio di celebrità o ricchezza. L'etica epicurea è dunque una forma di edonismo, che ha come fine dell'azione umana il piacere, dato che esso è il costituente essenziale della felicità. DOLORI E TIMORI Verso la via della felicità ci sono ostacoli come timori e dolori che sono apparentemente insormontabili. Epicuro ritiene che questi ostacoli sono ingannevoli e che possono essere superati tramite l'acquisizione del sapere. Epicuro ritiene che il sapere filosofico possa funzionare come un quadruplice farmaco o tetrafarmaco capace di liberare gli esseri umani dai quattro grandi timori che li attanagliano: ● ● il timore degli dei: si supera riconoscendo la loro indifferenza alle vicende umane, dimostrata dalla presenza del male nel mondo. Se gli dei non potessero eliminare il male, sarebbero impotenti e se non lo volessero, sarebbero malevoli Dato che impotenza e malevolenza sono caratteristiche che non possono essere attribuite alle divinità, l'unica spiegazione è che gli dei, se esistono, sono indifferenti alle vicende umane. il timore della morte: si supera riconoscendo che l'anima è inseparabile dal corpo e che alla morte di quest'ultimo, termina anch'essa di esistere. Lo stato in cui saremo dopo essere morti è lo stesso in cui eravamo prima di essere nati. Come non si provava nessun dolore prima di nascere, così non si proverà dolore dopo la morte, quindi non c'è nulla da temere. il timore dell'infelicità: si supera sapendo che la felicità per Epicuro è qualcosa di facilmente accessibile, dal momento che consiste nell'assenza di dolore nella serenità d'animo. il timore della sofferenza: si supera sapendo che il dolore passa rapidamente; oppure è tale da far sì che ci si abitui ad esso senza più soffrire; o al limite conduce alla morte, che non è nulla. La felicità non è data dalla presenza di qualcosa di prezioso, piuttosto dall'assenza di dolori (aponia), turbamenti (atarassia), preoccupazioni e affanni; consiste nel cercare di massimizzare il piacere e minimizzare il dolore. La mente deve affidarsi alla sensibilità, integrata alla capacità di anticipazione, di ragionamento e di calcolo che è propria dell'intelletto per valutare i piaceri e le sue conseguenze, i suoi vantaggi e svantaggi. LA NASCITA E GLI SVILUPPI DELLO STOICISMO Lo stoicismo è una dottrina filosofica fondato da Zenone di Cizio nella prima metà del III secolo a.C. Il nome del movimento deriva dal portico (in greco stoà) dove Zenone teneva le lezioni. Le opere di filosofia stoica che ci sono state tramandate appartengono quasi tutte all'epoca romana. LA LOGICA IL CRITERIO DI VERITÀ Gli stoici concordano con gli epicurei sul fatto che la conoscenza derivi dalla sensibilità. Tuttavia, lo stoicismo rifiuta la tesi epicurea per cui il criterio di verità consiste nella sensazione stessa: i sensi forniscono le impressioni ed è la fase passiva della conoscenza, in cui non si può parlare di verità o falsità. LO STOICISMO Il criterio di verità, in base al quale è possibile stabilire con certezza che cosa è vero e cosa è falso si dà soltanto quando l'intelletto dà il suo assenso alla sensazione: è a questo punto che il soggetto conoscente afferra con il pensiero l'oggetto che ha causato la sensazione. L'assenso dell'intelletto alla sensazione è l'inizio del momento attivo della conoscenza, attraverso cui il soggetto riconosce le impressioni. ● *LA FISICA I DUE PRINCIPI FONDAMENTALI DELL'UNIVERSO Gli stoici concepiscono il mondo come un'unione indissolubile di due principi, uno attivo e uno passivo. Il principio passivo è pura materia pervasa e animata dal principio attivo, il quale è caratterizzato dagli stoici in vari modi: come ragione, come seme (logos spermatikos, dà vita alla materia, intesa come principio passivo, e indica il principio razionale e divino che conferisce ordine all'universo) e come divinità. La concezione stoica della divinità come un principio razionale (niente avviene per caso) che pervade il mondo viene indicata con il termine panteismo (il divino non è separato dal mondo, ma è presente in tutta la realtà come principio interno e immanente). Esistono solo quattro cose immateriali: ● vuoto significati ossia concetti universali tempo ● luogo: spazio occupato da un corpo L'ORDINE RAZIONALE Il principio attivo conferisce razionalità, finalità e necessità a tutto ciò che accade: il mondo evolve nel tempo secondo una legge necessaria, il fato, che realizza un progetto razionale prestabilito. Secondo gli stoici la finalità o legge interna all'universo prevede infinite ripetizioni della stessa serie di eventi. Questa serie inizia con una grande conflagrazione, una violenta esplosione da cui si origina il cosmo e termina con un'altra conflagrazione in cui il cosmo si distrugge in modo da avviarsi verso un nuovo inizio, processo che gli stoici chiamano palingenesi. Si parla a tal proposito di cicli cosmici, tali per cui tra una conflagrazione e l'altra gli eventi si ripetono sempre identici. *L'ETICA IL MALE Nel mondo descritto dalla fisica stoica, in cui la divinità è un principio attivo di perfezione e provvidenza che pervade ogni cosa, non c'è posto ne per il male né per la libertà umana di scegliere e di agire. Se dio pervade ogni cosa ed è sommo di bene, allora non può esserci il male. Se dio prestabilisce ogni evento in base a una legge necessaria di concatenazione causale, allora gli esseri umani non sono liberi nelle loro scelte e nelle loro azioni. La distinzione tra bene e male viene giustifica sulla base della considerazione per cui il male è necessario per far risaltare il bene, e quindi nel mondo, che la divinità plasma in vista del bene, deve esserci posto anche per il male, altrimenti non ci sarebbe posto nemmeno per il bene. LA LIBERTÀ Gli esseri umani non sono liberi nelle loro scelte ma gli stoici non negano del tutto la possibilità della libertà umana introducendo due concetti di causa interna e di assenso. La causa interna è la causa che rimanda alla natura propria dell'individuo o delle cose, e che li porta ad agire o a muoversi in modi che discendono direttamente e necessariamente da tale intrinseca natura. L'uomo compie le azioni che compie perché così ha previsto il progetto divino (causa esterna) ma anche perché quell'uomo è fatto in un certo modo (causa interna). LA VIRTÙ Per gli stoici la libertà consiste nella scelta di adeguarsi o meno al destino prestabilito dal piano divino, ossia all'ordine razionale dell'universo di cui fanno parte anche gli esseri umani. Gli uomini devono vivere in armonia con tale ordine finalizzato al bene e questa scelta di adeguarvisi I CARATTERI GENERALI DEL PENSIERO SCETTICO Lo scetticismo è una dottrina che mette in discussione la verità di tutto ciò che esiste e che, di conseguenza nega la validità di qualunque criterio di condotta. Gli scettici non negano i fenomeni, ma la verità delle teorie su di essi, il loro accadere. Inoltre questa dottrina non è una dottrina certa e definita, ma si presenta come un'ipotesi che deve essere anch'essa continuamente confermata mediante un'indagine aperta. LO SCETTICISMO I pensatori scettici dichiarano che l'essere umano non può accedere alla verità ultima delle cose e che pertanto la più alta forma di intelligenza e di saggezza consiste nell'ammettere questo limite. Secondo gli scettici la quiete dello spirito si raggiunge dubitando di ogni dottrina filosofica. Secondo gli scettici la realtà in sé risulta inafferrabile e in questa prospettiva, l'unica atteggiamento legittimo è l'epochè, che indica la sospensione di ogni giudizio. All'epochè consegue conta come scelta virtuosa che produce azioni giuste, mentre la scelta di opporvisi conta come scelta viziosa e produce azioni ingiuste. LA FELICITÀ La felicità consiste nella capacità di assumere il giusto atteggiamento nei confronti di quello che si ha e di quello che accade, fornendo il proprio assenso al realizzarsi del grande progetto divino. Il Cristianesimo nasce nella Palestina romana e si propaga rapidamente. La diffusione della nuova religione è dovuta al fatto che l'impero romano è un mondo culturalmente e politicamente globalizzato, in cui è facilitata l'ampia circolazione di idee; inoltre è favorita dal contenuto del la scelta prudente di non pronunciarsi su alcunché. SESTO EMPIRICO Sesto Empirico si distingue dagli accademici, perché riprende il significato originario di sképsis: per lui il vero scetticismo consiste nella ricerca continua; l'impossibilità della conoscenza della sospensione del giudizio non sono stabilite una volta per tutte, bensì per caso. Nell'indagine, non dobbiamo disprezzare le apparenze che l'esperienza ci fornisce, ma dobbiamo evitare di trarne conclusioni che abbiano la pretesa di verità. Allo stesso modo, non possiamo risalire dagli effetti constatati alle cause che non constatiamo, cioè non possiamo passare da ciò che è evidente nell'esperienza a ciò che non lo è. Questo lavoro instancabile di ricerca, orientata alla sospensione del giudizio, conduce alla saggezza e alla felicità, identificata con la serenità dell'animo o atarassia. IL CRISTIANESIMO messaggio cristiano, capace di rispondere ai problemi della salvezza dell'anima. L'insieme dei testi riconosciuti dalla Chiesa come ispirati direttamente da Dio costituisce la Bibbia che si divide in Antico e Nuovo Testamento. L'Antico Testamento è comune a ebrei e cristiani. Il Nuovo Testamento raccoglie i testi fondati del cristianesimo. Il cristianesimo nasce in seno all'ebraismo, ma reinterpreta i testi di questa tradizione spiegando quello che ritiene essere il loro vero significato in relazione alla figura di Gesù. In tal senso si propone come il compimento dell'ebraismo attraverso la figura di Cristo. Gesù sorprende i contemporanei perché oltre a proclamare il valore della povertà, del perdono e dell'amore, si proclama "Messia" e "Figlio di Dio" che viene a liberare tutti gli uomini dal peccato. Il fatto che Cristo si rivolga a Dio chiamandolo padre denuncia un'intimità inconcepibile per gli ebrei, i quali evitano addirittura di nominare Dio per rispetto alla sua trascendenza. Da un lato vi sono coloro che in nome della fede condannano la filosofia, intesa come sapere vano e presuntuoso tra cui Paolo. Dall'altro si propongono coloro che si servono della filosofia per argomentare e chiarire la fede. Il primo incontro tra cristianesimo e filosofia si può osservare nel prologo del Vangelo di Giovanni che per illustrare l'identità divina di Gesù ricorre a una terminologia nei primi versetti in cui si riferisce a un logos, che era in principio, era presso Dio ed era Dio, tramite questo logos viene creato tutto ciò che esiste. La filosofia greca, si fonda su un'indagine razionale libera, cioè sulla ricerca della verità. Al contrario la religione è l'adesione a una verità rivelata in virtù di una testimonianza superiore. La religione sembra dunque escludere nel suo stesso principio la ricerca ed essere indipendente da qualsiasi indagine. Ma una volta riconosciuta la verità, per ogni uomo sorge la necessità di avvicinarsi ad essa e di comprenderla così rinasce l'esigenza della ricerca. A quest'esigenza solo la ricerca filosofica può rispondere. La ricerca rinasce dunque dal bisogno dell'uomo religioso di avvicinarsi il più possibile alla verità rivelata. Il compito della filosofia cristiana non è quello di scoprire nuove verità ma è quello di aiutare gli uomini a comprendere la rivelazione e chiarire una verità che è già nota. Il testo sacro delle religioni cristiane, come di quella ebraica, è la Bibbia. Per il credente essa ha Dio per autore, mentre gli uomini sono gli estensori che operano dietro ispirazione. Per gli ebrei la Bibbia è costituita dal solo Antico Testamento mentre i cristiani vi includono anche il Nuovo Testamento. L'Antico Testamento comprende i cinque libri della "Legge" (la Torah), che fu per lungo tempo attribuita a Mosè. Racconta a partire dalla creazione del mondo, del paradiso terrestre e del diluvio universale fino all'epoca delle guerre ellenistiche e romane. Il Nuovo Testamento comprende i quattro Vangeli (Marco, Matteo, Luca e Giovanni), gli Atti degli Apostoli, le Lettere e l'Apocalisse. Vi sono inoltre alcuni testi ai quali è sempre stato negato il carattere sacro. Si tratta dei cosiddetti Vangeli apocrifi, di cui fanno parte i Vangeli dell'infanzia (che parlano dell'infanzia di Gesù).

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Filosofia

 

3ªl/4ªl

Sintesi

LE SCUOLE ELLENISTICHE
CRISI DELLA POLIS E DELL'IDEALE POLITICO
DEMOCRATICO
Il sistema delle poleis tramonta con la fase
espansiva del regno
LE SCUOLE ELLENISTICHE
CRISI DELLA POLIS E DELL'IDEALE POLITICO
DEMOCRATICO
Il sistema delle poleis tramonta con la fase
espansiva del regno
LE SCUOLE ELLENISTICHE
CRISI DELLA POLIS E DELL'IDEALE POLITICO
DEMOCRATICO
Il sistema delle poleis tramonta con la fase
espansiva del regno
LE SCUOLE ELLENISTICHE
CRISI DELLA POLIS E DELL'IDEALE POLITICO
DEMOCRATICO
Il sistema delle poleis tramonta con la fase
espansiva del regno
LE SCUOLE ELLENISTICHE
CRISI DELLA POLIS E DELL'IDEALE POLITICO
DEMOCRATICO
Il sistema delle poleis tramonta con la fase
espansiva del regno

(L'epicureismo, lo stoicismo e lo scetticismo, il cristianesimo)

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LE SCUOLE ELLENISTICHE CRISI DELLA POLIS E DELL'IDEALE POLITICO DEMOCRATICO Il sistema delle poleis tramonta con la fase espansiva del regno di Macedonia. Alessandro Magno crea un impero esteso in cui alla sua morte verrà spartito fra i suoi generali chiamati diadochi. Questi trasmettono la sovranità ai propri discendenti, dando così origine a una pluralità di nuovi regni. Questo periodo viene chiamato "ellenismo" che inizia con il costituirsi dei regni dei diadochi dopo la morte di Alessandro e termina con la sottomissione di questi regni ai Romani, nella battaglia di Azio, 31 a.C. La struttura politica che caratterizza l'ellenismo non è più la polis bensì il grande regno governato su base dinastica grazia all'esercito e all'apparato burocratico. In questa situazione nasce l'ideale cosmopolita, l'uomo non è più il cittadino della polis, ma è il cittadino del mondo. SCOPERTA DELL'INDIVIDUALITÀ DELL'UOMO Col il crollo dell'identificazione dell'uomo con il cittadino della polis, questo porta ad un disorientamento, ad una crisi d'identità dell'uomo. L'uomo non ha più valori politici di riferimento. La vita umana non ha più lo scopo di diventare buoni cittadini. Vengono a mancare quei valori e quei punti di riferimento che c'erano prima. L'uomo, disorientato, si chiude in sé stesso e ricerca in sé nuovi valori. L'uomo che si chiude in sé stesso si scopre come individuo. Non è più il cittadino, ma diventa l'individuo. Essere individuo è qualcosa di più di...

LE SCUOLE ELLENISTICHE CRISI DELLA POLIS E DELL'IDEALE POLITICO DEMOCRATICO Il sistema delle poleis tramonta con la fase espansiva del regno di Macedonia. Alessandro Magno crea un impero esteso in cui alla sua morte verrà spartito fra i suoi generali chiamati diadochi. Questi trasmettono la sovranità ai propri discendenti, dando così origine a una pluralità di nuovi regni. Questo periodo viene chiamato "ellenismo" che inizia con il costituirsi dei regni dei diadochi dopo la morte di Alessandro e termina con la sottomissione di questi regni ai Romani, nella battaglia di Azio, 31 a.C. La struttura politica che caratterizza l'ellenismo non è più la polis bensì il grande regno governato su base dinastica grazia all'esercito e all'apparato burocratico. In questa situazione nasce l'ideale cosmopolita, l'uomo non è più il cittadino della polis, ma è il cittadino del mondo. SCOPERTA DELL'INDIVIDUALITÀ DELL'UOMO Col il crollo dell'identificazione dell'uomo con il cittadino della polis, questo porta ad un disorientamento, ad una crisi d'identità dell'uomo. L'uomo non ha più valori politici di riferimento. La vita umana non ha più lo scopo di diventare buoni cittadini. Vengono a mancare quei valori e quei punti di riferimento che c'erano prima. L'uomo, disorientato, si chiude in sé stesso e ricerca in sé nuovi valori. L'uomo che si chiude in sé stesso si scopre come individuo. Non è più il cittadino, ma diventa l'individuo. Essere individuo è qualcosa di più di...

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essere cittadino perché essere cittadino limitante. Sco erta dell'individualità dell'uomo. Da Socrate in poi tra etica e politica c'era stato un legame molto forte, l'etica era finalizzata alla politica la politica era fondata su valori etici come bene, giusto. Ora questo legame viene a crollare, c'è una separazione, un divorzio tra etica e politica perché quest'ultima risulta una cosa neutra/indifferente. EPICURO E GLI SCRITTI L'epicureismo è la corrente di pensiero fondata da Epicuro ad Atene, nella prima metà del III secolo a.C, in un giardino attiguo alla sua casa. La dottrina epicurea si divide in tre parti: una teoria della natura (fisica), una teoria della conoscenza (logica) e una teoria del giusto agire e della felicità (etica) e l'obiettivo principale dell'epicureismo è Inoltre se nel periodo ellenico i filosofi erano sempre anche scienziati, adesso filosofia e scienza diventano due discipline autonome, separate. I filosofi si occuperanno solo del problema etico e gli scienziati indagheranno le altre discipline che diventano autonome. In epoca ellenistica la cultura e la lingua greca sono fattori di unificazione all'interno dei singoli regni e negli scambi tra regni differenti. Tuttavia la cultura greca si contamina con le culture locali, in particolare con quelle medio-orientali e asiatiche. DAI CITTADINI AI SUDDITI In epoca ellenistica il potere politico è monopolizzato dai sovrani, dalle loro corti e dai loro apparati burocratici, con una riduzione degli spazi di partecipazione democratica e di discussione critica. Gli individui non sono più parte attiva di una comunità capace di dare un senso alla loro esistenza: non più cittadini ma sudditi si limitano a obbedire a decisioni prese in centri di potere distanti e inaccessibili. Così, nell'epoca dei grandi regni e del vasto impero, l'individuo si ritrova solo con sé stesso. SCOPO DELLA FILOSOFIA L'obiettivo della filosofia ellenistica è perseguire la tranquillità dello spirito, in quanto il fine dell'uomo è la felicità che consiste nell'assenza di turbamenti e passioni. L'EPICUREISMO liberare gli esseri umani dalle false credenze e dai falsi timori, fornendo loro il sapere che permette di raggiungere la felicità. In questa prospettiva la fisica e la logica sono finalizzate all'etica. LA FISICA MATERIA, ATOMI E VUOTO La teoria epicurea della natura è uno sviluppo della dottrina atomistica e meccanicista di Democrito. L'epicureismo si contrappone sia alla concezione platonica (la natura imita i modelli ideali), sia alla concezione aristotelica (la natura tende verso la perfezione divina del motore immobile). Epicuro riprende da Democrito la tesi per cui tutto quello che esiste è materia nello spazio vuoto senza alcuna finalità. La realtà è costituita da atomi che sono compatti, indivisibili, indistruttibili ed eterni e che si muovono nel vuoto aggregandosi, per formare un corpo materiale, e separandosi, per disgregare un corpo materiale. Affinché il movimento degli atomi sia possibile occorre uno spazio vuoto per ospitarli: quindi gli atomi e il vuoto sono i due principi fondamentali mediante i quali si può spiegare tutto ciò che esiste. Il vuoto è lo spazio immateriale che funziona come contenitore per gli atomi dove gli atomi si uniscono e allontanato per formare o disgregare un corpo materiale. IL CLINAMEN Epicuro sostiene che gli atomi si differenziano per forma geometrica, orientamento, ordine nello spazio e peso, che cadono verticalmente nel vuoto a causa del loro peso. Per spiegare come dagli atomi si possono formare tutti gli altri corpi, Epicuro introduce l'ipotesi dell'inclinazione (clinamen), per cui gli atomi tenderebbero per puro caso a deviare leggermente dal loro moto verticale di caduta, finendo così per urtarsi, combinarsi e aggregarsi. In assenza del clinamen il mondo sarebbe costituito soltanto da linee di atomi che cadono verticalmente nel vuoto senza entrare in contatto tra loro. La teoria del clinamen introduce un elemento di indeterminazione e di casualità in un universo regolato da una rigida necessità. La conseguenza del clinamen è la giustificazione della libertà dell'agire: declinando casualmente nel loro moto di caduta, gli atomi spezzano la necessità del mondo e aprono una prospettiva in cui l'agire umano trova un margine di libertà tale da rendere possibile un'etica. UOMINI E DEI Secondo Epicuro le divinità sono creature materiali, che restano indifferenti alle vicende umane. Gli esseri umani sono a loro volta creature materiali, per cui l'anima è a sua volta formata da atomi, più sottili e leggeri e inestricabilmente unita al corpo. Come non può esserci un corpo senza anima, così non può essere un'anima in assenza di un corpo animato. L'epicureismo critica le tesi della separabilità dell'anima dal corpo perché l'anima ha come componente essenziale la sensibilità. La credenza nell'esistenza dell'anima si basa su processi elementari come vedere, ascoltare ecc. ma in assenza del corpo e dei suoi organi di senso questi processi non sarebbero possibili. Perciò l'anima, tramite la sensibilità, che necessita degli organi di senso che fanno parte del corpo, bisogno del corpo. LA LOGICA LA PRIORITÀ DEL SENSIBILE La logica epicurea è una teoria della conoscenza chiamata anche canonica (corretto procedere del pensiero, fornendo il criterio della verità, cioè la sensazione). Per Epicuro il canone è fissato dalla sensibilità perché affinché ci sia conoscenza, occorre che le cose esistenti entrino nel mondo entrino in contatto con l'anima. Ciò avviene tramite flussi di atomi che staccandosi da un oggetto e conservando la conformazione, colpiscono gli organi di senso. I flussi di materia che stimolano la vista si chiamano simulacri (i flussi di atomi, si staccano dall'oggetto conservandone la conformazione, colpiscono l'occhio e generano la sensazione), ma ci sono flussi di materia di altro tipo che stimolano gli altri sensi. A fondamento della conoscenza c'è la sensazione, ossia il contatto tra un certo organo di senso e il flusso di atomi emanato da un certo corpo. Una sensazione è sempre vera, rappresenta sempre correttamente il contatto che le genera. Il fatto che talvolta ci sbagliamo nei nostri pensieri e nei nostri giudizi dipende dall'intelletto. Esempio: la vista rappresenta correttamente l'apparenza storta di un bastone immerso nell'acqua: è l'intelletto che si sbaglia ad attribuire la proprietà dell'essere storto al bastone invece che all'effetto della rifrazione della luce nell'acqua. MEMORIA, IMMAGINAZIONE, ANTICIPAZIONE La memoria permette di immagazzinare le tracce dei simulacri e degli altri flussi di atomi che emanano dai corpi Invece l'immaginazione permette di riattivare le tracce memorizzate e ricombinarle in nuove immagini, capaci di rappresentare creature inesistenti. I concetti su cui si badano i giudizi e i ragionamenti dell'intelletto sono a loro volta elaborazioni di sensazioni depositatesi nella memoria. Per Epicuro il concetto è un'anticipazione, ossia un'immagine schematica di un oggetto che la mente costruisce a partire dal ricordo di sensazioni passate e che permette di anticipare nel pensiero la rappresentazione dell'oggetto. *L'ETICA LIBERTA E FELICITÀ Per Epicuro gli esseri umani sono liberi di agire e quindi responsabili delle proprie azioni. La libertà è resa possibile dal fatto che gli atomi possono scostarsi dalla traiettoria verticale prestabilita secondo una certa inclinazione, il clinamen. Questo deviamento degli atomi rende possibile il deviamento dell'anima, costituita da atomi, dalla rigida necessità che governa il mondo fisico. Il clinamen fa sì che l'anima non sia determinata dalle leggi del moto degli atomi che la compongono e nemmeno dalle leggi del moto degli atomi che compongono altri corpi; esso rende possibili azioni libere, cioè decise dall'anima stessa anziché prestabilite dalle leggi del movimento degli atomi. Gli essere viventi sono dunque padroni del proprio destino, che possono sfruttare la libertà che abbiamo per raggiungere la felicità. Per potere andare in cerca della felicità occorre innanzitutto sapere in che cosa essa consiste. Epicuro identifica la felicità con il piacere. Il piacere è una conseguenza della sensibilità perché se l'anima è indissolubilmente legata al corpo e se l'intera attività mentale si basa sulle sensazioni provenienti dal corpo, allora anche gli stati di felicità e infelicità, dipendono dalle sensazioni che giungono al corpo. Le sensazioni decisive per suscitare la felicità e l'infelicità sono quelle di piacere e di dolore, due varianti di uno stesso tipo di stato mentale designato dal pathos. PIACERI E DESIDERI Ci sono due tipi di desideri: ● naturali: suscitati da desideri necessari, da bisogni naturali del corpo come la fame e la sete ma anche da desideri non necessari come la voglia di cibi raffinati e costosi. superflui: non corrispondono a bisogni naturali del corpo e tendono a generare piaceri instabili, mai pienamente appaganti come il desiderio di celebrità o ricchezza. L'etica epicurea è dunque una forma di edonismo, che ha come fine dell'azione umana il piacere, dato che esso è il costituente essenziale della felicità. DOLORI E TIMORI Verso la via della felicità ci sono ostacoli come timori e dolori che sono apparentemente insormontabili. Epicuro ritiene che questi ostacoli sono ingannevoli e che possono essere superati tramite l'acquisizione del sapere. Epicuro ritiene che il sapere filosofico possa funzionare come un quadruplice farmaco o tetrafarmaco capace di liberare gli esseri umani dai quattro grandi timori che li attanagliano: ● ● il timore degli dei: si supera riconoscendo la loro indifferenza alle vicende umane, dimostrata dalla presenza del male nel mondo. Se gli dei non potessero eliminare il male, sarebbero impotenti e se non lo volessero, sarebbero malevoli Dato che impotenza e malevolenza sono caratteristiche che non possono essere attribuite alle divinità, l'unica spiegazione è che gli dei, se esistono, sono indifferenti alle vicende umane. il timore della morte: si supera riconoscendo che l'anima è inseparabile dal corpo e che alla morte di quest'ultimo, termina anch'essa di esistere. Lo stato in cui saremo dopo essere morti è lo stesso in cui eravamo prima di essere nati. Come non si provava nessun dolore prima di nascere, così non si proverà dolore dopo la morte, quindi non c'è nulla da temere. il timore dell'infelicità: si supera sapendo che la felicità per Epicuro è qualcosa di facilmente accessibile, dal momento che consiste nell'assenza di dolore nella serenità d'animo. il timore della sofferenza: si supera sapendo che il dolore passa rapidamente; oppure è tale da far sì che ci si abitui ad esso senza più soffrire; o al limite conduce alla morte, che non è nulla. La felicità non è data dalla presenza di qualcosa di prezioso, piuttosto dall'assenza di dolori (aponia), turbamenti (atarassia), preoccupazioni e affanni; consiste nel cercare di massimizzare il piacere e minimizzare il dolore. La mente deve affidarsi alla sensibilità, integrata alla capacità di anticipazione, di ragionamento e di calcolo che è propria dell'intelletto per valutare i piaceri e le sue conseguenze, i suoi vantaggi e svantaggi. LA NASCITA E GLI SVILUPPI DELLO STOICISMO Lo stoicismo è una dottrina filosofica fondato da Zenone di Cizio nella prima metà del III secolo a.C. Il nome del movimento deriva dal portico (in greco stoà) dove Zenone teneva le lezioni. Le opere di filosofia stoica che ci sono state tramandate appartengono quasi tutte all'epoca romana. LA LOGICA IL CRITERIO DI VERITÀ Gli stoici concordano con gli epicurei sul fatto che la conoscenza derivi dalla sensibilità. Tuttavia, lo stoicismo rifiuta la tesi epicurea per cui il criterio di verità consiste nella sensazione stessa: i sensi forniscono le impressioni ed è la fase passiva della conoscenza, in cui non si può parlare di verità o falsità. LO STOICISMO Il criterio di verità, in base al quale è possibile stabilire con certezza che cosa è vero e cosa è falso si dà soltanto quando l'intelletto dà il suo assenso alla sensazione: è a questo punto che il soggetto conoscente afferra con il pensiero l'oggetto che ha causato la sensazione. L'assenso dell'intelletto alla sensazione è l'inizio del momento attivo della conoscenza, attraverso cui il soggetto riconosce le impressioni. ● *LA FISICA I DUE PRINCIPI FONDAMENTALI DELL'UNIVERSO Gli stoici concepiscono il mondo come un'unione indissolubile di due principi, uno attivo e uno passivo. Il principio passivo è pura materia pervasa e animata dal principio attivo, il quale è caratterizzato dagli stoici in vari modi: come ragione, come seme (logos spermatikos, dà vita alla materia, intesa come principio passivo, e indica il principio razionale e divino che conferisce ordine all'universo) e come divinità. La concezione stoica della divinità come un principio razionale (niente avviene per caso) che pervade il mondo viene indicata con il termine panteismo (il divino non è separato dal mondo, ma è presente in tutta la realtà come principio interno e immanente). Esistono solo quattro cose immateriali: ● vuoto significati ossia concetti universali tempo ● luogo: spazio occupato da un corpo L'ORDINE RAZIONALE Il principio attivo conferisce razionalità, finalità e necessità a tutto ciò che accade: il mondo evolve nel tempo secondo una legge necessaria, il fato, che realizza un progetto razionale prestabilito. Secondo gli stoici la finalità o legge interna all'universo prevede infinite ripetizioni della stessa serie di eventi. Questa serie inizia con una grande conflagrazione, una violenta esplosione da cui si origina il cosmo e termina con un'altra conflagrazione in cui il cosmo si distrugge in modo da avviarsi verso un nuovo inizio, processo che gli stoici chiamano palingenesi. Si parla a tal proposito di cicli cosmici, tali per cui tra una conflagrazione e l'altra gli eventi si ripetono sempre identici. *L'ETICA IL MALE Nel mondo descritto dalla fisica stoica, in cui la divinità è un principio attivo di perfezione e provvidenza che pervade ogni cosa, non c'è posto ne per il male né per la libertà umana di scegliere e di agire. Se dio pervade ogni cosa ed è sommo di bene, allora non può esserci il male. Se dio prestabilisce ogni evento in base a una legge necessaria di concatenazione causale, allora gli esseri umani non sono liberi nelle loro scelte e nelle loro azioni. La distinzione tra bene e male viene giustifica sulla base della considerazione per cui il male è necessario per far risaltare il bene, e quindi nel mondo, che la divinità plasma in vista del bene, deve esserci posto anche per il male, altrimenti non ci sarebbe posto nemmeno per il bene. LA LIBERTÀ Gli esseri umani non sono liberi nelle loro scelte ma gli stoici non negano del tutto la possibilità della libertà umana introducendo due concetti di causa interna e di assenso. La causa interna è la causa che rimanda alla natura propria dell'individuo o delle cose, e che li porta ad agire o a muoversi in modi che discendono direttamente e necessariamente da tale intrinseca natura. L'uomo compie le azioni che compie perché così ha previsto il progetto divino (causa esterna) ma anche perché quell'uomo è fatto in un certo modo (causa interna). LA VIRTÙ Per gli stoici la libertà consiste nella scelta di adeguarsi o meno al destino prestabilito dal piano divino, ossia all'ordine razionale dell'universo di cui fanno parte anche gli esseri umani. Gli uomini devono vivere in armonia con tale ordine finalizzato al bene e questa scelta di adeguarvisi I CARATTERI GENERALI DEL PENSIERO SCETTICO Lo scetticismo è una dottrina che mette in discussione la verità di tutto ciò che esiste e che, di conseguenza nega la validità di qualunque criterio di condotta. Gli scettici non negano i fenomeni, ma la verità delle teorie su di essi, il loro accadere. Inoltre questa dottrina non è una dottrina certa e definita, ma si presenta come un'ipotesi che deve essere anch'essa continuamente confermata mediante un'indagine aperta. LO SCETTICISMO I pensatori scettici dichiarano che l'essere umano non può accedere alla verità ultima delle cose e che pertanto la più alta forma di intelligenza e di saggezza consiste nell'ammettere questo limite. Secondo gli scettici la quiete dello spirito si raggiunge dubitando di ogni dottrina filosofica. Secondo gli scettici la realtà in sé risulta inafferrabile e in questa prospettiva, l'unica atteggiamento legittimo è l'epochè, che indica la sospensione di ogni giudizio. All'epochè consegue conta come scelta virtuosa che produce azioni giuste, mentre la scelta di opporvisi conta come scelta viziosa e produce azioni ingiuste. LA FELICITÀ La felicità consiste nella capacità di assumere il giusto atteggiamento nei confronti di quello che si ha e di quello che accade, fornendo il proprio assenso al realizzarsi del grande progetto divino. Il Cristianesimo nasce nella Palestina romana e si propaga rapidamente. La diffusione della nuova religione è dovuta al fatto che l'impero romano è un mondo culturalmente e politicamente globalizzato, in cui è facilitata l'ampia circolazione di idee; inoltre è favorita dal contenuto del la scelta prudente di non pronunciarsi su alcunché. SESTO EMPIRICO Sesto Empirico si distingue dagli accademici, perché riprende il significato originario di sképsis: per lui il vero scetticismo consiste nella ricerca continua; l'impossibilità della conoscenza della sospensione del giudizio non sono stabilite una volta per tutte, bensì per caso. Nell'indagine, non dobbiamo disprezzare le apparenze che l'esperienza ci fornisce, ma dobbiamo evitare di trarne conclusioni che abbiano la pretesa di verità. Allo stesso modo, non possiamo risalire dagli effetti constatati alle cause che non constatiamo, cioè non possiamo passare da ciò che è evidente nell'esperienza a ciò che non lo è. Questo lavoro instancabile di ricerca, orientata alla sospensione del giudizio, conduce alla saggezza e alla felicità, identificata con la serenità dell'animo o atarassia. IL CRISTIANESIMO messaggio cristiano, capace di rispondere ai problemi della salvezza dell'anima. L'insieme dei testi riconosciuti dalla Chiesa come ispirati direttamente da Dio costituisce la Bibbia che si divide in Antico e Nuovo Testamento. L'Antico Testamento è comune a ebrei e cristiani. Il Nuovo Testamento raccoglie i testi fondati del cristianesimo. Il cristianesimo nasce in seno all'ebraismo, ma reinterpreta i testi di questa tradizione spiegando quello che ritiene essere il loro vero significato in relazione alla figura di Gesù. In tal senso si propone come il compimento dell'ebraismo attraverso la figura di Cristo. Gesù sorprende i contemporanei perché oltre a proclamare il valore della povertà, del perdono e dell'amore, si proclama "Messia" e "Figlio di Dio" che viene a liberare tutti gli uomini dal peccato. Il fatto che Cristo si rivolga a Dio chiamandolo padre denuncia un'intimità inconcepibile per gli ebrei, i quali evitano addirittura di nominare Dio per rispetto alla sua trascendenza. Da un lato vi sono coloro che in nome della fede condannano la filosofia, intesa come sapere vano e presuntuoso tra cui Paolo. Dall'altro si propongono coloro che si servono della filosofia per argomentare e chiarire la fede. Il primo incontro tra cristianesimo e filosofia si può osservare nel prologo del Vangelo di Giovanni che per illustrare l'identità divina di Gesù ricorre a una terminologia nei primi versetti in cui si riferisce a un logos, che era in principio, era presso Dio ed era Dio, tramite questo logos viene creato tutto ciò che esiste. La filosofia greca, si fonda su un'indagine razionale libera, cioè sulla ricerca della verità. Al contrario la religione è l'adesione a una verità rivelata in virtù di una testimonianza superiore. La religione sembra dunque escludere nel suo stesso principio la ricerca ed essere indipendente da qualsiasi indagine. Ma una volta riconosciuta la verità, per ogni uomo sorge la necessità di avvicinarsi ad essa e di comprenderla così rinasce l'esigenza della ricerca. A quest'esigenza solo la ricerca filosofica può rispondere. La ricerca rinasce dunque dal bisogno dell'uomo religioso di avvicinarsi il più possibile alla verità rivelata. Il compito della filosofia cristiana non è quello di scoprire nuove verità ma è quello di aiutare gli uomini a comprendere la rivelazione e chiarire una verità che è già nota. Il testo sacro delle religioni cristiane, come di quella ebraica, è la Bibbia. Per il credente essa ha Dio per autore, mentre gli uomini sono gli estensori che operano dietro ispirazione. Per gli ebrei la Bibbia è costituita dal solo Antico Testamento mentre i cristiani vi includono anche il Nuovo Testamento. L'Antico Testamento comprende i cinque libri della "Legge" (la Torah), che fu per lungo tempo attribuita a Mosè. Racconta a partire dalla creazione del mondo, del paradiso terrestre e del diluvio universale fino all'epoca delle guerre ellenistiche e romane. Il Nuovo Testamento comprende i quattro Vangeli (Marco, Matteo, Luca e Giovanni), gli Atti degli Apostoli, le Lettere e l'Apocalisse. Vi sono inoltre alcuni testi ai quali è sempre stato negato il carattere sacro. Si tratta dei cosiddetti Vangeli apocrifi, di cui fanno parte i Vangeli dell'infanzia (che parlano dell'infanzia di Gesù).