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HENRI BERGSON

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HENRI BERGSON (1859-1941)
Henri Bergson appartiene alla corrente dello spiritualismo, attiva nella seconda
metà dell'Ottocento Lo spirituali

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HENRI BERGSON (1859-1941) Henri Bergson appartiene alla corrente dello spiritualismo, attiva nella seconda metà dell'Ottocento Lo spiritualismo costituisce la prima tra le varie forme di reazione al positivismo: una reazione suggerita da interessi prevalentemente religiosi e morali e diretta a utilizzare per il lavoro filosofico, uno strumento che il positivismo aveva completamente trascurato: l'auscultazione interiore o coscienza. Con lo spiritualismo si registra un ritorno alla filosofia soprattutto di Agostino, ma anche di Cartesio e di Pascal, con cui Bergson condivide una salda formazione di tipo scientifico. Se pure lo spiritualismo è una corrente specifica e collocabile storicamente, eppure gran parte della filosofia a partire da quella delle origini è attraversata da tendenze spiritualiste dato che con questo termine intendiamo una postura filosofica che elegge a strumento di indagine l'uomo è la sua stessa interiorità. Filosofie a sfondo spiritualistico: studio della coscienza come l'alternativa fondamentale allo studio della natura o dell'esteriorità, in polemica con la scienza soprattutto con quella positivistica OPERE Saggio sui dati immediati della coscienza (1889); Materia e memoria (1896); Introduzione alla metafisica (1903); L'evoluzione creatrice (1907); Le due fonti della morale e della religione (1932) Il mutamento di paradigma All'inizio del novecento il panorama culturale filosofico europeo inaugurato gia da Nietzsche cambia profondamente. L'Ottocento era stato caratterizzato da una cieca fiducia nella scienza e nella tecnica e nella loro capacità di risolvere...

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Adoro questa applicazione [...] consiglio Knowunity a tutti!!! Sono passato da un 5 a una 8 con questa app

Stefano S, utente iOS

L'applicazione è molto semplice e ben progettata. Finora ho sempre trovato quello che stavo cercando

Susanna, utente iOS

Adoro questa app ❤️, la uso praticamente sempre quando studio.

Didascalia alternativa:

i problemi della società moderna. Ora, al contrario, si avverte una forte insoddisfazione per la riduzione della complessità umana i dati di fatto: l'uomo non è una macchina di cui possono essere analizzati i pezzi. La denuncia dei limiti della scienza Il progetto filosofico di Bergson consiste nel dar voce a tutti quegli aspetti che la visione scientista e positivista avevano trascurato. Punto cardine del suo pensiero è il concetto di TEMPO Esistono due punti di vista da cui guardare il tempo: il tempo della scienza è: comprensibile quantitativamente (è il tempo dell'orologio, dove ogni istante ha la stessa durata); oggettivo (uguale per tutti); reversibile (un esperimento può essere ripetuto più volte.) il tempo come durata interiore è: irreversibile (un'occasione mancata non è più recuperabile, un'esperienza realizzata non è più modificabile), flusso continuo, durata interiore (Sant'Agostino-distensio animae), qualitativo →non misurabile e ha senso in ragione della qualità del ricordo che suscita in me. È un flusso continuo non soggetto a essere segmentato in parti. Si è soliti dire ad esempio, che quell'ora è durato un'eternità, oppure che quella mattinata è volata in un attimo. Il tempo, dunque, è più lungo o più corto in base allo stato d'animo dell'individuo. Il flusso di coscienza (noto come stream of consciousness), in letteratura è una tecnica narrativa che consiste nella libera rappresentazione dei pensieri di una persona così come compaiono nella mente, prima di essere riorganizzati logicamente in frasi (evidente l'analogia con la pratica freudiana delle libere associazioni. La ritroviamo in autori come Svevo, Proust, Joyce Il tempo della scienza è una costruzione di tipo fisico-matematico. Il tempo della vita coincide con il fluire autocreativo della coscienza. L'errore è inevitabile se si vuole analizzare il tempo della vita con lo stesso metodo con cui si misura il tempo della scienza, ovvero attraverso l'analisi. La scienza non riesce a rendere conto del fluire continuo della vita interiore perché opera un processo di semplificazione della realtà umana, cristallizzando, immobilizzando, parcellizzando il suo oggetto e analizzandolo secondo la logica del calcolo. Per indagare il tempo del la vita, è necessario ammettere una intelligenza intuitiva che, dall'interno, renda conto delle dinamiche della realtà umana. Se proviamo a fare un esperimento mentale e ricordare un evento del nostro passato vedremo che le sensazioni, i rimandi, le emozioni sono difficilmente separabili le une dalle altre. -Il tempo della scienza è descritto come una collana di perle in cui gli istanti si poggiano uno accanto all'altro, perfettamente distinguibili e isolabili; -il tempo della vita è descritto come un gomitolo o una valanga, un intreccio che inestricabilmente lega gli eventi. le emozioni, i sentimenti passati con il presente costruendo la nostra storia. Eppure noi pensiamo il tempo spontaneamente, come una successione di istanti, di ore, di giorni, poichè l'uomo dotato di un'intelligenza analitica che gli serve per affrontare praticamente la quotidianità. Per capire meglio che cosa significa utilizzare l'intuizione: pensiamo all'ascolto di un concerto o alla visione di un film; certamente possiamo analizzare note, tempi di esecuzione (concerto); montaggio delle immagini, fotografia, recitazione, sceneggiatura (film). Ma solo grazie all'intuizione noi vedremo l'insieme, il prodotto che ci coinvolge e chi ci rimanda a un universo di senso o un flusso di coscienza grazie al quale io ne godo come di un intero. La nostra vita interiore non può essere resa tramite rapporti di causa effetto perché dietro a noi esiste un intero passato, moltissime cause che hanno provocato moltissimi effetti e dunque una nostra azione semmai è determinata dalla nostra vita per intero e non da un semplice meccanismo di stimolo risposta. Dice Bergson: una cosa conoscere Parigi attraverso le foto, altro attraverso l' immergersi nella città. 2 In materia e memoria Bergson esplora il rapporto tra sfera fisica e psichica: se il fluire dei nostri atti psichici è un continuum anche la differenza tra presente e passato diviene più incerta. Questo perché l'azione percettiva (sfera fisica) _non è semplicemente istantanea ma si estende nel tempo perdurando nella memoria; da questo punto di vista, aldilà forse dei primissimi anni di vita, la percezione non sarà mai percezione pura perché porta con sé il già percepito: la percezione è sempre imbevuta di ricordi. A questo proposito Bergson distingue tre aspetti della memoria: 1. Il ricordo puro o memoria pura; 2. il ricordo-immagine; 3. la percezione -Il ricordo puro: è la coscienza stessa che costituisce il deposito di tutti ricordi passati e che registra automaticamente ciò che viviamo pur non avendone consapevolezza. Il ricordo pure dunque rappresenta l'intero nostro passato che ci accompagna in ogni momento anche se non ce ne rendiamo conto. -Il ricordo-immagine: sono dei frammenti, piccole porzioni del nostro passato che emergono come immagini, una sua materializzazione operata dal cervello in vista dell'azione. Il ricordo- immagine si basa su automatismi ed ha scopi pratici; ci permette di attingere a schemi di azione imparati i ripetuti Allora la coscienza, pur essendo memoria, non è sempre ricordo. Il nostro passato, anche se non lo utilizziamo e non è presente alla nostra coscienza, non si perde mai, ed è virtualmente sempre disponibile anche se in modo inconscio. Paradossalmente anzi la memoria è più oblio che ricordo → (inconscio freudiano). -Percezione: è l'occasione del ricordo, la porta che ci lega al mondo esterno con la funzione di selezionare i dati più utili nella nostra vita concreta. Il corpo, tramite la percezione ha la funzione di limitare, in vista dell'azione, la vita dello spirito. Memoria e percezione corrispondono ai due estremi dello spirito e del corpo: il primo comprende la totalità della vita vissuta il secondo si concentra sul presente e sulle necessità pratiche portando alla luce solo quella parte di totalità utile in quella circostanza. Per questo una percezione isolata (un suono, un odore, immagini) può essere occasione del riaffiorare del ricordo, cioè può far emergere quella memoria profonda che è sotto il livello di consapevolezza Con la teoria della memoria e della percezione Bergson supera la dicotomia tra interiorità ed esteriorità, tra mondo dello spirito e mondo fisico: essi non sono che i poli opposti della nostra coscienza. Esistono dunque dei ricordi "automatici" dovuti a schemi mentali utilizzati e a un qualche tipo di addestramento e ricordi "liberi": es: se qualcuno mi dice: "sempre caro mi fu...", a me verrà in mente automaticamente "quell'ermo colle"→ RICORDO AUTOMATICO; Ma contemporaneamente si attiveranno in me tutta una serie di rimandi che mi riporteranno alla situazione in cui ho imparato la poesia, ai sentimenti di frustrazione o invece di gratificazioni che ho provato, alle persone che erano con me eccetera. Questo tipo di ricordi sono liberi, puri, nel senso che non sono automatici, non sorgono allo stesso modo ogni volta e sicuramente non in tutte le persone. Questo tipo di ricordo ha una funzione puramente contemplativa. 3 Eppure non esiste una rigida cesura tra ricordi immagine e ricordi puri che invece interagiscono gli uni con gli altri; le libere associazioni, infatti, possono anche suggerire l'uso di schemi di azione nuovi, ovvero di ricordi immagine da utilizzare. Esempio: attraverso distrattamente la strada senza mettere in atto lo schema motorio che mi ha addestrato a guardare a destra e a sinistra prima di attraversare. che mi è stato insegnato da piccolo; una macchina è costretta ad inchiodare; potrebbe ad esempio venirmi in mente il momento in cui mio nonno, mi ha insegnato ad attraversare la strada in sicurezza; poi mi verranno in mente altri episodi: mio nonno che mi preparava la merenda o mi accompagna a giocare al parco. Tutti questi ricordi puri potrebbero far sì che io mi rendo conto che è un po' di tempo che non vedo mio nonno e che quindi io decida di andarlo a trovare e di dedicargli un pomeriggio, e magari da allora non lascerò più passare tanto tempo. Un tipo di memoria incide sull'altro. Ciò significa che l'essere umano e i suoi atti non possono essere spiegati solo attraverso meccanismi automatici di stimolo risposta. Lo slancio vitale e l'evoluzione creatrice- opera del 1907 In quest'opera approfondisce la continuità tra la vita biologica e quella della coscienza. In entrambe scorre una incessante unica forza vitale. Secondo il filosofo la vita si origina da un unico impulso iniziale detto slancio vitale, un'energia che crea di continuo in modo imprevedibile perché libera e non necessitata, una grandissima varietà di forme. Essa non è scomponibile né reversibile ma, come la durata della vita della coscienza implica la conservazione integrale del passato nel suo sviluppo. Ogni momento e ogni istante comprendono sempre quelli precedenti: si tratta di un impulso spirituale e invisibile che trabocca nel mondo concepito come un unico organismo vivente di cui tutte le cose gli individui sono partecipi. Questo slancio si espande nell'universo, in ogni direzione ma con un'intensità variabile il che spiega la differenziazione degli esseri e delle specie, in particolare la distinzione tra mondo vegetale e mondo animale che sono due diverse diramazioni dell'unica vita che sorregge la realtà. Tale processo evolutivo non non è sorretto da un'ottica finalistica poiché la vita e creatività libera e imprevedibile. Lo slancio vitale è possibilità di divenire tutte le cose che gradualmente si attualizza e si specifica. A questo proposito Bergson paragona la vita dell'universo all'esplosione di un proiettile in 1000 pezzi che a loro volta esplodono in altri frammenti: ognuno di noi è uno di questi frammenti. Avremmo potuto essere qualcosa di diverso ma la contingenza ha fatto in modo che fossimo così, Slancio vitale: correnti energetiche che pervadono l'universo, creando di continuo in modo imprevedibile tutte le forme esistenti. È una forza di natura spirituale invisibile che si irradia in ogni direzione dando via alla differenziazione degli esseri e delle specie in particolare mondo vegetale e mondo animale. In virtù di tale concetto viene superato il dualismo tra materia e spirito; per Bergson la realtà è sempre unica ma la posso considerare dal punto di vista dello 4 slancio vitale che è spirituale o dal punto di vista di singoli risultati del suo processo che sono materiali. All'origine dunque vi è l'energia vitale, spirituale nella sua essenza che nel momento in cui esaurisce la propria forza tende a manifestarsi come in materia. In questo senso l'evoluzione creatrice è insieme soggetto e oggetto di se stessa e si dà la propria materia. Le Due fonti della morale e della religione - 1932 La pubblicazione dell'Evoluzione creatrice provoca la condanna da parte della Chiesa Cattolica, non solo perché sostiene tesi di stampo evoluzionistico ma perché lo slancio vitale all'origine di ogni fenomeno è naturale, sembrerebbe suggerire una posizione panteistica, secondo cui tale slancio coincide in fondo con Dio stesso, presente in ogni cosa. Bergson risponde nel saggio Le due fonti della morale e della religione del 1932 in cui affronta la questione dell'origine dei valori morali e delle religioni, proponendo un'interpretazione originale dell'esperienza mistica. -La prima fonte: la "pressione sociale" La domanda da cui muove il saggio è da dove derivano le norme a cui si conforma l'agire umano. Secondo il filosofo esse provengono da due fonti differenti. La prima è rintracciabile nella pressione sociale, ossia nell'insieme di istituzioni, tradizioni e consuetudini al cui interno un individuo si trova a nascere vivere; queste pratiche sociali che ciascuno di noi introietta in forza dell'abitudine. L'insieme di queste norme acquisite per abitudine costituisce una "morale chiusa". Chi agisce conformandosi alle leggi e alle consuetudini, rispetta l'ordine sociale e l'autorità costituita contribuendo alla stabilità; ma una società in cui la maggior parte degli individui si conformi acriticamente alle regole è evidentemente una società immobile, una società chiusa. -La seconda fonte: I""aspirazione" Poi c'è una seconda fonte, l'aspirazione. In questo caso le regole derivano da Dio che per mezzo di alcune grandi figure di riformatori morali, da Socrate ai profeti fino a Gesù, ha tentato di comunicare con l'umanità. Più precisamente, in queste figure, Dio hai installato un'emozione creatrice, un sentimento che non è provocato da un oggetto o da un evento esteriore ma che nasce nell'interiorità e dal quale traggono origine valori nuovi e universali che non guardano alle singole società ma alla umanità intera. L'emozione creatrice è ciò che ispira i discorsi di grandi riformatori e che li rende avvincenti, capaci di toccare gli animi e di suscitare un atteggiamento morale e li spinge al bene. Se la morale chiusa si tramanda in forza dell'abitudine, la moralità che deriva dall'aspirazione si diffonde per contagio emotivo: attraverso il sentimento conquista gli animi e li spinge a aderire a nuove norme morali. E' quanto accaduto nel caso del Cristianesimo, la cui forza non consiste nei contenuti dottrinali quanto nel sentimento di carità per il prossimo incarnato e predicato da Gesù, nonché nel messaggio di amore universale. 5 L'aspirazione è dunque fonti di una morale aperta e di società aperte, composte da persone dinamiche, disponibili a cambiare tradizioni e consuetudini per realizzare un mondo migliore. Dal punto di vista storico non esistono società completamente chiuse o completamente aperte perché le due forme di moralità si mescolano in ciascun individuo e in ciascuna società. Ciò che può verificarsi è la predominanza di una moralità sull'altra e di comportamenti relativi alla moralità prevalente. Religione statica e religione dinamica A queste due forme di morale corrispondono due atteggiamenti religiosi: la religione statica che si serve dei miti e delle superstizioni per proteggere l'uomo dalle sue paure e consolarlo, e la religione dinamica che si manifesta (raramente) nella vita dei mistici. Questa consiste nella partecipazione; è una condizione che va oltre la semplice esperienza estatica per sfociare nell'azione.Il mistico cristiano è colui che ha intuito la natura di Dio, che è amore e oggetto di amore, e che pertanto cerca di oltrepassare propri limiti umani prolungando nel mondo l'azione divina. Per Bergson l'intuizione, facoltà teoretica per eccellenza e fonte della conoscenza filosofica è dunque anche la sorgente dell'esperienza mistica. 6

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HENRI BERGSON (1859-1941) Henri Bergson appartiene alla corrente dello spiritualismo, attiva nella seconda metà dell'Ottocento Lo spiritualismo costituisce la prima tra le varie forme di reazione al positivismo: una reazione suggerita da interessi prevalentemente religiosi e morali e diretta a utilizzare per il lavoro filosofico, uno strumento che il positivismo aveva completamente trascurato: l'auscultazione interiore o coscienza. Con lo spiritualismo si registra un ritorno alla filosofia soprattutto di Agostino, ma anche di Cartesio e di Pascal, con cui Bergson condivide una salda formazione di tipo scientifico. Se pure lo spiritualismo è una corrente specifica e collocabile storicamente, eppure gran parte della filosofia a partire da quella delle origini è attraversata da tendenze spiritualiste dato che con questo termine intendiamo una postura filosofica che elegge a strumento di indagine l'uomo è la sua stessa interiorità. Filosofie a sfondo spiritualistico: studio della coscienza come l'alternativa fondamentale allo studio della natura o dell'esteriorità, in polemica con la scienza soprattutto con quella positivistica OPERE Saggio sui dati immediati della coscienza (1889); Materia e memoria (1896); Introduzione alla metafisica (1903); L'evoluzione creatrice (1907); Le due fonti della morale e della religione (1932) Il mutamento di paradigma All'inizio del novecento il panorama culturale filosofico europeo inaugurato gia da Nietzsche cambia profondamente. L'Ottocento era stato caratterizzato da una cieca fiducia nella scienza e nella tecnica e nella loro capacità di risolvere...

HENRI BERGSON (1859-1941) Henri Bergson appartiene alla corrente dello spiritualismo, attiva nella seconda metà dell'Ottocento Lo spiritualismo costituisce la prima tra le varie forme di reazione al positivismo: una reazione suggerita da interessi prevalentemente religiosi e morali e diretta a utilizzare per il lavoro filosofico, uno strumento che il positivismo aveva completamente trascurato: l'auscultazione interiore o coscienza. Con lo spiritualismo si registra un ritorno alla filosofia soprattutto di Agostino, ma anche di Cartesio e di Pascal, con cui Bergson condivide una salda formazione di tipo scientifico. Se pure lo spiritualismo è una corrente specifica e collocabile storicamente, eppure gran parte della filosofia a partire da quella delle origini è attraversata da tendenze spiritualiste dato che con questo termine intendiamo una postura filosofica che elegge a strumento di indagine l'uomo è la sua stessa interiorità. Filosofie a sfondo spiritualistico: studio della coscienza come l'alternativa fondamentale allo studio della natura o dell'esteriorità, in polemica con la scienza soprattutto con quella positivistica OPERE Saggio sui dati immediati della coscienza (1889); Materia e memoria (1896); Introduzione alla metafisica (1903); L'evoluzione creatrice (1907); Le due fonti della morale e della religione (1932) Il mutamento di paradigma All'inizio del novecento il panorama culturale filosofico europeo inaugurato gia da Nietzsche cambia profondamente. L'Ottocento era stato caratterizzato da una cieca fiducia nella scienza e nella tecnica e nella loro capacità di risolvere...

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Punto cardine del suo pensiero è il concetto di TEMPO Esistono due punti di vista da cui guardare il tempo: il tempo della scienza è: comprensibile quantitativamente (è il tempo dell'orologio, dove ogni istante ha la stessa durata); oggettivo (uguale per tutti); reversibile (un esperimento può essere ripetuto più volte.) il tempo come durata interiore è: irreversibile (un'occasione mancata non è più recuperabile, un'esperienza realizzata non è più modificabile), flusso continuo, durata interiore (Sant'Agostino-distensio animae), qualitativo →non misurabile e ha senso in ragione della qualità del ricordo che suscita in me. È un flusso continuo non soggetto a essere segmentato in parti. Si è soliti dire ad esempio, che quell'ora è durato un'eternità, oppure che quella mattinata è volata in un attimo. Il tempo, dunque, è più lungo o più corto in base allo stato d'animo dell'individuo. Il flusso di coscienza (noto come stream of consciousness), in letteratura è una tecnica narrativa che consiste nella libera rappresentazione dei pensieri di una persona così come compaiono nella mente, prima di essere riorganizzati logicamente in frasi (evidente l'analogia con la pratica freudiana delle libere associazioni. La ritroviamo in autori come Svevo, Proust, Joyce Il tempo della scienza è una costruzione di tipo fisico-matematico. Il tempo della vita coincide con il fluire autocreativo della coscienza. L'errore è inevitabile se si vuole analizzare il tempo della vita con lo stesso metodo con cui si misura il tempo della scienza, ovvero attraverso l'analisi. La scienza non riesce a rendere conto del fluire continuo della vita interiore perché opera un processo di semplificazione della realtà umana, cristallizzando, immobilizzando, parcellizzando il suo oggetto e analizzandolo secondo la logica del calcolo. Per indagare il tempo del la vita, è necessario ammettere una intelligenza intuitiva che, dall'interno, renda conto delle dinamiche della realtà umana. Se proviamo a fare un esperimento mentale e ricordare un evento del nostro passato vedremo che le sensazioni, i rimandi, le emozioni sono difficilmente separabili le une dalle altre. -Il tempo della scienza è descritto come una collana di perle in cui gli istanti si poggiano uno accanto all'altro, perfettamente distinguibili e isolabili; -il tempo della vita è descritto come un gomitolo o una valanga, un intreccio che inestricabilmente lega gli eventi. le emozioni, i sentimenti passati con il presente costruendo la nostra storia. Eppure noi pensiamo il tempo spontaneamente, come una successione di istanti, di ore, di giorni, poichè l'uomo dotato di un'intelligenza analitica che gli serve per affrontare praticamente la quotidianità. 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Dice Bergson: una cosa conoscere Parigi attraverso le foto, altro attraverso l' immergersi nella città. 2 In materia e memoria Bergson esplora il rapporto tra sfera fisica e psichica: se il fluire dei nostri atti psichici è un continuum anche la differenza tra presente e passato diviene più incerta. Questo perché l'azione percettiva (sfera fisica) _non è semplicemente istantanea ma si estende nel tempo perdurando nella memoria; da questo punto di vista, aldilà forse dei primissimi anni di vita, la percezione non sarà mai percezione pura perché porta con sé il già percepito: la percezione è sempre imbevuta di ricordi. A questo proposito Bergson distingue tre aspetti della memoria: 1. Il ricordo puro o memoria pura; 2. il ricordo-immagine; 3. la percezione -Il ricordo puro: è la coscienza stessa che costituisce il deposito di tutti ricordi passati e che registra automaticamente ciò che viviamo pur non avendone consapevolezza. Il ricordo pure dunque rappresenta l'intero nostro passato che ci accompagna in ogni momento anche se non ce ne rendiamo conto. -Il ricordo-immagine: sono dei frammenti, piccole porzioni del nostro passato che emergono come immagini, una sua materializzazione operata dal cervello in vista dell'azione. Il ricordo- immagine si basa su automatismi ed ha scopi pratici; ci permette di attingere a schemi di azione imparati i ripetuti Allora la coscienza, pur essendo memoria, non è sempre ricordo. Il nostro passato, anche se non lo utilizziamo e non è presente alla nostra coscienza, non si perde mai, ed è virtualmente sempre disponibile anche se in modo inconscio. Paradossalmente anzi la memoria è più oblio che ricordo → (inconscio freudiano). -Percezione: è l'occasione del ricordo, la porta che ci lega al mondo esterno con la funzione di selezionare i dati più utili nella nostra vita concreta. Il corpo, tramite la percezione ha la funzione di limitare, in vista dell'azione, la vita dello spirito. Memoria e percezione corrispondono ai due estremi dello spirito e del corpo: il primo comprende la totalità della vita vissuta il secondo si concentra sul presente e sulle necessità pratiche portando alla luce solo quella parte di totalità utile in quella circostanza. Per questo una percezione isolata (un suono, un odore, immagini) può essere occasione del riaffiorare del ricordo, cioè può far emergere quella memoria profonda che è sotto il livello di consapevolezza Con la teoria della memoria e della percezione Bergson supera la dicotomia tra interiorità ed esteriorità, tra mondo dello spirito e mondo fisico: essi non sono che i poli opposti della nostra coscienza. Esistono dunque dei ricordi "automatici" dovuti a schemi mentali utilizzati e a un qualche tipo di addestramento e ricordi "liberi": es: se qualcuno mi dice: "sempre caro mi fu...", a me verrà in mente automaticamente "quell'ermo colle"→ RICORDO AUTOMATICO; Ma contemporaneamente si attiveranno in me tutta una serie di rimandi che mi riporteranno alla situazione in cui ho imparato la poesia, ai sentimenti di frustrazione o invece di gratificazioni che ho provato, alle persone che erano con me eccetera. Questo tipo di ricordi sono liberi, puri, nel senso che non sono automatici, non sorgono allo stesso modo ogni volta e sicuramente non in tutte le persone. Questo tipo di ricordo ha una funzione puramente contemplativa. 3 Eppure non esiste una rigida cesura tra ricordi immagine e ricordi puri che invece interagiscono gli uni con gli altri; le libere associazioni, infatti, possono anche suggerire l'uso di schemi di azione nuovi, ovvero di ricordi immagine da utilizzare. Esempio: attraverso distrattamente la strada senza mettere in atto lo schema motorio che mi ha addestrato a guardare a destra e a sinistra prima di attraversare. che mi è stato insegnato da piccolo; una macchina è costretta ad inchiodare; potrebbe ad esempio venirmi in mente il momento in cui mio nonno, mi ha insegnato ad attraversare la strada in sicurezza; poi mi verranno in mente altri episodi: mio nonno che mi preparava la merenda o mi accompagna a giocare al parco. Tutti questi ricordi puri potrebbero far sì che io mi rendo conto che è un po' di tempo che non vedo mio nonno e che quindi io decida di andarlo a trovare e di dedicargli un pomeriggio, e magari da allora non lascerò più passare tanto tempo. Un tipo di memoria incide sull'altro. Ciò significa che l'essere umano e i suoi atti non possono essere spiegati solo attraverso meccanismi automatici di stimolo risposta. Lo slancio vitale e l'evoluzione creatrice- opera del 1907 In quest'opera approfondisce la continuità tra la vita biologica e quella della coscienza. In entrambe scorre una incessante unica forza vitale. Secondo il filosofo la vita si origina da un unico impulso iniziale detto slancio vitale, un'energia che crea di continuo in modo imprevedibile perché libera e non necessitata, una grandissima varietà di forme. Essa non è scomponibile né reversibile ma, come la durata della vita della coscienza implica la conservazione integrale del passato nel suo sviluppo. Ogni momento e ogni istante comprendono sempre quelli precedenti: si tratta di un impulso spirituale e invisibile che trabocca nel mondo concepito come un unico organismo vivente di cui tutte le cose gli individui sono partecipi. Questo slancio si espande nell'universo, in ogni direzione ma con un'intensità variabile il che spiega la differenziazione degli esseri e delle specie, in particolare la distinzione tra mondo vegetale e mondo animale che sono due diverse diramazioni dell'unica vita che sorregge la realtà. Tale processo evolutivo non non è sorretto da un'ottica finalistica poiché la vita e creatività libera e imprevedibile. Lo slancio vitale è possibilità di divenire tutte le cose che gradualmente si attualizza e si specifica. A questo proposito Bergson paragona la vita dell'universo all'esplosione di un proiettile in 1000 pezzi che a loro volta esplodono in altri frammenti: ognuno di noi è uno di questi frammenti. Avremmo potuto essere qualcosa di diverso ma la contingenza ha fatto in modo che fossimo così, Slancio vitale: correnti energetiche che pervadono l'universo, creando di continuo in modo imprevedibile tutte le forme esistenti. È una forza di natura spirituale invisibile che si irradia in ogni direzione dando via alla differenziazione degli esseri e delle specie in particolare mondo vegetale e mondo animale. In virtù di tale concetto viene superato il dualismo tra materia e spirito; per Bergson la realtà è sempre unica ma la posso considerare dal punto di vista dello 4 slancio vitale che è spirituale o dal punto di vista di singoli risultati del suo processo che sono materiali. All'origine dunque vi è l'energia vitale, spirituale nella sua essenza che nel momento in cui esaurisce la propria forza tende a manifestarsi come in materia. In questo senso l'evoluzione creatrice è insieme soggetto e oggetto di se stessa e si dà la propria materia. Le Due fonti della morale e della religione - 1932 La pubblicazione dell'Evoluzione creatrice provoca la condanna da parte della Chiesa Cattolica, non solo perché sostiene tesi di stampo evoluzionistico ma perché lo slancio vitale all'origine di ogni fenomeno è naturale, sembrerebbe suggerire una posizione panteistica, secondo cui tale slancio coincide in fondo con Dio stesso, presente in ogni cosa. Bergson risponde nel saggio Le due fonti della morale e della religione del 1932 in cui affronta la questione dell'origine dei valori morali e delle religioni, proponendo un'interpretazione originale dell'esperienza mistica. -La prima fonte: la "pressione sociale" La domanda da cui muove il saggio è da dove derivano le norme a cui si conforma l'agire umano. Secondo il filosofo esse provengono da due fonti differenti. La prima è rintracciabile nella pressione sociale, ossia nell'insieme di istituzioni, tradizioni e consuetudini al cui interno un individuo si trova a nascere vivere; queste pratiche sociali che ciascuno di noi introietta in forza dell'abitudine. L'insieme di queste norme acquisite per abitudine costituisce una "morale chiusa". Chi agisce conformandosi alle leggi e alle consuetudini, rispetta l'ordine sociale e l'autorità costituita contribuendo alla stabilità; ma una società in cui la maggior parte degli individui si conformi acriticamente alle regole è evidentemente una società immobile, una società chiusa. -La seconda fonte: I""aspirazione" Poi c'è una seconda fonte, l'aspirazione. In questo caso le regole derivano da Dio che per mezzo di alcune grandi figure di riformatori morali, da Socrate ai profeti fino a Gesù, ha tentato di comunicare con l'umanità. Più precisamente, in queste figure, Dio hai installato un'emozione creatrice, un sentimento che non è provocato da un oggetto o da un evento esteriore ma che nasce nell'interiorità e dal quale traggono origine valori nuovi e universali che non guardano alle singole società ma alla umanità intera. L'emozione creatrice è ciò che ispira i discorsi di grandi riformatori e che li rende avvincenti, capaci di toccare gli animi e di suscitare un atteggiamento morale e li spinge al bene. Se la morale chiusa si tramanda in forza dell'abitudine, la moralità che deriva dall'aspirazione si diffonde per contagio emotivo: attraverso il sentimento conquista gli animi e li spinge a aderire a nuove norme morali. E' quanto accaduto nel caso del Cristianesimo, la cui forza non consiste nei contenuti dottrinali quanto nel sentimento di carità per il prossimo incarnato e predicato da Gesù, nonché nel messaggio di amore universale. 5 L'aspirazione è dunque fonti di una morale aperta e di società aperte, composte da persone dinamiche, disponibili a cambiare tradizioni e consuetudini per realizzare un mondo migliore. Dal punto di vista storico non esistono società completamente chiuse o completamente aperte perché le due forme di moralità si mescolano in ciascun individuo e in ciascuna società. Ciò che può verificarsi è la predominanza di una moralità sull'altra e di comportamenti relativi alla moralità prevalente. Religione statica e religione dinamica A queste due forme di morale corrispondono due atteggiamenti religiosi: la religione statica che si serve dei miti e delle superstizioni per proteggere l'uomo dalle sue paure e consolarlo, e la religione dinamica che si manifesta (raramente) nella vita dei mistici. Questa consiste nella partecipazione; è una condizione che va oltre la semplice esperienza estatica per sfociare nell'azione.Il mistico cristiano è colui che ha intuito la natura di Dio, che è amore e oggetto di amore, e che pertanto cerca di oltrepassare propri limiti umani prolungando nel mondo l'azione divina. Per Bergson l'intuizione, facoltà teoretica per eccellenza e fonte della conoscenza filosofica è dunque anche la sorgente dell'esperienza mistica. 6