Johann Fichte è considerato la massima espressione filosofica del Romanticismo. Egli infrange i limiti conoscitivi posti da Kant e inaugura la metafisica dell'infinito. Fichte è uno dei critici immediati di Kant e fa parte di un gruppo di pensatori che si concentrano sui dualismi lasciati dal criticismo kantiano, cercando di trovare un principio unico su cui fondare una nuova filosofia. Una delle sue principali distinzioni è tra fenomeno e noumeno, che per lui rappresentano una contraddizione: Kant dichiara esistente e inconoscibile la cosa in sé, ma Fichte sostiene che il concetto di noumeno è filosoficamente inammissibile in quanto ogni realtà di cui siamo consapevoli esiste come rappresentazione della coscienza, la quale funge da condizione indispensabile del conoscere. Pertanto, per Fichte, l'idea di una realtà non pensata e non pensabile risulta contraddittoria.
L'idealismo romantico e la visione del mondo
L'idealismo romantico si concentra sulla tesi metafisica di un io creatore e infinito, privilegiando la dimensione ideale rispetto a quella materiale e affermando il carattere spirituale della realtà vera. Questa corrente filosofica ha numerose ramificazioni nella filosofia moderna e contemporanea, e comprende sia forme di idealismo gnoseologico sia l'idealismo romantico in senso stretto.
Caratteristiche dell'idealismo romantico
In Kant, l'io è considerato finito e non creatore della realtà, ma come un ordinatore della realtà secondo le proprie forme a priori, mentre la cosa in sé spiega la ricettività del conoscere e la presenza di un dato di fronte all'io. Fichte sposta il discorso dal piano gnoseologico a quello metafisico, trasformando la cosa in sé in un'entità creatrice e infinita. Per lui, lo spirito rappresenta la realtà umana, intesa come attività conoscitiva e pratica e come libertà creatrice.
La concezione di dialettica e la filosofia naturalistica
Fichte concepisce la dialettica come la necessità di avere un'antitesi vivente, ovvero la natura, affinché lo spirito possa sussistere, asserendo che filosofie naturalistiche considerano la natura come causa dello spirito, mentre per lui lo spirito è causa della natura, esistendo solo per l'io e in funzione dell'io. In altre parole, per Fichte, lo spirito crea la realtà e la natura esiste come momento dialettico necessario della vita dello spirito.
La vita e le opere di Johann Fichte
Johann Fichte, nato nel 1762 a Rammenau, entra in contatto con il pensiero di Kant nel 1790 e diventa professore all'università di Jena nel 1794. Durante la sua carriera, ha attraversato due fasi significative: una prima fase in cui è fortemente influenzato dal kantismo e una seconda fase in cui si allontana da esso per cercare i fondamenti dell'intera dottrina della scienza.
La dottrina della scienza di Johann Fichte
La dottrina della scienza di Fichte si concentra sull'autodeterminazione e sull'attività limitata dell'Io fichtiano, che considera il principio formale e materiale del conoscere. Fichte sostiene che il pensiero della realtà oggettiva e la realtà stessa sono dovute all'attività dell'Io. La filosofia, per Fichte, è un sapere assoluto e perfetto che mette in luce il principio su cui si fonda la validità di ogni scienza.
La deduzione trascendentale di Fichte
La deduzione trascendentale di Fichte giustifica le categorie e le condizioni soggettive della conoscenza, nonché il complesso della vita teoretica e pratica dell'uomo attraverso l'autocoscienza. I principi fondamentali della deduzione fichtiana includono il fatto che l'Io deve porsi se stesso, porsi il non-io e opporre nell'Io, all'Io divisibile un non-io divisibile.
In conclusione, Johann Fichte è una figura chiave nell'idealismo romantico e ha contribuito in modo significativo allo sviluppo della filosofia moderna con la sua dottrina della scienza e la concezione dialettica della realtà. La sua critica del criticismo kantiano è stata fondamentale per aprire nuove prospettive filosofiche e stabilire le basi per la filosofia contemporanea.