Donna che si pettina analisi

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 DONNA CHE SI PETTINA - Marino
PARAFRASI
I capelli erano onde dorate, che un giorno una navicella d'avorio stava solcando; una mano
bianca c
 DONNA CHE SI PETTINA - Marino
PARAFRASI
I capelli erano onde dorate, che un giorno una navicella d'avorio stava solcando; una mano
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I capelli erano onde dorate, che un giorno una navicella d'avorio stava solcando; una mano
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Donna che si pettina spiegazione, parafrasi, analisi

DONNA CHE SI PETTINA - Marino PARAFRASI I capelli erano onde dorate, che un giorno una navicella d'avorio stava solcando; una mano bianca come l'avorio la conduceva attraverso quelle preziose e disordinate ciocche di capelli. Mentre la navicella creava dei solchi attraverso i capelli, l'Amore raccoglieva l'oro dei fili di capelli spezzati, per formare catene con cui imprigionare coloro (i capelli) che osavano ribellarsi a lui (ad Amore). Il mio cuore agitato andava incontro alla morte alla vista di questo mare dorato, che mostrava il suo biondo e tempestoso tesoro. Muoio sommerso nelle sue acque in questo ricco naufragio, ricco perché nella mia tempesta, lo scoglio è di diamante e il golfo d'oro. ANALISI Onde dorate, e l'onde eran capelli = il poeta chiarisce sin dal primo verso che le onde dorate di cui parlerà in questo sonetto non sono altro che i capelli, che sono capelli di una donna lo si capisce sia da uno dei titoli Navicella d'avorio un di fendea = la navicella non è quella spaziale, bensì una piccola nave o barca, e dal momento che è di materiale avorio sta a significare che si sta parlando del pettine che, in un giorno non specificato, reggeva per pettinarsi i capelli. Una man pur d'avorio la reggea = la mano che reggeva il...

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Stefano S, utente iOS

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Susanna, utente iOS

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Didascalia alternativa:

pettine (la navicella) è del colore dell'avorio, cioè bianca. Per questi errori preziosi e quelli = gli errori sono le ciocche di capelli sparsi qua e là e sono preziosi perché sono del colore dell'oro. E, mentre i flutti tremolanti e belli con drittissimo solco dividea = col pettina creava una riga sottilissima che divideva quei capelli ondulati e belli. L'òr delle rotte fila Amor cogliea, per formarne catene a’ suoi rubelli = e Amore (con la lettera iniziale maiuscola perché è la personificazione del sentimento) raccoglieva i capelli che durante la fase di pettinatura si sono ribellati, cioè si sono spezzati, e li attorcigliava come a formare delle catene per imprigionare gli altri capelli che si sarebbero spezzati. Per l'aureo mar, che rincrespando apria il procelloso suo biondo tesoro, agitato il mio core a morte gìa = il mare dorato che, increspandosi, lasciava trapelare il suo tesoro biondo e tempestoso (fa riferimento al colore biondo, agitato dalla tempesta della pettinatura). E il cuore del poeta è agitato perché sa di stare andando in contro alla morte. Ricco naufragio, in cui sommerso io moro poich'almen fur, ne la tempesta mia, di diamante lo scoglio e 'l golfo d'oro! = : la tempesta che fa naufragare il poeta, lo getta contro uno scoglio di diamante (la bellezza impenetrabile della donna, o la fronte di essa) dentro un golfo d'oro (i capelli in cui si è svolta tutta la scena). Nella poesia si ripetono numerosi vocaboli con il suono "ORO", per metafora dei capelli biondi. sottolineare questa FIGURE RETORICHE Onde dorate = metafora (v. 1). Cioè i capelli sono biondo color oro e ondulati. Navicella d'avorio = metafora (v. 2). Il pettine è realizzato in avorio e il modo in cui viene usato lo fa sembrare come una piccola imbarcazione che naviga nella sua capigliatura. Una man pur d'avorio = metafora (v. 3). E, mentre i flutti tremolanti e belli con drittissimo solco dividea = anastrofe (vv. 5-6). Flutti tremolati e belli = metafora (v. 5). Per indicare i capelli ondulati e belli. Rubelli = latinismo (v. 8). Per l'aureo mar, che rincrespando apria = allitterazione della R (v. 9). Aureo = latinismo (v. 9). Aureo mar = metafora (v. 9). Per indicare i capelli biondi che sembrano un mare dorato. Procelloso suo ... tesoro = allitterazione della S (v. 10). Procelloso = latinismo (v. 10). Cioè agitato dalla tempesta, un altro riferimento ai capelli ondulati. Ricco naufragio = metafora e ossimoro (v. 12). Il naufragio è ricco perché sta avvenendo nell'oro, nei capelli dorati. Ha accostato due parole dal significato contrastante. Ne la tempesta mia = anastrofe (v. 13). Cioè: "nella mia tempesta". Di diamante lo scoglio = metafora (v. 14). Lo scoglio rappresenta l'ostacolo, ovvero l'amore non corrisposto dalla donna, ed è di diamante perché il rifiuto di questo amore non viene da una donna qualunque, ma dalla donna amata. Golfo d'oro = sineddoche (v. 14). La parte per il tutto, il golfo è una parola che rimanda al mare. Di diamante lo scoglio e ‘l golfo d'oro! = chiasmo (v. 14). COMMENTO Il tema di questo sonetto si focalizza su una parte in particolare della donna descritta, ovvero i suoi capelli. Questi sono così lunghi, biondi ed ondulati che sembrano un mare d'oro, nel quale si muove una navicella, ovvero il pettine. Il mare assume man mano contorni minacciosi che conducono il poeta, dopo le 'tempestose onde d'oro' a un naufragio. Si ripropone così il rapporto particolare fra amore e morte: alla fine del sonetto, la morte non viene percepita come turbamento e conclusione di ogni cosa, anzi, si ritiene come fortunato perché il suo naufragio lo definisce "ricco", dal momento che, nella sua tempesta (= la sua sofferenza d'amore), lo scoglio in cui si infrange il suo cuore è di diamante (un materiale duro e impenetrabile), e il golfo in cui si trova questo scoglio è d'oro (per il colore biondo dei capelli della donna). Marino fu uno dei maggiori esponenti della lirica barocca in Italia e la letteratura barocca era caratterizzata da estrosità, fantasia, esagerazione, gusto del bizzarro. Tutto ciò è evidente in questo componimento in cui vengono accostate due situazioni diverse in contemporanea: l'azione di pettinarsi e quella della navigazione. La donna bionda che si pettina ricorda le donne della tradizione lirica, infatti vi è una certa somiglianza con il sonetto "Erano i capei d'oro a l'aura sparsi" di Francesco Petrarca. A differenza della lirica dove ogni azione che svolgevano le donne veniva idealizzata (cioè descritta secondo uno schema di perfezione ideale), qui l'atto di pettinarsi appare come un gesto comunissimo e quotidiano.