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10/11/2022
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L'Unita'd'Italia Il Risorgimento è un processo che inizia con i moti del 1820 e finisce nel 1861 con la proclamazione dell'Unità d'Italia. Il Regno d'Italia otterrà il Veneto nel 1866 e Roma nel 1870. L'unificazione fu il processo risultante dall'unione dell'azione di Cavour (regno sardo-piemontese) che si dimostrò un'abile democratico, con dalla sua parte una milizia e i Savoia, e da Mazzini e Garibaldi col movimento democratico, con la promozione di rivolte in alcune regioni di centro e nord e con la Spedizione dei Mille del 1860, che portò alla cacciata dei Borbone nel sud. La monarchia dei Savoia, dopo il fallimento dei moti del 1848, divenne un punto di forza per i repubblicani democratici che presero in considerazione l'unificazione sotto la monarchia Savoia. Dai moti del 20 fino all'unificazione iniziarono a nascere ipotesi politiche diverse: 1. repubblicana; 2. federalista; 3. monarchica. Nell'ipotesi repubblicana troviamo Mazzini e Garibaldi. Mazzini, considerando anche i fallimenti dei moti del 20 e del 30 attribuito da Mazzini stesso alla promozione dei moti da parte di società che, necessitando di rimanere segrete non potevano coinvolgere il popolo -, fondò l'organizzazione "Giovine Italia", gruppo che esprimeva chiaramente e pubblicamente i principi che secondo Mazzini erano importanti da conseguire. Mazzini richiedeva: • indipendenza dal dominio straniero; ● unità; • repubblica democratica come assetto politico. Garibaldi era, invece, un rivoluzionario democratico che, per questioni politiche, accettò la...
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monarchia. Nel federalismo troviamo Cattanio, sostenitore dell'Italia repubblicana e federale, quindi non unita, sul modello degli Stati Uniti, e Gioberti. Quest'ultimo, sacerdote, aveva in mente l'Italia come confederale, la cui presidenza era di tipo papale. Con la monarchia troviamo Cavour, un nobile del regno Sardo- Piemontese. Egli, quando iniziò a lavorare per conseguire la monarchia, non pensò all'unità dell'intera Italia, ma solo di un regno dell'Italia centro-settentrionale, con un sistema monarchico con i Savoia. Naturalmente, per via del corso degli eventi, comprese successivamente anche il meridione in questa scelta. Nel 1850 divenne ministro di agricoltura e finanze, e nel 1852 divenne primo ministro, ovvero capo del governo. Aveva idee liberali e liberiste (punto di vista politico e economico) ed era sostenitore del laicismo (separazione tra Stato e Chiesa). Inoltre, prima di diventare ministro del regno di Sardegna, e durante gli anni 50, vide una crescita economica e una modernizzazione all'interno del regno. Nel 1857 fondò la "Società Nazionale Italiana", la quale andò a esprimere il progetto dell'Italia sotto Vittorio Emanuele II, già re del regno Sardo-Piemontese. Nel 1855, il Piemonte inviò in Crimea un corpo di spedizione per un'alleanza con Francia (con cui Cavour mantenne rapporti abbastanza buoni da vincere grazie al supporto del paese uno scontro contro l'Austria) e Gran Bretagna. Con l'ottenimento da parte del Piemonte della Lombardia, anche Veneto e Emilia chiesero di far parte del regno sabaudo. Nel 1860, intanto, Garibaldi mise in movimento la spedizione dei Mille che, dopo la sua entrata trionfale a Napoli, riuscì ad annettere al regno anche l'Umbria, permettendo la nascita del Regno d'Italia nel 17 marzo 1861. I primi anni del Regno d'Italia furono inoltre gestiti dalla Destra storica, liberale, monarchica e laica, che usò il Piemonte come modello per la politica di tutto il paese, finendo per mettere in risalto unicamente le regioni del Nord, a svantaggio di quelle del Sud dove avvenne il fenomeno del brigantaggio (che partì dalla Basilicata) e che venne duramente soppresso dall'esercito con la morte di più di cinquemila briganti. L'annessione del Veneto e del Lazio si ebbe rispettivamente nel 1866 e nel 1870, con Roma capitale. Con la conquista di Roma, il governo emanò la Legge delle Garanzie come risarcimento al danno creato a papa Pio IX, dandogli la sovranità sul Vaticano, il riconoscimento di figura spirituale e una cospicua e annuale somma di denaro. Nonostante ciò, continuò a definirsi prigioniero dello Stato, chiedendo a tutti i "veri" cattolici di allontanarsi da ogni azione politica del paese, voto compreso, emanando nel 1874 il non-expedit, creando quindi una frattura tra Stato e Chiesa che ci mise tempo a risanarsi (più precisamente sotto il governo di Mussolini con i patti Lateranensi).